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lunedì 20 gennaio 2020

Giovanni Carlo Rossi, Internato


MEDAGLIA D’ONORE IN ARRIVO PER IL PAPÀ DI VASCO ROSSI    


 di Elisa Bonacini

In arrivo la Medaglia d'Onore alla memoria del papà di Vasco, Giovanni Carlo Rossi, internato militare nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. L’onorificenza conferita su Decreto del Presidente della Repubblica tra pochi giorni perverrà alla Prefettura di Modena che ne programmerà la  data  di consegna, forse intorno al 27 gennaio, Giornata della Memoria.
Se il Prefetto acconsentirà alla richiesta della famiglia, la cerimonia potrebbe svolgersi presso il Municipio di Zocca, cittadina dell’appennino emiliano ove risiede la vedova, sig,ra Novella Corsi,  che qualche mese  ha firmato l’istanza per la richiesta dell’onorificenza.
Le pratiche necessarie sono state curate dall’associazione  “Un ricordo per la pace” promotrice dell’iniziativa  in  collaborazione con il Comune di Zocca.
Giovanni Carlo Rossi era tra i 650.000 soldati italiani che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 dissero NO al nazismo e pagarono sulla propria pelle la fedeltà alla Patria. Con legge n. 296 del 27 dicembre 2006 la Repubblica Italiana ha previsto per gli ex deportati (ormai rarissimi i viventi) ed alla loro memoria la concessione della Medaglia d’Onore a titolo di risarcimento morale per quanto patito in Germania. Catturati dai tedeschi sui vari fronti vennero deportati nei campi di concentramento ed obbligati al lavoro coatto; sottoposti a vessazioni morali, a maltrattamenti fisici ed a forti privazioni alimentari. Migliaia di IMI (Internati Militari Italiani) morirono nei lager e migliaia al rientro in Italia per le gravi malattie contratte in prigionia.
Era stato Vasco a raccontare sui social le vicissitudini del padre, deceduto nel 1979. Catturato dai tedeschi all’isola d’Elba il 17 settembre 1943 e deportato a Dortmund, costretto a lavorare per la Germania nazista. Riuscì a ricongiungersi con i famigliari solo nell’ottobre 1945.
Vasco: il nome scelto dal padre “Carlino” per l’unico figlio in segno di gratitudine per il compagno di prigionia che gli aveva salvato la vita in Germania durante “il bombardamento finale”.
Una storia che non è sfuggita all’Associazione “Un ricordo per la pace” di Aprilia impegnata da  anni nel progetto “MEMORIA AGLI IMI 1943-1945”. A luglio 2019 la presidente dell’associazione Elisa Bonacini aveva scritto una lettera pubblica a Vasco per invitarlo a richiedere la medaglia in memoria del padre. Il messaggio pubblicato da alcune testate giornalistiche è stato  accolto positivamente dal cantante che domenica 28 luglio ha pubblicato in Instagram alcune storie dedicate al papà prigioniero in Germania con l’esplicito riferimento alla Medaglia d’Onore ed al alcuni stralci lettera dell’Associazione “Un ricordo per la pace”.
Elisa Bonacini presidente di “Un ricordo per la pace”: “Una storia quella del padre di Vasco che non potevamo ignorare. La lettera che abbiamo inviato ai giornali il 19 luglio dell’anno scorso ha  avuto grande riscontro mediatico: il messaggio pubblicato da alcune testate giornalistiche tra cui il “Resto del Carlino” di Modena è pervenuto a Vasco in vacanza a Zocca. Avevamo scritto: “Caro Vasco, seppur inconsapevolmente, sei il più celebre dei testimonial per accendere i riflettori sulla storia degli IMI. Troppi anni di oblio. Chi meglio di te può farlo?”. E Vasco lo ha fatto. Siamo stati piacevolmente sorpresi dalla risposta in Instagram pochi giorni dopo, domenica 28 luglio, il giorno del compleanno del padre. Vasco ha pubblicato due storie dedicate al papà prigioniero in Germania e alcuni stralci della nostra lettera. Successivamente siamo stati contattati da una collaboratrice del cantante e ci siamo subito attivati per la richiesta dell’onorificenza, in collaborazione con il Comune di Zocca. E l’esito non poteva essere che positivo.
Tanto lavoro in questi mesi: grazie alla risposta di Vasco ed alla diffusione della notizia decine e decine di figli e nipoti di Imi, tra cui molti suoi fan, ci hanno contattato per avere informazioni sulla Medaglia d’Onore ed essere seguiti nell’iter. Moltissimi tra loro stanno per ricevere l’onorificenza già il prossimo 27 gennaio, Giornata della Memoria. Tra le telefonate pervenuteci alcune segnalazioni sono state di stimolo ad ulteriori ricerche sul percorso militare e di prigionia di Giovanni Carlo Rossi. In particolare stiamo cercando di identificare il militare di nome “Vasco” che gli salvò la vita in Germania. 
Esprimo a nome della mia associazione le più fervide congratulazioni alla sig.ra Novella e alla famiglia Rossi. Spero di poter incontrare presto Vasco nella sua Zocca o magari all’inaugurazione del “Museo per la pace”, un progetto cui la nostra associazione sta lavorando da molti anni qui ad Aprilia ove nel 1944 si sono tenuti tra i più cruenti combattimenti della seconda guerra mondiale per la liberazione di Roma. È nostra intenzione riservare una sezione della mostra agli Internati Militari Italiani. Se Vasco acconsentirà, saremmo felici di poterla intitolare al padre Giovanni Carlo in rappresentanza di tutti gli IMI 1943-1945. Ci sono valori che è necessario trasmettere alle giovani generazioni! Vasco, non dire no! ”

martedì 14 gennaio 2020

Il disarmo dei soldati italiani nell'Italia centro-meridionale. 102.340 disarmati, 24292 internati

LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943


La chiave di tutto era Roma e le divisioni italiane stanziate attorno a Roma. Questa non è la sede per analizzare gli avvenimenti che si svolsero nella capitale dall’8 al 10 settembre. L’unica cosa che si può dire, è che la reazione italiana a Roma impegno alcune divisioni tedesche che sarebbero state utili a Salerno. 

A Roma, come noto, si arrivò ad un accordo, condotto dl Ten. Col Giaccone e dal gen. Westphal, che, a fronte del disarmo delle truppe italiane, con le armi custodite da elementi misti italo-tedeschi, si assicurava che i tedeschi avrebbero rinunciato ad atti ostili nei confronti e dei civili e soldati italiani, e quest’ultimi poteva ritornare alle loro case. 

Si arresero per questi accordi le Divisioni Ariete, Centauro, Granatieri di Sardegna, Piave e i resti della Divisione Sassari, Piacenza e le truppe di supporto del Corpo d’Armata corazzato.


 Nel rapporto conclusivo stilato il 17 settembre 1943, Kesserling comunicò che nell’area di sua responsabilità erano stati disarmati 102.340 soldati italiani, dei quali, a loro volta 24.292 erano da considerarsi internati militari






domenica 5 gennaio 2020

Il disarmo dei soldati italiani all'estero: Balcani e Isole dell'Egeo.

LA  CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943



Per quanto concerne il numero dei militari italiani disarmati in Croazia, nel Balcani, a Creta, e nelle isole dell’Egeo, secondo l’Ufficio Eserciti stranieri Ovest dello Stato Maggiore dell’Esercito (tedesco) risultano esser stati catturati circa 380.000 soldati italiani dei 500.000 ipotizzati presenti in queste regioni. A questi vanno aggiunti altri 2200 soldati italiani che avevano raggiunto i partigiani e successivamente catturati, 1200 prigionieri già appartenenti alla Divisione Pinerolo, catturati in dicembre in Grecia, 9700 uomini delle divisioni Cuneo e Regina catturato nei combattimenti di Lero, Samo, e Santorino. Inoltre, secondo Schreiber[, che ha come riferimento i dati profferti dal Comando della 2a Armata Corazzata  e dal Comando del gruppo Armate E, i soldati italiani disarmati furono 429.986.
Una volta catturati e disarmati rimaneva ai tedeschi il problema del trasporto in Germania. Secondo il Generale direttore dei trasporti per l’area del Sud-Est di questi 429.986  ne vennero trasportati 297.217 in Germania, a cui si devono aggiungere altri 8000 italiani destinati a lavorare come prigionieri di guerra nell’Est europeo, e 216 ufficiali destinati a lavorare nel Lager di Mappen nello Jutland. In totale, quindi, si trattò di 305.432 soldati italiani avviati nei campi di concentramento della Germania o del “Governatorato Generale”.
Rimanevano nei Balcani  e sulle isole 124.554 soldati italiani della cui sorte tratteremo nel volume. Compendio dedicato al 1944


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