"Non più reticolati nel mondo" Lo studio dell' Internamento come strumento per contrastare la violenza e la violenza bellica, in ogni tipo di società del secolo breve e del secolo in corso.. Come base di studio per affrontare il problema delle migrazioni e dello spostamento di massa delle popolazioni. E' spazio di ricerca su questi temi del CESVAM - Istituto Nastro Azzurro ( Massimo Coltrinari) info:centrostudicescam@istitutonastroazzurro.org
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sabato 25 aprile 2020
lunedì 13 aprile 2020
Hitler e l'Occultismo I Parte
di Alessa Biasiolo
L’Illuminismo rinascimentale ebbe una grande
influenza in Germania, soprattutto sul Romanticismo. Albert Béguin ricorda come
diverse correnti letterarie prepararono quella manifestazione d’irrazionalismo
che non fu, secondo lui, né brusca né nuova come si potrebbe pensare. L’Illuminismo
secondo l’Autore, aveva già affermato qualcuna di quelle idee fondamentali che saranno
comuni alla maggior parte dei fisici romantici. Keplero, Nicolò Cusano,
Giordano Bruno, pensavano che l’universo fosse un essere vivente provvisto di
un’anima. Che un’identità essenziale unisse tutti gli esseri particolari che
sono un’emanazione del Tutto. In nome di questo, ciascun essere è legato
all’altro, nulla è isolato e ogni manifestazione può raggiungere chiunque
nell’universo, soprattutto grazie alla magia, mezzo per mettere tutto e tutti
in comunicazione. Anche l’astrologia è fondamentale, per questi filosofi,
perché l’analogia essenziale tra la natura e l’uomo permette di concepire che
ciascun destino è legato al corpo degli astri e delle costellazioni. L’uomo è
al centro della creazione in un posto privilegiato nella catena degli esseri, perché
è un essere pensante, specchio in cui l’universo si riflette e si riconosce. La
conoscenza del reale, dunque, si opera attraverso la pura contemplazione
interiore, grazie all’esperienza vissuta. In molti casi, l’esperienza al tempo non
era del singolo, ma di piccoli gruppi che si riunivano intorno ad un Maestro e
che, condividendola, la propagavano con pubblicazioni o condivisioni con altri
studiosi, viaggi e anche conversazioni segrete per evitare l’interesse
dell’Inquisizione. Sembra che una pre-Massoneria si sia così formata a partire
dal XVI secolo estendendosi in Inghilterra, Germania, Francia e Italia.
Francesco Bacone ipotizzava assemblee di studiosi che potevano esaminare e
perfezionare tutte le conoscenze umane, coloro che definiva i tesorieri della
scienza. Proprio a Bacone si fa risalire la Framassoneria, tesi sostenuta sin
dal 1870, oltre a ricondurre molti interessi ai circoli artistici e filosofici
di Norimberga, soprattutto ruotanti intorno ad Albrecht Dührer. Erano anni in
cui la Chiesa si dimostrava scettica dinanzi ai circoli scientifici, compresa
la Royal Society inglese che venne tacciata di empietà nel 1639. A suo carico
si parlava di una società segreta, detta Macaria, e di un Invisible College, ma
non si trovarono prove, fatto sempre molto difficile nei casi di sette segrete.
Si parlava anche di Johannes Valentinus Andreae o Andrewas, creatore della
Rosa-Croce, come appartenente ad una società segreta detta della Palma, fondata
a Weimar nel 1617. Uno studio sulla Rosa-Croce lo si deve a Paul Arnold che
indica come la Germania luterana conobbe una notevole intransigenza dinanzi al
fiorire di sette ed eresie, tanto che una minima parola poteva essere oggetto
di accuse, di conclusioni di carriere ecclesiastiche protestanti, di cadere in
disgrazia agli occhi dei principi. Soprattutto i membri della Rosa-Croce
subirono repressioni, anche per gli stretti legami con l’alchimia. I
rosacrociani asserivano di comunicare con il pensiero, di poter operare per
parlare la lingua di ogni popolo presso cui risiedevano e che, se qualcuno li
voleva avvicinare sinceramente, li avrebbero incontrati sempre nei luoghi del
pensiero, inaccessibili agli altri. Essi si dichiaravano discendenti da mistici
tedeschi e fiamminghi, con nozioni ellenistiche ed ermetiche sulla divinità
dell’essere umano e una concezione esoterica dell’emanazione divina, la
capacità di utilizzare i simboli esoterici già adoperati dai framassoni, tra i
quali soprattutto la scala di Giacobbe, il Sole, la Luna. Influirono molto sui
sistemi rosacrociani il pensiero di Cartesio e Spinoza, anche se non risulta
che i due filosofi si siano mai iscritti alla setta; risulta, però, che in
occasione dei 250 anni dalla morte di Spinoza, nel 1927, la Framassoneria
olandese ufficialmente partecipò alle celebrazioni con un omaggio alla tomba di
colui che aveva contribuito alla creazione della Massoneria speculativa e al
suo ideale di tolleranza e libertà.
Arriviamo così al 1776 quando viene costituito
il cosiddetto Ordine degli Illuminati di Baviera, accusato addirittura di avere
tramato per la preparazione della Rivoluzione Francese. In quegli anni si
rincorrevano gli editti di divieto di alcune logge e di altre no, oppure di
appartenenza: spesso era vietato appartenere a logge umanitarie contemporaneamente
a quelle dette antico-prussiane, ad esempio.
Alcuni Ordini, nella Germania di inizi Novecento, si dichiaravano
nazionalisti, fedeli al cristianesimo dogmatico e al razzismo, molto prima
dell’avvento delle ideologie hitleriane. Questo perché si rifacevano a
posizioni specialmente settecentesche rispetto alla divisione interna alle
Chiese cristiane, alla volontà di portare un punto fermo nella dottrina,
secondo il punto di vista settario. C’erano allora regole di stretta osservanza
che prevedevano negli Ordini l’esclusione delle donne e degli ebrei, mentre prevedevano
per ciascun adepto un severo programma di studio e di vita quotidiana, sotto il
vigile controllo dell’Ordine stesso. Il rito di iniziazione variava da Ordine a
Ordine, ma aveva all’incirca le stesse regole: l’iniziato veniva accolto di
notte in una stanza dalle finestre ermeticamente chiuse, poco illuminata, in
presenza dei suoi padrini. Domande e risposte rituali ricordavano all’iniziato
i suoi obblighi e la sua volontà; quindi venivano espressi i voti, o rinnovati,
soprattutto di segretezza e di obbedienza. Nell’Ordine di Minerva,
rappresentato da una civetta che stringeva tra gli artigli un libro con le
iniziali P.M.C.V. dalla frase Per me
caeci vident, Grazie a me i ciechi vedono,
durante la seconda metà del Settecento vennero introdotte delle variazioni e
gerarchizzazioni a completamento dell’organizzazione preesistente. Una di
questa comprendeva i nuovi gradi di Illuminatus
major e Illuminator dirigens. Il
grado si Illuminato minor
corrispondeva all’insegnamento dell’arte di governare gli uomini per dirigerli
verso il bene e la luce. Si sviluppavano i talenti dell’osservazione e del
retto giudizio del neofita, oltre alla persuasione e convinzione degli spiriti
ribelli. Dopo attenta osservazione dei difetti e delle qualità dell’Illuminator minor, poteva essere
condotto ad accedere ai gradi superiori. Abbiamo allora gli Illuminati di Baviera, Ordine che
esercitò influenza politica fino al 1784: secondo alcune fonti dei servizi segreti
austriaci, essi diressero occultamente il governo bavarese fino agli inizi
dell’800. Lo stesso Massimiliano Giuseppe, re di Baviera, sembra fosse
framassone, appartenente alla Stretta Osservanza con il nome di Cavaliere
dell’Aquila di Giove. Comunque emanò il rinnovo dell’editto di interdizione di
tutte le società segrete il 5 marzo 1804. La vicenda del Re dimostra, vista
nella sua interezza, come fosse complesso appartenere ad un Ordine e come fosse
delicato il meccanismo di ingresso, uscita, carriera. L’Ordine degli Illuminati
rimase dormiente fino al 1906, quando un tale Theodor Reuss lo riportò in vita
attiva. Prima della Grande Guerra riapparve a Dresda un bollettino dell’Ordine,
mentre nel 1912 a Berlino esisteva una loggia all’opera per costituire una
Grande Loggia degli Illuminati Framassoni per la Germania. Reuss importò molte
pratiche dall’Inghilterra, creando molta confusione sui riti dell’Ordine
stesso, mentre il movimento gioannita diventava sempre più potente emigrando in
Austria, dove la sua influenza divenne molto forte. Sempre nel 1912, André
Chéradame pubblicò un articolo dal titolo “Tra la pace e la guerra” in cui
metteva in guardia dalla Germania che, malgrado l’attitudine apparentemente
pacifica, sarebbe stata pronta ad attaccare la Francia. Chéradame aveva
intrapreso studi sul movimento pangermanico politico e militare nelle sue
ripercussioni internazionali, cercandone le ramificazioni in quasi tutto il mondo.
La presenza di dottrine pangermaniche era nota in molti circoli, ma nessuno
avrebbe mai pensato che ci fosse un piano per l’egemonia tedesca. Secondo lo
studioso, i tedeschi si muovono sempre con metodo e ogni piano d’azione si basa
su una dottrina che si sono fatti. “A partire da questa concezione, essi
marciano in seguito con tenace risoluzione”, affermava Chéradame. L’intento era
che i tedeschi governassero il nuovo impero che si sarebbe costituito dal
piano, con la coscienza di essere un popolo padrone, mentre i sottomessi avrebbero
svolto i compiti inferiori, specialmente gli stranieri sottomessi dalla
dominazione tedesca. Il piano pangermanista, pertanto, sembra avere trovato nel
razzismo hitleriano un’espressione atta a portare a termine i propri progetti.
Soprattutto, l’evidente antisemitismo hitleriano avrebbe giocato a favore della
strategia di coalizzare intorno al piano le persone che non vedevano di buon
occhio gli ebrei in Europa, e in Germania in modo particolare. Dopo il crollo
della Borsa di Wall Street nel 1929 e la successiva crisi economica,
l’antisemitismo fu un modo come un altro per catalizzare l’attenzione delle
persone contro ebrei e marxisti, a contenere l’ondata di demoralizzazione e
rabbia conseguenti alla spaventosa crisi economica che, ancora una volta,
colpiva il popolo tedesco. Il progetto hitleriano cavalcò, allora, la borghesia
già antiebraica che viveva un clima da affare Dreyfus in Francia, con una legge
di emancipazione prussiana entrata in vigore nel 1869 e mai revocata, che aveva
notevolmente aumentato la minoranza
ebraica e di conseguenza le recriminazioni dei non ebrei. In questo quadro, non
va dimenticato che non fu solo la società tedesca a sviluppare circoli, e
circoli esoterici, o idee di dominio, che la accumunavano ad altri Stati
europei. Inoltre, l’opera di Ramée aveva svolto un’importante azione in molti
circoli francesi, proponendo una teologia di governo fondata sulla superiorità
dell’uomo di razza caucasica sulla razza semitica mediterranea, considerata
iniqua. Argomenti che non devono stupire, dato che in quegli anni erano alla base
del pensiero soprattutto europeo e “giustificazione” per un imperialismo che
portò, per varie cause, al primo conflitto mondiale. Pare che Hitler ignorasse
l’opera di Ramée, ma molti passaggi del Mein
Kampf rassomigliano al lavoro del francese. Ramée sosteneva la necessità di
una ideologia e di una politica razziste, nell’interesse generale, con
prevalenza della legge del legame di sangue e personalità forti in grado di
governare, con uno strano legame con il divino di cui si è immagine. E se Dio è
Padre dell’Universo, il capo dello Stato doveva essere immagine del divino, quindi
Padre dello Stato. Chi governava assumeva i contorni di una sorta di Dio in
terra, quindi. Si crea intorno al razzismo una falsa comunità nel male,
tuttavia non si deve confondere questa posizione con la gnosi razzista
hitleriana e dei suoi accoliti. Secondo i nazisti, infatti, la religione del
sangue ariana doveva costituire una nuova nobiltà alla quale aspiravano uomini
senza un lignaggio e che, appartenenti alla medio bassa borghesia, sognavano di
accedere alla classe degli aristocratici in questo modo. Hitler riuscì, con la
sua ideologia, a distinguere la comunità del partito nazionalsocialista tedesco
dei lavoratori dalle comunità nazionali e religiose tedesche comuni. In questo modo,
i suoi seguaci venivano affrancati dalle leggi di moralità proprie della plebe,
sottraendoli nel contempo dalle legge umanistica considerata “giudeo-cristiana”
e poco virile.
Chi rivendicava di avere “seminato ciò che il
Fuhrer aveva raccolto” fu, senza mai alcuna smentita, il barone Rudolf von
Sebottendorff nel suo Prima che Hitler
venisse. Secondo Maser, la Thule-Gesellschaft era un’organizzazione
clandestina dell’Ordine dei Germani, fondata nel 1912 con a capo, per la
provincia di Baviera, il barone von Sebottendorff dal 1918, un uomo tornato in
Germania dalla Turchia misteriosamente molto ricco. Pur essendo stato protetto
da un commerciante ebreo, divenne fortemente contrario agli ebrei europei e,
sotto la sua direzione, la Thule-Gesellschaft divenne fortemente razzista e
nazionalista soprattutto operando a Monaco, dove il barone conobbe Hitler ed
insieme misero a punto le basi per il nuovo partito Nazionalsocialista. Nelle
liste della Thule-Gesellschaft, come pubblicate da von Sebottendorff nel 1933, Adolf
Hitler risulta nato il 20 aprile 1889 a Braunau-am-Inn; dopo gli studi alla
Realschule, studiò alla scuola di architettura di Vienna. È indicato come
“Manovale e pittore”, dal 1912 risiedente a Monaco. Arruolatosi volontario allo
scoppio della prima guerra mondiale nel 16° Reggimento bavarese di fanteria List, fu gravemente colpito dai gas
tossici a Ypres il 14 ottobre 1918. Il 10 maggio 1919, agli ordini del capitano
Roehm in qualità di ufficiale istruttore, fu nel 4° Reggimento di fanteria a
Monaco. Sempre in quell’anno, Hitler inizia ad impegnarsi nella lotta politica.
Nella stessa lista si trovavano Rudolf Hess (condannato all’ergastolo a
Norimberga nel 1946), Hans Riemann (che esercitò una forte influenza ideologica
sull’NSDAP), Alfred Rosenberg (capo dei servizi di politica estera dell’NSDAP),
Michel Hans Frank (criminale di guerra giudicato a Norimberga e impiccato nel
1946), tra gli altri. Tutta la trattazione del barone von Sebottendorff nella
Thule era fortemente antiebraica, fino alla reinterpretazione della storia di
Israele. L’Ordine dei Germani, che aveva come simbolo la croce gammata e spesso
il dio Wotan, nel 1912 divenne una società segreta razzista, di cui la
Thule-Gesellschaft era la Gran Loggia bavarese. Pertanto l’idea della croce
gammata, così come del saluto “Sieg Heil”, proviene dalla Thule e
precedentemente alla nascita dell’NSDAP, che scelse il simbolo come segnatura
araldica. Sembra che la croce gammata, o artigliata hitleriana, sia poi stata
scelta segretamente per i suoi rapporti simbolici con le armi degli
Hohenzoller. Essi, davanti al progredire dei valori cristiani, abbandonarono
temporaneamente la tradizionale genealogia solare pagana rossa e oro della
Ruota Solare, sacrificandosi al nero e bianco in attesa che la vera antica
gerarchia venisse ristabilita. Il ristabilimento si sarebbe prodotto quando i
portatori dello scudo della Ruota Solare avrebbero rivelato che la croce
equilatera nella ruota altri non è che un disegno occulto della croce
artigliata, nel momento in cui la superiore razza germanica si fosse liberata
dagli Ebrei, così come dai loro Rabbini e dai Gesuiti, portando la Germania ad
un nuovo avvenire e ristabilendo la religione antica di Wotan (o Wuotan).
Rimaneva la tradizione di un rapporto religioso tra un avo degli Hohenzollern e
il culto di Odino: gli Hohenzollern erano i depositari delle conoscenze pagane
e la religione solare era una delle più antiche credenze della Svevia sulla
quale dominavano. Plinio affermava che la Thule era la più lontana delle terre
conosciute, sulla quale non c’erano notti al solstizio d’estate e dove le
tenebre rimanevano tutto l’inverno. Della Thule scrissero Tacito, Plutarco, ma nella
tradizione esoterica, la Thule era l’isola sacra per eccellenza della
rivelazione primordiale, il primo dei centri iniziatici difeso da una
cavalleria mistica e dove risiederebbe il re del mondo. Secondo la simbologia,
tuttavia, i nazisti non sembravano così profondi conoscitori del reale
significato della svastica e della croce gammata, pertanto bisogna separare il
senso tradizionale della Thule con il senso razziale e nazionalista che von
Sebottendorff, e i suoi accoliti, accordarono all’allegoria della loro società
segreta.
Per la cerimonia di inaugurazione dei nuovi
locali della Thule di Monaco, nell’agosto 1918, il barone von Sebottendorff
venne eletto Gran Maestro e si decise che ogni sabato sarebbe stato consacrato
alla creazione di nuove logge. Infatti, sabato è il giorno di Saturno dal segno
simbolico molto simile alla firma di Hitler. Nel novembre dello stesso anno, le
logge in Baviera contavano 1500 membri, riconoscibili dalla croce gammata
incrociata a due lance. In quel mese, il barone annunciò la lotta contro gli
ebrei, giurando sulla croce gammata, invocando il dio Sole, ricordando la runa
dell’aquila simbolo degli Ariani, quell’aquila rossa che ricordava che bisogna
passare dalla morte per poter rivivere. Quasi una strofa di un canto delle SS
future. La mitologia viene costantemente richiamata, così come la necessità di
un partito politico razzista che, tuttavia, non poteva essere dichiarato per
non incorrere nell’attenzione dei nemici e attirarsi contro le leggi. Nasce,
intanto, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP),
evoluzione del DAP del 1919 (fondato da Harrer, delegato della
Thule-Gesellschaft), al quale Hitler era iscritto proprio dal 1919 e di cui
divenne presidente nel 1921, mentre von Sebottendorff fu costretto a dimettersi
e ad emigrare per le accuse di aver usurpato il titolo baronale che, di fatto,
aveva ereditato dal padre adottivo. In occasione del putsch hitleriano, il
tentativo di colpo di stato di Monaco dell’8 e 9 novembre 1923, vi partecipò
attivamente il nuovo capo della Thule, Sesselmann, setta che venne poi
perseguitata, come il partito, a seguito della vicenda. Durante la stesura del Mein Kampf, avvenuta mentre Hitler era
agli arresti nella fortezza di Landsberg per soli nove mesi, dei cinque anni di
condanna, Hitler venne aiutato da Rudolf Hess, membro attivo della
Thule-Gesellschaft e iniziato ai riti germanici. Hess, come un altro capo
nazionalsocialista, Himmler, era un profondo conoscitore dell’esoterismo e
delle dottrine segrete e utilizzavano spesso simboli precisi come le edizioni
di lusso del Mein Kampf e una matita
verde, quest’ultima molto cara a molti capi dell’NSDAP. Durante la prigionia di
Hitler, nel 1924, von Sebottendorff pubblicò a Lipsia un opuscoletto dal titolo
rivelatore: “La pratica operativa dell’antica Framassoneria turca. La chiave
per la comprensione dell’Alchimia. Un’esposizione del rituale, della dottrina e
dei segni di riconoscimento della Framassoneria orientale”, un modo per rendere
noti i segreti per ottenere la forza, rivelare i misteri, gli stessi dei
Rosa-Croce e degli alchimisti, cioè una sorta di pietra filosofale per
raggiungere il Sapere. Lo stesso barone, esperto di astrologia, dirigeva
un’importante rivista chiamata “Rivista astrologica” alla quale collaboravano
eminenti studiosi della materia. Apprendiamo, ad esempio, dal diario di Schwerin
von Krosigk che Goebbels e Hitler, due tra i capi del nazionalsocialismo che si
affidavano agli oroscopi per il loro vivere quotidiano, avevano fatto cercare
due oroscopi che venivano accuratamente aggiornati da uno degli uffici di
ricerca di Himmler. Uno era l’oroscopo del Führer disposto per il giorno 30
gennaio 1933, e l’altro l’oroscopo della Repubblica, disposto per il giorno 9
settembre 1918. Questi testi, considerati praticamente sacri, vennero fatti
esaminare e si scoprì un fatto “stupefacente”. Entrambi annunciavano la guerra
del 1939, le vittorie fino al 1941 e quindi una serie di disfatte fino al 1945,
soprattutto fino ad aprile. Gli oroscopi prevedevano, poi, la pace a partire da
agosto, quindi tre anni difficili, poi ancora la grandezza della Germania a
partire dal 1948. Nel diario di Schwerin von Krosigk risulta che egli stesso
non riuscì a leggere tutte quelle profezie negli oroscopi, tuttavia racconta
che Goebbels ci credeva al punto che, alla morte di Roosevelt, andò da Hitler a
dirgli che era scritto negli astri che in aprile si avrebbe avuta una rivincita
a suo favore. (continua con post in data 12 maggio 2020 II Parte)
Alessia
Biasiolo
Bibliografia
Albert Bégiun: “L’anima romantica e il sogno”,
Garzanti, Milano, 1975
Norman Cohn: “I fanatici dell’Apocalisse”,
Edizioni di Comunità, Milano, 1980
Adolf Hitler:
“Mein Kampf”, Monaco, 1942
Jacopo Mordenti: “I cavalieri teutonici”,
Storica n. 86, aprile 2016
Rudolf von Sebottendorff: “Prima che Hitler
venisse”, Edizioni Delta-Arktos, Torino, 1987
Trover-Roper: “Gli ultimi giorni di Hitler”,
Mondadori, Milano
domenica 12 aprile 2020
domenica 5 aprile 2020
Il nazismo e l’alimentazione
di Alessia Biasiolo
Le
teorie alimentari tedesche relativamente al cancro, consideravano che si
trattasse di una malattia dovuta meno a germi o agenti chimici (gli studi
venivano comunque condotti lo stesso per cercare di trovare, o di escludere,
qualche possibile causa patogena) che a processi disfunzionali dell’organismo.
L’insorgenza del cancro, infatti, era messa in relazione allo stress e alla
cattiva alimentazione, qualcosa cioè che, indebolendo l’organismo, favoriva
l’insorgenza della terribile malattia. Per molti scienziati, come Liek, il
cancro era una malattia del corpo nel suo complesso: le cause potevano allora
essere genetiche, alimentari, appunto, stressogene, eccetera. Chi sosteneva,
con Liek, questa teoria, ed erano in molti, caldeggiavano un’alimentazione
povera in proteine e zuccheri e ricca di fibre e frutta. Il timore più grande,
infatti, era evidenziare come il cancro colpisse persone in buona salute,
pertanto venivano consigliati periodi di digiuno e la riduzione del consumo di
carne. Anche per la gioventù hitleriana era stato prodotto un manuale dal
titolo “La salute attraverso una corretta alimentazione” e, tra i vari
consigli, quello più interessante proponeva l’uso della soia come sostituto
della carne. Altro interesse riguardava la lotta alla stitichezza, condotta con
l’utilizzo soprattutto di pane integrale. L’uso della carne era stato
ripetutamente demonizzato, come già abbiamo scritto, soprattutto alla luce
dell’alto consumo che si praticava nella Germania nazista e del fatto che
Hitler fosse vegetariano. Si pensava che la carne fosse causa di aggressività,
di golosità pericolosa e lesiva della salute fisica e morale, tanto come alla generazione
precedente di tedeschi era stato insegnato che l’utilizzo di frutta e verdura
fosse dannoso. Allo stesso tempo, la campagna di Hermann Göring contro la
vivisezione, aveva portato al maggiore rispetto degli animali: annunciata
nell’agosto 1933, la fine della pratica della vivisezione aveva condotto ad
un’intensa campagna a favore della posizione salutistica del maresciallo, che
minacciava di inviare ai campi di concentramento quanti avessero ancora
torturato gli animali per studi ed esperimenti scientifici. Il dibattito
alimentarista, però, non si quietò, anzi. Da un lato la scuola di pensiero che
aveva sostenuto come frutta e verdura portassero al cancro, opinione
controbattuta da quanti analizzavano come popolazioni asiatiche come quella
indiana avessero una bassissima percentuale di cancro, malgrado il forte uso di
verdura; dall’altra parte c’era chi considerava, ancora nel 1942, che la
popolazione “pura” della Groenlandia avesse una bassissima incidenza di cancro
malgrado il consumo quasi esclusivo di carne. A questo si affiancavano studi
effettuati in Francia, secondo i quali i macellai, che maneggiavano
costantemente la carne, non era quasi mai malati di cancro, quasi che (come per
il vaccino) diventassero immuni alla malattia grazie al proprio lavoro. Naturalmente,
queste considerazioni andavano di pari passo all’approvvigionamento tedesco di
derrate alimentari. Infatti, negli anni Trenta veniva deplorato l’utilizzo di
tanto terreno per produrre cereali adatti all’alimentazione del bestiame, quando
si sarebbero potuti utilizzare i campi per l’alimentazione umana. E c’era anche
chi denunciava questa politica, e la relativa campagna pubblicitaria per la
popolazione, alla luce della scarsità di cibo circolante, dovuto alla necessità
di scorte per i militari e alla politica di autosufficienza agricola che aveva
notevolmente ridotto le scorte della Germania.
Tornando
comunque alla necessità di imitare il capo, soprattutto fra coloro che gli
volevano essere più vicini, era risaputo che Hitler fosse vegetariano e che non
bevesse né fumasse. Il suo stile di vita era studiato anche prima del suo
avvento al governo, ad imitazione del suo essere nazista da parte soprattutto
degli adepti. I giornali del tempo, comunque, riportavano come talvolta il
Führer si concedesse qualche fettina di prosciutto, degli gnocchetti di fegato
bavaresi, del piccione, del caviale e dei cioccolatini, malgrado i suoi
interessi, citati anche in conversazioni con amici e altri intimi, vertessero
sulla possibilità di cibarsi solo di frutta, verdura e cereali crudi, perché la
cottura, sterilizzando gli alimenti, li privava del loro naturale potere
benefico. Si interessava dell’uso delle erbe e dei bagni terapeutici di acqua
fredda; sosteneva la necessità di utilizzare olio d’oliva, molto salutare,
limitando l’uso del grasso di balena, anche per evitare la decimazione dei
cetacei. Sembra che la maggiore influenza sugli usi alimentari di Hitler
l’avesse avuta Richard Wagner, sostenitore di come e quando la razza umana si
fosse mescolata e contaminata proprio per l’utilizzo di carne. Le teorie sulle
abitudini alimentari di Hitler sono molte: alcune sostengono che la motivazione
vera alla rinuncia alla carne derivasse dall’aver preso alla lettera l’appello
wagneriano; altri sostengono che avesse problemi digestivi derivanti dalla
difficoltà di metabolizzare la carne, da cui il relativo privarsene; altri
ancora sostengono che la propaganda contro l’uccisione degli animali a scopo di
alimentare l’uomo, non fosse altro che una modalità per dipingere il capo
supremo della Germania nazista come buono e premuroso, per sfatare l’idea del
persecutore senza scrupoli. Non ci sono prove certe che Hitler temesse di
contrarre il cancro, mentre è certo che altri gerarchi fossero fautori delle
terapie naturali, come Himmler che sosteneva l’uso di verdure crude, la
medicina naturale, il prendere esempio dalle diete orientali. Himmler odiava
l’obesità e lanciò una campagna per combatterla tra le SS che dirigeva. Fu sua
l’idea di piantumare nei campi di concentramento e in alcune caserme orti di
erbe, così come si oppose alla distribuzione di miele artificiale alle SS, e
all’adulterazione degli alimenti. Himmler era fautore di una pubblicità rivolta
alle casalinghe affinché si abituassero a salvaguardare la salute partendo dal
cibo che preparavano per i figli e in casa in genere. Anche Rudolf Hess
sosteneva l’omeopatia e l’uso di erbe medicinali e sembra che fosse
vegetariano, al punto di infastidire Hitler perché alle riunioni si portava il
pasto da scaldare, disdicendo di consumare i pasti della cuoca dietologa di
Hitler stesso. La risposta era relativa agli alimenti biodinamici del pasto di
Hess che, comunque, ottenne di essere invitato più raramente a pranzo con
Hitler. Le abitudini alimentari di Hitler divennero importanti perché egli
incarnava gli ideali della Germania nazista, quindi egli rappresentava il
tedesco ideale: a lui, dunque, bisognava rifarsi per essere, o diventare, bravi
nazisti. Il corpo di Hitler divenne oggetto di venerazione ed emulazione, tanto
che tantissimi uomini tedeschi del tempo portavano baffetti come il Führer il
quale, secondo i detrattori, si era fatto crescere i baffi per nascondere delle
narici “ebraiche”, mentre delle canzoncine inglesi scherzavano sulla
malformazione dei suoi genitali. Hitler decise, quindi, con una deliberazione
del 1937, di vietare l’attenzione sul suo corpo, forse anche perché le sue
abitudini vegetariane erano diventate pretesto per la pubblicità di una
fabbrica; molto più probabilmente per non essere messo in ridicolo.
L’astenersi
dal bere alcol di Hitler diede forza a tutte le associazioni che già da tempo
si battevano, in Germania e in Austria, contro l’abuso di alcol. Pertanto si
approfittò della situazione per sostenere con i giovani che la loro virilità si
sarebbe misurata non dalla capacità di bere birra, ma di rimanere sobri. Anche
l’alcol venne imputato di causare il cancro, così come Lehmann aveva indicato
in un suo studio del 1919, secondo il quale birrai, baristi e similari
presentavano un’alta incidenza di cancro. Lo stesso Liek, astemio da prima
della Grande Guerra, sosteneva che l’alcol fosse causa di gravi malattie, dai
problemi ai nervi a molto altro. Per questo motivo, l’ascesa al potere di
Hitler venne vista di buon occhio da tutti coloro che si battevano contro l’uso
di alcolici, anche grazie alle esternazioni dello stesso pubblicate su molti
periodici già dagli anni Venti. Egli sosteneva, infatti, che il popolo si
dovesse liberare da quel veleno, in modo da poter essere il forte popolo tedesco
che le sue teorie profetizzavano. Già nel 1933 venne vietato di bere durante la
celebrazione della festa nazionale del lavoro, la festa che sostituiva le
celebrazioni del primo maggio. Se era difficile sradicare dai tedeschi l’idea
di bere birra, si doveva cercare di rafforzarne il carattere e anche di
risparmiare miliardi di marchi l’anno, spesi in alcol anziché in altri
acquisti. Varie leggi, sempre dal 1933 in avanti, vietavano le pubblicità di
alcolici, e questo soprattutto per cercare di arginare un’altra piaga tedesca:
il numero di incidenti stradali, i più dei quali erano da imputare proprio
all’uso e abuso di alcolici. Nel 1940 venne lanciata “l’operazione tè” nei
luoghi di lavoro: notevoli quantità di tè vennero distribuite in tutte le
fabbriche in cui gli operai si trovassero a lavorare a temperature alte, per
favorire il bere bevande meno pericolose della birra o di altri alcolici. Si
incentivò anche la campagna a favore delle tisane, dei succhi di frutta, del
succo di pomodoro e similari. Nel 1938, il sidro venne nominato ufficialmente
“bevanda del popolo”, mentre nell’ottobre del 1939 venne vietata la vendita di
alcol nelle osterie. Gli studi affermano, tuttavia, che se i tedeschi
consumavano meno alcol era per l’effetto della contrazione del potere
d’acquisto, più che per le campagne messe in atto, tanto che i livelli di
consumo di alcolici furono praticamente costanti, se si considera flessioni e
ripresa. Ad esempio, la produzione di vino aumentò dell’80% nei primi cinque
anni di governo nazista, così come aumentò la produzione di spumanti;
aumentarono anche le produzioni di alcolici (per quanto vietate) da prodotti
succedanei.
giovedì 2 aprile 2020
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