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giovedì 29 aprile 2021

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. 1943. Compendio Il momento delle scelte Vol 2

 La genesi dell'Internamento Militare nella seconda guerra mondiale. III Fronte della Guerra di Liberazione



MASSIMO COLTRINARI, OSVALDO BIRIBICCHI, DIZIONARIO MINIMO DELLA GUERRA DI LIBERAZIONE 1943-1945, Viterbo, Edizioni ArcheoAres, Collana I Libri del Nastro Azzurro, Pag. 255, cart. Ill., ISBN 978 88 9 822507  Euro 15.Volume 2

 

Il volume tratta dei primi quattro mesi della Guerra di Liberazione. Essa non fu eroica ne esaltante né oggi è piacevole da ricordare. Fu, primariamente, il risultato di un fallimento che è il fallimento del fascismo sia come movimento che come regime, come gli eventi del 25 luglio stanno a dimostrare. E’ preceduta da una guerra mondiale, che presenta tanti aspetti non esaltanti ma combattuta dalle Forze Armate italiane con valore militare, valore militare chiesto, in tanti casi, fino all’estremo sacrificio. Questo, più le vicende politico militari dell’estate del 1943, portano gli Italiani a dover scegliere con chi e da che parte stare. Dalle scelte del settembre 1943, nascono i fronti della Guerra di Liberazione, in cui il Compendio è articolato, mentre sul nostro territorio viene combattuta da eserciti stranieri una guerra non nostra. Un Compendio che vuole essere quasi didascalico per sottolineare i significati ed i moniti che scaturiscono da quei mesi, attraverso le biografie dei protagonisti. Proprio in loro ricordo il volume, come gli altri del Dizionario è dedicato al monito di Ruggero Zangrandi: a nulla serve il valore ed il sacrificio di migliaia di uomini semplici, se essi devono porre rimedio ad errori di capi vili ed ignavi. Questo è, in stretta sintesi il significato della Guerra di Liberazione

In copertina. 10 dicembre 1943. Il Comandante della V Armata statunitense gen. Clark incontro i comandanti italiani all’indomani della battaglia di Montelungo.

 


MASSIMO COLTRINARI generale, storico, è Direttore del Centro Studi sul Valore Militare CeSVaM) dell’Istituto del Nastro Azzurro

OSVALDO BIRIBICCHI, colonnello, associato al CeSVaM, è componente del Collegio dei Redattori della Rivista “QUADERNI”

Informazioni sulla collana:   www.storiainlaboratoiro.blogspot.com

Il volume è acquistabile in tutte le librerie. Oppure

Presso la Casa Editrice, (Edizioni Archeoares) www.edizioniarcheoares.it

Presso la Segreteria dell’Istituto del Nastro Azzurro (segrreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)

Non è cedibile singolarmente, ma come opera completa (8 volumi)

Informazioni e dettagli su www.cesvam.org

Utilizzando l’email editoria.cesvam@istitutonastroazzurro.org

sabato 17 aprile 2021

La Politica della Francia di Vochy (1940-1945) verso i prigionieri di guerra francesi in Germania

 





Il Caso della Francia di Vichy (1940-1943) verso i prigionieri francesi in Germania è un caso emblematico di politica verso i prigionieri di guerra, trasformando il loro status da prigìonieri ad internati, chiamati dai tedeschi "lavoratori liberi".

Il Governo di Vichy fece un uso sistematico, nel quadro della sua politica di avvicinamento, collaborazione ed integrazione nel Nuovo Ordine nazista in Europa, della vicenda dei prigionieri francesi in mano alla Germania dopo l’armistizio del giugno 1940 Mai, nella storia europea, una politica di uno Stato ebbe come fulcro centrale i prigionieri di guerra i loro interessi e le loro condizioni. Vichy concepì l’Armistizio del giugno 1940 come il primo passo verso il Trattato di Pace, che doveva essere firmato a breve avendo ormai, era convinzione di tutti, che la Germania aveva vinto la guerra. La imprevista resistenza inglese protrasse la guerra e il governo Petain (attraverso varie fasi quali la Politica Nuova ed altri esperimenti) non ritenne altro da fare che attuare una politica di avvicinamento e collaborazione con i tedeschi, che vide il tema dei prigionieri in mano tedesca al centro di ogni iniziativa. Questa politica, viste le sostanziali non aperture tedesche, portò i francesi di Petain lentamente fuori dalla Convenzione di Ginevra del 1929, cosa questa che sarà aspramente rimproverata ad essi nel dopoguerra.[1]

Principale artefice di questa politica fu Geroge Scapini che, su incarico di Petain, arriva a Berlino nel settembre 1940 con un compito estremamente chiaro e preciso: far tornare in Francia il maggior numero di prigionieri, a scapito di qualche categoria di lavoratori francesi. Ovvero cercare di portare a casa il grosso per lasciare una piccola parte. Scapini propone ai tedeschi, ai quali sta a cuore questa manodopera praticamente gratuita il principio dello scambio, ovvero i tedeschi rilasciano un prigioniero francese e tre operai francesi si recano in Germani a lavorare. E’ il tristemente noto principio della “releve”, che entro nel gergo comune come colui che “va a rilevare”. La Germania nazista nel 1940 è troppo forte per accettare simili proposte; i tedeschi non sono orientati a rilasciare alcun prigioniero, per tema di una eventuale sua integrazione nelle forze armate. I tedeschi sono così determinati che decidono di trasportare in Germania quei prigionieri francesi (rinchiusi nei cosiddetti frontlager) assegnati ai servizi ausiliari della Whermach nel Nord della Francia.

Visto che la formula della “releve” non da risultati, nella primavera del 1941 lo Scapini riesce a trovare un'altra formula, che viene definita della “trasformazione” che consisteva nel fatto che ogni lavoratore arrivato dalla Francia alla Germani faceva si che un prigioniero di guerra francese in mano tedesca, se accettava, poteva essere trasformato in un lavoratore libero. I prigionieri francesi avevano la possibilità di uscire dai campi di concentramento ed andare a lavorare nelle fabbriche tedesche come lavoratori che almeno sulla carta erano considerati uomini liberi. .Circa 221.000 francesi prigionieri in Germania scelsero questa soluzione.La Francia di Vichy, erede diretta della Francia repubblica, apre presso la sua ambasciata a Berlino  servizio diplomatico per i prigionieri di guerra. Una scelta che favorisce il singolo prigionieri ma che è tutta a vantaggio dei tedeschi. La politica della trasformazione favorisce la Germania in quanto una fonte di braccia da lavoro di cui aveva estrema necessità e nelle stesso tempo si liberavano dalla guardia dei campi di concentramento soldati tedeschi da utilizzare al fronte. Sembra che il numero di questi sia arrivato alla cifra di 31.000.

(massimo coltrinari)

[1] Battere nota a pag 65

martedì 6 aprile 2021

Internamento di Guerra. Le fasi

 

- Le cinque categorie dell’Internamento di guerra

          Internamento di cittadini di uno stato in guerra in mano straniera

          Internamento di cittadini stranieri in mano propria

          Internamento di cittadini di uno stato in mano neutrale

          Internamento di propri cittadini 

          Internamento di cittadini di uno stato non in guerra.


L'Internamento di guerra si distingue dall'Internamento di pace in quanto è applicato in relazione allo stato di guerra in atto. Il periodo di guerra va dalla Dichiarazione di Guerra alla firma del Trattato di Pace. 


Massimo coltrinari