ERA TRA GLI ULTIMI INTERNATI MILITARI NEI
LAGER NAZISTI DOPO L’ ARMISTIZIO DELL’ ITALIA
IL CORDOGLIO
DELL’ASSOCIAZIONE “UN RICORDO PER LA PACE”
Ci ha lasciato due anni fa Aldo Boccabella, il 7
dicembre 2021. Era tra gli ultimi internati militari nel lager nazisti dopo
l’armistizio dell’Italia l’8 settembre 1943.
Trasferitosi a Roma dopo la morte della moglie Liliana se ne erano perse le tracce. Ma in una visita di Elisa Bonacini presidente di “Un ricordo per la pace” presso il Cimitero Comunale di Aprilia in occasione della commemorazione dei Defunti lo sguardo viene attratto da un loculo ai piani alti su una foto che aveva scattato proprio lei. La foto lo ritrae con la moglie, scomparsa un paio d’anni prima.
Aldo Boccabella, insignito nel 2013 di medaglia
d’onore IMI, era nato a Roma nel novembre 1923 in una palazzina nei pressi
dall’Altare della Patria. Per molti anni è stato residente ad Aprilia.
Pur essendo orfano di padre e con fratelli
ancora piccoli Boccabella venne chiamato a svolgere il dover patrio nella Regia
Marina, l'Arma navale del Regno d'Italia, e partì per la guerra nell'aprile
1943. Catturato l'8 settembre 1943 a Patrasso in Grecia, venne trasportato
tramite tradotta ferroviaria fino a Belgrado e da lì via Danubio sino in
Austria nello Stammlager XVII B di Krems; successivamente in un campo di
concentramento nelle vicinanze di Linz.
Esprime cordoglio Elisa Bonacini che ne fece
emergere la storia divulgandola in numerosi eventi culturali ed in alcuni
incontri con i ragazzi dell’IIS “Carlo e Nello Rosselli”di Aprilia. Le
vicissitudini di guerra e prigionia di Boccabella raccolte dall’Associazione
“Un ricordo per la pace” in un video a futura memoria.
Bonacini: “Nell’ambito del nostro progetto ultra
decennale “MEMORIA AGLI IMI” conserviamo con orgoglio la testimonianza degli
ultimi Internati Militari residenti ad Aprilia. Di Aldo abbiamo una lunga
video-intervista, realizzata nel 2013. Oltre 2 ore di filmato in cui aveva
raccontato la guerra e la prigionia subita all’età di soli vent’anni.
Voglio ricordarlo con un piccolo stralcio della
sua testimonianza che forse più lo rappresenta. La speranza è che il suo diario
di guerra ed il libro inedito “Sofferenze dimenticate” possano essere
valorizzati e divulgati dagli eredi, per non dimenticare. Ciao Aldo!”
“La vita da internato aveva due visioni
differenti: la fabbrica, con la disciplina inerente al lavoro da svolgere,
sotto il comando di un civile; il lager, dove si era trattati come galeotti,
senza dignità, offesi e derisi. Il vitto scarso era composto da una brodaglia
di carote e quattro patate. (…..)
Volli imparare il tedesco per far valere la mia
dignità di uomo, per dire loro che non ero una bestia e che la guerra non
l'avevo voluta io. Una ragazza tedesca che conobbi durante il lavoro in
fabbrica, mi diede di nascosto un vocabolario ed un libro di grammatica.
Studiai la lingua tedesca dalle 6 alle 11 di sera, solo con me stesso.
Programmai un piano per arrivare a comunicare con il comandante del campo.
All'appello non mi presentai. Un soldato delle SS venne mandato a cercarmi in
baracca e mi prese a calci violentemente. Era un uomo sui cinquanta anni. Gli
chiesi in tedesco cosa avrebbe provato se suo figlio fosse stato trattato in
quel modo. Lui, sorpreso di vedermi parlare nella sua lingua, mi diede un colpo
di moschetto nella schiena trascinandomi dal comandante del lager. Era quello
che volevo. Era un tenente delle SS. Mi domandò in italiano di dove fossi.
Risposi in tedesco che ero di Roma, e lo invitai ad andare un giorno ai
Castelli Romani per bere del buon vino. Lui rispose di non fare dell'ironia, ma
trasformò il “tu” in “Lei”. Avevo riconquistato una parte della dignità persa.
Mi obbligò poi ad avere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise
di aiutare i compagni, portavoce delle loro necessità ”. (Aldo Boccabella, 8
settembre 2013)
(su Aldo Boccabella da
https://unricordoperlapace.blogspot.com/)
Nessun commento:
Posta un commento