Durante questo periodo dell’anno, gli ebrei misurano ogni giorno. È il tempo della 'conta dell’omer'. A partire dalla seconda sera di Pesach, ogni giorno avvicina l’ebreo alla festa di Shavuòt e alla consegna della Legge, della Torà. Ogni giorno ha un numero diverso, un carattere diverso, un senso nuovo. Da generazioni, in questo periodo dell’anno l’ebreo conta ogni giorno con grande consapevolezza e attenzione a non sbagliare il conto, affidando ad ogni giorno un significato speciale. Significa che ogni giorno della nostra vita contiene qualcosa di diverso ed è ciò che sposta l’uomo in avanti.
Il precetto è contenuto nella Torà: “E conterete per voi sette settimane, che devono essere complete, a partire dall’indomani dello Shabbàt, dal giorno in cui porterete il manipolo (omer) che deve essere agitato: fino al giorno successivo alla settima settimana conterete cinquanta giorni e presenterete un’offerta farinacea di prodotti nuovi in onore del Signore” (Levitico, 23:15-16).
Seguendo questo comandamento, si contano sette settimane fra Pèsach e la Festa successiva, Shavuòt, detta delle Settimane o delle Primizie. Si dovrebbero offrire ogni giorno, alla sera, delle primizie di cereali. Un'offerta di orzo (il grano matura più tardi) nella misura di un omer ogni sera (circa 1.800 grammi).
Un modo per ringraziare delle primizie, del primo raccolto dell’anno, della rinascita dei campi e delle colture. Un modo, soprattutto, per rendere l’intera congregazione responsabile di un aspetto centrale della vita ebraica: la determinazione del tempo e delle date. La Festa delle Settimane o delle Primizie accade proprio perché l’intera congregazione dei figli d’Israele, ovunque si trovi, conta sette settimane, ossia cinquanta giorni, giorno per giorno.
Dopo la distruzione del Santuario ad opera dei romani nel 70 e.v., tutti gli aspetti cultuali legati al Santuario stesso sono stati aboliti. Non v’è più l’offerta del manipolo di orzo. La conta, però, rimane in vigore. Periodo di attesa, di preparazione fra una Festa e la successiva, fra la celebrazione della libertà riacquisita e il ringraziamento per i raccolti.
Festa particolare è il trentatreesimo giorno dell’omer: il Lag ba’omer (in ebraico, trentatreesimo giorno dell’omer). Si celebrano matrimoni, si accendono fuochi di gioia. Si indossano vestiti nuovi e colorati, si ascolta musica. È anche il giorno in cui si ricorda la dipartita da questo mondo di Rabbì Shim’on bar Yochài, maestro ebreo del II-III secolo, che secondo alcune tradizioni avrebbe scritto il libro fondamentale della mistica ebraica, lo Zòhar.
L’omer è più di una conta. È un percorso individuale e collettivo di riappropriazione e di marcatura del tempo. È una lunga ascesa dall’umiltà che caratterizza la Festa di Pèsachalla piena e gloriosa celebrazione dei raccolti e della Rivelazione dell’Insegnamento (Torà) sul Sinai che contraddistinguono la Festa di Shavuòt. Un percorso in parte misterioso, colmo di significati complessi, sui quali da secoli meditano i cabalisti
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