Il ritorno in
Italia, quindi, fu amaro:
“..
I prigionieri che rientravano dalla Germania incarnavano … la disfatta dell’8
settembre che dagli Italiani non era stata del tutto superata. Il tanto
agognato ritorno in patria degli ex-internati fu dunque percepito a volte come
l’arrivo in un paese straniero. Le privazioni sofferte durante la detenzione
sembrarono agli ex IMI ancora più insensate alla luce del degrado sociale che
erano costretti ora a sperimentare. Ciò che i reduci trovarono particolarmente
offensivo erano lo scetticismo che spesso, benché sottaciuto, serpeggiava in
ambito privato.”[1]
La loro vittoria
sui carcerieri tedeschi, la loro resistenza che passò come la “resistenza del
filo spinato”, che di fatto delegittimò la Repubblica Sociale Italiana, una
gloria della Guerra di Liberazione, privandola della sua migliore gioventù[2], non
fu riconosciuta, Anche qui una vittoria amara, foriera di ogni tristezza.
[1]
Ministero degli Affari Esteri di Italia e Germania, Rapporto della Commissione
storica italo-tedesca, Luglio 2009.
[2]
Una adesione in massa dei oltre 650.000 Internati in Germania, ammesso che i
tedeschi li avrebbero liberati e ceduti ai repubblichini, sarebbe stata la più
grande vittoria che la Repubblica Sociale potesse sperare in termini di
adesione e consenso.