La crisi armistiziale del 1943
Il piano “Asche” ben studiato e ben
preparato, fu così ben attuato, in Italia, che già alla sera del 9 settembre
erano stati catturati e disarmati oltre 100.000 soldati italiani. Secondo un
dispaccio del Gruppo Armate B al comando del gen. Rommel, l’azione tedesca sull’asse
Bologna- Brennero e valli laterali aveva portato alla cattura di oltre 40000
militari italiani, oltre a garantire la sicurezza della percorribilità della
via principale per la Germania. Nell’area Tarvisio-Gemona-Trieste-Lubiana.[1]
In cui si verificarono azioni di una certa resistenza da parte delle truppe
italiane, i prigionieri catturati furono 10.500.
Nelle provincie di Bologna,
Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e
catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia,
Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità
del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, una delle piazzeforti più
importanti del nord Italia, il numero dei prigionieri italiani si può far
risalire a 40.000. Le azioni svolte in Liguria e soprattutto per il controllo
del porto di Genova e del suo retroterra porto alla cattura di altri 3000
prigionieri italiani. In tantissime località si ebbero la cattura ed il disarmo
di soldati italiani, e, come detto, il primo giorno, si ebbero circa 100.000
soldati catturati e già avviati verso la Germania.
[1]
Lubiana, dal maggio 1941, con il suo territorio circostante, era stata
incorporata al Regno d’Italia ed era diventata una provincia italiana. La sua
sigla automobilistica era LB.
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