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mercoledì 20 dicembre 2023

La Giornata della Memoria

 

 27 gennaio di ogni anno

 

 

La Giornata della Memoria è stata istituita per ricordare a tutti che la tolleranza, l’accettazione del “diverso” la comprensione e l’apertura verso gli altri, che devono essere e rimanere le costanti della nostra vita di relazione.

 

L’affermazione all’inizio del secolo scorso di regimi totalitari in Europa, espressione diretta e continuazione della violenza impositiva che insensatamente si scatenò senza motivazioni reali con la Prima Guerra Mondiale, guerra fu il frutto della degenerazione del nazionalismo esasperato. 

Regimi che fecero del terrore verso i propri cittadini, e con la Seconda Guerra mondiale, verso i propri nemici una delle costanti della loro politica. Furono bandite tolleranza, comprensione e apertura verso le idee e le istanze degli altri e, soprattutto, vi fu un rifiuto esasperato del “diverso”. Chi non si allineava ai propri principi, chi veniva messo d’autorità nella categoria “diverso” per ragioni etniche, razziali, religiose e politiche, veniva emarginato, prima e poi perseguitato. Con lo scoppio della guerra si fece un ulteriore passo: veniva eliminato fisicamente. Un vertice di violenza collettiva che portò popoli a commettere orrori e stragi contro se stessi e verso gli altri popoli, che ricordano le stragi del passato (come la Guerra dei Trent’anni in Europa combattuta sulla base del terrore, che fece oltre 3 milioni di morti), stragi, con il corollario di crudeltà ed efferatezza che superano abbondantemente ogni immaginazione.

 

La Giornata della Memoria ha questo preciso scopo: ricordare affinchè non più accada. Machiavelli ha ragione  quando sostiene che “passano li tempi ma l’homini sono sempre gli stessi”. Quindi simili crudeltà, efferatezze, stragi e tragedie possono riaccadere in un futuro e, dati i tempi in cui viviamo, anche non troppo lontani.

 

Per evitare che tutto ciò accada ai nostri figlie ed ai nostri nipoti, occorre un impegno diurno affinchè non si ricreino le condizioni in cui si trovarono certi popoli all’inizio del secolo scorso.

 

 La Giornata della Memoria, oltre a rivendicare questo impegno delle persone di buona volontà, serve anche a ricordare le vittime di questa follia collettiva che ridusse il pianeta in un cumulo di rovine, materiali e morali, come era stato ridotto nel 1945.

Il “diverso” è facile crealo. Abbiamo sotto gli occhi tante derive che oggi portano a vedere in “questo” o in “quello” un “diverso” che deve essere emarginato, prima, imprigionato, poi, e quindi, eliminato fisicamente. Il processo è sempre lo stesso ed oggi vediamo che è ben avviato: prima il “diverso” deve essere “marcato” con un segno distintivo (chi non ricorda la gialla Stella di David o i Triangoli di vari colori sulla casacca dell’internato a strisce bianche e blu), poi si assisterà al fiorire dei campi di concentramento per la “sicurezza di tutti” ed infine il passo finale della sua eliminazione, nel più totale segreto.

Un processo sempre in essere, che va fermato e la Giornata della Memoria serve a questo. Una presa di coscienza collettiva per impedire nuovi orrori. Bloccare questo meccanismo perverso è dovere di tutti e evitare nuove vittime, anche perché quelle che si ricordano sono già abbastanza.

Gli Ebrei, frutto della giudeofobia che da secoli alligna nelle nostre collettività che è assurta ad Olocausto, a genocidio sistematico insieme ad altri popoli come quello Armeno in cui l’obiettivo finale è quello di cancellare i popoli presi di mira, “diversi” dalla faccia della terra. Ma anche altri “diversi” sono nella lista oltre ad ebrei ed armeni. I diversamente abili (programma tedesco T4), i Rom, che volgarmente vengono chiamati “gitani” o “zingari” e già nel nome vi è una condanna, ed ancora gli omosessuali, gli oppositori politici, i propri correligionari che non si allineano integralmente o che si ravvedono, e tutti coloro che “de facto” vengono definiti “diversi”.

 

La Giornata della Memoria non è esclusiva di nessuno, o di una parte (e ben occorre ricordare che quanto una parte si impossessa del tutto, il tutto scompare) ma è di tutti, è la giornata della umanità, degli esseri umani, di tutti noi per ribadire una scelta di vita, un impegno che deve contraddistinguere il nostro tempo che non deve essere ricordato per le gesta e la crudeltà ed efferatezza di bande di assassini di Stato, che ancora oggi qualcuno ricorda con nostalgia.

 

Una Giornata delle Memoria nel ricordo di ciò che è stato, di chi ha subito ogni male possibile, per un impegno, nei fatti, di un futuro migliore del passato.

domenica 10 dicembre 2023

Elisa Bonacini. Addio ad Aldo Boccabella

 


 

 ERA TRA GLI ULTIMI INTERNATI MILITARI NEI LAGER NAZISTI DOPO L’ ARMISTIZIO DELL’ ITALIA

 

IL CORDOGLIO DELL’ASSOCIAZIONE “UN RICORDO PER LA PACE”

 

 

 

Ci ha lasciato due anni fa Aldo Boccabella, il 7 dicembre 2021. Era tra gli ultimi internati militari nel lager nazisti dopo l’armistizio dell’Italia l’8 settembre 1943.

Trasferitosi a Roma dopo la morte della moglie Liliana se ne erano perse le tracce. Ma in una visita di Elisa Bonacini presidente di “Un ricordo per la pace” presso il Cimitero Comunale di Aprilia in occasione della commemorazione dei Defunti lo sguardo viene attratto da un loculo ai piani alti su una foto che aveva scattato proprio lei. La foto lo ritrae con la moglie, scomparsa un paio d’anni prima.

Aldo Boccabella, insignito nel 2013 di medaglia d’onore IMI, era nato a Roma nel novembre 1923 in una palazzina nei pressi dall’Altare della Patria. Per molti anni è stato residente ad Aprilia.

Pur essendo orfano di padre e con fratelli ancora piccoli Boccabella venne chiamato a svolgere il dover patrio nella Regia Marina, l'Arma navale del Regno d'Italia, e partì per la guerra nell'aprile 1943. Catturato l'8 settembre 1943 a Patrasso in Grecia, venne trasportato tramite tradotta ferroviaria fino a Belgrado e da lì via Danubio sino in Austria nello Stammlager XVII B di Krems; successivamente in un campo di concentramento nelle vicinanze di Linz.

Esprime cordoglio Elisa Bonacini che ne fece emergere la storia divulgandola in numerosi eventi culturali ed in alcuni incontri con i ragazzi dell’IIS “Carlo e Nello Rosselli”di Aprilia. Le vicissitudini di guerra e prigionia di Boccabella raccolte dall’Associazione “Un ricordo per la pace” in un video a futura memoria.

Bonacini: “Nell’ambito del nostro progetto ultra decennale “MEMORIA AGLI IMI” conserviamo con orgoglio la testimonianza degli ultimi Internati Militari residenti ad Aprilia. Di Aldo abbiamo una lunga video-intervista, realizzata nel 2013. Oltre 2 ore di filmato in cui aveva raccontato la guerra e la prigionia subita all’età di soli vent’anni.

Voglio ricordarlo con un piccolo stralcio della sua testimonianza che forse più lo rappresenta. La speranza è che il suo diario di guerra ed il libro inedito “Sofferenze dimenticate” possano essere valorizzati e divulgati dagli eredi, per non dimenticare. Ciao Aldo!”

 

“La vita da internato aveva due visioni differenti: la fabbrica, con la disciplina inerente al lavoro da svolgere, sotto il comando di un civile; il lager, dove si era trattati come galeotti, senza dignità, offesi e derisi. Il vitto scarso era composto da una brodaglia di carote e quattro patate. (…..)

Volli imparare il tedesco per far valere la mia dignità di uomo, per dire loro che non ero una bestia e che la guerra non l'avevo voluta io. Una ragazza tedesca che conobbi durante il lavoro in fabbrica, mi diede di nascosto un vocabolario ed un libro di grammatica. Studiai la lingua tedesca dalle 6 alle 11 di sera, solo con me stesso. Programmai un piano per arrivare a comunicare con il comandante del campo. All'appello non mi presentai. Un soldato delle SS venne mandato a cercarmi in baracca e mi prese a calci violentemente. Era un uomo sui cinquanta anni. Gli chiesi in tedesco cosa avrebbe provato se suo figlio fosse stato trattato in quel modo. Lui, sorpreso di vedermi parlare nella sua lingua, mi diede un colpo di moschetto nella schiena trascinandomi dal comandante del lager. Era quello che volevo. Era un tenente delle SS. Mi domandò in italiano di dove fossi. Risposi in tedesco che ero di Roma, e lo invitai ad andare un giorno ai Castelli Romani per bere del buon vino. Lui rispose di non fare dell'ironia, ma trasformò il “tu” in “Lei”. Avevo riconquistato una parte della dignità persa. Mi obbligò poi ad avere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise di aiutare i compagni, portavoce delle loro necessità ”. (Aldo Boccabella, 8 settembre 2013)

(su Aldo Boccabella da https://unricordoperlapace.blogspot.com/)