Ufficio Autonomo Reduci da prigionia di Guerra e Rimpatriati nella sua fase iniziale dovette superare notevoli difficoltà, soprattutto in relazione alla grossa confusione esistente in tema di rimpatri.
Le autorità Alleate, che di fatto comandavno in Italia, appellandosi alle Istruzioni Amministrative della M.M.I.A., i quali testualemte recitavano:
“ Gli individui che sono stati mebri del passato esercito italiano sono considerati sivili fino a che essi non siano stati arruolati o richiamati secondo la procedura militare italiana attuale”.
Queste attestazioni applicative quindi non riconoscevano la qualità di “militari” ai rimpatriandi, cosa in palese contrasto con la realtà. Di conseguenza essendo i ripatriandi “civili”, le organizzazioni che li dovevano accogliere non dovevano essere militari e ma organizzazioni con personale civile.
Nella primavera del 1945 il compito principale dellìUfficio Autonomo fu quello di sottrarsi da ogni influenza o competenza di enti non Militari e trattare direttamente con
Nelle stesso tempo l’Ufficio Autonomo ha chiesto aiuto ed assistenza ad altri Enti, quali
L’azione dell’Ufficio Autonomo sul campo si è materializzata con la creazione di Centri Alloggio, che non erano altro che i vecchi campi contumaciali, ma che per ragioni di opportunità e psicologiche cambiarono nome, in corrispondenza dei principali porti e passi di frontiera. L’Organizzazione dei Centri Alloggi provvedeva a ricevere, assistere, vettovagliare, amministrare, immatricolare, smistare i reduci. In particolare queste operazioni erano fatte tenendo in evidenza la provenienza dei reduci, ovvero da campi di concentramenti; vi si tentava di dare una calda accoglienza a chi aveva tanto sofferto, cercando di smussare o eliminare quegli aspetti burocratici che spesso sono più deleteri di ogni altra cosa.
Per lo smistamento si creavano ogni categoria (civili, militari dell’esercito, marina, aeronautica, guardia di finanza, carabinieri, ecc,) destinazioni “ad hoc, presso le organizzazioni di competenza.
L’Ufficio Autonomo, nell’aprile 1945, creò a Milano un suo Distaccamento chiamato Delegazione di Milano, che nel suo massimo sviluppo impiegò 2100 Militari e 1070 impiegati civili
I criteri che sotenne l’opera dell’Ufficio Autonomo sono stati:
- nessun ostacolo o remora al rimpatrio dei reduci
- massima accelerazione ad ogni pratica per il rimpatrio
- massima assistenza possibile in termini materiali
Questi criteri sono stati contrastati da oggettive difficoltà, quali da esempio la carenza di mezzi di trasporto, la cui priorità era assegnata ai rifornimenti ed ai avvicendamenti dei reparti e da fattori contingenti, quale ad esempio la necessità, per l’Inghilterra. Di utilizzare nei lavori di campagna nel regno Unito, la mano dìopera dei prigionieri italiani, considerata pregiata, sino a che non è stato possibile sostituirla con aliquote di prgionieri tedeschi.
Ai primi di aprile, in previsione della disfatta tedesca, nell’Italia del Nord, in previsione del rientro in Italia degli Internati in Germania, Olanda, Belgio, Francia, Polonia, furono approntati studi che prevedevano una organizzazione così articolata:
- centri avanzati a contatto con la frontiera
- centri mediani sulla linea Torino Milano Verona Treviso
- centri arretrati sulla linea Piacenza- Forlì per lo smistamento degli internati diretti nell’Italia centrale e Meridionale.
Nei centri mediani ed arretrati si inserì anche l’organizzazione militare incaricata del trattamento amministrativo e matricolare dei reduci militari ed in Milano venne costituito un Centro Alloggio totalmente militare.
A rinforzo di questo, l’Ufficio Autonomo attivò centri alloggio a Firenze, Arezzo, Roma, e posti di transito e sosta a Civitavecchia, Messina, cagliari, e Trapani.
[1] Schreiber G., I Militari Italiani Internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943 -1945, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'esercito, ufficio Storic
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