Nel periodo Maggio-settembre 1945, transitarono ne centri alloggi dell’Italia settentrionale e centrale:
reduci dalla Germania e dalla Svizzera………………….circa 404.500
reduci dala Francia (cooperatori)………………………..circa 13.700
reduci dalla Francia (4° armata)…………………………circa 7.100
Nel periodo Ottobre- Dicembre 1945
reduci dalla Germania e dalla Svizzera………………….circa 204.600
reduci dala Francia (cooperatori)………………………..circa 21.200
reduci dalla Russia………………………………………circa 9.500
Nel periodo Gennaio- Marzo 1946
reduci dalla Germania ……………….………………….circa 18.300
Nel periodo Aprile- Luglio 1946
reduci dalla Germania ………………….……………….circa 6.000
Il problema politico del Rimpatrio.
La situazione economica dell’Italia al momento dell’accogliemento dei reduci e tragica:
Fatti uguali a 100 i valori del 1939, nel 1945:
- il reddito nazionale è sceso del 51,9%
- la prodizione agricola è scesa del 63,3%
- la produzione industriale e scesa del 29%
- i consumi sono scesi el 38%
Inoltre l’inflazione sale verticalemtne mentre il potere di acquisto delle retribuzioni scende del 22%
La disoccupazione è elevata: nel 1945 vi sono oltre un milione di disoccupati, cifra destinata a salire negli anni successivi.
Non vi erano condizioni economiche per accoglierli come si dovrevve.
Per gli Internati l’accoglienza, si può sintetizzare in poche frasi.
Liquidate le loro competenze essi vennero posti in congedo. Solo quelli bisognosi di cure vennero ospitati negli ospedali militati per un periodo di 2-3 settimane e successivamente ebbero qualche sussidio dal Ministero della Assistenza post belica. Nel 1945, all’indomani della fine della guerra, rientrò la gran massa degli Internati, tornò alle loro case e alimentò il numero dei disoccupati, senza alcuna assistenza particolare. Gli agricoltori tornarono subito al lavoro, ma esso era redditizio solo per chi lavorava la propria terra, in quanto poteva vendere i propri prodotti al mercato nero; i braccianti avevano paghe miserrime, specienel Sud, ed alimentarono episodi di lotta contadina e successivamente una vivace immigrazione verso l’America Latina e successivamente verso il settentrione della Francia
Le sorti di coloro che erano operai furono difficili.I lavori della ricostruzione edilizia, delle vie stradali e ferroviarie sarebbero stati a portata di mano, ma ogni ripresa produttiva era resa impossibile dalla crisi finanziaria e dalla deficienze delle materie prime. Sarà solo con l’avvio del programma UNNRA, ma circa due anni dopo che questa ripresa si avviasse.
L’atteggiamento delle autorità verso l’Internato fu di diffidenza e di disinteresse.
Le autorità Militari, per definizione, sono sospettose verso il militare che cade prigioniero o internato; si interessano a lui solo per conoscere il modo con cui è stato fatto prigioniero, poi si disinteressano. E così fu fatto
Le Autorità Politiche non amano pensare agli Internati in quanto constatano che tutti gli Internati sono stati partecipi della guerra “fascista”, quella del 1940-1943, e quindi, nonostante l’Internamento o sono “fascisti” nell’animo o sono “badogliani”, e questo è un appellativo che apre ampie riserve mentali, e le loro traversie non hanno fatto rumore e non possono essere sfruttae a fini politici, anzi temono il fenomeno del “reducismo” considerato una delle piaghe che nel primo dopoguerra portò a facilitare l’ascesa del fascismo.
Ma sugli Internati pesa l’accusa, mai lanciata, mai messa su carta, mai pronunciata, ma pensata da molti, di “badoglianesimo”, ovvero il fatto che all’indomani della proclamazione dell’armistizio, hanno ceduto le armi per vari motivi: perché erano stanchi di combattere, per non rischiare la propria vita, convinti che la guerra fosse finita e non pensarono al altro che a ritornare a casa. In pratica, salvo le eccezioni, la gran massa degli Internati fu accusata di aver ceduto le armi ai tedeschi, venendo neno ad uno dei primi obblighi del militare. Poi, dopo riflessione su quello che è stato il loro comportamento nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell’armistizio, si sono riscattati non collaborando con il tedesco.
Ma il momento della resa non fu perdonato, nell’animo a costoro e nessuno tenne in debita considerazione il loro comportamento dietro il filo spinato
Da questa situazione emerse un atteggiamento, una volta giunti in famiglia, di totale chiusura a parlare della loro esperienza. In confronto a coloro che avevano preso le armi, i partigiani, che erano coloro che uscivano dalla guerra come vincitori, gli Internati erano o fascisti sconfitti, o traditori senza che lo si pronunciasse, oppure dei vigliacchi venuti meno all’onore militare. Nessuno volle riconoscer ele sofferenze da loro patitte, che del resto, facevano sistema con tutte le sofferenze del popolo italiano.
Questo atteggiamento di totale chisusa in se stessi fece si che il fenomeno dell’Internamento militare sia poco conosciuto, anzi un fenomeno che fino agli anni novanta rimase ai margini della nostra coscienza civile.