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sabato 12 dicembre 2020

Il Processo degli Ammiragli. Parma Maggio 1944

 

Amm. Luigi Mascherpa

Nel mese di maggio si svolse a Parma un processo voluto personalmente da Mussolini dal 22 al 24 maggio 1944. contro l’amm. Iginio Campioni e l’amm. Luigi Mascherpa per “essersi opposti ai tedeschi” in Egeo, e contro l’amm. Priamo Leonardi, per la resa della Piazzaforte di Augusta (luglio 1943) e l’amm. Gino Pavesi per la resa di Pantelleria (giugno 1943). Un attacco di una formazione partigiana al carcere aveva dato la possibilità a Mascherpa e a Campioni di fuggire, ma essi si rifiutarono, ritenendo di avere fatto il proprio dovere. Pavesi e Leonardi erano contumaci essendo prigioneri degli Alleati. Precedentemente Il 12 maggio 1944 si era svolto un analogo processo contro gli ammiragli Pellegrino Matteucci e Franco Zannoni, rispettivamente comandanti della piazza marittima di Tolone e del Dipartimento marittimo dell'Alto Adriatico, vennero prosciolti perché si dovette riconoscere che avevano accolto l’armistizio in modo passivo, senza opporre resistenza ai tedeschi.  L’istruttoria fu affidata ad un certo Vincenzo Cersosimo, che praticamente non ci fu.[1] Campioni e Mascherpa era Senatori del regno d’Italia e questo loro titolo li sottraeva alla giustizia ordinaria. Potevano essere giudicati per l’accusa di alto tradimento solo dal Senato del Regno.

Senza basi giuridiche, furono tutti condannati a morte. Fucilati Campioni e Mascherpa, gli altri erano contumaci. Campioni prima di morire ebbe a scrivere “bisogna saper offrire in qualunque momento la vita al proprio Paese, perché nulla vi è di più alto e più sacro della Patria”.

 


Amm. Iginio Mascherma



La RSI perse ulteriore credibilità presso l’opinione pubblica, giudicando questo processo e la sua conclusione un vero e proprio omicidio motivato solo da rancore e vendetta e volto a addebitare al altri le proprie colpe. Mussolini voleva dimostrare che la Regia Marina era la vera responsabile della sconfitta. Insieme a quello di Verona, in cui voleva additare il colpevole del crollo del fascismo, che si concluse con la fucilazione di Galeazzo Ciano e di altri gerarchi fascisti, l’11 gennaio 1944 fu un terribile sbaglio da parte di Mussolini, che lo sminuì sia di fronte ai tedeschi, che di fronte ai fascisti e soprattutto di fronte agli italiani. Questi processi, intesi da chi li aveva voluti come prove di risolutezza, furono interpretati per quelli che erano: addebitare ad altri le proprie colpe ed i propri errori.

Nell’assunto che noi proponiamo il IV Fronte, la resistenza dei militari italiani all’estero, in questo caso nell’Isole dell’Egeo, si salda con il I Fronte, nella lotta contro la coalizione hitleriana , di cui la RSI faceva parte, in cui non vi è parvenza di rispetto di diritto.



[1]“«L'istruttoria, condotta dal giudice Vincenzo Cersosismo, procedette a passo di carica. Gli interrogatori degli imputati furono sbrigativi. La ricerca di prove quasi inesistente. (...) C'era in Cersosimo una volontà preconcetta: ai suoi occhi erano colpevoli e basta. Nessuna giustificazione, anche legittima, lo scuoteva nei suoi convincimenti. (...) "Questo processo" disse con grande coraggio l'avvocato Bazini "in realtà non esiste: manca assolutamente di base giuridica, è illogico, assurdo". Tocca poi all'avvocato Toffanin difendere Mascherpa. Dimostrò lucidamente che l'ammiraglio non poteva non attuare gli ordini ricevuti dal Comando Supremo, riconfermati poi dal governatore dell'Egeo, e cioè da Campioni, da cui direttamente dipendeva. Era un soldato, che da due anni combatteva nella sperduta isola di Lero, all'oscuro di tutti i travagli politici della capitale. E come tale doveva obbedire agli ordini del re e dei governi in carica. Il Pubblico ministero intervenne energicamente contro l'avvocato, prospettando alla Corte la possibilità di una sua incriminazione per apologia di reato. Il clima del processo, con le illegalità e le intimidazioni, non poteva essere che quello di un Tribunale speciale»   Vikipedia, voce “Processo agli Ammiragli”

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