LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
La
chiave di tutto era Roma e le divisioni italiane stanziate attorno a Roma.
Questa non è la sede per analizzare gli avvenimenti che si svolsero nella
capitale dall’8 al 10 settembre. L’unica cosa che si può dire, è che la
reazione italiana a Roma impegno alcune divisioni tedesche che sarebbero state
utili a Salerno.
A Roma, come noto, si arrivò ad un accordo, condotto dl Ten.
Col Giaccone e dal gen. Westphal, che, a fronte del disarmo delle truppe
italiane, con le armi custodite da elementi misti italo-tedeschi, si assicurava
che i tedeschi avrebbero rinunciato ad atti ostili nei confronti e dei civili e
soldati italiani, e quest’ultimi poteva ritornare alle loro case.
Si arresero
per questi accordi le Divisioni Ariete, Centauro, Granatieri di Sardegna, Piave
e i resti della Divisione Sassari, Piacenza e le truppe di supporto del Corpo
d’Armata corazzato.
Nel rapporto conclusivo stilato il 17
settembre 1943, Kesserling comunicò che nell’area di sua responsabilità erano
stati disarmati 102.340 soldati italiani, dei quali, a loro volta 24.292 erano da
considerarsi internati militari
Nessun commento:
Posta un commento