Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

sabato 25 aprile 2020

25 Aprile. Il ricordo

Volume "Noi Partigiani", a cura di Gad Lerner e Lura Gnocchi. uscito il 23 aprile in tutte le librerie. Testimonianze.

lunedì 13 aprile 2020

Hitler e l'Occultismo I Parte


di Alessa Biasiolo
L’Illuminismo rinascimentale ebbe una grande influenza in Germania, soprattutto sul Romanticismo. Albert Béguin ricorda come diverse correnti letterarie prepararono quella manifestazione d’irrazionalismo che non fu, secondo lui, né brusca né nuova come si potrebbe pensare. L’Illuminismo secondo l’Autore, aveva già affermato qualcuna di quelle idee fondamentali che saranno comuni alla maggior parte dei fisici romantici. Keplero, Nicolò Cusano, Giordano Bruno, pensavano che l’universo fosse un essere vivente provvisto di un’anima. Che un’identità essenziale unisse tutti gli esseri particolari che sono un’emanazione del Tutto. In nome di questo, ciascun essere è legato all’altro, nulla è isolato e ogni manifestazione può raggiungere chiunque nell’universo, soprattutto grazie alla magia, mezzo per mettere tutto e tutti in comunicazione. Anche l’astrologia è fondamentale, per questi filosofi, perché l’analogia essenziale tra la natura e l’uomo permette di concepire che ciascun destino è legato al corpo degli astri e delle costellazioni. L’uomo è al centro della creazione in un posto privilegiato nella catena degli esseri, perché è un essere pensante, specchio in cui l’universo si riflette e si riconosce. La conoscenza del reale, dunque, si opera attraverso la pura contemplazione interiore, grazie all’esperienza vissuta. In molti casi, l’esperienza al tempo non era del singolo, ma di piccoli gruppi che si riunivano intorno ad un Maestro e che, condividendola, la propagavano con pubblicazioni o condivisioni con altri studiosi, viaggi e anche conversazioni segrete per evitare l’interesse dell’Inquisizione. Sembra che una pre-Massoneria si sia così formata a partire dal XVI secolo estendendosi in Inghilterra, Germania, Francia e Italia. Francesco Bacone ipotizzava assemblee di studiosi che potevano esaminare e perfezionare tutte le conoscenze umane, coloro che definiva i tesorieri della scienza. Proprio a Bacone si fa risalire la Framassoneria, tesi sostenuta sin dal 1870, oltre a ricondurre molti interessi ai circoli artistici e filosofici di Norimberga, soprattutto ruotanti intorno ad Albrecht Dührer. Erano anni in cui la Chiesa si dimostrava scettica dinanzi ai circoli scientifici, compresa la Royal Society inglese che venne tacciata di empietà nel 1639. A suo carico si parlava di una società segreta, detta Macaria, e di un Invisible College, ma non si trovarono prove, fatto sempre molto difficile nei casi di sette segrete. Si parlava anche di Johannes Valentinus Andreae o Andrewas, creatore della Rosa-Croce, come appartenente ad una società segreta detta della Palma, fondata a Weimar nel 1617. Uno studio sulla Rosa-Croce lo si deve a Paul Arnold che indica come la Germania luterana conobbe una notevole intransigenza dinanzi al fiorire di sette ed eresie, tanto che una minima parola poteva essere oggetto di accuse, di conclusioni di carriere ecclesiastiche protestanti, di cadere in disgrazia agli occhi dei principi. Soprattutto i membri della Rosa-Croce subirono repressioni, anche per gli stretti legami con l’alchimia. I rosacrociani asserivano di comunicare con il pensiero, di poter operare per parlare la lingua di ogni popolo presso cui risiedevano e che, se qualcuno li voleva avvicinare sinceramente, li avrebbero incontrati sempre nei luoghi del pensiero, inaccessibili agli altri. Essi si dichiaravano discendenti da mistici tedeschi e fiamminghi, con nozioni ellenistiche ed ermetiche sulla divinità dell’essere umano e una concezione esoterica dell’emanazione divina, la capacità di utilizzare i simboli esoterici già adoperati dai framassoni, tra i quali soprattutto la scala di Giacobbe, il Sole, la Luna. Influirono molto sui sistemi rosacrociani il pensiero di Cartesio e Spinoza, anche se non risulta che i due filosofi si siano mai iscritti alla setta; risulta, però, che in occasione dei 250 anni dalla morte di Spinoza, nel 1927, la Framassoneria olandese ufficialmente partecipò alle celebrazioni con un omaggio alla tomba di colui che aveva contribuito alla creazione della Massoneria speculativa e al suo ideale di tolleranza e libertà.
Arriviamo così al 1776 quando viene costituito il cosiddetto Ordine degli Illuminati di Baviera, accusato addirittura di avere tramato per la preparazione della Rivoluzione Francese. In quegli anni si rincorrevano gli editti di divieto di alcune logge e di altre no, oppure di appartenenza: spesso era vietato appartenere a logge umanitarie contemporaneamente a quelle dette antico-prussiane, ad esempio.  Alcuni Ordini, nella Germania di inizi Novecento, si dichiaravano nazionalisti, fedeli al cristianesimo dogmatico e al razzismo, molto prima dell’avvento delle ideologie hitleriane. Questo perché si rifacevano a posizioni specialmente settecentesche rispetto alla divisione interna alle Chiese cristiane, alla volontà di portare un punto fermo nella dottrina, secondo il punto di vista settario. C’erano allora regole di stretta osservanza che prevedevano negli Ordini l’esclusione delle donne e degli ebrei, mentre prevedevano per ciascun adepto un severo programma di studio e di vita quotidiana, sotto il vigile controllo dell’Ordine stesso. Il rito di iniziazione variava da Ordine a Ordine, ma aveva all’incirca le stesse regole: l’iniziato veniva accolto di notte in una stanza dalle finestre ermeticamente chiuse, poco illuminata, in presenza dei suoi padrini. Domande e risposte rituali ricordavano all’iniziato i suoi obblighi e la sua volontà; quindi venivano espressi i voti, o rinnovati, soprattutto di segretezza e di obbedienza. Nell’Ordine di Minerva, rappresentato da una civetta che stringeva tra gli artigli un libro con le iniziali P.M.C.V. dalla frase Per me caeci vident, Grazie a me i ciechi vedono, durante la seconda metà del Settecento vennero introdotte delle variazioni e gerarchizzazioni a completamento dell’organizzazione preesistente. Una di questa comprendeva i nuovi gradi di Illuminatus major e Illuminator dirigens. Il grado si Illuminato minor corrispondeva all’insegnamento dell’arte di governare gli uomini per dirigerli verso il bene e la luce. Si sviluppavano i talenti dell’osservazione e del retto giudizio del neofita, oltre alla persuasione e convinzione degli spiriti ribelli. Dopo attenta osservazione dei difetti e delle qualità dell’Illuminator minor, poteva essere condotto ad accedere ai gradi superiori. Abbiamo allora gli Illuminati di Baviera, Ordine che esercitò influenza politica fino al 1784: secondo alcune fonti dei servizi segreti austriaci, essi diressero occultamente il governo bavarese fino agli inizi dell’800. Lo stesso Massimiliano Giuseppe, re di Baviera, sembra fosse framassone, appartenente alla Stretta Osservanza con il nome di Cavaliere dell’Aquila di Giove. Comunque emanò il rinnovo dell’editto di interdizione di tutte le società segrete il 5 marzo 1804. La vicenda del Re dimostra, vista nella sua interezza, come fosse complesso appartenere ad un Ordine e come fosse delicato il meccanismo di ingresso, uscita, carriera. L’Ordine degli Illuminati rimase dormiente fino al 1906, quando un tale Theodor Reuss lo riportò in vita attiva. Prima della Grande Guerra riapparve a Dresda un bollettino dell’Ordine, mentre nel 1912 a Berlino esisteva una loggia all’opera per costituire una Grande Loggia degli Illuminati Framassoni per la Germania. Reuss importò molte pratiche dall’Inghilterra, creando molta confusione sui riti dell’Ordine stesso, mentre il movimento gioannita diventava sempre più potente emigrando in Austria, dove la sua influenza divenne molto forte. Sempre nel 1912, André Chéradame pubblicò un articolo dal titolo “Tra la pace e la guerra” in cui metteva in guardia dalla Germania che, malgrado l’attitudine apparentemente pacifica, sarebbe stata pronta ad attaccare la Francia. Chéradame aveva intrapreso studi sul movimento pangermanico politico e militare nelle sue ripercussioni internazionali, cercandone le ramificazioni in quasi tutto il mondo. La presenza di dottrine pangermaniche era nota in molti circoli, ma nessuno avrebbe mai pensato che ci fosse un piano per l’egemonia tedesca. Secondo lo studioso, i tedeschi si muovono sempre con metodo e ogni piano d’azione si basa su una dottrina che si sono fatti. “A partire da questa concezione, essi marciano in seguito con tenace risoluzione”, affermava Chéradame. L’intento era che i tedeschi governassero il nuovo impero che si sarebbe costituito dal piano, con la coscienza di essere un popolo padrone, mentre i sottomessi avrebbero svolto i compiti inferiori, specialmente gli stranieri sottomessi dalla dominazione tedesca. Il piano pangermanista, pertanto, sembra avere trovato nel razzismo hitleriano un’espressione atta a portare a termine i propri progetti. Soprattutto, l’evidente antisemitismo hitleriano avrebbe giocato a favore della strategia di coalizzare intorno al piano le persone che non vedevano di buon occhio gli ebrei in Europa, e in Germania in modo particolare. Dopo il crollo della Borsa di Wall Street nel 1929 e la successiva crisi economica, l’antisemitismo fu un modo come un altro per catalizzare l’attenzione delle persone contro ebrei e marxisti, a contenere l’ondata di demoralizzazione e rabbia conseguenti alla spaventosa crisi economica che, ancora una volta, colpiva il popolo tedesco. Il progetto hitleriano cavalcò, allora, la borghesia già antiebraica che viveva un clima da affare Dreyfus in Francia, con una legge di emancipazione prussiana entrata in vigore nel 1869 e mai revocata, che aveva notevolmente  aumentato la minoranza ebraica e di conseguenza le recriminazioni dei non ebrei. In questo quadro, non va dimenticato che non fu solo la società tedesca a sviluppare circoli, e circoli esoterici, o idee di dominio, che la accumunavano ad altri Stati europei. Inoltre, l’opera di Ramée aveva svolto un’importante azione in molti circoli francesi, proponendo una teologia di governo fondata sulla superiorità dell’uomo di razza caucasica sulla razza semitica mediterranea, considerata iniqua. Argomenti che non devono stupire, dato che in quegli anni erano alla base del pensiero soprattutto europeo e “giustificazione” per un imperialismo che portò, per varie cause, al primo conflitto mondiale. Pare che Hitler ignorasse l’opera di Ramée, ma molti passaggi del Mein Kampf rassomigliano al lavoro del francese. Ramée sosteneva la necessità di una ideologia e di una politica razziste, nell’interesse generale, con prevalenza della legge del legame di sangue e personalità forti in grado di governare, con uno strano legame con il divino di cui si è immagine. E se Dio è Padre dell’Universo, il capo dello Stato doveva essere immagine del divino, quindi Padre dello Stato. Chi governava assumeva i contorni di una sorta di Dio in terra, quindi. Si crea intorno al razzismo una falsa comunità nel male, tuttavia non si deve confondere questa posizione con la gnosi razzista hitleriana e dei suoi accoliti. Secondo i nazisti, infatti, la religione del sangue ariana doveva costituire una nuova nobiltà alla quale aspiravano uomini senza un lignaggio e che, appartenenti alla medio bassa borghesia, sognavano di accedere alla classe degli aristocratici in questo modo. Hitler riuscì, con la sua ideologia, a distinguere la comunità del partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori dalle comunità nazionali e religiose tedesche comuni. In questo modo, i suoi seguaci venivano affrancati dalle leggi di moralità proprie della plebe, sottraendoli nel contempo dalle legge umanistica considerata “giudeo-cristiana” e poco virile.
Chi rivendicava di avere “seminato ciò che il Fuhrer aveva raccolto” fu, senza mai alcuna smentita, il barone Rudolf von Sebottendorff nel suo Prima che Hitler venisse. Secondo Maser, la Thule-Gesellschaft era un’organizzazione clandestina dell’Ordine dei Germani, fondata nel 1912 con a capo, per la provincia di Baviera, il barone von Sebottendorff dal 1918, un uomo tornato in Germania dalla Turchia misteriosamente molto ricco. Pur essendo stato protetto da un commerciante ebreo, divenne fortemente contrario agli ebrei europei e, sotto la sua direzione, la Thule-Gesellschaft divenne fortemente razzista e nazionalista soprattutto operando a Monaco, dove il barone conobbe Hitler ed insieme misero a punto le basi per il nuovo partito Nazionalsocialista. Nelle liste della Thule-Gesellschaft, come pubblicate da von Sebottendorff nel 1933, Adolf Hitler risulta nato il 20 aprile 1889 a Braunau-am-Inn; dopo gli studi alla Realschule, studiò alla scuola di architettura di Vienna. È indicato come “Manovale e pittore”, dal 1912 risiedente a Monaco. Arruolatosi volontario allo scoppio della prima guerra mondiale nel 16° Reggimento bavarese di fanteria List, fu gravemente colpito dai gas tossici a Ypres il 14 ottobre 1918. Il 10 maggio 1919, agli ordini del capitano Roehm in qualità di ufficiale istruttore, fu nel 4° Reggimento di fanteria a Monaco. Sempre in quell’anno, Hitler inizia ad impegnarsi nella lotta politica. Nella stessa lista si trovavano Rudolf Hess (condannato all’ergastolo a Norimberga nel 1946), Hans Riemann (che esercitò una forte influenza ideologica sull’NSDAP), Alfred Rosenberg (capo dei servizi di politica estera dell’NSDAP), Michel Hans Frank (criminale di guerra giudicato a Norimberga e impiccato nel 1946), tra gli altri. Tutta la trattazione del barone von Sebottendorff nella Thule era fortemente antiebraica, fino alla reinterpretazione della storia di Israele. L’Ordine dei Germani, che aveva come simbolo la croce gammata e spesso il dio Wotan, nel 1912 divenne una società segreta razzista, di cui la Thule-Gesellschaft era la Gran Loggia bavarese. Pertanto l’idea della croce gammata, così come del saluto “Sieg Heil”, proviene dalla Thule e precedentemente alla nascita dell’NSDAP, che scelse il simbolo come segnatura araldica. Sembra che la croce gammata, o artigliata hitleriana, sia poi stata scelta segretamente per i suoi rapporti simbolici con le armi degli Hohenzoller. Essi, davanti al progredire dei valori cristiani, abbandonarono temporaneamente la tradizionale genealogia solare pagana rossa e oro della Ruota Solare, sacrificandosi al nero e bianco in attesa che la vera antica gerarchia venisse ristabilita. Il ristabilimento si sarebbe prodotto quando i portatori dello scudo della Ruota Solare avrebbero rivelato che la croce equilatera nella ruota altri non è che un disegno occulto della croce artigliata, nel momento in cui la superiore razza germanica si fosse liberata dagli Ebrei, così come dai loro Rabbini e dai Gesuiti, portando la Germania ad un nuovo avvenire e ristabilendo la religione antica di Wotan (o Wuotan). Rimaneva la tradizione di un rapporto religioso tra un avo degli Hohenzollern e il culto di Odino: gli Hohenzollern erano i depositari delle conoscenze pagane e la religione solare era una delle più antiche credenze della Svevia sulla quale dominavano. Plinio affermava che la Thule era la più lontana delle terre conosciute, sulla quale non c’erano notti al solstizio d’estate e dove le tenebre rimanevano tutto l’inverno. Della Thule scrissero Tacito, Plutarco, ma nella tradizione esoterica, la Thule era l’isola sacra per eccellenza della rivelazione primordiale, il primo dei centri iniziatici difeso da una cavalleria mistica e dove risiederebbe il re del mondo. Secondo la simbologia, tuttavia, i nazisti non sembravano così profondi conoscitori del reale significato della svastica e della croce gammata, pertanto bisogna separare il senso tradizionale della Thule con il senso razziale e nazionalista che von Sebottendorff, e i suoi accoliti, accordarono all’allegoria della loro società segreta.
Per la cerimonia di inaugurazione dei nuovi locali della Thule di Monaco, nell’agosto 1918, il barone von Sebottendorff venne eletto Gran Maestro e si decise che ogni sabato sarebbe stato consacrato alla creazione di nuove logge. Infatti, sabato è il giorno di Saturno dal segno simbolico molto simile alla firma di Hitler. Nel novembre dello stesso anno, le logge in Baviera contavano 1500 membri, riconoscibili dalla croce gammata incrociata a due lance. In quel mese, il barone annunciò la lotta contro gli ebrei, giurando sulla croce gammata, invocando il dio Sole, ricordando la runa dell’aquila simbolo degli Ariani, quell’aquila rossa che ricordava che bisogna passare dalla morte per poter rivivere. Quasi una strofa di un canto delle SS future. La mitologia viene costantemente richiamata, così come la necessità di un partito politico razzista che, tuttavia, non poteva essere dichiarato per non incorrere nell’attenzione dei nemici e attirarsi contro le leggi. Nasce, intanto, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), evoluzione del DAP del 1919 (fondato da Harrer, delegato della Thule-Gesellschaft), al quale Hitler era iscritto proprio dal 1919 e di cui divenne presidente nel 1921, mentre von Sebottendorff fu costretto a dimettersi e ad emigrare per le accuse di aver usurpato il titolo baronale che, di fatto, aveva ereditato dal padre adottivo. In occasione del putsch hitleriano, il tentativo di colpo di stato di Monaco dell’8 e 9 novembre 1923, vi partecipò attivamente il nuovo capo della Thule, Sesselmann, setta che venne poi perseguitata, come il partito, a seguito della vicenda. Durante la stesura del Mein Kampf, avvenuta mentre Hitler era agli arresti nella fortezza di Landsberg per soli nove mesi, dei cinque anni di condanna, Hitler venne aiutato da Rudolf Hess, membro attivo della Thule-Gesellschaft e iniziato ai riti germanici. Hess, come un altro capo nazionalsocialista, Himmler, era un profondo conoscitore dell’esoterismo e delle dottrine segrete e utilizzavano spesso simboli precisi come le edizioni di lusso del Mein Kampf e una matita verde, quest’ultima molto cara a molti capi dell’NSDAP. Durante la prigionia di Hitler, nel 1924, von Sebottendorff pubblicò a Lipsia un opuscoletto dal titolo rivelatore: “La pratica operativa dell’antica Framassoneria turca. La chiave per la comprensione dell’Alchimia. Un’esposizione del rituale, della dottrina e dei segni di riconoscimento della Framassoneria orientale”, un modo per rendere noti i segreti per ottenere la forza, rivelare i misteri, gli stessi dei Rosa-Croce e degli alchimisti, cioè una sorta di pietra filosofale per raggiungere il Sapere. Lo stesso barone, esperto di astrologia, dirigeva un’importante rivista chiamata “Rivista astrologica” alla quale collaboravano eminenti studiosi della materia. Apprendiamo, ad esempio, dal diario di Schwerin von Krosigk che Goebbels e Hitler, due tra i capi del nazionalsocialismo che si affidavano agli oroscopi per il loro vivere quotidiano, avevano fatto cercare due oroscopi che venivano accuratamente aggiornati da uno degli uffici di ricerca di Himmler. Uno era l’oroscopo del Führer disposto per il giorno 30 gennaio 1933, e l’altro l’oroscopo della Repubblica, disposto per il giorno 9 settembre 1918. Questi testi, considerati praticamente sacri, vennero fatti esaminare e si scoprì un fatto “stupefacente”. Entrambi annunciavano la guerra del 1939, le vittorie fino al 1941 e quindi una serie di disfatte fino al 1945, soprattutto fino ad aprile. Gli oroscopi prevedevano, poi, la pace a partire da agosto, quindi tre anni difficili, poi ancora la grandezza della Germania a partire dal 1948. Nel diario di Schwerin von Krosigk risulta che egli stesso non riuscì a leggere tutte quelle profezie negli oroscopi, tuttavia racconta che Goebbels ci credeva al punto che, alla morte di Roosevelt, andò da Hitler a dirgli che era scritto negli astri che in aprile si avrebbe avuta una rivincita a suo favore.  (continua con post in data 12 maggio 2020 II Parte)
Alessia Biasiolo

Bibliografia
Albert Bégiun: “L’anima romantica e il sogno”, Garzanti, Milano, 1975
Norman Cohn: “I fanatici dell’Apocalisse”, Edizioni di Comunità, Milano, 1980
Adolf Hitler: “Mein Kampf”, Monaco, 1942
Jacopo Mordenti: “I cavalieri teutonici”, Storica n. 86, aprile 2016
Rudolf von Sebottendorff: “Prima che Hitler venisse”, Edizioni Delta-Arktos, Torino, 1987
Trover-Roper: “Gli ultimi giorni di Hitler”, Mondadori, Milano

domenica 5 aprile 2020

Il nazismo e l’alimentazione

di Alessia Biasiolo
Le teorie alimentari tedesche relativamente al cancro, consideravano che si trattasse di una malattia dovuta meno a germi o agenti chimici (gli studi venivano comunque condotti lo stesso per cercare di trovare, o di escludere, qualche possibile causa patogena) che a processi disfunzionali dell’organismo. L’insorgenza del cancro, infatti, era messa in relazione allo stress e alla cattiva alimentazione, qualcosa cioè che, indebolendo l’organismo, favoriva l’insorgenza della terribile malattia. Per molti scienziati, come Liek, il cancro era una malattia del corpo nel suo complesso: le cause potevano allora essere genetiche, alimentari, appunto, stressogene, eccetera. Chi sosteneva, con Liek, questa teoria, ed erano in molti, caldeggiavano un’alimentazione povera in proteine e zuccheri e ricca di fibre e frutta. Il timore più grande, infatti, era evidenziare come il cancro colpisse persone in buona salute, pertanto venivano consigliati periodi di digiuno e la riduzione del consumo di carne. Anche per la gioventù hitleriana era stato prodotto un manuale dal titolo “La salute attraverso una corretta alimentazione” e, tra i vari consigli, quello più interessante proponeva l’uso della soia come sostituto della carne. Altro interesse riguardava la lotta alla stitichezza, condotta con l’utilizzo soprattutto di pane integrale. L’uso della carne era stato ripetutamente demonizzato, come già abbiamo scritto, soprattutto alla luce dell’alto consumo che si praticava nella Germania nazista e del fatto che Hitler fosse vegetariano. Si pensava che la carne fosse causa di aggressività, di golosità pericolosa e lesiva della salute fisica e morale, tanto come alla generazione precedente di tedeschi era stato insegnato che l’utilizzo di frutta e verdura fosse dannoso. Allo stesso tempo, la campagna di Hermann Göring contro la vivisezione, aveva portato al maggiore rispetto degli animali: annunciata nell’agosto 1933, la fine della pratica della vivisezione aveva condotto ad un’intensa campagna a favore della posizione salutistica del maresciallo, che minacciava di inviare ai campi di concentramento quanti avessero ancora torturato gli animali per studi ed esperimenti scientifici. Il dibattito alimentarista, però, non si quietò, anzi. Da un lato la scuola di pensiero che aveva sostenuto come frutta e verdura portassero al cancro, opinione controbattuta da quanti analizzavano come popolazioni asiatiche come quella indiana avessero una bassissima percentuale di cancro, malgrado il forte uso di verdura; dall’altra parte c’era chi considerava, ancora nel 1942, che la popolazione “pura” della Groenlandia avesse una bassissima incidenza di cancro malgrado il consumo quasi esclusivo di carne. A questo si affiancavano studi effettuati in Francia, secondo i quali i macellai, che maneggiavano costantemente la carne, non era quasi mai malati di cancro, quasi che (come per il vaccino) diventassero immuni alla malattia grazie al proprio lavoro. Naturalmente, queste considerazioni andavano di pari passo all’approvvigionamento tedesco di derrate alimentari. Infatti, negli anni Trenta veniva deplorato l’utilizzo di tanto terreno per produrre cereali adatti all’alimentazione del bestiame, quando si sarebbero potuti utilizzare i campi per l’alimentazione umana. E c’era anche chi denunciava questa politica, e la relativa campagna pubblicitaria per la popolazione, alla luce della scarsità di cibo circolante, dovuto alla necessità di scorte per i militari e alla politica di autosufficienza agricola che aveva notevolmente ridotto le scorte della Germania.
Tornando comunque alla necessità di imitare il capo, soprattutto fra coloro che gli volevano essere più vicini, era risaputo che Hitler fosse vegetariano e che non bevesse né fumasse. Il suo stile di vita era studiato anche prima del suo avvento al governo, ad imitazione del suo essere nazista da parte soprattutto degli adepti. I giornali del tempo, comunque, riportavano come talvolta il Führer si concedesse qualche fettina di prosciutto, degli gnocchetti di fegato bavaresi, del piccione, del caviale e dei cioccolatini, malgrado i suoi interessi, citati anche in conversazioni con amici e altri intimi, vertessero sulla possibilità di cibarsi solo di frutta, verdura e cereali crudi, perché la cottura, sterilizzando gli alimenti, li privava del loro naturale potere benefico. Si interessava dell’uso delle erbe e dei bagni terapeutici di acqua fredda; sosteneva la necessità di utilizzare olio d’oliva, molto salutare, limitando l’uso del grasso di balena, anche per evitare la decimazione dei cetacei. Sembra che la maggiore influenza sugli usi alimentari di Hitler l’avesse avuta Richard Wagner, sostenitore di come e quando la razza umana si fosse mescolata e contaminata proprio per l’utilizzo di carne. Le teorie sulle abitudini alimentari di Hitler sono molte: alcune sostengono che la motivazione vera alla rinuncia alla carne derivasse dall’aver preso alla lettera l’appello wagneriano; altri sostengono che avesse problemi digestivi derivanti dalla difficoltà di metabolizzare la carne, da cui il relativo privarsene; altri ancora sostengono che la propaganda contro l’uccisione degli animali a scopo di alimentare l’uomo, non fosse altro che una modalità per dipingere il capo supremo della Germania nazista come buono e premuroso, per sfatare l’idea del persecutore senza scrupoli. Non ci sono prove certe che Hitler temesse di contrarre il cancro, mentre è certo che altri gerarchi fossero fautori delle terapie naturali, come Himmler che sosteneva l’uso di verdure crude, la medicina naturale, il prendere esempio dalle diete orientali. Himmler odiava l’obesità e lanciò una campagna per combatterla tra le SS che dirigeva. Fu sua l’idea di piantumare nei campi di concentramento e in alcune caserme orti di erbe, così come si oppose alla distribuzione di miele artificiale alle SS, e all’adulterazione degli alimenti. Himmler era fautore di una pubblicità rivolta alle casalinghe affinché si abituassero a salvaguardare la salute partendo dal cibo che preparavano per i figli e in casa in genere. Anche Rudolf Hess sosteneva l’omeopatia e l’uso di erbe medicinali e sembra che fosse vegetariano, al punto di infastidire Hitler perché alle riunioni si portava il pasto da scaldare, disdicendo di consumare i pasti della cuoca dietologa di Hitler stesso. La risposta era relativa agli alimenti biodinamici del pasto di Hess che, comunque, ottenne di essere invitato più raramente a pranzo con Hitler. Le abitudini alimentari di Hitler divennero importanti perché egli incarnava gli ideali della Germania nazista, quindi egli rappresentava il tedesco ideale: a lui, dunque, bisognava rifarsi per essere, o diventare, bravi nazisti. Il corpo di Hitler divenne oggetto di venerazione ed emulazione, tanto che tantissimi uomini tedeschi del tempo portavano baffetti come il Führer il quale, secondo i detrattori, si era fatto crescere i baffi per nascondere delle narici “ebraiche”, mentre delle canzoncine inglesi scherzavano sulla malformazione dei suoi genitali. Hitler decise, quindi, con una deliberazione del 1937, di vietare l’attenzione sul suo corpo, forse anche perché le sue abitudini vegetariane erano diventate pretesto per la pubblicità di una fabbrica; molto più probabilmente per non essere messo in ridicolo.
L’astenersi dal bere alcol di Hitler diede forza a tutte le associazioni che già da tempo si battevano, in Germania e in Austria, contro l’abuso di alcol. Pertanto si approfittò della situazione per sostenere con i giovani che la loro virilità si sarebbe misurata non dalla capacità di bere birra, ma di rimanere sobri. Anche l’alcol venne imputato di causare il cancro, così come Lehmann aveva indicato in un suo studio del 1919, secondo il quale birrai, baristi e similari presentavano un’alta incidenza di cancro. Lo stesso Liek, astemio da prima della Grande Guerra, sosteneva che l’alcol fosse causa di gravi malattie, dai problemi ai nervi a molto altro. Per questo motivo, l’ascesa al potere di Hitler venne vista di buon occhio da tutti coloro che si battevano contro l’uso di alcolici, anche grazie alle esternazioni dello stesso pubblicate su molti periodici già dagli anni Venti. Egli sosteneva, infatti, che il popolo si dovesse liberare da quel veleno, in modo da poter essere il forte popolo tedesco che le sue teorie profetizzavano. Già nel 1933 venne vietato di bere durante la celebrazione della festa nazionale del lavoro, la festa che sostituiva le celebrazioni del primo maggio. Se era difficile sradicare dai tedeschi l’idea di bere birra, si doveva cercare di rafforzarne il carattere e anche di risparmiare miliardi di marchi l’anno, spesi in alcol anziché in altri acquisti. Varie leggi, sempre dal 1933 in avanti, vietavano le pubblicità di alcolici, e questo soprattutto per cercare di arginare un’altra piaga tedesca: il numero di incidenti stradali, i più dei quali erano da imputare proprio all’uso e abuso di alcolici. Nel 1940 venne lanciata “l’operazione tè” nei luoghi di lavoro: notevoli quantità di tè vennero distribuite in tutte le fabbriche in cui gli operai si trovassero a lavorare a temperature alte, per favorire il bere bevande meno pericolose della birra o di altri alcolici. Si incentivò anche la campagna a favore delle tisane, dei succhi di frutta, del succo di pomodoro e similari. Nel 1938, il sidro venne nominato ufficialmente “bevanda del popolo”, mentre nell’ottobre del 1939 venne vietata la vendita di alcol nelle osterie. Gli studi affermano, tuttavia, che se i tedeschi consumavano meno alcol era per l’effetto della contrazione del potere d’acquisto, più che per le campagne messe in atto, tanto che i livelli di consumo di alcolici furono praticamente costanti, se si considera flessioni e ripresa. Ad esempio, la produzione di vino aumentò dell’80% nei primi cinque anni di governo nazista, così come aumentò la produzione di spumanti; aumentarono anche le produzioni di alcolici (per quanto vietate) da prodotti succedanei.

Comm. Alessia Biasiolo