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domenica 15 novembre 2020

Il Giardino dei Finzi Contini

Museo dell'ebraismo. info@mesiweb.it

ILl 4 dicembre del 1970, cinquanta anni fa, usciva nelle sale italiane "Il giardino dei Finzi-Contini", trasposizione cinematografica del best seller firmato da Giorgio Bassani e pubblicato nel 1962.

Diretto da Vittorio De Sica e interpretato da Lino Capolicchio e Dominique Sanda, il lungometraggio - che porta sulla scena una travagliata storia di amore non corrisposto all'ombra delle leggi razziali - divenne immediatamente un successo planetario e conquistò l'Oscar per il Miglior film straniero.

 

Mezzo secolo dopo, cosa ci rivela il magico e segreto giardino dei Finzi-Contini?

 

Giovedì 3 dicembre alle 21.00 a discuterne sulla piattaforma Zoom saranno Damiano Garofalo, ricercatore e docente di Cinema, fotografia e televisione  all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza di Roma" e Luca Peretti, ricercatore di Cinema e storia all'Università di Warwick.

 

 

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giovedì 5 novembre 2020

Istruzione e resistenza in epoca nazista 4

L’inizio della seconda guerra mondiale, tutto a favore della Germania hitleriana, fece accantonare i progetti sovversivi da parte degli interessati che, invece, ripresero dopo la fallimentare Campagna di Russia e dopo le sconfitte sul fronte africano. Nei mesi di quiescenza bellica che seguirono l’invasione della Polonia, i numerosi eccidi compiuti dall’esercito tedesco e dalle SS disgustarono alcuni militari che ripresero i propri cauti progetti di rovesciamento del regime: unica soluzione ai più di questo parere, era uccidere Hitler stesso. Senza uccidere il padre della Patria, il Capo assoluto liberatore e salvatore dell’integrità ariana, sarebbe stato impossibile giungere a risultati davvero capaci di invertire quell’infernale tendenza. Pertanto si riaccesero le idee di eliminazione del dittatore. Fu proprio la Campagna di Russia, a seguito dell’Operazione Barbarossa, a minare di più la solidità di Hitler agli occhi dei militari. Essi gli suggerirono a più riprese di ritirarsi una volta evidente che l’avanzata dell’inverno, la strenua difesa russa e l’azzeramento dell’idea che i fatti si sarebbero conclusi prima del freddo (per il quale i tedeschi non erano equipaggiati né in armamento né nell’organizzazione dei rifornimenti) avrebbero ostacolato i piani fatti a tavolino. Lo spettro della famosa ritirata napoleonica aleggiava al punto da impedire qualsiasi decisione che non fosse resistere e così si fece, a scapito di migliaia di morti. Lo scontro tra Hitler e i suoi generali sulla Russia fu frequente, senza che egli volesse cedere di un metro sulle proprie decisioni e fu proprio quello che portò all’allontanamento di alcuni di essi dalla fedeltà giurata. Molti ufficiali non appoggiarono il colpo di Stato che venne tentato nel 1944, ma non tradirono comunque i commilitoni. L’Operazione Valchiria fu significativa perché attuata all’interno del Quartier Generale di Rastenburg dove, alle ore 12.42 del 20 luglio venne fatta esplodere una bomba che uccise quattro persone e ne ferì venti, senza riuscire ad uccidere Hitler. L’organizzazione, capeggiata dal colonnello Claus Schenk von Stauffenberg, aveva già pensato a come organizzare il colpo di Stato, che avrebbe avuto il principale compito di chiedere una pace separata agli Alleati. Questa avrebbe evitato l’invasione della Germania e la resa incondizionata alla quale Hitler la portò. Il fallimento dell’attentato, non soltanto svelato ma che soprattutto, per le intenzioni degli organizzatori, non era riuscito a eliminare il Führer uscitone con qualche ferita lieve, portò all’arresto di migliaia di militari e collaboratori, alcuni dei quali vennero uccisi, mentre altri vennero inviati ai campi di concentramento.
A parte il finale fallimentare, fu sul piano morale che la mancata riuscita dell’Operazione Valchiria agì. Hitler sembrava intoccabile e imbattibile ma, soprattutto, sembrava sempre più vicino il disastro totale. Come in effetti, per macerie e cumuli di morti, fu. Fermare la guerra anche solo di alcuni mesi avrebbe risparmiato inenarrabili sofferenze. (le precedenti parti sono state pubblicate in data 5 agosto,5 settembre, 5 ottobre 2020)

domenica 1 novembre 2020

Museo dell'Ebraismo a Ferrara


 A partire dal mese di novembre, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara sarà aperto dal venerdì alla domenica dalle 10 alle 18.

La biblioteca del museo osserverà i seguenti orari: martedì e giovedì 10.00-13.00 e 14.00-18.00; sabato 10.00-14.00.

Oltre alla visita fisica delle mostre “Ebrei, una storia italiana” e “1938: l’umanità negata” durante il weekend e nel pieno rispetto delle norme anti-contagio,  il MEIS proporrà tutte le settimane sulle sue pagine social e sul sito web contenuti multimediali esclusivi.

Da mercoledì 11 novembre, inoltre, inizieranno da remoto i corsi di ebraico biblico e di ebraico moderno realizzati con il sostegno dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e il patrocinio dell’Università degli Studi di Ferrara.