Progetto
Dizionario minimo della Guerra di Liberazione
Nel periodo
ottobre – dicembre 1945 si assiste, come naturale ad un affievolimento del
flusso degli Internati dalla Germania e dagli altri paesi europei; questo porto
alla chiusura dei Centri alloggi dell’Italia settentrionale, che andò a favore
del potenziamento dei Centri alloggi dell’Italia meridionale, in vista del
rientro in Italia dei prigionieri di guerra d’oltremare. In questo periodo si
assiste al seguente afflusso in Italia degli internati
. Dalla Germania
e dalla Svizzera, circa 204.000;
Dalla Francia,
per lo più cooperatori, 21.200;
Dalla Francia, ex
appartenenti alla 4a Armata, 204.600.
In Totale
raggiunge le 240.000 unità circa.
In questo periodo
la struttura ospedaliera rimase invariata, tranne la costituzione del grande
centro ospedaliero di Merano per cui l’Ufficio direttamente e soprattutto peer
mezzo del Comando Militare Territoriale di Bolzano ha rappresentato l’ente di
propulsione e di coordinamento fra Alleati e C.R.I e tra questi ed il Ministero
della Assistenza Postbellica.[1]
Con il nuovo
anno, nel periodo Gennaio-Marzo 1946 si esaurisce il rimpatrio degli Internati
dalla Germania e dagli altri Paesi europei occupati.
In questo Periodo
rientrano in Italia 18.300 internati dalla Germania e dalla Svizzera, 2000, ex
appartenenti alla 4a Armata dalla Francia e 5300 ex cooperatori, sempre dalla
Francia.
Con la primavera
del 1946 tutta l’organizzazione di accoglienza degli Internati si contrae e
vengo assorbite dalle autorità militari italiane tutte quelle strutture precedentemente
gestite dagli Alleati.
Numerosa e
consistente è la memorialistica del rientro in Italia del Internati. Questo
rientro nella maggior parte fu fatto a piedi.
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