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sabato 30 novembre 2019

9 settembre 1943: catturati 100.000 soldati italiani

La crisi armistiziale del 1943




Il piano “Asche” ben studiato e ben preparato, fu così ben attuato, in Italia, che già alla sera del 9 settembre erano stati catturati e disarmati oltre 100.000 soldati italiani. Secondo un dispaccio del Gruppo Armate B al comando del gen. Rommel, l’azione tedesca sull’asse Bologna- Brennero e valli laterali aveva portato alla cattura di oltre 40000 militari italiani, oltre a garantire la sicurezza della percorribilità della via principale per la Germania. Nell’area Tarvisio-Gemona-Trieste-Lubiana.[1] In cui si verificarono azioni di una certa resistenza da parte delle truppe italiane, i prigionieri catturati furono 10.500. 

Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona,  Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, una delle piazzeforti più importanti del nord Italia, il numero dei prigionieri italiani si può far risalire a 40.000. Le azioni svolte in Liguria e soprattutto per il controllo del porto di Genova e del suo retroterra porto alla cattura di altri 3000 prigionieri italiani. In tantissime località si ebbero la cattura ed il disarmo di soldati italiani, e, come detto, il primo giorno, si ebbero circa 100.000 soldati catturati e già avviati verso la Germania.



[1] Lubiana, dal maggio 1941, con il suo territorio circostante, era stata incorporata al Regno d’Italia ed era diventata una provincia italiana. La sua sigla automobilistica era LB.

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