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lunedì 18 settembre 2017

Ebrei in Italia

La vicenda degli ebrei italiani è parte integrante della storia d’Italia e dei suoi snodi, ed è significativa di una realtà oggi attualissima: quella della convivenza tra culture diverse e del rapporto tra l’identità di maggioranza e quelle minoritarie.
L'ebraismo è una delle culture più antiche che vivono in Italia, dove la sua presenza ininterrotta è documentata fin da prima che comparisse il cristianesimo. E anzi, per certi versi, ne costituisce la premessa. La storia della comunità ebraica italiana affonda, infatti, nel II secolo prima dell’era volgare (a.C.), come testimoniano reperti archeologici di lapidi tombali e iscrizioni dedicatorie. I primi ebrei arrivarono a Roma grazie agli intensi scambi commerciali nel bacino del Mediterraneo e già nel I secolo e.v. (d.C.) la comunità ebraica romana era fiorente e stabile, tanto che poté riscattare gli ebrei fatti schiavi durante l'assedio di Gerusalemme del 70, quando il generale Tito, futuro imperatore, distrusse il Tempio per ordine del padre Vespasiano. Da Roma gli ebrei si sparsero presto lungo tutta la penisola: a sud, dove raggiunsero fino al dieci per cento della popolazione, e a nord, soprattutto lungo le coste.
Gli ebrei italiani sono quelli che vivono in Italia o hanno ascendenze italiane o, in senso più ristretto, appartengono all'antica comunità di rito italiano (minhag italkì), diversamente dalle comunità risalenti all'epoca medievale o moderna, che fanno riferimento al rito sefardita (praticato dagli ebrei provenienti dalla Spagna e dal bacino mediterraneo) o askenazita (degli ebrei provenienti dalla Germania e dal nord Europa).
L’ebraismo italiano accolse e integrò, dopo il 1492, gli ebrei espulsi dalla Spagna, dal Portogallo e dai territori di dominio spagnolo, oltre a molti ebrei in fuga dal centro Europa. Alla loro fioritura vennero tuttavia messi continui limiti. A Venezia, nel 1516, fu fondato il primo ghetto della storia, una forma di segregazione in seguito istituita anche a Roma e in quasi in tutte le città italiane.
Solo dopo Napoleone gli ebrei italiani cominciarono ad essere emancipati e parteciparono numerosi sia al processo risorgimentale che portò all’Unità d’Italia, sia alla prima guerra mondiale, per difendere la patria. 
Nel 1938, le leggi razziali emanate da Mussolini segregarono e discriminarono nuovamente gli ebrei fino a provocarne la persecuzione, la deportazione e la morte (circa 9.000 furono arrestati in territorio italiano e uccisi durante il fascismo e l’occupazione nazista). 
Solo con la nascita della Repubblica e la firma della Costituzione è stata riconosciuta agli ebrei l’appartenenza di diritto all’identità dell’Italia, un Paese che hanno contribuito a fondare.