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mercoledì 5 agosto 2020

Istruzione e Resistenza in epoca nazista 1


di Alessia Biasiolo

A proposito dell’educazione dei giovani in epoca nazista, se doveva essere obbligatorio in ogni scuola leggere “La mia battaglia” di Hitler, assieme a “Il fungo velenoso” o a “I Protocolli dei Savi di Sion”, in modo da addestrare la gioventù hitleriana soprattutto a non provare alcun tipo di compassione per altri esseri umani considerati inferiori o addirittura “non esseri umani”, non tutti si allinearono davvero alla politica in corso in quel tempo. Il caso celeberrimo è stato quello proprio di un gruppo di studenti.
I membri del gruppo denominato “Rosa Bianca” erano studenti universitari di Monaco di Baviera. Nei loro scritti si leggono illuminanti frasi sull’idea di Europa unita e federale che sembrano scritte da pochi giorni: un’Europa in cui la tradizione cristiana avrebbe dovuto segnare un periodo di rinnovamento non violento, con governi basati sulla tolleranza e la giustizia. Guidati da forti ideologie antinaziste maturate soprattutto a Ulm in seno alla comunità cattolica resistente al nazismo, e diffusesi grazie alle comunità parrocchiali, gli studenti si organizzarono per mettere in pratica le loro idee. Se dovevano fare la differenza con l’ideologia politica che aveva portato alla dittatura; se dovevano lottare contro la dilagante e sconsiderata violenza, allora per primi dovevano essere non violenti. Organizzarono pertanto un’opposizione pacifica e passiva, scrivendo, stampando e diffondendo volantini che fossero in grado di svegliare le coscienze tedesche e dimostrare, allo stesso tempo, che non tutto era perduto per gli ideali di pace e di vita in comune con ogni altro essere umano. I loro punti di riferimento erano i testi sacri, ma anche la migliore letteratura tedesca, come gli scritti di Goethe, ad esempio. L’attività iniziò nel 1942. I primi volantini vennero distribuiti in varie città tedesche e austriache, nelle zone che si pensavano più recettive del messaggio antimilitarista. Nel 1942 la situazione militare tedesca non era già delle migliori: gli Stati Uniti erano entrati nel conflitto e cominciavano ad organizzare le prime azioni autonome, non di solo appoggio agli alleati. Il fronte africano traballava e il fronte russo aveva già visto inenarrabili sofferenze anche per il grande e perfetto esercito teutonico. Quindi il messaggio giungeva in un momento ideale per essere letto e soppesato secondo l’ottica degli studenti, e ottenere consenso. L’attività del gruppo continuò così per ancora alcuni mesi, sempre diffondendo volantini. Nel febbraio del 1943, quando sembravano adatti i tempi, l’azione divenne più forte, aggiungendo ai volantini lanciati nell’università stessa, il 18 febbraio, anche slogan antinazisti dipinti sui muri dell’ateneo. A quel punto la resistenza diventava netta e manifesta. Un bidello individuò la ragazza che aveva preso l’eroica decisione di lanciare i messaggi di carta dalle scale verso l’atrio dell’università e la fece arrestare assieme al fratello, suo complice. I fratelli Scholl speravano di concentrare le attenzioni della polizia politica nazista su di loro, inutilmente. Sophie, autrice dell’atto più evidente, venne torturata fino al 21 febbraio per farle rivelare informazioni utili all’arresto degli altri membri del gruppo e il 22, assieme al fratello Hans e all’amico Christoph Probst, venne processata dal Tribunale del Popolo che li accusò di sabotaggio al regime, allo sforzo bellico, di rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista, diffamando nel contempo Hitler. Il giorno stesso i tre ragazzi vennero condannati e uccisi. In aprile vennero processati gli altri membri più importanti del gruppo, Alexander Schmorell, Willi Graf e Kurt Huber, un loro professore. Anch’essi vennero ritenuti colpevoli e condannati a morte, mentre altre persone della “Rosa Bianca” che avevano avuto ruoli di minor spicco, soprattutto di aiuto alla vedova di Probst rimasta sola e senza sostegno per sé e i tre figli, vennero condannati a pene detentive.
Per Hitler era fondamentale stroncare immediatamente episodi o organizzazioni di quel genere. Pensare che in seno alla Germania nazista qualcuno potesse liberamente fare circolare le proprie idee di necessario rovesciamento proprio del suo incarico, non era assolutamente possibile. Pertanto il Tribunale del Popolo doveva decidere in maniera drastica e immediata, in modo da non fare serpeggiare ancora il virus dell’incertezza, quando si doveva essere tutti tesi allo sforzo bellico.

(continua con post in data 5 settembre 2020)

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