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sabato 31 dicembre 2022

Auguri di Buone Feste

 L'AUGURIO PIU SINCERO 

CHE SI POSSA FARE IN QUESTI GIORNI DI FESTA 

E' CHE QUANTO ACCADUTO  NEL SECOLO SCORSO 

NON ABBIA PIU AD AVVADERE NEI SECOLI FUTURI


BUON ANNO




Cartello apposto all'ingresso  del campo di concentramento di Brennendock in Belgio nel 1941

venerdì 9 dicembre 2022

Compendio 1945. III Fronte Internamento. L''inferno nell'Inferno

 

 

Vari furono gli eccidi che si commisero a danno degli internati italiani in Germania. Nel 1944 si diffusa la voce ripetuta da varie fonti che a Leopoli, oggi in Ucraina, furono uccisi 2000 soldati italiani. Nel 1988 si sparse la voce, soprattutto ad opera di giornalisti polacche che a Leopoli i tedeschi avevano ucciso 10.000 soldati italiani, per lo più internati a Leopoli. Inoltre altre fonti attestano che dai 1000 ai 2000 soldati italiani siano stati uccisi a Siedice e a Chelmo. Una commissione di militari e di storici di alto livello nominata dall’allora Ministro della Difesa, Giovanni Spadolini, dopo un anno di indagine, accertò con prove inconfutabili che tutte le fonti erano infondate e che, alla prova dei fatti. Il numero dei soldati presenti nel  1944 e 1945 nell’area di Leopoli non ammontava alle cinfre indicate. Inoltre incideva molto il fatto che in questa area erano stati allestiti diversi magazzini militari italiani di vestiario ed equipaggiamento e con la crisi del settembre 1943 furono abbandonati, e successivamente saccheggiati dalla popolazione; pertanto molti indossarono divise italiane, ma non erano soldati italiani.[1]

 

Una costellazione di eccidi in quel marzo aprile 1945, spesso senza significato apparente, che colpiva non solo gli italiani ma tutti gli internati in Germania, che a buon ragione permette di dire che gli ultimi due mesi di guerra in Germania sia veramente stato “l’inferno nell’inferno”, ulteriore caratterizzazione di questo fronte, che per lo più è anche di difficile documentazione.



[1] Ministero della Difesa, Commissione Ministeriale d’indagine sul presento eccidio di Leopoli avvenuto nell’anno 1943, Relazione conclusiva, Roma, 1988. Inoltre vd. Schreiber G., Gli Italiani internati nei campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945. pag. 752 e segg.

sabato 19 novembre 2022

Compendio 1945. Internamento III Fronte L' articolo 47 del Codice Penale Militare Tedesco

 

Un altro aspetto che va ascritto al popolo tedesco in senso negativo che rappresenta una forma larvata di vigliaccheria e di arbitrio è una norma che per tutto il secondo dopoguerra è stata ampiamente evocata durante i processi a militari tedeschi accusati di crimini contro l’umanità.

 

Questa norma permetteva nel 1945, ed anche negli anni precedenti, ad ogni tedesco armato di compiere i più efferati delitti e crimini contro i suoi simili, senza che ne fosse chiamato a rispondere; in pratica lo trasformava da uomo pensante in un animale feroce senza freni. Quello che abbiamo definito per i nostri militari Internati in Germania l’”inferno nell’inferno” origina da questa norma giuridica che di legale e civile a poco e nulla e a riportato un paese che si definiva civile alla più pura barbaria.

 

Un'altra norma che incise fortemente nel comportamento dei militari tedeschi è il paragrafo 47 del Codice Militare Penale tedesco. Un paragrafo che nel dopoguerra offrì a tutti gli accusati di crimini di guerra una comoda via d’uscita per liberarsi delle responsabilità personali dei crimini commessi.

 

Scrive ancora Gerard Schreiber.

“se nell'esecuzione di un ordine di servizio viene violata una legge penale il solo responsabile e il superiore che ha impartito quell'ordine”. In un ambiente dove vigeva il principio di ordine e obbedienza il disposto del paragrafo serviva probabilmente nei casi dubbi a togliersi qualche peso dalla coscienza. Il dipendente poteva essere tuttavia accusato di concorso nel reato qualora avesse ecceduto nell'eseguire l'ordine o fosse stato a conoscenza che l'ordine del superiore riguardava un'azione finalizzata ad un reato di carattere civile o militare.

Il paragrafo 47, quindi, mentre stabiliva che gli appartamenti e le Forze Armate tedesche non avevano né la facoltà né il dovere di eseguire ordini criminali, sottraeva nel contempo da ogni procedimento giudiziario tutti coloro i quali, avendone o meno il diritto, si fossero difesi in modo convincente appellandosi alla clausola della consapevolezza. E’ lecito supporre che quel paragrafo 47 non facesse che cresce l'ignoranza ed attenuasse gli scrupoli morali specie in tempo di guerra quanto erano in gioco delle vite umane, ossia il bene più prezioso in uno stato di diritto.”[1]



[1] Schreiber G., Gli Italiani internati nei campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945. Cit. pag. 746 e segg.

giovedì 10 novembre 2022

Campo di Concentramento di Chelmo

 


Ebrei del Distretto di Lodz. in procinto di essere deportati al campo di sterminio di Chelmo nel 1941

domenica 30 ottobre 2022

Compendio 1945. Il fronte dell'Internamento. Il terzo anno. III parte Il Katastrophenerlass.

 Il decreto per le uccisioni senza colpa.

I tedeschi nel 1944, su input dell’infaticabile ministero della propaganda, Goebbels, avevano aderito in massa a portare la guerra al limite estremo. Fu la scelta della guerra totale, quella che per molti storici è stata definita “l’ora dell’idiozia”, che va ascritta ad un popolo che non ha la forza e la capacità di fermarsi e cambiare nel momento in cui appare quanto mai evidente che ogni sforzo ed ogni sacrificio non solo è vano, ma anche inutile. Sulla scia di questa scelta tra i tanti decreti e disposizioni occorre citare il “Katastrophenerlass”, ovvero il “Decreto in caso di catastrofi”.

 

Scrive Gerhard Scriber:

Detto decreto trae origine dall’estate 1943. Nel corso dei violenti bombardamenti subiti dalla città di Amburgo il “Hohere SS- un Polizeifuhrer, la più alta autorità delle SS e della polizia, aveva ordinato di propria iniziativa di fucilare  “senza sottoporli ad un qualsiasi giudizio, dei saccheggiatori stranieri colti sul fatto”. Himmler approvò questa procedura a posteriori dandone comunicazione a quanto pare con una circolare a tutti gli Hohere ss-un Polizizeifuhrer. E nell’autunno del 1943 lo stesso Himmler decise di sostituire detta circolare con un decreto speciale per attribuire un “sicuro fondamento giuridico” a quelle condizioni che si sarebbero dovute d’ora in avanti applicare a casi simili. Non si deve infatti ignorare che nel corso e in seguito ai succitati bombardamenti, detenuti evasi dal carcere ed elementi stranieri avevano saccheggiato la città anseatica commettendo gravissimi crimini. Come “Geheime Reichssache (documento segretissimo di interesse del Reich) questo decreto doveva essere “portato a conoscenza di tutti gli uffici esecutivi interessati.” Le autorità del Reich non pubblicarono mai in forma ufficiale detto Katastrophenerlass, ma anche dopo il 1945 alcuni giuristi hanno sostenuto che malgrado ciò il decreto fu giuridicamente vincolante.”[1]

Il decreto in questione permise a qualsiasi tedesco in divisa e non, o che esercitasse una qualsiasi funzione pubblica di compiere i più efferati atti criminali con la convinzione di essere nel giusto e di fare il bene della Germania. Come in ogni loro cosa i Nazisti erano maestri in questa loro intossicazione di ogni comportamento verso i propri simili.



[1] Schreiber G., Gli Italiani internati nei campi di concentramento del III Reich. 1943 -1945.Roma, Ministeero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, 1992. Pag. 744 e segg.

domenica 9 ottobre 2022

Compendio 1945. Il fronte dell'Internamento. Il terzo anno. II parte

 Progetto

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione

Con l’inizio dell’anno nuovo si ebbe in Germania la conferma, dopo il fallimento della offensiva delle Ardenne, sul fronte occidentale, che la guerra era perduta. Mentre ad oriente l’Armata Rossa avanzava con progressione sistematica verso i confini orientali del Reich, ed il 27 gennaio 1945 libero il campo di Auswitch, situato in territorio dell’ex-Polonia, la speranza dei nazisti non era di vincere la guerra, ma di avere la possibilità di sopravvivere con una pace separata con il mondo occidentale, era ormai ridotta al lumicino. A Berlino si sperava in questa soluzione diplomatica perché non ci si capacitava che Waschington ma soprattutto Londra permettessero alla Unione Sovietica di penetrare così in profondità nel centro dell’Europa. Che vittoria sarebbe stata, per gli Alleati, avere una Germania distrutta e i sovietici padroni di quasi tutta l’Europa? Una speranza che ogni giorno che passava si rilevava sempre più inconsistente, ma che alimentava le forme di resistenza estreme. Questa speranza di un rivolgimento delle alleanze, con gli Alleati che si univano ai nazisti per far indietreggiare i Sovietici spingeva ogni nazista a combattere fino all’estremo, anche se si combatteva senza speranza alcuna. Mentre al fronte, sia quello orientale che quello occidentale, i soldati combattevano solo per sopravvivere, il fronte interno si vitalizzava e compattava ulteriormente. Le autorità centrali emanarono direttive sempre più drastiche e draconiane, dando un potere illimitato alle autorità regionali e locali, che tra l’altro, le interpretavano in modo sommario ed arbitrario. Nei volumi precedenti abbiamo accennato che gli Italiani, nella considerazione dei tedeschi in genere, e quindi anche delle Autorità di qualsiasi livello, nella scala del disprezzo, dell’odio, della considerazione e del rispetto verso gli “stranieri” erano al di sotto di tutti, si potrebbe dire quasi  anche al di sotto delle persone di razza slava in genere, e dei russi in particolare.    

 

Questo aspetto, sommando tutti i fattori, contribuì nei mesi di marzo ed aprile 1945, per gli Italiani in Germania, ma non solo per loro, a creare quello che abbiamo indicato come “l’inferno nell’inferno”.  Furono mesi terribili, aggravati ancor più del fatto che si aveva la percezione che la guerra, e con essa tutte le sofferenze, stesse per terminare.

lunedì 19 settembre 2022

Compendio 1945. Il fronte dell'Internamento. Il terzo anno. I parte

 

Il terzo anno della Guerra di Liberazione sul fronte dell’Internamento fu ancora più devastante e terribile dei precedenti tanto che si può parlare, per essere aderenti alla realtà, di “inferno nell’inferno”. Nei quattro mesi e qualche giorno di guerra, da gennaio a maggio 1945 emersero, con tinte ancora più fosche, i caratteri negativi le caratteristiche di questo fronte. Le terribili sofferenze dovute ai maltrattamenti alle pessime condizioni igienico-sanitarie, alla fame, al freddo, allo scarso vestiario, e alle pessime condizioni dei luoghi di lavoro, che si sommavano ad una situazione generale dovuta alla guerra, che già di per se stessa, era insopportabile, si accentuarono ulteriormente. Questo non solo in Germania e nei territori che ancora occupava, ma anche in tutti i paesi ove vi erano italiani internati, compreso l’Estremo Oriente, che ormai subivano il peso di sei anni di guerra.

Andando con ordine, e collegandoci alla situazione dell’anno precedente, si può dire che, sul versante degli aiuti provenienti dalla madre patria, la situazione continuava ad essere insufficiente.

La Repubblica Sociale Italiana, nel quadro della assistenza agli italiani in Germania, siano essi civili volontari per lavoro, deportati o internati militari, o prigionieri a qualsiasi titolo, era quasi impotente. Tutti gli italiani erano in balia della volontà delle autorità locali e regionali, in particolare del personale preposto ai campi di concentramento, del singolo tedesco armato. Tutti gli italiani erano considerati “forza lavoro” e come tale dovevano essere trattati, come degli “inferiori” al servizio del tedesco e dello sforzo bellico nazionale.

venerdì 19 agosto 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio VI Parte L'accoglienza triste ed amara

 

Il ritorno in Italia, quindi, fu amaro:

“.. I prigionieri che rientravano dalla Germania incarnavano … la disfatta dell’8 settembre che dagli Italiani non era stata del tutto superata. Il tanto agognato ritorno in patria degli ex-internati fu dunque percepito a volte come l’arrivo in un paese straniero. Le privazioni sofferte durante la detenzione sembrarono agli ex IMI ancora più insensate alla luce del degrado sociale che erano costretti ora a sperimentare. Ciò che i reduci trovarono particolarmente offensivo erano lo scetticismo che spesso, benché sottaciuto, serpeggiava in ambito privato.”[1]

 

La loro vittoria sui carcerieri tedeschi, la loro resistenza che passò come la “resistenza del filo spinato”, che di fatto delegittimò la Repubblica Sociale Italiana, una gloria della Guerra di Liberazione, privandola della sua migliore gioventù[2], non fu riconosciuta, Anche qui una vittoria amara, foriera di ogni tristezza.

 



[1] Ministero degli Affari Esteri di Italia e Germania, Rapporto della Commissione storica italo-tedesca, Luglio 2009.

[2] Una adesione in massa dei oltre 650.000 Internati in Germania, ammesso che i tedeschi li avrebbero liberati e ceduti ai repubblichini, sarebbe stata la più grande vittoria che la Repubblica Sociale potesse sperare in termini di adesione e consenso.

domenica 31 luglio 2022

Compendio 1945 III Fronte Internamento. Il Rimpatrio Il Totale dei Caduti.

 

 

Su questo fronte si deve registrare un numero che varia da 43000 a 50000 a seconda delle fonti, di cui circa 25.000 per inedia, malattie e maltrattamenti, 5000 uccisi, veri e propri omicidi autorizzati, 3000, vittime dei bombardamenti alleati, 10.000 tra gli internati costretti al lavoro obbligatorio, per via di incidenti, malattie, fame, percosse ecc. 7000 morirono sul Fronte Orientale fra gli IMI inquadrati nei Battaglioni militarizzati al seguito dell’Esercito tedesco per lo sgombero delle macerie o peer la realizzazioni di fortificazioni ed altri lavori. A questi Caduti occorre aggiungere un numero altissimo, ma imprecisato, ed impossibile da precisare, di malati che dopo il rientro in Italia morirono in conseguenza o per effetto della loro permanenza nei Lager. Se agli I.M.I. non è toccata una sorte peggiore, quale quella degli Ebrei e dei Prigionieri Russi, lo si deve alla necessità del Reich nazista di avere manodopera per sostituire decine di migliaia di lavoratori tedeschi rendendoli disponibili all’arruolamento per le forze combattenti.

mercoledì 20 luglio 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio IV Parte

 

Il Rimpatrio fu doloroso. Nell’Italia del secondo dopoguerra, divisa dalla lotta fra i vincitori della guerra, tra il comunismo e la comunità atlantica, nel mare delle macerie, soprattutto morali oltre che materiali, gli Internati Militari in Germania e negli altri paesi europei non trovavano accoglienza. Nessuna forza politica voleva avere a che fare con loro. Nell’accusa velata erano tutti espressione di quella Gioventù Italiana del Littorio che sostanzialmente aveva sostenuto il Fascismo nella sua fase più cupa del regime. In più, come una cappa di piombo, cadeva su di loro l’inespressa accusa: perchè non avete resistito in massa al tedesco nella crisi armistiziale del settembre 1943?.Perchè cedere senza resistere le armi in cambio di promesse facilmente intuibili che mai sarebbero state mantenute? La delusione e la stanchezza della guerra non erano considerate giustificazioni valide. Non rientrò in questa situazione la reazione avuta al momento di prendere coscienza della realtà, e di opporsi al tedesco non aderendo alla Repubblica Sociale Italiana, preferendo l’inferno dei lager al rientro in Italia. Tutto allora era in divenire e la realtà troppo viva per articolarsi in forme superiori di accettazione. Gli Internati, dopo il rimpatrio, si chiusero in un silenzio sdegnato e impenetrabile e vissero i loro giorni tra tristezze, rancori e incomprensioni, tutti consci di aver speso la loro giovinezza in modo assurdo.

domenica 10 luglio 2022

Campo di Buchenwld. 1938-1940 Arrivo di Detenuti Politiici


 La Foto è estremamente significativa. I detenuti hanno tutti il cappotto e indossano un vestito borghese con giacca e cravatta. Non hanno bagaglio. L'Immagine è estremamente significativa,. Gli Oppositori al regime vanno rinchiuso per avere il massimo del consenso, peraltro estorto con la forza.



Foto, come le successive, tratte dall'UNITED Holocaust Memorial Museum
 sito: www.ushmm.org

giovedì 30 giugno 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio III Parte

 Progetto

 Dizionario minimo della Guerra di Liberazione

Nel periodo ottobre – dicembre 1945 si assiste, come naturale ad un affievolimento del flusso degli Internati dalla Germania e dagli altri paesi europei; questo porto alla chiusura dei Centri alloggi dell’Italia settentrionale, che andò a favore del potenziamento dei Centri alloggi dell’Italia meridionale, in vista del rientro in Italia dei prigionieri di guerra d’oltremare. In questo periodo si assiste al seguente afflusso in Italia degli internati

. Dalla Germania e dalla Svizzera, circa 204.000;

Dalla Francia, per lo più cooperatori, 21.200;

Dalla Francia, ex appartenenti alla 4a Armata, 204.600.

In Totale raggiunge le 240.000 unità circa.

In questo periodo la struttura ospedaliera rimase invariata, tranne la costituzione del grande centro ospedaliero di Merano per cui l’Ufficio direttamente e soprattutto peer mezzo del Comando Militare Territoriale di Bolzano ha rappresentato l’ente di propulsione e di coordinamento fra Alleati e C.R.I e tra questi ed il Ministero della Assistenza Postbellica.[1]

Con il nuovo anno, nel periodo Gennaio-Marzo 1946 si esaurisce il rimpatrio degli Internati dalla Germania e dagli altri Paesi europei occupati.

In questo Periodo rientrano in Italia 18.300 internati dalla Germania e dalla Svizzera, 2000, ex appartenenti alla 4a Armata dalla Francia e 5300 ex cooperatori, sempre dalla Francia.

Con la primavera del 1946 tutta l’organizzazione di accoglienza degli Internati si contrae e vengo assorbite dalle autorità militari italiane tutte quelle strutture precedentemente gestite dagli Alleati.

Numerosa e consistente è la memorialistica del rientro in Italia del Internati. Questo rientro nella maggior parte fu fatto a piedi.



[1] Relazione, periodo ottobre. Dicembre 1945


lunedì 20 giugno 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio II Parte

 Progetto 

 Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione

Per accelerare le operazioni di smistamento il reduce dall’internamento venne solo sottoposto alla profilassi igienico-sanitaria, ad una rapida operazione di censimento matricolare  e fornito di un anticipo di denaro per il viaggio e di un documento-scheda che gli consentiva di ottenere dal distretto di residenza la liquidazione degli assegni maturati durante l’internamento e la concessione di una licenza straordinaria in attesa di un eventuale reimpiego; la permanenza del reduce nel Centro alloggio venne così ridotta al minimo indispensabile. Nei riguardi della organizzazione del Nord occorre anche precisare che personale della M.M.I.A.  nel non voler concedere apposito personale militare per l’organizzazione dei Centri alloggio, oltre le 115 unità precedentemente concesse:

-        Il personale tecnico dirigente del Ministero della Guerra sia dei centri che della Delegazione dell’Ufficio in Milano dovette essere tratto dalle115 unità disponibili;

-        Il personale di inquadramento e di sorveglianza dei campi venne attinto dai Gruppi di Combattimento Friuli, Mantova, Legnano, Piceno da qualche reparto delle Divisioni Territoriali e dal Personale del CO.Mi.PR.I. - Comando Militare Profughi Italiani.

Nel periodo di maggio – settembre 1945 l’afflusso degli internati ebbe la seguente consistenza:

. Dalla Germania e dalla Svizzera, circa 404500 reduci;

. Dalla Francia meridionale, per lo più cooperatori) 13.700 reduci;  

. Dalla Francia, ex appartenenti alla 4a Armata, 7100 reduci.

In totale le strutture di accoglienza in Alta Italia accolsero circa 425.500 reduci.

 

In parallelo all’organizzazione dei Centri alloggio, venne predisposta nell’Italia Settentrionale e centrale una vasta organizzazione ospedaliera la quale attraverso non lievi e non poche difficoltà, raggiunse la capacità complessiva di circa 25.000 posti. Tale organizzazione rispose, e con ampio margine, ai suoi fini quando le condizioni sanitarie degli internati risultarono migliori del previsto, essenzialmente perché essi prima di rimpatriare sostarono un periodo di tempo più o meno lungo nei campi di smistamento stabiliti dagli anglo-americani in territorio tedesco, dove il trattamento alimentare e sanitario fu ottimo sotto tutti i riguardi” [1]



[1] Relazione, Periodo Ottobre-Settembre 1945


venerdì 10 giugno 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio

 Progetto

 Dizionario Minimo della Guerra di Liberazione

Nella Relazione[1] si legge…

.” Centri Alloggio. Già dai primi di aprile, con il delinearsi dell’imminente disfatta tedesca l’Ufficio aveva considerato, sempre nel quadro dello studio, la necessità di dover far fronte al rimpatrio dell’imponente massa, valutata ad oltre 600.000 uomini circa, dei nostri militari internati in Germania, Olanda, Belgio, Francia, Polonia. Compilò vari studi che, vagliati ed approvati dagli alleati, portarono in sostanza alle seguenti soluzioni. L’organizzazione dei Centri alloggi e degli stabilimenti sanitari dell’Italia meridionale rimase invariata e continuò ad accogliere i reduci dalla Balcania, dalla Grecia e da Oltremare. Nell’Italia del Nord, in accordo con la Sub Commission P.W. alleata, con L’H.Q. Italian Refugee Camp Staff e con l’Alto Commissariato Profughi di Guerra, venne attuata un’organizzazione di centri per il ricevimento di detti internati sia militari che civili che comprendeva:

. centri avanzati a contatto con la frontiera;

. centri mediani sulla linea Torino-Milano- Verona- Tarvisio;

, centri arretrati sulla linea Piacenza-Forlì per lo smistamento degli internati diretti nell’Italia Centrale e Meridionale.

In particolare nei centri mediani ed arretrati è stato attuato l’inserimento della organizzazione militare incaricata del trattamento amministrativo e matricolare dei reduci ed in Milano venne costituito un Centro alloggio totalmente militare. Per far fronte alle necessita ed assistenza e smistamento dei reduci diretti nell’Italia meridionale ed Insulare l’Ufficio ha inoltre provveduto ad organizzare direttamente dei Centri alloggio a Firenze, Arezzo, Roma e dei posti transito e sosta di Civitavecchia, Messina, Cagliari, e Trapani.

Per coordinare e sovraintendere all’organizzazione del Nord venne infine costituita a Milano una Delegazione dell’Ufficio, la quale faceva parte del Comitato Rimpatri Alta Italia, composto dai rappresentanti del C.N.L., dell’Alto Commissariato profughi, poi Ministero della Assistenza Postbellica, della Pontificia Commissione Assistenza e dalla C.R.I. La Delegazione dell’Ufficio di Milano ebbe l’immediato fattivo concorso oltre che dal Comitato Rimpatri Alta Italia anche dal vaticano, dai vescovi, dai Comitati Misti regionali, dalle autorità politiche locali.



[1] Ministero della Guerra. Ufficio Autonomo Reduci da Prigionia di Guerra e Rimpatriati, Relazione sull’attività svolta per il rimpatrio dei prigionieri di guerra e rimpatriati 1944-1947, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1947

venerdì 20 maggio 2022

I Tribunali Per crimini di Guerra

 


Ten Cpl. Art. Pe. Sergio Benedetto  Sabetta

A)    Principi di diritto internazionale :

 

I seguenti principi, così riassunti, possono riscontrarsi dalle opere di E. Greppi “ I crimini di guerra e contro l’umanità nel diritto internazionale”, UTET, 2001 e “I crimini dell’individuo nel diritto internazionale”, UTET, 2012.

 

I ) Chiunque commetta un atto che costituisce crimine secondo il diritto internazionale ne è responsabile ed è passibile di condanna.

II ) La circostanza che una norma interna non preveda una sanzione penale per un atto che costituisce un crimine secondo il diritto internazionale non esime la persona che abbia commesso tale atto dalla responsabilità secondo il diritto internazionale.

III ) Il fatto che la persona che ha commesso un atto costituente crimine secondo il diritto internazionale abbia agito in qualità di Capo di Stato o di funzionario con responsabilità di governo non la solleva dalla responsabilità secondo il diritto internazionale .

IV ) Il fatto che una persona abbia agito obbedendo ad un ordine del suo governo o di un suo superiore non esclude la responsabilità della persona secondo il diritto internazionale, purché la sua scelta morale fosse di fatto possibile.

V ) Ciascuna persona accusata di un crimine secondo il diritto internazionale ha il diritto ad un processo equo in fatto e in diritto.

VI ) I seguenti crimini sono perseguibili come crimini secondo il diritto internazionale:

a)     Crimini contro la pace:

1)Pianificazione, preparazione, scatenamento o conduzione di una guerra di aggressione o di una guerra di violazione di trattati, accordi o garanzie internazionali;

2)Partecipazione ad un piano concertato o ad un complotto diretto a commettere uno degli atti menzionati al punto precedente.

 

1

 

b)  Crimini di guerra:

Violazione delle leggi e degli usi di guerra, i quali comprendono, senza limitarsi  ad  essi:  omicidio  volontario,  maltrattamento  o  deportazione  per

essere costretti a lavoro schiavistico o per ogni altro fine di popolazione civile dei o nei territori occupati; omicidio volontario o maltrattamento di prigionieri di guerra, di persone in mare, uccisione di ostaggi, saccheggio di proprietà pubbliche o private, distruzione deliberata di centri urbani, città e villaggi, o devastazioni non giustificate da necessità militari.

c ) Crimini contro l’umanità:

            L’omicidio volontario, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione e gli altri atti inumani posti in essere contro una popolazione civile, o le persecuzioni per ragioni politiche, razziali o religiose, quando tali atti sono perpetrati o tali persecuzioni sono condotte in esecuzione di o in connessione con un crimine contro la pace o di un crimine di guerra.

VII ) La complicità nella commissione di un crimine contro la pace, di un crimine di guerra o di un crimine contro l’umanità come indicati nel Principio VI, costituisce un crimine secondo il diritto internazionale.

 

B ) Considerazioni :

 

Con riferimento agli accadimenti nell’attuale guerra in Ucraina e i processi per crimini di guerra intentati dalle due parti, ognuno con fini prevalentemente propagandistici e di ritorsione, sono opportune alcune riflessioni di carattere generale.

 Vari sono i problemi sollevati, il primo e il più rilevante è procedurale e riguarda il Principio V, consistente nell’indipendenza di giudizio dell’organo inquirente, che non può essere nella raccolta delle prove e formulazione dei capi d’accusa una delle parti in guerra, occorre la terzietà quale garanzia di imparzialità.

Questo non intende escludere l’intervento di forze di polizia della parte interessata, ma le prove devono essere valutate da una procura indipendente, che successivamente dovrà sostenere l’accusa innanzi al Tribunale internazionale.

 

2

Problema ulteriore è la composizione del Tribunale che, se può e deve comprendere a garanzia la presenza di un giudice della parte offesa, altrettanto deve comprendere altri giudici terzi a garanzia dell’imputato.

Si parla nel Principio IV della possibilità di una scelta morale, ma in guerra con il codice militare e la gerarchia, in presenza di violenze e fatti eccezionali, è difficile avere l’autonomia morale richiesta.

Dobbiamo considerare che il rifiuto di un ordine al fronte, sotto il codice di guerra, è disobbedienza di fronte al nemico o insubordinazione, punito con la fucilazione sul posto, difficile fare disquisizioni sotto il fuoco, significa teorizzare senza conoscere la dura realtà del fronte, tanto è vero che si prevede la necessità dell’esistenza di una possibilità di scelta. ( Punto IV).

 Ma anche la difesa dei diritti, prevista nel Principio VI, può dare luogo a dubbi interpretativi relativi ai trattati o agli accordi.

Churchill avvertiva la pericolosità di un tribunale di soli vincitori esprimendo le proprie perplessità giuridiche, osservando ironicamente che nella prossima guerra si poteva essere dall’altra parte, in effetti basta pensare ai bombardamenti alleati di Colonia e Dresda, alla fucilazione de alcuni prigionieri italiani della Divisione Livorno in Sicilia, e alle due  bombe atomiche in Giappone.

Sebbene la IV Convenzione dell’Aja del 1907 prevedeva la formale dichiarazione di guerra all’art. 4 del Regolamento per la tutela dei prigionieri di guerra, nella prassi nata nel corso del ‘900 si è passati all’informale “stato di guerra” basato sui semplici atti di ostilità, principio consacrato nella II Convenzione di Ginevra del 1949.

Nella successiva III Convenzione di Ginevra del 1949, si prevede un trattamento umano ai prigionieri vietandone lo spoglio dei beni personali e l’uso di rappresaglie.

Tuttavia il diffondersi nella seconda metà del ‘900 e nei primi decenni del nuovo secolo di conflitti atipici e di organizzazioni paramilitari private nei conflitti ha messo in difficoltà l’applicazione di tali principi, questo si riflette non solo nelle guerre in Medio Oriente e Africa ma anche nell’attuale conflitto in Ucraina, dove accanto ai reparti regolari vi sono gruppi di combattenti per contratto.

sabato 30 aprile 2022

Marco Montagnani. Progetto Gli IMI e L'ARTE. Proposta

Da Presidente della Federazione di Asti del Nastro Azzurro riceviamo e pubblichiamo questa proposta di progetto: 


Carissimi 

riguardo a quanto ci siamo detti tempo addietro circa la presentazione di un progetto che

 potrebbe essere oggetto di pubblicazione 

 nei modi che Voi valuterete quindi eventualmente deciderete, invio all’attenzione 

la BOZZA di quello che avrei pensato. Protagonista è l’Arte (dipinti e disegni) dei nostri

 valorosi e sfortunati I.M.I.. Per meglio dire, ciò che allego è una BOZZA del tutto 

embrionale, organizzata secondo un criterio metodologico che certo la 

Vostra esperienza nel campo della pubblicistica storico-militare coglierà 

subitaneamente. 

Non mi sono spinto nel dettaglio perché prima desidero che vagliate l’eventuale 

interesse che Istituto e CESVAM possono avere verso di esso. Ricordo che, a parte 

la guerra chimica e la protezione antigas di cui sono studioso da tempo immemore, 

gli altri miei studi storico-militari sono fortemente indirizzati verso 

l’illustrazione propagandistica di guerra, di cui l’arte dei nostri internati compone 

una branca “sui generis”.

Il progetto vede la prima uscita composta, quale cappello fondamentale, dalla spiegazione 

del progetto stesso e dalla storia (cenni) degli I.M.I..

A partire dalla seconda uscita si parla di sezioni tematiche sui principali temi 

rappresentati nei disegni e nei dipinti degli I.M.I.: FAME – NOSTALGIA – MORTE – AMORE – PATRIA – DIGNITA’ – ONORE – FANTASIA – ARTE PER L’ARTE, ecc. ecc. (il numero di tali parti può diventare assai alto, se ritenuto il caso). 

Ogni parte tematica ha un cappello introduttivo che la tratteggia storicamente, quindi seguono i disegni/dipinti che la rappresentano, corredati da uno scritto in pillole che li sublima. Ogni sottosezione è un focus di ampiezza limitata, ma dal forte impatto, soprattutto visivo.


I nostri militari che, in qualità di internati, hanno dato vita ad una produzione artistica di disegni e dipinti sono molti, quindi saranno descritte (vediamo come e dove) le loro biografie di vita e artistiche. Infine si darà conto dell’ampia bibliografia interente a tutto ciò 

che è stato presentato in immagine e scritto. Per insico, sono in attesa di avere un contatto con la Dirigente Scolastica del Liceo Artistico di Asti, un progetto di questo tipo potrebbe, dico potrebbe, essere portato nelle sue classi.

Che altro dire, se non che sono ovviamente disponibile a ogni chiarimento richiesto. 

Resto in attesa della Vostra cortese valutazione, sperando di non avervi fatto perdere tempo ma, come ben sapete, gli sforzi della Federazioe di Asti sono da sempre indirizzati verso la produzione di contributi storico-militari. 

Ciò, a parer mio, rappresenta in pieno quello che è il cuore pulsante del nostro Istituto (oltre che uno dei mezzi, direi il più importante, per assicurarne la vita futura). 

Come sempre, vogliate accettare i sensi della mia più profonda stima e i miei più cordiali saluti.

Marco Montagnani