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martedì 23 settembre 2014

La giornata della memoria


Il 27 Gennaio è una data che ricorre nella nostra vita, nelle nostre menti ma soprattutto nel nostro cuore. Questo è infatti il giorno in cui si ricorda lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento durante la dittatura nazista. Il 27 Gennaio è una delle date più importanti del nostro calendario, una di quelle date indelebili, impossibili da dimenticare. "Dimenticare" è proprio la parola d' ordine dell'incontro che la nostra scuola , come tutti  gli anni, ha organizzato con degli ospiti per parlare di quello che viene ricordato come il capitolo più vergognoso  della storia italiana.
Il tema della giornata è stato : "Scrivendo i ricordi salviamo le nostre radici e noi stessi".
Si è parlato, dunque, di quanto sia importante  tramandare il ricordo parlando di tutta la sofferenza che ha caratterizzato gli anni della Seconda Guerra Mondiale, in modo tale da non dimenticare  tutte quelle atrocità e fissarle per sempre nella nostra memoria per non farle più accadere.  Per questa occasione sono state invitate la dott.ssa Pina Deiana, la dott.ssa Fiorella Rathaus ed il poeta Claudio Damiani.
La giornata si è aperta con la proiezione di un video il quale mostrava delle interviste fatte a dei testimoni dell' Olocausto,  alcuni già venuti in passato nella nostra scuola, come il Sig.Mieli e la Sig.ra Lia Levi,  che con le lacrime agli occhi e tanta sofferenza  riportavano gli anni della guerra, gli anni dove la loro casa era un lager.
Tutti e due nati da famiglie ebree, hanno vissuto esperienze completamente differenti . Il Sig .Mieli fu imprigionato ad Auschwitz, costretto a lavorare duramente patendo la fame e senza avere notizie dei suoi familiari.  La Sig.ra Levi,  invece, riuscì a salvarsi dai rastrellamenti rifugiandosi in un collegio di suore a Roma insieme alle sue due sorelle. Una testimonianza senza dubbio toccante è stata quella della sig.ra Springer  tornata a testimoniare nel campo di concentramento dove era stata prigioniera. La signora, osservando quella prigione  all' aperto, ricorda l' orrore della sua esperienza quando lei e gli altri deportati erano stati privati oltre che della loro personalità anche della dignità. In seguito al video ha preso la parola la dottoressa Deiana esponendoci la funzione salvifica della scrittura, spiegando quanto  questa,  appunto, possa essere utile a noi stessi ed al nostro animo, per scrivere i propri ricordi, anche quelli più profondi, riuscendo ad allontanare le ansie e le angosce di cui non riusciamo a parlare. Proprio a questo proposito  la dottoressa ci ha fatto l'esempio di un suo paziente che con il suo aiuto, dopo moltissimi anni è riuscito a scrivere  i ricordi della sua commovente ed orribile esperienza da rifugiato. Collegandosi all'esperienza di quest' uomo la dott.ssa Rathaus, che lavora presso il consiglio italiano per i rifugiati, CIR, ci ha spiegato il netto e visibile collegamento tra i  rifugiati e gli ebrei durante la shoah. Il rifugiato infatti è una persona che a causa di persecuzioni per razza, nazionalità e religione la sua famiglia dovette abbandonare il proprio paese.  Molto interessante è stato anche l'intervento del Sig.Damiani che ha utilizzato la metafora del fuoco per parlare della guerra. Il poeta ha utilizzato questo elemento naturale il quale accendendosi da una piccola scintilla può diventare una  potente arma distruttiva. L' incontro è terminato con la lettura della testimonianza del padre della professoressa Lorenzini, anche lui vittima di quella tragica prigionia.  E’ stata una giornata particolarmente emozionante per il grande peso storico, ma soprattutto morale, una giornata che, come tutti gli anni ci ha ricordato che dimenticare tutto quello che è successo sarebbe come ricommettere  quelle follie.
Laura Tomassoni anni 17
Rita Anselmi anni 17
Leila Betti anni 17
Classe IV s Liceo Scientifico Tecnologico


Giornata della Memoria
Il lager come l’Inferno – Levi e Dante

La letteratura ha rappresentato per Levi un aiuto di fronte ad una vicissitudine  così traumatica come quella nel campo di sterminio, ed in un certo senso lo ha “salvato” in quanto, una volta conclusasi quella tremenda esperienza , ha trovato nella scrittura una sorta di terapia del dolore che gli ha consentito di attingere alla memoria per lasciarci un indelebile ricordo  nel suo libro "Se questo è un uomo".
Mentre si trovava nel lager ad Auschwitz, Levi comprende che nulla  poteva essere spiegato dalla ragione e come gli disse un deportato: "Qui non c'è un perchè".In quel momento così insensato della sua vita, vide accanto a sè Dante e la Divina Commedia entrò a far parte della sua quotidianità tanto che lo aiutò a sopravvivere .
In “ Se questo è un uomo”, in particolare nel primo capitolo, è possibile quasi sovrapporre atmosfere dantesche a quelle del lager.
Ad esempio:
 Dante : vv." Noi ricidemmo il cerchio a l'altra riva /sovr'una fonte che bolle e riversa/per un fossato che da lei deriva/ L'acqua era buia assai piu che persa/e noi , in compagnia de l'onde bige,/intrammo giù per una via diversa./In la palude va c'ha nome Stige /questo tristo ruscel, quand'è disceso/al piè de le  maligne piagge grige./E io , che di mirare stava inteso,/vidi genti fangose in quel pantano,/ignude tutte , con sembiate offeso./Queste si percotean non pur con mano,/ma con la testa e col petto e coi piedi,/troncandosi co'denti a brano a brano".
Levi: "Siamo scesi , ci hanno fatto entrare in una camera vasta e nuda, debolmente riscaldata. Che sete abbiamo!! Il debole fruscio dell'acqua nei radiatori ci rende feroci: sono quattro giorni che non beviamo. Eppure c'è un rubinetto : sopra c'è un cartello, che dice che è proibito bere perchè l'acqua è inquinata. Sciocchezze, a me pare ovvio che il cartello è un beffa, "essi" sanno che noi moriamo di sete , e ci mettono in una camera e c'è un rubinetto, e WASSERTRINKEN VERBOTEN. Io bevo , e incito i compagni a farlo; ma devo sputare, l'acqua è tiepida e dolciastra , ha odore di palude".
Come per Dante "L'acqua era buia" anche per Levi "L'acqua era imbevibile tiepida e dolciastra".
L’esperienza di Levi deve insegnare alle nuove generazioni come nella vita tutti attraversiamo un momento di oscurità per la perdita di una persona  cara , per il venir meno degli affetti , o a causa della malattia, ma grazie alla letteratura, spesso studiata  contro voglia negli anni del liceo,  si può sopravvivere e trovare la forza per andare avanti.
 Forse se Levi non avesse mai studiato Dante, non sarebbe riuscito a rielaborare la sua devastante  esperienza, e a farla rivivere così intensamente nella sua opera.  In un certo senso la letteratura "l'ha salvato" perché lo ha aiutato a mantenere il ricordo. 

Istituto  “Colomba Antonietti”  III R - De Angelis Sara e D’Andrea Michela anni 17


27 gennaio 2011, la Giornata della Memoria all’Istituto Colomba Antonietti


“Scrivendo i ricordi salviamo le nostre radici e noi stessi”: questo è stato il tema della nostra Giornata della Memoria.

Gli alunni dell’Istituto Colomba Antonietti, ormai da alcuni anni, intervistano e ascoltano i  nonni, i testimoni sopravvissuti ai lager, gli anziani che vivono vicino a loro nel quartiere, nel Centro anziani, e attraverso i racconti hanno conosciuto storie di guerra e di sofferenza, ricordi piccoli, a volte confusi, che hanno scritto sulle pagine di questa rivista, affinchè non venissero dimenticati, perché la scrittura rende vivo ed eterno il ricordo.
Per questo motivo, ma anche per trovare una via di salvezza, per rendere meno straziante il dolore, molti di coloro che hanno conosciuto la deportazione e l’internamento nei lager hanno voluto scrivere la loro storia e grazie a quelle memorie noi, oggi, sappiamo. Così è stato per P. Levi che in “Se questo è un uomo” scrive che “il bisogno di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi, aveva assunto (…) il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con gli altri bisogni elementari”, il libro fu scritto “nel giro di pochi mesi” tanto i ricordi gli “bruciavano dentro”.
 Il ricordo che diventa  letteratura e poesia  non sarà dimenticato e Omero “il sacro vate, placando quello afflitte alme col canto,/ i Prenci Argivi eternerà per quante/ abbraccia terre il gran Padre Oceano” ed Ettore avrà “onore di pianti (…) finchè il sole risplenderà su le sciagure umane” (U. Foscolo, I Sepolcri).
Anche un grande poeta del Novecento, G. Ungaretti, nella poesia In Memoria riflette sul valore della poesia stessa. I suoi versi raccontano l’amicizia con Moammed Sceab, con il quale si ritroverà a Parigi; entrambi soffrono perché “in nessuna parte di terra” riescono a sentirsi a casa, ma se Ungaretti troverà nella poesia la forza di superare il dolore, Moammed “non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono” e per questo si tolse la vita.
Di tutto questo abbiamo parlato il 27 gennaio con gli studenti della Colomba Antonietti e con gli ospiti intervenuti alla Giornata della memoria: la dott.ssa Fiorella Rathaus, responsabile del settore integrazione del Consiglio italiano dei rifugiati; la dott.ssa Pina Deiana, psicologa e psicoterapeuta; il signor Claudio Damiani, poeta.
I nostri alunni hanno partecipato attivamente intervenendo con letture e riflessioni sul tema della Memoria e la scrittura: ve ne proponiamo alcune.

Daniela Bravi

docente 

martedì 9 settembre 2014

Berlino ricorda i disabili uccisi dai nazisti


Accanto al monumento dedicato all'Olocausto, Berlino ha innaugurato il 3 settembre 2014 un monumemento memoriale dedicato ai disabili, che i nazisti ritenevano indegni di vivere.
Il monumento memoriale vuole ricordare gli oltre duecentomila disabili che furono uccisi in base al programma T4
In pratica si trattò, dal 1936 in poi, delle prove generali per poi passare allo sterminio di massa. La purezza della razza agiva in questo particolare aspetto a cui si aggiunge l'odio razziale. Fra il 1939 ed il 1941 furono uccisi settantamila esseri umani con vari metodi, tra cui il gas; dal 1939 al 1945 altri novantamila furono uccisi nelle case di cura tedesche.
Con questo programma il nazionalsocialismo si arrogò il diritto di giudicare la vita secondo i parametri di utilità e di idoneità.
Questo programma si aggiunge alla uccisione di rom, avversari politici, ebrei, omosessuali,prigionieri di guerra. Tutto questo è stato attribuito, molto semplicemente, alla mente malata di un uomo; in realtà è ilportato culturale di una nazione che non seppe prendere le adeguate misure per evitare simili eccidi.


Il memoriale inaugurato il 3 settembre, ideato e concepito e realizzato dagli architetti Ursula Wilms ed Heinz W. Hallmann con la collaborazione dell'artista Nikolas Koliusis. Consiste di un muro di vetro di ventiquattro metri ed è posto a pochi passi dalla Filarmonica di Berlino nel Tiergarten, vicino alla villa del civico numero 4 ( da cui il nome del programma: Tiergarten n. 4 = T4) sede e quartier generale che concepirono lo sterminio di quei esseri umani giudicati da Medici e Scienzati "indegni di vivere".
Presenti il Ministro della Cultura Monika Grutters e il sindaco di Berlino Klaus Vowereit. Dopo il monumento all'Olocausto, nella foto, ai Rom, questa inaugurazione è un ulteriore passo per ricordare con memorie a tutti di che cosa è stato il regime nazista, per aiutare il popolo tedesco a superare quel macigno psicologico del "passato che non passa"

mercoledì 3 settembre 2014

Buona Lettura

RIPRENDE L'INSERIMENTO DEI POSTO DOPO LA PAUSA ESTIVA
A TUTTI I NOSTRI LETTORI UN AUGURIO DI UN FELICE RIENTRO DALLE VACANZE
mc