Ripubblicati
gli
“Appunti del Ghetto di Varsavia”
di Emmanuel Ringelblum
Emmmanuel
Ringelblum ha raccontato negli “Appunti” l’orrore quotidiano degli Ebrei nel
Ghetto di Varsavia durante l’occupazione nazista, svolgendo tale compito come
un dovere ineluttabile come uomo e come storico. Fin dal novembre del 1939, due
mesi dopo l’invasione della Polonia, aveva deciso di registrare quotidianamente
tutta la storia della catastrofe subito degli ebrei, affinchè tale storia fosse
tramandata ai posteri.
Oggi,
nel 70° anniversario della caduta del Ghetto di Varsavia, avvenuta il 16 maggio
1943, la Casa editrice Castelvecchi, lo ripubblica con il titolo “Sepolti a
Varsavia”, Roma, 2013, pagine 286, euro 22.
Un opera fondamentale, che in questa edizione
aggiunge anche una aggiornata prefazione che si aggiunge a quelle della
edizione Mondadori del 1962 e del Saggiatore del 1965.
Ringelblum,
storico polacco, durante l’occupazione di Varsavia assunse il compito di
raccontare gli avvenimenti tragici che avrebbero condotto alla distruzione
della comunità ebraica. Riuscì a creare una rete clandestina per raccogliere
documenti e testimonianze all’interno delle mura che i nazisti avevano
innalzato attorno al ghetto nel novembre 1940. Osservare, annotare, tramandare
erano considerati una forma di necessaria resistenza, uno dei fronti in cui
necessitava lottare. Nascosti in dieci scatole di metallo, gli “Appunti” furono
ritrovati nel 1946, mentre un’altra parte tornò alla luce nel 1950 in due
contenitori sigillati in scatole del latte.
Non
si tratta di un diario privato: l’autore voleva offrire una fotografia, il più
possibile oggettiva, di quanto stava accadendo. E così l’orrore ci viene
restituito nella sua freddezza, e ci viene mostrato cosa abbia significato la
persecuzione nazista e come sia penetrata, disfacendola, nella vita di coloro
che la subirono. Dalla cancellazione dello stato di diritto alla disgregazione
familiare, dalla precaria economia di contrabbando alle delazioni, dalle
violenze disumane agli slanci di umanità, fino a giungere alla rivolta che
segnerà la distruzione del ghetto e dei suoi ormai pochi abitanti. In poco meno
di tre anni all’interno di quelle mura furono uccisi quasi mezzo milione di
ebrei.
Gli
“Appunti” sono l’espressione di 35.000 pagine di note che Ringelblum voleva
avere come base per una rielaborazione che avrebbe dovuto fare nel dopoguerra.
Ma nel 1944 la Gestapo scoprì il nascondiglio dove aveva trovato riparo e lo
fucilò insieme alla moglie, al figlio ed ad altre 35 persone che erano con lui.
La
sua morte ha reso “Sepolti a Varsavia” un’opera incompiuta, una che resta
fondamentale per comprendere l’orrore in cui fu precipitato il mondo in quegli
anni bui, ma anche quella ostinata fiducia nell’uomo che ha animato l’opera di
Ringelblum fino alla fine
(16 MAGGIO 2013)
(PRIGIONIA@LIBERO.IT)
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