Vari furono gli
eccidi che si commisero a danno degli internati italiani in Germania. Nel 1944
si diffusa la voce ripetuta da varie fonti che a Leopoli, oggi in Ucraina,
furono uccisi 2000 soldati italiani. Nel 1988 si sparse la voce, soprattutto ad
opera di giornalisti polacche che a Leopoli i tedeschi avevano ucciso 10.000
soldati italiani, per lo più internati a Leopoli. Inoltre altre fonti attestano
che dai 1000 ai 2000 soldati italiani siano stati uccisi a Siedice e a Chelmo.
Una commissione di militari e di storici di alto livello nominata dall’allora
Ministro della Difesa, Giovanni Spadolini, dopo un anno di indagine, accertò
con prove inconfutabili che tutte le fonti erano infondate e che, alla prova
dei fatti. Il numero dei soldati presenti nel
1944 e 1945 nell’area di Leopoli non ammontava alle cinfre indicate.
Inoltre incideva molto il fatto che in questa area erano stati allestiti
diversi magazzini militari italiani di vestiario ed equipaggiamento e con la
crisi del settembre 1943 furono abbandonati, e successivamente saccheggiati dalla
popolazione; pertanto molti indossarono divise italiane, ma non erano soldati
italiani.
Una costellazione
di eccidi in quel marzo aprile 1945, spesso senza significato apparente, che
colpiva non solo gli italiani ma tutti gli internati in Germania, che a buon
ragione permette di dire che gli ultimi due mesi di guerra in Germania sia
veramente stato “l’inferno nell’inferno”, ulteriore caratterizzazione di questo
fronte, che per lo più è anche di difficile documentazione.