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mercoledì 20 luglio 2022

Compendio 1945. III Fronte. Internamento. Il Rimpatrio IV Parte

 

Il Rimpatrio fu doloroso. Nell’Italia del secondo dopoguerra, divisa dalla lotta fra i vincitori della guerra, tra il comunismo e la comunità atlantica, nel mare delle macerie, soprattutto morali oltre che materiali, gli Internati Militari in Germania e negli altri paesi europei non trovavano accoglienza. Nessuna forza politica voleva avere a che fare con loro. Nell’accusa velata erano tutti espressione di quella Gioventù Italiana del Littorio che sostanzialmente aveva sostenuto il Fascismo nella sua fase più cupa del regime. In più, come una cappa di piombo, cadeva su di loro l’inespressa accusa: perchè non avete resistito in massa al tedesco nella crisi armistiziale del settembre 1943?.Perchè cedere senza resistere le armi in cambio di promesse facilmente intuibili che mai sarebbero state mantenute? La delusione e la stanchezza della guerra non erano considerate giustificazioni valide. Non rientrò in questa situazione la reazione avuta al momento di prendere coscienza della realtà, e di opporsi al tedesco non aderendo alla Repubblica Sociale Italiana, preferendo l’inferno dei lager al rientro in Italia. Tutto allora era in divenire e la realtà troppo viva per articolarsi in forme superiori di accettazione. Gli Internati, dopo il rimpatrio, si chiusero in un silenzio sdegnato e impenetrabile e vissero i loro giorni tra tristezze, rancori e incomprensioni, tutti consci di aver speso la loro giovinezza in modo assurdo.

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