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sabato 21 dicembre 2019

Una propaganda irreale.


LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943


L'APPELLO DI KESSERLING AI SOLDATI ITALIANI

E’ interessante notare che in nella prospettiva di invogliare i soldati italiani ad entrare nelle fila tedescheKesserling rivolge un appello ai soldati italiani nel quale, oltre a stigmatizzare il comportamento del governo italiano, demonizzava le truppe anglo-americane, le quali non si sarebbero fermate davanti a niente né di fronte al patrimonio artistico-culturale dell’Italia né davanti alle famiglie, alle mogli ed alle figlie degli italiani e quindi occorreva aiutare i tedeschi a fermarle. Kesserling non esitò a parlare di nausea e ripugnanza verso il governo dei traditori dell’alleanza italo-tedesca, e sottolineò che in conseguenza i soldati non erano più vincolati al giuramento prestato al Re e quindi avrebbero potuto combattere con i tedeschi che avevano le armi più efficaci e belle del mondo, tutto per una Italia libera e bella. Un tedesco che parla in questi termini può solo lui sperare di essere seguito e, come ben noto, questo tipo di propaganda non ebbe alcun effetto sugli italiani che ne rimasero completamente indifferenti, anche se in molte coscienze vi erano molti dubbi.

sabato 14 dicembre 2019

Il disarmo nell'Italia settentrionale: 415.682 soldati disarmati su 480.000

LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943


Il 14 settembre 1943 le operazioni di disarmo nell’Italia settentrionale si può dire che erano giunte al termine. 

Il Gruppo di Armate B aveva catturato 8790 ufficiali, 339.1000 sottufficiali e militari di truppa, dei quali 96500 erano già stati trasportati nel Reich tedesco,.

Nella relazione conclusiva il Gruppo di Armate B indica nel dettaglio e con la massima precisione il numero degli soldati del Regio Esercito disarmati nell’arco di tempo che va dall’8  al 21 settembre 1943.
 Erano stati disarmati 82 generali, 13.000 sottufficiali e 402600 sottufficiali e militari di truppa per un totale di 415.682. Secondo i calcoli tedeschi nel nord Italia e nella Francia meridionale erano stanziate 20 divisioni italiane per un totale di 480.000 uomini. 

Quindi erano sfuggiti alla cattura oltre 65.000 soldati, per la maggior parte intenti a raggiungere le loro case, mentre una piccolissima minoranza a nascondersi oppure a raggiungere posti sicuri. Certamente non a raggiungere formazioni di ribelli in montagna perché nel mese di settembre queste non esistevano oppure erano solo nelle intenzioni di pochissimi capi.

martedì 10 dicembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO N. 1 DEL 2019 SOMMARIO E NOTA REDAZINALE

SOMMARIO
Anno LXXX, Supplemento XI, 2019, n. 1,
11° della Rivista “Quaderni”
indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani:    ………………………………………………… ….Pag.5
In vista della Giornata del decorato. Torino 5-6 aprile 2019……………………………………………………Pag.5

IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA
          
APPROFONDIMENTI

Alessia Biasolo, La causa dello sfacelo secondo Mussolini………………………………………………..…..Pag. 11
Massimo Coltrinari, La battaglia di Caporetto e la promessa del Re. La questione agraria
            Una storia italiana…………………………………………………………………………..…………....  Pag.15

DIBATTI
Marco Gioacchini, Considerazioni sul contributo degli I.M.I. all’industria tedesca:1943-1945 ………....  Pag.23
Giovanni Cecini, Il militare Alberto Sordi di celluloide. ”La Grande Guerra e “Tutti a casa”…………….  Pag.49

ARCHIVIO
Massimo Baldoni, Manfredo Fanti, dalla congiura conto il Duca a fondatore del Regio Esercito Italiano.. Pag.61

MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE

Chiara Mastrantonio, Il sacrario delle Fosse Ardeatine. Una lettera interessante.………………………....  Pag.73

Posteditoriale: Antonio Daniele, Il …………………………………..…………………………………………….Pag. 91

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI


GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Antonio Trogu, Civil-military cooperation: Definition. Purpose ad Situation…………………………………….……Pag. 95

SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Federico Salvati, Chi ha paura dell’orso Russo? (parte I)………………………...................................………………Pag. 103


Segnalazioni Librarie. ……………………………..…………………………………….……………...………...   Pag.111

Autori. Hanno collaborato a questo numero.…………....…………………………………………………………..Pag.112
Articoli di Prossima Pubblicazione…………………..……………………………………………….…………… Pag.112

                                              CESVAM NOTIZIE
Centro Studi sul Valore Militare……………………………………………..…………………………..………………….Pag. 113
                                               
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, VIII, 2018, Settembre 2018, n. 33……………………… Pag.117
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, IX, 2018,  Ottobre 2019, n. 34…………………….………..Pag.118
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 6°, X, 2018, Novembre 2019, n. 35………………………….. Pag.121

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com

PER FINIRE
Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre…... 

Nota redazionale

L’inizio di ogni anno è sempre utile per tracciare un programma preventivo di quanto si vuole fare in merito alle attività editoriali del CESVAM. Iniziamo con la Rivista, questa rivista, QUADERNI del Nastro Azzurro che sta attraversando un momento di crescita tanto interessante quanto difficile. Si è adottata per lei una linea editoriale basata sui contributi dei frequentatori del Master di 1° Liv. in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960. Il Master ha preso avvio in questi mesi e promette bene, ma ancora i frequentatori sono nella impossibilità di collaborare con la rivista. Si pensa che lo saranno al memento della richiesta della Tesi, che presumibilmente avverrà dopo l’estate prossima in quanto la sessione autunnale di discussione sarà a novembre. Per quella data forse avremo i primi contributi. Quindi fino al n. 4 del 2019 è difficilmente prevedibile contributi dei frequentatori. Quindi la line editoriale sarà quella fin qui adottata, volta a focalizzare alcuni aspetti del Valore Militare come fattore immateriale di ogni strategia. Nel frattempo è in pieno approntamento il n. 3 del 2019 che sarà dedicato completamente alla presentazione delle attività del CESVAM, che attualmente attivano quindici comparti.
Altra indicazione che si vuole fare è la partecipazione del CESVAM a due principali attività che la Presidenza del Nastro Azzurro ha in animo di attuare: La Giornata del Decorato a Torino il prossimo 5 aprile e il 6° Incontro “Avversari ieri, amici oggi” che si terrà in Italia nel mese di giugno. Il CESVAM vi parteciperà, a concorso delle attività con un convegno, come prassi, per la Giornata del decorato, che sarà la continuazione come tema scientifico di quello della Giornata del Decorato 2018, ovvero sarà dedicato allo studio del valore militare e la crisi armistiziale del settembre 1943. Per l’incontro con gli amici della Croce Nera d’Austria è in programma una conferenza dedicata all’opera di ricostruzione del Regio Esercito all’indomani della fine della grande guerra per il ripristino degli argini dei fiumi e delle strade e dei ponti, sia ordinari che ferroviari per riportare alla regolarità la viabilità sconvolta dalle operazioni di guerra.
Sotto il profilo della pubblicazione di volumi, in questa primavera dovrebbero vedere la luce il volume dedicato al 1866, dal titolo “Quattro Battaglie per il Veneto”, dedicato alla Storia del Risorgimento, il primo volume dedicato alle operazioni sul litorale laziale, ovvero allo sbarco di Anzio, e ai volumi dedicati alle leggi raziali del 1938, oltre al completamento del Dizionario minimo della Grande Guerra.
Una prospettiva, quella descritta, estremamente impegnativa, che vede il CESVAM impegnato in tutte le sue risorse. E’ un aspetto, questo, di interpretazione operativa dell’Istituto del Nastro Azzurro come ente morale, ovvero come quel soggetto che si adopera per diffondere nella società i valori raccolti nello Statuto. Rimane sullo sfondo l’altro aspetto, quello associativo-combattentistico, che viene lasciato completamente in mano alle attività delle altre componenti dell’Istituto, prime fra tutte le Federazioni Regionali.

giovedì 5 dicembre 2019

La triste sorte dei prigioni inviati all'est


LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943



La disposizione di Hitler del 12 settembre volta a punire i militari italiani che avevano consegnato armi ai ribelli coinvolse almeno 10.000 soldati italiani che furono inviati come “schiavi militari” all’est, che non furono internati in Germania ma messi a disposizione dei Comandi tedeschi operanti nel fronte orientale La loro sorte è praticamente sconosciuta, ma si ha il dato che questi militari furono travolti dalla avanzata dell'Armata Rossa che che più della metà non ebbero salva la vita o non rientrarono in Italia


Approfondimento su Gerard Schreiber, I Militari Italiani Internati nei campi di concentramento del Terzo reich 1943-1945. pag. 424-427.

sabato 30 novembre 2019

9 settembre 1943: catturati 100.000 soldati italiani

La crisi armistiziale del 1943




Il piano “Asche” ben studiato e ben preparato, fu così ben attuato, in Italia, che già alla sera del 9 settembre erano stati catturati e disarmati oltre 100.000 soldati italiani. Secondo un dispaccio del Gruppo Armate B al comando del gen. Rommel, l’azione tedesca sull’asse Bologna- Brennero e valli laterali aveva portato alla cattura di oltre 40000 militari italiani, oltre a garantire la sicurezza della percorribilità della via principale per la Germania. Nell’area Tarvisio-Gemona-Trieste-Lubiana.[1] In cui si verificarono azioni di una certa resistenza da parte delle truppe italiane, i prigionieri catturati furono 10.500. 

Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona,  Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, una delle piazzeforti più importanti del nord Italia, il numero dei prigionieri italiani si può far risalire a 40.000. Le azioni svolte in Liguria e soprattutto per il controllo del porto di Genova e del suo retroterra porto alla cattura di altri 3000 prigionieri italiani. In tantissime località si ebbero la cattura ed il disarmo di soldati italiani, e, come detto, il primo giorno, si ebbero circa 100.000 soldati catturati e già avviati verso la Germania.



[1] Lubiana, dal maggio 1941, con il suo territorio circostante, era stata incorporata al Regno d’Italia ed era diventata una provincia italiana. La sua sigla automobilistica era LB.

giovedì 28 novembre 2019

Un altro ordine criminale


LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943



Berlino apprende che vari comandanti italiani hanno fatto accordi con le forze ribelli del luogo; inoltre stanno consegnando armi e munizioni oltre ad equipaggiamenti a queste forze ribellistiche, che si stanno rafforzando approfittando della resa italiana. Hitler, preoccupato di questo andamento della situazione, impartisce un secondo ordine, firmato dal feldmaresciallo Keitel, anche questo definito “criminale”, emanato nella giornat del 12 settembre del seguente tenore
“Per ordine del Fuhrer tutti i reparti italiani che abbiano fatto cadere le loro armi nelle mani dei rivoltosi od abbiano fatto questi causa comune, saranno trattati dopo la cattura nel seguente modo:
-          Gli ufficiali secondo la legge marziale dovranno essere fucilati
-          I Sottufficiali ed i militari di truppa dovranno essere trasferiti ad est, a cura della Direzione Affari generali della Wehrmacht/Capo reparto prigionieri di guerra evitando se possibile il transito attraverso il Reich, per essere impiegati come lavoratori a disposizione dello Stato Maggiore dell’Esercito/ Intendente Generale”[1]


[1] Ibidem, cit, pag 141

giovedì 21 novembre 2019

La Guarnigione di Pola si arrende: un episodio emblematico


lacrisi armistiziale del 1943



A Pola la guarnigione era di circa 18.000 uomini ma nel settembre 1943 per la presenza di militari della 2a Armata i militari italiani presenti erano circa 33.000. Una forza più che sufficiente per fronteggiare ogni situazione, anche perché la truppa era alla mano e pronta a combattere, anche contro i tedeschi, presenti in pochissimo numero, non più di 160 uomini. L’Ammiraglio comandante cade nella rete ben tesa delle promesse, delle minacce e della risolutezza tedesca e si lascia irretire, accettando la resa di tutte le truppe italiane. L’episodio di Pola è da approfondire e studiare in quanto 33.000 uomini non si possono arrendere a 160 tedeschi: sono sicuramente intervenuti altri fattori, per lo più di carattere psichico e motivazionale che genereranno inconfessabili sensi di colpa e una traccia leggere di vergogna e umiliazione. 

giovedì 14 novembre 2019

La brutalità tedesca è anche verso la popolazione

                                                                                                   LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943


giovedì 7 novembre 2019

Un ordine criminale


                                                                                  LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943



Il piano Asche ebbe contrasti e nel corso delle operazioni si manifestò anche una certa resistenza all’azione tedesca da parte di Comandanti italiani più risoluti. In virtù di questa reazione il Comandi supremo della Wehrmacht alla sera del 9 settembre 1943 decise di emanare disposizioni  che assunsero i contorni della criminalità e della violazione di ogni diritto ed uso di guerra. Il messaggio, inviato al Comandante Superiore Ovest, al Comandante Superiore Sud, al Gruppo di Armate B, ed al Comandante Superiore Sud-Est prescriveva

“ In quelle località dove truppe italiane o altri armati oppongono ancora resistenza, si deve porre loro un ultimatum a breve scadenza, chiarendo che i comandanti italiani responsabili della resistenza stessa saranno fucilati come franchi tiratori se, entro il termine stabilito, non avranno ordinato alle proprie truppe di consegnare le armi alle unità tedesche”[1]

Come era da prevedere questo ordine fu eseguito ed ebbe conseguenze veramente cruente, in special modo nel Balcani, nelle isole greche, ovvero Cefalonia e nella zona sotto comando del maresciallo Kesserling. L’attuazione di questo ordine fu più mitigata nella zona del gruppo Armate B, ovvero nel nord Italia


[1] Schreiber, G., I militari italiani internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, Roma. Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito Ufficio Storico, 1993. Pag. 139. Secono Schreiber questo ordine è un ordine “criminale”

venerdì 25 ottobre 2019

Il Piano Achse

La crisi armistiziale del 1943

La foto è quanto mai emblematica. Mentre si discute della resa delle truppe italiane
 una donna con sopra la testa la cesta dei panni da lavare si avvia tranquillamente verso casa
Certamente non si è verificato alcun combattimento o azioni violente di resistenza

Il piano “Achse”  ebbe attuazione dalle Alpi alla Calabria e s sviluppo in tre fasi: a) aggressione immediata delle concentrazioni di truppe italiane; b) azioni di annientamento e rastrellamento in zone circoscritte; c) assunzione progressiva di tutti i poteri sia militari che civili in tutta l’area occupata dalle singole Grandi Unità.
La esecuzione di tale piano fu lineare da parte delle truppe germaniche che si attennero alle disposizioni in modo restrittivo, tranne alcune differenze in base alle aree geografiche di impiego: ad esempio le truppe tedesche del generale Witthoff che operavano in sud tirolo, grazie alla collaborazione della popolazione, ebbero il compito più agevole rispetto a quelle del XIV Corpo d’Armata che agivano a sud di Roma.

sabato 19 ottobre 2019

Il III Fronte della Guerra di Liberazione: L'internamento

La crisi armistiziale del 1943


Il III Fronte della Guerra di Liberazione nasce sostanzialmente dalla reazione tedesca conseguente alla inaccettabilità da parte di Berlino dell’uscita dalla guerra dell’alleato Italiano. Questa inaccettabilità fa si che la Germania hitleriana vede nell’Italia non solo un alleato traditore, che non vuole seguire la Germania fino in fondo nella condotta della guerra, ma anche con un nemico da combattere in ogni modo, con più il tradizionale rancore ed odio tedesco nei confronti dell’elemento latino, in generale, ed italiano in particolare. Questo approccio della Germania, che poi è l’architettura portante di tutta la Guerra di Liberazione, darà origine, come vedremo anche al IV Fronte, ovvero la resistenza dei militari italiani all’estero, e quindi, come naturale conseguenza al fronte avversario della predetta Guerra di Liberazione.

Con la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 e la conseguente liquefazione ed evaporazione del fascismo sia come regime sia come movimento, la Germania hitleriano dovette fare buon viso a cattivo gioco ed accettare il nuovo governo Badoglio. Nessun a Berlino si faceva illusione che questo Governo, date le condizioni dell’Italia, l’invasione del suo territorio metropolitano, poteva intraprendere azioni per giungere a qualche compromesso con gli Alleati ed uscire dalla guerra. Questo avrebbe significato una minaccia seria ai confini meridionali del III Reich.[1] La conseguenza immediata fu la predisposizione del piano “Achse”, ovvero tutte quelle misure necessarie per annientare l’Italia come potenziale nemico, e cercare di portare il più a sud il fronte meridionale tedesco contro gli Alleati. Uno dei cardini di questo piano era “il disarmo a sorpresa con ogni mezzo e senza il minimo scrupolo delle truppe italiane.” Fu un principio che in modo sistematico fu applicato ovunque vi erano truppe italiane, a dimostrazione che tutti i Comandi tedeschi erano stati ampiamente orientati su questo tema. Era anche previsto che, in caso di reazione efficace delle truppe italiane, queste dovevano essere solate, e attaccarle in una seconda fase con una offensiva ben organizzata  con adeguate forze.


[1] Indirettamente si può notare che la Germania dal 1939, inizio della guerra, aveva questa certezza. L’Italia garantiva la frontiera meridionale della Germania e soprattutto teneva lontana la minaccia aerea, che fino al settembre 1943, poteva venire solo dalla Gran Bretagna.

sabato 12 ottobre 2019

La Crisi Armistiziale 1943 Le fonti


Il volume di Gerhard Schreiber, 
 ufficiale della Marina della germania
basato sulle fonti erchivisticge tedesche
 è uno dei volumi di riferimento per avere dati e notie
 sulla azione delle forze armate tedesche durante la crisi armistiziale
sia in Italia che all'estero
 E' edito dal Ministero della Difesa
 Stato Maggior dell'Esercito - Ufficio Storico
1992

domenica 6 ottobre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO n. 4 del 2018 Copertina




ANNO LXXX, Supplemento IX, 2018, n. 4
In Copertina
Medaglia della Vittoria coniata e firmata da Luciano Zaniella
prodotta in tiratura limitata
67 mm di diametro e pesa 140 grammi
Disponibile in bronzo similoro
E' possibile richiederla alla Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro
(segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

giovedì 19 settembre 2019

QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale

 SOMMARIO
 Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni”  www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org 

Editoriale del Presidente.  Carlo Maria Magnani: 


IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA           

APPROFONDIMENTI 

AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto 
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra 
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
 Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista 

DIBATTITI 
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)

ARCHIVIO 
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00 

MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE 

Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto  1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo  

Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI 

UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico

GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate 

Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie. 

CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare 

I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018,  Maggio 2018, n. 30 
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018  Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32

“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com 

PER FINIRE Massimo Coltrinari,  Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre 

Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni 
Combattentistiche.  La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni.  La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto.  Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili” 

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” 


martedì 10 settembre 2019

Medaglia d'Onore per gli IMI


MEDAGLIA D’ONORE IMI : L’APPELLO DI “UN RICORDO PER LA PACE”





Nuovo appello dell’Associazione “Un ricordo per la pace” agli aventi diritto ed ai loro eredi per richiedere la Medaglia d’Onore IMI.
Ultima settimana questa per provvedere all’invio della richieste che potrebbero essere valutate già ai primi di aprile in una riunione del Comitato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la prossima consegna delle onorificenze il 2 giugno Festa della Repubblica.
La Medaglia d’Onore viene consegnata presso le Prefetture italiane generalmente due volte l’anno: il 27 gennaio Giorno della Memoria ed il 2 giugno ed è concessa con Decreto del Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutarono di aderire alle formazioni naziste e pertanto vennero catturati dai tedeschi e internati nei lager, destinati a lavoro coatto per l’economia di guerra della Germania.
Si stimano oltre 616.000 i soldati italiani che dopo l’armistizio dell’Italia, rifiutando di continuare la
collaborazione con i nazisti, furono catturati e deportati nei campi di concentramento. Il loro status non fu quello di prigionieri di guerra, bensì di “internati militari”, abile stratagemma di Hitler per sottrarli alla tutela della Croce Rossa Internazionale. Considerati dai tedeschi “traditori” furono obbligati a svolgere lavori particolarmente pesanti e pericolosi ed esposti al rischio dei frequenti bombardamenti. A costo della propria vita gli Internati Militari Italiani mantennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d’Italia. Solo una piccolissima percentuale, spinta dagli stenti e dalle continue vessazioni, optò a favore dei tedeschi. Più di 50.000 soldati italiani morirono in quei campi, per lo più di fame e malattie contratte a causa delle gravi carenze nutrizionali ed igieniche. Migliaia di loro morirono poco dopo il rientro in Italia.
Per richiedere la Medaglia d’Onore è necessario compilare e spedire, tramite raccomandata, una modulistica scaricabile dal sito internet del Governo Italiano – Medaglia d’Onore I.M.I. allegando le documentazioni di cui si è in possesso( foglio matricolare, lettere dal lager etc) che testimonino l’internamento nei campi di concentramento nazisti dopo l’8 settembre 1943.

Per informazioni ed assistenza rivolgersi all’Associazione “Un ricordo per la pace”che dal 2011 è attiva nel progetto divulgativo “MEMORIA AGLI I.M.I”.
 cell. 3280751587 ; e-mail el.bonacini@gmail.com


giovedì 29 agosto 2019

Famiglia Filipponi. Una storia





Camilla Filipponi, studentessa della V F all’Istituto “Colomba Antonietti” di Roma, durante la Giornata della Memoria” ha portato alla attenzione dei suoi compagni questa breve nota che traccia le vicende di una famiglia, ebrea, in fuga durante la guerra.  Come una ragazza di 18 anni percepisce e vive quei avvenimenti emerge dalle righe sotto riportate.  Noi siamo sempre convinti che, andando al di là del valore letterario, di ricostruzione storico-scientifico, il dato da sottolineare che una giovane della quarta generazione successiva a quella dei protagonisti “vive” quei avvenimenti e vi partecipa. Crediamo che sia un esempio di come la Memoria venga preservata ed alimentata. Con gli anni Camilla, e tante ragazze e ragazzi come lei, elaboreranno in modo più articolato questa Memoria e saranno testimoni nel tempo partecipi e consapevoli di quello che è stato. (n.d.r.)

Breve Storia di una famiglia in guerra
di Camilla  Filipponi

Si chiama Angelo Di Cave ed è di religione ebraica,  all’epoca dei fatti la famiglia era composta da padre, madre e tre sorella più grandi.
Vivevano a Velletri ( in provincia di Roma, nell’area dei Castelli Romani), dove il  padre,  insieme al fratello, avevano avviato due grandi negozi di tessuti e abbigliamento, una fabbrica di mobili con 3 grandi magazzini e una fabbrica di reti per letti.
Erano quindi una famiglia molto agiata, pur facendo una vita molto semplice a causa naturalmente della guerra. Quando furono promulgate le leggi razziali,  le sue sorelle furono espulse dalla scuola statale, nonostante avessero ottimi voti, mentre lui iniziò privatamente la prima elementare.
 Il Fascio (inteso qui come l’Autorità politico amministrativa, n.d.r.) concesse al padre alcune piccole deroghe in quanto più volte ferito nella guerra del 1915/1918. Rinunciò alla  pensione di invalidità, in quanto sosteneva che dopo la guerra,  la Patria aveva più bisogno di lui,  che lui dei loro soldi ed è per questo che rinunciò  ad ogni piccolo privilegio che veniva concesso dallo Stato perché non voleva servirsi dei loro favori, l’unica cosa che avrebbe voluto era la libertà.
A Giugno del 1943 si trasferirono tutti insieme presso la  famiglia dello zio, nella villa in campagna sempre fuori  Velletri,  perché l’aviazione Inglese bombardava incessantemente il centro del paese in quanto la cittadina era un’importante stazione ferroviaria, usata dai tedeschi per lo scambio delle truppe.
I primi giorni del mese di settembre dello stesso anno,  il commando tedesco di Roma stabilì che la Comunità Ebraica doveva versare 50 kg di oro in cambio della  non persecuzione e deportazione degli ebrei romani.  Grazie anche alle offerte di molti cattolici riuscirono in tre giorni a raccogliere i  50 kg di oro e consegnarli ai  Tedeschi, i quali riconfermavano quanto da loro promesso.
Dopo circa un mese da questi fatti, alle ore 5,00 della mattina del  16 Ottobre, anche gli ebrei romani furono strappati dalle loro case e dai loro parenti senza distinzione tra uomini, donne, bambini, neonati e anziani. Durante questo triste rastrellamento,  furono presi i suoi nonni materni ( la nonna morì  prima di arrivare in Germania, mentre in nonno di professione giornalista, riuscì a sopravvivere per alcuni mesi nel campo di sterminio di Auschwitz , dove poi fu ucciso nelle camere a gas), poi furono prese le sorelle del padre con i mariti e quattro figli di otto,sei, quattro e due anni. Successivamente  persero  il fratello sempre del papà con la moglie e le bambine di tre e due anni,  i due zii della madre ed infine altre undici persone di famiglia.  Di tutte queste persone elencate,  nessuno è tornato dai campi di concentramento.
Fortunatamente tutta la sua famiglia si salvò,  nonostante questi lunghi e interminabili nove mesi di fughe e persecuzioni,  furono costretti a continui spostamenti, sempre sparsi per le campagne di Velletri.
Ricorda che trascorsero  25 giorni in una grotta insieme  con altre 40 persone di Velletri, di cui alcune gravemente ferite,  altre molto malate, naturalmente tutto ciò senza ricevere le dovute cure.  In quei giorni vissuti al buio e freddo, non avevano niente  dove potersi riposare,  infatti   la notte dovevano dormire sdraiati a terra come bestie, nell’umidità e nella sporcizia, non  potevano uscire a cercare cibo perché  la grotta si trovava in un luogo situato  tra le truppe tedesche,  posizionate a circa 300 metri di fronte,  e le truppe americane posizionate alle loro  spalle a circa un chilometro, i due schieramenti si sparavano giorno e notte  ininterrottamente, finchè un giorno,  le truppe  americane riuscirono a colpire la posizione tedesca, ma si allontanarono senza liberarli.
 Durante questi 25 giorni  sia lui che la sua famiglia soffrirono la fame,  è ciò che  ricorda tristemente,  ma  solo oggi,  a distanza di  anni  lo giustifica,  fu il fatto che allora,   ognuno pensava solo a se stesso . Infatti  anche se alcune delle  persone presenti con lui nella grotta avevano da mangiare, queste non lo divisero con nessuno,  perché  in quei terribili giorni,  non si sapeva che fine uno avrebbe fatto,   non sapevi quanto  dovevi  stare nascosto, non sapevi  se ti avrebbero liberato gli americani  o saresti stato catturato dai tedeschi, quindi dovevano  sopravvivere con quel poco da mangiare che avevano, quindi   si viveva alla giornata.
Per  concludere questa breve storia, la quale credo sia servita  ad offrire un ulteriore testimonianza degli stati d’animo di quel periodo i quali hanno segnato la storia Italiana e non solo, il Sig. Di Cave ricorda che Velletri  fu distrutta al 90%, e tutto ciò che possedevano   tra le aziende e le case,  fu  distrutto dai bombardamenti e saccheggiato. Loro per i primi mesi post-guerra riuscirono a sopravvivere  grazie  all’aiuto di alcuni parenti che vivevano a Roma,  e  che fortunatamente erano riusciti a salvare almeno la casa.