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mercoledì 23 dicembre 2015

Una lettera per ricordare chi ha sofferto in progionia


Da sua figlia, Elisa Buonacini, sono state trascritte le pagine del diario di prigionia del Padre Ernesto Bonacini, che qui riportiamo, di un Natale trasconrto dietro i reticolati in Germania

Sono pagine che suscitano emozioni particolari e che è giusto condividere in questi giorni con tutti


NATALE 1943 - STAMMLAGER IV B ZEITHAIN

(dal diario di guerra e prigionia di Ernesto Bonacini)


Auspicando (utopicamente) un mondo senza più confini e reticolati e...senza più guerra !!!

“Il cielo è grigio: il nevischio si abbatte al suolo per proseguire più oltre raggruppato in una nuvoletta tutta bianca. Il vento a ..ciuffi, ostacolato nella sua folle corsa dal fitto intralcio di reticolati emette uno strano ululato quasi accompagnasse il tormento della nostra anima. Ogni cosa che ci circonda ha assunto oggi per noi un non so che di intimo, di familiare, di accogliente: è Natale!

Non esistono rancori oggi nè vendette, i nostri festeggiano anche loro questa grande festa, tutte le sofferenze sono dimenticate e il perdono a coloro che ci hanno fatto tanto male esce spontaneo dal nostro cuore.

Una nostalgia senza pari tutti ugualmente colpisce e intorno a noi non ci non sono che le persone più care, che ci invitano ad essere forti e ed a superare con religiosa rassegnazione tutti i disagi che ancora avremo da superare. Tanto lontani dalle nostre case ma così a loro vicino il nostro cuore. “


Prima pagina del Diario di Prigionia di Ernesto Bonacini

ERnesto Bonacini. Soldato In Grecia



venerdì 27 novembre 2015

Ricerca su Guido cervi, disperso in Russia. Un Risultato

Da: Archivio di Stato Frosinone <as-fr@beniculturali.it>
Date: 22 dicembre 2015 09:23
Oggetto: Richiesta copia foglio matricolare di Cervi Guido nato a Picinisco il 22.08.1922.
A: el.bonacini@gmail.com

 prot. n. 3050/28.34.07/1.2

In risposta alla richiesta in oggetto, Le comunichiamo che è stato trovato il foglio matricolare di Cervi Guido, e che è possibile acquistarne copia digitale, che le sarà spedita per posta elettronica al costo di €. 4,00 (copia n. 2 A3).
Qualora invece la S.V. desiderasse copia cartacea al costo di €. 4,00, dovrà aggiungere le spese di spedizione, che ammontano a €. 1,95.
Il pagamento potrà avvenire in uno dei seguenti modi:
1.                      direttamente in sede;
2.            mediante vaglia o assegno postale trasferibile, indirizzato a “Archivio di Stato di Frosinone, Piazzale De Matthaeis  presso Grattacielo Edera - 03100 Frosinone” – servizio fotocopie conto terzi.
Appena perverrà il vaglia sarà possibile spedire la documentazione.
A disposizione per eventuali chiarimenti, si porgono i migliori saluti.



                                                                                                       IL DIRETTORE
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO                                                 (Dott.ssa Viviana FONTANA)
               (Leandro FRASCA)
                   leandro.frasca@beniculturali.it
                  Tel.0775872522/07

mercoledì 18 novembre 2015

Ricerca notizie su Guido Cervi, deceduto in Russia il 31 gennaio 1943

Su richiesta di Elisa Bonacini, Presidentessa della Associazione "Un Ricordo per la Pace", si scrive la seguente richiesta:

su incarico della famiglia che dal dopoguerra risiede negli Stati Uniti gradirei sapere le modalità per accedere alle informazioni sul percorso militare di:

GUIDO CERVI
nato a Picinisco il 22/8/1922

Come risulta dal sito del  Commissariato Generale per le Onoranze ai Caduti in Guerra è deceduto in Russia il 31/1/1943.

Nome:GUIDO
Cognome:CERVI
Data di Nascita:22/8/1922
Luogo di Nascita:PICINISCO
Luogo Sepoltura:Sconosciuto
Data Decesso:31/1/1943

Attendo cortese risposta e Vi ringrazio per il Vostro impegno nel custodire la memoria dei nostri soldati morti nelle guerre mondiali.

rispondere a 
 Massimo C
coltrinari2011@libero.it

giovedì 29 ottobre 2015

Servigliano. Conferenza. La Prigionia italiana nella Grande Guerra

Serviglano

Convegno 28 ottobre 2015

Relatore  Massimo Coltrinari

“la Prigionia italiana nella Grande Guerra”

Sintesi

Dopo un rapido cenno alla prigionia sotto il profilo del Diritto Umanitario (Convenzione dell’Aia del 1907) in cui si sottolineerà i caratteri precipui della prigionia e del soldato prigioniero, si traccerà un quadro rapido delle fasi della prigionia (resa, cattura, invio all’indietro, avviamento ai campi di smistamento, registrazione, invio ai campi di concentramento, vita in prigionia e trattamento della potenza detentrice, fine della prigionia, rimpatrio, analisi e processo del comportamento in prigionia, invio al domicilio o ai reparti in armi.

Nel dettaglio della prigionia nella Grande Guerra, si esaminerà la resa e la cattura nei termini quantitativi, durante le undici battaglie dell’Isonzo (1915-1917) la dodicesima, Caporetto, e le tre battaglie finali (d’arresto, novembre, 1917, del solstizio, giugno 1918 e di Vittorio Veneto). Per determinare il numero dei soldati italiani prigionieri dal 1915 al 1918.

Indi una analisi di dettaglio sul trattamento della potenza detentrice sia riguardo agli Ufficiali sia riguardo ai sottufficiali e truppa e la vita dei campi di concentramento, con indicazione di varie situazioni in Germania e in Austria e in Ungheria. Cenni verranno fatti in merito al sostegno ed alla assistenza ai prigionieri dato dalla madre patria, sia attraverso le organizzazioni private che attraverso l’azione del Governo Italiano, con cenni alla situazione di pria e dopo la battaglia di Caporetto.

Dopo una valutazione complessiva della prigionia italiana in mano agli Imperi Centrali dal 1915 al 1918, si tratterà del Rimpatrio, nelle forme previste dalle convenzioni e come effettivamente si svolse, con descrizione di casi particolari. Sarà tracciata una “geografia” dei campi di concentramento in Austria, Germania e in Ungheria, e sarà fatto un bilancio generale, ovvero il “costo” della prigionia in termini di vite umane con considerazioni di carattere pertinente, ovvero si porrà la domanda delle ragioni per cui dalla prigionia  su oltre 600.000 uomini oltre 100.000 non tornarono.

Spazio, a seguire, sarà dedicato al progetto di inviare i prigionieri di guerra nelle colonie ed al nuovo concetto della prigionia come fenomeno di massa. In particolare sarà dedicate considerazioni sull’azione del Governo Italiano nei confronti dei prigionieri di guerra e l’atteggiamento del Comando Supremo verso il soldato prigionieri

Considerazioni finali su questo particolare aspetto della Grande Guerra saranno i temi conclusioni della conferenza



lunedì 19 ottobre 2015

Convegno. Soldati Pistoiesi e Toscani nella resistenza in Albania e Montenegro 1943- 1945

Pistoia 17 ottobre 2015 
Si è svolta  nella Sala Maggiore del palazzo Comunale la seconda giornata (17 ottobre 2015) dedicata ai 2Soldati Pistoiesi e toscani nella resistenza in Albania e Montenegro 1943-1945.. La giornata si è articolata in due sessioni, la mattutina e la pomeridiana.
La giornata si è aperta con un intervento del Responsabile Scientifico, Massimo Coltrinari, che in breve ha riassunto il significato di queste giornate, ed ha illustrato il programma pluriennale  che è stato avviato nel 2014; ha fatto, quindi, breve cenni riassuntivi, al contenuti della prima giornata svoltasi l’8 novembre 2014.
Ha assunto, quindi, la presidenza  della sessione Nevila Nika, che ha dato il benvenuto ai numerosissimi presenti ed ha annunciato il titolo e i contenuti del convegno del 2015; immediatamente dopo ha dato la parola al sindaco di Pistoia Samuele Bartinelli.

Come tradizione, il sindaco, oltre a portare i saluti ha svolto una introduzione ad ampio spettro dei temi messi ha fuoco per quest’anno ed ha svolto interessanti e particolari considerazioni.

Al termine sono iniziati i lavori come da programma. La prima relazione è stata svolta da Massimo Coltrinari, dal titolo “Il Comando truppe alla montagna e le offensive tedesche nell’inverno 1943-1944 – primavera 1944.” La relazione si è incardinata su due aspetti: il primo, con la descrizione e la focalizzazione nel dettaglio delle unità dipendenti dal Comando Italiano Truppe alla Montagna ( in totale 5000 uomini armati) e il secondo sulla descrizione delle offensive tedesche in ottobre, novembre, dicembre 1943 e gennaio 1944 e le relative considerazioni.
La seconda Relazione è stata svolta da Lia Tosi, collaboratrice prima al progetto, dal titolo”Ai Pistoiesi sui monti albanesi con affetto”, in cui sono state illustrare le vicende, documentati fino ad oggi, di oltre 60 soldati pistoiesi e toscani in Albania; la relazione ha avuto il corredo della proiezione di fotografie originali sia dei soldati che dei luoghi.

La Terza relazione è stata svolta da Nevila Nika, dal titolo “Storie di italiani dopo l’8 settembre in Albania”, in cui vengono portate notizie e informazioni frutto di accurate ricerche archivistiche e documentali.

Al termine  è stato dato spazio agli studenti della 5° Automazione e della 5B Meccanica dell’Istituto “Fedi-Fermi” di Pistoia, che hanno letto alcuni brani dal diario di prigionia del tenente colonnello Pietro Palmati. Pietro Palmati si avviò in prigionia da Tirana, dopo aver sottratto ai tedeschi un autocarro, col quale intendeva recarsi sulla costa per trovare un imbarco per l’Italia. Fu internato nei campi  in Germania, fra gli altri Schenstocowa, in Polonia, Norimberga, Hesepe, Meppen,Versen. Gli studenti che hanno letto i brani sono Alessio Caschino, Mishael Pastrana Castellanos, Daniel Lleshaj.

 La Quarta relazione  stata svolta da Milovan Pisarri, sul tema “Ebrei profughi in Kosovo, Montenegro Albania”, in cui è stata tracciata la vicenda estremamente interessante di questo segmento dell’Olocausto abbastanza poco conosciuto.

 A nome delle della rappresentanza diplomatica d’Albania in Italia, ha preso la parola lo scrittore Visar Zhiti, che, oltre ai saluti, ha anche tracciato un interessante quadro a sfondo letterario dei rapporti tra l’Italia e l’Albania attraverso scrittori, poeti e personaggi di cultura albanesi.

La sessione mattutina si è conclusa con l’intervento non in programma del soldato pistoiese Ciccarelli  che ha combattuto in Montenegro nella fila della Divisione Venezia, prima, e 2Garibaldi” dopo: Un contributo commovente, entusiasmante ed appassionato, con considerazioni a tutto tondo sul perché delle guerre e sui sistemi economici oggi predominati. L’appassionata testimonianza del soldato Ciccarelli, che ha commosso tutti i presenti, ha concluso la prima parte della Giornata.

Nell’intervallo, con la presenza dell’Assessore Tina Nuti, in cui come tradizione e prassi i partecipanti si scambiano le loro impressioni e le loro idee,  si è avuto modo di ammirare, nella Piazza di Pistoia davanti al Municipio, la lapide dedicata ai volontari pistoiesi che nel febbraio 1945 partirono da Pistoia per arruolarsi nei Gruppi di Combattimento dell’Esercito Italiano, schierato sulla linea gotica. Molti di loro avranno incontrato in queste fila soldati provenienti dal Montenegro e dall’Albani, che in modo avventuroso avevano raggiunto Bari e le altre città pugliesi e si erano arruolati prima nel I Raggruppamento Motorizzato, e poi nel Corpo Italiano di Liberazione.

La seconda parte della giornata, quella pomeridiana, è stata presideduto da Massimo Coltrinari, il quale ha immediatamente dato la parola e lo spazio alla Prima relazione, di Erik Godetti, “La Divisone Garibaldi nella tempesta: 2 dicembre 1943 – 30 giugno 1944”, relazione che ha spiegato ed illustrato con dovizia di particolari le operazioni di questa divisione partigiana inserita nelle fila dell’Eserciti di Liberazione Jugoslavo.
Al termine è stata data la parola a Sergio Goretti, direttore del periodico 2Camicia Rossa”,  trimestrale della Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini, che oltre a portare il saluto del presidente Nazionale, ha tracciato un breve quadro delle attività svolte dal periodico a favore dei reduci della Divisione “Garibaldi”. Un gesto veramente apprezzato, fra il numeroso pubblico è stato distribuito in originale il numero 2 Aprile-Giugno 1992 in cui vi è il lungo articolo dedicato alla inaugurazione del Cippo, posto alle “Fornaci” dedicato alla Divisione Garibaldi, per opera e volontà anche dell’allora sindaco Marcello Bucci, recentemente scomparso.

La  Seconda relazione del pomeriggio, è stata svolta da Armando Potassio, sul tema” il mito garibaldino nei Balcani ed il suo uso nella resistenza jugoslava”, con interessanti note di collegamento tra il primo ed il secondo risorgimento, excursus sulle attività della eredità garibaldina di fine secolo , nella prima guerra mondiale fino al periodo molto difficile tra le due guerre mondiali.

La Terza relazione stata svolta da Slavo Burzanovic, “il ricordo dei soldati italiani nel Montenegro attraverso tre storie”. Storie che sono state puntualmente raccontate compresa la terza che riguarda personalmente il relatore la cui famiglia ha avuto dagli Italiani uccisi alcuni componenti, mentre altri sono caduti accanto a soldati italiano combattenti i tedeschi.

E’ stata data la parola, quindi a Massimo Rossi, figlio di un combattente della V brigata in Albania che ha portato la sua testimonianza con gli occhi di un figlio

L’ultima relazione è stata svolta da Riccardo Baffi, sul tema "Gli internati militari italiani. Una introduzione al tema”, in cui partendo dai testi base elaborati da storici tedeschi negli anni ’90, con approcci e considerazioni pacate e misurate ma intersanti, frutto del distacco generazionale con gli avvenimenti.

Ha chiesto la parola, quindi, Giorgio Attracchi, che ha esternato alcune sue considerazioni sulla relazione di Riccardo Baffi ed altre di carattere generale, portando quindi anche il suo contributo ai lavori.

Massimo Coltrinari ha quindi tratto le conclusioni scientifiche della giornata incentratte sul concetto, tratto dalla nota epigrafe di Peltro Calamendrei, senatore eletto a Pistoia, , in quel passo che recita”…”di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità non per odio decisi a riscattare la vergogna ed il terrore del mondo.”, ed ha tracciato i temi delle prossime degli anni avvenire, prima fra tutte quella del prossimo anno in cui si tratterà ed approfondirà il tema relativo alla ricostruzione delle forze combattenti in Albania dopo le distruzione dell’inverno1943-1944, le operazioni nella primavera estate 1944 fino alla liberazione di Tirana nel novembre 1944.

La parola è stata data per le conclusioni generale al sindaco Samuele Bartinelli, che ha anche colto l’occasione per ringraziare tutti i presenti della loro partecipazione.

Ai lavori è stato presente un numeroso pubblico, tra il quale, il Prefetto di Pistoia, e il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza ed altre autorità.

Le relazioni saranno raccolte in appositi atti e messe a disposizione. Per contatti e informazioni, estensore di questa nota, Massimo Coltrinari (massimo.coltrinari@libero.it)

mercoledì 14 ottobre 2015

Pistoia. Convegno 17 Ottobre 2015 Albania



Coltrinari Massimo

IL COMANDO ITALIANO TRUPPE ALLA MONTAGNA E LE OFFENSIVE TEDESCHE DELL’INVERNO 1943 PRIMAVERA 1944

Abstract

La Relazione si articola in due parti: la prima dedicata al Comando Italiano Truppe alla Montagna e sua consistenza e la seconda alle operazioni tedesche volte alla eliminazione di ogni formazione ribellistica in Albania comprendente l’arco temprale che va dall’ottobre 1943 al gennaio 1944.

Dopo aver  illustrato la consistenza dei militari italiani rimasti sul suolo albanese all’indomani della crisi armistiziale, ed avere descritto i nuovi rapporti con gli albanesi in armi oppositori dei Tedeschi e quindi la figura del non combattente e del  partigiano italiano in Albania, si esporranno le fasi iniziali, 14-28 settembre 1943,  e quindi la definitiva costituzione del Comando Italiano Truppe alla Montagna con l’assunzione del  comando da parte del gen. Arnaldo Azzi. Si illustrerà, quindi, l’articolazione del Comando Italiano Truppe alla Montagna e le attività di ricognizione svolta nelle dieci aree dei dipendenti Comandi Militari di Zona  (Peza, Daiti, Berat, Dibra, Elbassan, Valona, Mati, Corcia, Argirocastro), con cenni ai risultati delle ricognizioni effettuate.
Al fine di delineare il quadro organico del Comando Italiano Truppe alla Montagna si descriveranno le formazioni italiane costituitesi in seno all’E.L.N.A (Esercito di Liberazione Nazionale Albanese), (Battaglione Gramsci, Battaglione Palumbo, Batteria Filippo Cotta, Batteria Filippo Menegazzi, Sezione Mortai Mario Fantacci, Compagnia Fratelli Bandiera, Battaglione Matteotti, Batteria tenente Sainati, Ceta Risorgimento Matteotti) e non alle dirette dipendenze del Comando Italiano
Si è in grado quindi di illustrare il quadro organico del Comando Italiano Truppe alla Montagna, ovvero la situazione delle truppe italiane in Albania al 13 ottobre 1943 (dichiarazione di guerra dell’Italia alla Germania e ai suoi alleati.)

La seconda parte avrà come premessa alla descrizione delle operazioni tedesche in Albania, la descrizione delle dipendenze gerarchiche germaniche tra il Comando OKW ed il Gruppo di Armate F (Comando in Capo del Sud-Est) nell’agosto 1943 e l’Ordine di battaglia della 2a armata corazzata (agosto 1943-giugno 1944) con l’illustrazione dello schieramento delle truppe tedesche nei Balcani alla data del 1 ottobre 1943.
Dopo un rapido cenno ai criteri della guerra partigiana in Albania ed alle attività operative del Comando Italiano Truppe alla Montagna nell’ottobre 1943, si descriveranno le azioni germaniche coeve (L’azione tedesca su Ferizay ed il combattimento di Arbana 9 ottobre 1943, il combattimento di Vishaj 18 ottobre 1943, di Qafa Priskes, 21 ottobre 1943, e di Dibra 29,30 31 ottobre 1943, e le relative conseguenze.
 Si passerà quindi, dopo un rapido cenno alla attività operativa difensiva del Comando Italiano Truppe alla Montagna, alla offensiva tedesca nella zona di Peza, 6-11 novembre 1943, all’attacco a Dibra 16 novembre 1943, ed al rastrellamento a largo raggio del 20 novembre 1943, nonché alla descrizione della difesa e dell’annientamento delle forze a Berat. con una descrizione riassuntiva della situazione alla fine novembre 1943.
L’analisi della situazione ai primi di dicembre darà il quadro della consistenza delle forze partigiane albanesi ed italiane alla vigilia della operazione germanica “Berkessel” sviluppatesi tra il 14 ed il 21 dicembre 1943. Con la descrizione della operazione tedesca “Seydlitz”, gennaio 1944 e la cattura del ten.col Barbi Cinti e del gen. Dawies si descrive l’annientamento parziale del Comando Italiano Truppe alla Montagna e la sua consistenza, al pari di quella delle forze partigiane albanesi dell’E.L.N.A. al termine dell’inverno 1944, con la dichiarazione tedesca che l’Albania era stata liberata da forze ribellistiche di opposizione.
La realtà era diversa, basata, e se ne farà un particolare cenno, sulla volontà degli Albanesi di liberare da soli il proprio paese con l’aiuto degli Italiani, premessa essenziale alle attività di riorganizzazione del febbraio successivo ed alle attività operative della primavera del 1944.


Queste conclusioni delineeranno il tema del Convegno del 2015 nella sua architettura storico-scientifica, dedicato alla ricostruzione del Comando Italiano Truppe alla Montagna, il nuovo rapporto operativo con gli albanesi, ed alle attività operative della primavera-inizio estate 1944. 

martedì 29 settembre 2015

Diario di Internamento di Ernesto Bonacini



















Tra le testimonianze degli Internati Militari Italiani emerge inedita quella contenuta nel diario di guerra e prigionia di Ernesto Bonacini.  Nato a Reggio Emilia nel 1923, si trasferì con  la famiglia ad Aprilia (LT) nel 1967, nella fase del suo sviluppo industriale, dove è deceduto nel 1999.
Partito nel marzo 1943 da Forlì per la Grecia non ancora ventenne, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, rifiutando di optare per la collaborazione con i nazisti venne catturato dai tedeschi presso Atene ed internato nello Stalag IV B di Zeithain in Germania.
Ernesto aveva contratto in Grecia la malaria, a causa di un accampamento strategico del suo battaglione descritto nel diario  in un terreno paludoso , infestato dalla temibile zanzara anofele. Non erano state sufficienti le zanzariere  avvolte strette lungo tutto il corpo a proteggere i militari, consiglio dato loro dai superiori. Le zanzare attaccarono pesantemente  e nei giorni seguenti in moltissimi  subentrarono i sintomi inequivocabili della malattia. Venne quindi ricoverato in un ospedale militare ad Agrinion, dove la malaria regredì dalla fase acuta. Ancora convalescente, apprese in quel contesto la notizia dell'armistizio arrivata via radio alle ore 20 dell'8 settembre attraverso il messaggio del maresciallo Badoglio.
Nel diario di Ernesto sono descritti “in diretta” anche quei momenti determinanti per la sorte dell'Italia .
”Che avverrà di noi, che non siamo che una massa amorfa?”: ecco l'angosciante interrogativo che subito  si pose Ernesto dopo la notizia dell'armistizio.
Infatti, nonostante l'incosciente primo momento di felicità per quella che si riteneva la fine del  conflitto, si apriva  una delle fasi più dolorose della storia della nostra Italia.
Ernesto continuò la scrittura del diario nel lager fino alla fine della guerra.  Riuscì a nasconderlo, sottraendolo con abilità alle numerose ispezioni del suo zaino che avvenivano soprattutto nei trasferimenti di campo e nelle frequenti ispezioni delle baracche.
Il diario é ora un insieme di fogli ingialliti, rilegati dallo stesso Ernesto in quei momenti alla bene meglio con un cordino, ma ancora leggibili abbastanza chiaramente. Lo conservò gelosamente nel proprio comodino a fianco del letto, avvolto in fogli di un vecchio giornale, non permettendo  a nessuno di leggere quali sofferenze  avesse provato nella sua esperienza di guerra e  prigionia.
Solo dopo la sua morte la figlia, con grande emozione,  ne ha potuto leggere il contenuto.
Sono pagine toccanti, che rivelano quelli che furono i sentimenti dei giovani del suo tempo ,che partirono per il fronte intrisi di quei valori di Patria che con l'evolvere della guerra si trasformarono amaramente  nella consapevolezza di essere stati solamente pedine innocenti in folli strategie di guerra.
Il diario di Ernesto è stato recentemente trascritto integralmente dalla figlia Elisa, che sta valutando
la possibilità di una sua prossima pubblicazione.
La figlia Elisa spiega: “È banale descrivere quale emozione ho provato nel leggere quei fogli di carta sbiadita. Giorno per giorno ho vissuto con lui quei momenti. Non immaginavo quanto dolore e sofferenza fisica e psicologica avesse dovuto subire a Zeithain: il dolore per la morte dei compagni, la malattia, il lager, la fame, gli stenti, la fatica per il duro lavoro, la paura di morire ed anche i tradimenti di coloro in cui aveva riposto la sua fiducia.
È quest'ultimo forse il dolore più grande, quello che vede, a causa degli stenti, la degenerazione morale  dell'essere umano, il fratello contro il fratello.
Sempre più emerge dal diario questa amarezza, che si intreccia dolorosamente con l'infrangersi di quei valori, di quegli ideali che a suo tempo gli erano stati trasmessi”. 

(seguono alcune pagine del diario, relative all'8 settembre ed ai primi giorni successivi)