25 aprile
L’associazione “Un ricordo per la pace” : “Ricordiamo la
resistenza degli IMI nei lager nazisti”
IL “NO” AL NAZISMO NEL RESERVE LAZARETT DI
ZEITHAIN
Nella ricorrenza del 25
aprile Festa della Liberazione è doveroso ricordare la resistenza dei nostri
soldati italiani internati nei lager nazisti dopo l’8 settembre 1943, durante
la seconda guerra mondiale. Il loro "NO!" al nazismo fu determinante
nel cammino dell’Italia verso la libertà e la democrazia.
Furono oltre 616.000 i
militari che non accettarono di collaborare con i nazisti e vennero deportati
nei campi di concentramento. Tra questi oltre 50.000 non sopravvissero e
migliaia ne morirono al rientro in Italia.
Eroi inconsapevoli, gli
IMI affrontarono con spirito di sacrificio e grande dignità il periodo della
“prigionia”, sottoposti a turni di lavoro oltre le 12 ore al giorno ed a
un’alimentazione insufficiente. Al rientro in Italia la loro posizione non fu
subito chiara dato che in Germania avevano lavorato per i nazisti (seppure
costretti). Molti preferirono tacere sui patimenti subiti cercando di
dimenticare, considerando quel triste periodo un accessorio inevitabile della
guerra.
Con legge n. 296 del 27
dicembre 2006 lo Stato italiano ha previsto per gli IMI, a titolo di
risarcimento morale per la fedeltà alla Patria, la concessione di
un’Onorificenza: la Medaglia d’Onore, concessa agli aventi diritto tramite
decreto del Presidente della Repubblica.
Elisa Bonacini presidente
dell’associazione “Un Ricordo per la pace” ha voluto condividere un commovente
stralcio di una lettera scritta dal papà Ernesto nel 1946 all'ANEI,
associazione ex internati italiani. Anche Ernesto fu catturato dai tedeschi ed
internato poiché malarico nel Reserve Lazarett di Zeithain, in Germania. È il
NO al nazismo di un soldato italiano in fin di vita nel campo “ospedaliero” per
soldati gravemente malati ed inabili al lavoro. Per non dimenticare.
Reserve Lazzarett
Zeithain, febbraio 1944 : “...Passai per una baracca di malati gravi di tisi
(ndr :tubercolosi), uomini che avevano i giorni contati. Mi avvicinai ad un
compagno intento ad osservare una fotografia. Era, come mi disse, della mia
classe: 1923.
Con occhi che non avevano
più luce guardando una piccola foto rispondeva a quanto io domandavo. Pure
immaginando la risposta volli chiedere chi fosse quella donna (per esperienza
sapevo il valore di una parola di un amico in quelle circostanze).
“ Mia madre è !“ mi
rispose. In un attimo davanti a me vidi una donna sulla soglia di una casa
nella disperata attesa di chi non può ritornare.
“Opta!” gli dissi, con la
speranza di poter ridare un figlio ad una madre. Abbassai lo sguardo per non
incontrare il suo.
“No!” mi rispose con una
voce che non era quella di uno che stava per morire. Dopo 11 giorni quel
ragazzo venne portato alla pineta. E non fu il solo.”
(foto Reserve Lazzarett
Zeithain da ISTORETO - Torino)