Master in
“TERRORISMO E ANTITERRORISMO INTERNAZIONALE”
Terrorismo. i campi di concentramento in Cina
ANNO ACCADEMICO 2023/2024
(dalla presente tesi si estrare il paragrafo - capitolo III - La Testimonianza di Harry Wu)
La pratica nei Laogai. Prelievo degli organi. La testimonianza di Harry Wu
Harry Wu
è nato a Shanghai l’8 febbraio del 1937 ed è morto il 26 aprile del 2016, ha
vissuto 19 anni in diversi Laogai. È stato arrestato per la prima volta nel
1956 per aver criticato il Partito Comunista Cinese durante la Campagna dei
Cento Fiori, considerato cattolico e “controrivoluzionario di destra”. Dal 1960
al 1979 è stato detenuto in 12 campi di concentramento differenti, costretto
ad ogni tipologia di lavoro forzato, tra cui l’estrazione di carbone, la
costruzione di strade e lavorare la terra. Harry Wu, una volta libero dalla
prigionia, nel 1979, è emigrato negli USA nel 1985, dove ha cominciato a
scrivere delle sue esperienze nei Laogai, dedicandosi nel 1992 esclusivamente
all’ attivismo e alla denuncia delle violazioni dei diritti umani in Cina. Ha
fondato la Laogai Research Foundation nel 1992, fungendo da testimone
principale di questa storia di schiavitù.
Wu ha
ricevuto il “Premio Libertà” dalla “Federazione Ungherese Attivisti per la
Libertà” nel 1991. Nel 1994 ha ricevuto il primo “Premio Martin Ennals per i
Diritti Umani” dalla “Fondazione Svizzera Martin Ennals”. Nel 1996 è stato
insignito della “Medaglia alla Libertà” dalla “Fondazione Tedesca per la
Resistenza della Seconda Guerra Mondiale”. Ha anche ricevuto la laurea ad honorem
dall’Università di St. Louis e dalla Università Americana di Parigi.
A
seguito, la sintesi dell’intervento di Harry Wu “La mia storia per la verità”
al Meeting di Rimini dal 23 al 29 agosto del 2009:
“La mia
è la storia di tutti coloro che hanno patito la tirannia e l'ingiustizia per
mano di un potere crudele e monolitico. La mia è la storia del Laogai (una
particolare forma di lavoro forzato e, in senso invece restrittivo, un campo di
lavoro ndr).
Nel
febbraio del 1957 ebbe inizio la "Campagna dei cento fiori".
Sottoposto a un'enorme pressione dai miei compagni di università, elencai una
serie di critiche alla linea politica del partito.
Allora
non sapevo minimamente che queste critiche, dieci in tutto, avrebbero inciso
tremendamente sul mio futuro.
L’anno
seguente l'atmosfera politica divenne ancora più opprimente. Il 20 ottobre
1957, fuori della mensa universitaria, comparve uno striscione dal titoIo “I
crimini controrivoluzionari di Wu Hongda", che elencava i miei presunti
crimini. Il mio nome era stato cancellato com una riga rossa a indicare che ero
stato bandito dalla comunità.
Ero
diventato un destrorso. Senza dire addio a nessuno, io e i miei effetti
personali fummo caricati su una jeep e portati al Centro di detenzione di
Beiyuan.
Avevo
ventitré anni. Nell'aprile del 1962 cominciai a nutrire la speranza che i
prigionieri accusati di essere di destra sarebbero stati presto rilasciati,
poiché ci stavamo avvicinando alla scadenza del nostro terzo anno di prigionia
nei campi di lavoro, e tre anni era considerata la pena massima per un
destrorso. Fui invece trasferito in un altro campo. Nel corso dei successivi
sette anni avrei sofferto moltissimo: sopportai un periodo di reclusione in
cella di isolamento; fui sottoposto
ad
alimentazione forzata attraverso il naso in risposta allo sciopero della fame
che avevo intrapreso; fui picchiato dalle guardie carcerarie e mi ruppi un
braccio durante un pestaggio organizzato contro di me. Ho visto uomini
impazzire a causa della prigionia, e ne ho visti altri togliersi la vita. Per
tutto il tempo
sono
rimasto aggrappato all'istinto di sopravvivenza nella speranza che un giorno
avrei riacquisito la mia libertà, un traguardo che sembrava svanire giorno
dopo giorno.
Nel
1979, alcuni anni dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping si disfò di molti
prigionieri "condannati" come controrivoluzionari e destrorsi. Io ero
fra di loro, e finalmente riacquistai parte della mia libertà. Una volta
liberato potei finalmente far visita a mio padre. Una delle ultime cose che mi
disse prima di morire fu che non sarei mai stato veramente libero in Cina, e mi
esortò a partire. Così nel 1982 feci domanda per il permesso di espatrio e,
infine, nel 1985 ebbi la mia occasione. Giunsi negli Stati Uniti come
"visiting professor" con 40 dollari in tasca. Nel 1986 parlai per la
prima volta in pubblico delle mie esperienze nel Laogai cinese.
Le
emozioni che avevo tenuto nascoste per tutti quegli anni infine riemersero, e
terminai la mia relazione in lacrime. Il mio intervento sorti un forte effetto
sui presenti, che mi domandarono cosa potessero fare per aiutare coloro che
erano tuttora vittime del sistema del Laogai. Questo mi fece pensare che,
probabilmente, se più persone fossero state a conoscenza delle atrocità che
venivano compiute in Cina, si sarebbe potuto fare qualcosa per porvi fine. In
quel momento compresi che dovevo continuare a raccontare la mia storia.”