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martedì 14 gennaio 2020

Il disarmo dei soldati italiani nell'Italia centro-meridionale. 102.340 disarmati, 24292 internati

LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943


La chiave di tutto era Roma e le divisioni italiane stanziate attorno a Roma. Questa non è la sede per analizzare gli avvenimenti che si svolsero nella capitale dall’8 al 10 settembre. L’unica cosa che si può dire, è che la reazione italiana a Roma impegno alcune divisioni tedesche che sarebbero state utili a Salerno. 

A Roma, come noto, si arrivò ad un accordo, condotto dl Ten. Col Giaccone e dal gen. Westphal, che, a fronte del disarmo delle truppe italiane, con le armi custodite da elementi misti italo-tedeschi, si assicurava che i tedeschi avrebbero rinunciato ad atti ostili nei confronti e dei civili e soldati italiani, e quest’ultimi poteva ritornare alle loro case. 

Si arresero per questi accordi le Divisioni Ariete, Centauro, Granatieri di Sardegna, Piave e i resti della Divisione Sassari, Piacenza e le truppe di supporto del Corpo d’Armata corazzato.


 Nel rapporto conclusivo stilato il 17 settembre 1943, Kesserling comunicò che nell’area di sua responsabilità erano stati disarmati 102.340 soldati italiani, dei quali, a loro volta 24.292 erano da considerarsi internati militari






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