Ieri, con grande onore, ho
assistito ad una testimonianza speciale di una signora sposata da moltissimi
anni con uno dei pochissimi superstiti delle deportazioni ebree,morto circa un
anno fa all’età di 88 anni. Egli si chiamava Shlomo Venezia. Non avevo mai
assistito ad una testimonianza del genere e a dir la verità ero molto
emozionata,preoccupata ma allo stesso tempo curiosa. Una volta entrati tutti
nella sala, ci siamo seduti aspettando ansiosamente l’arrivo della testimone e
quando essa varcò l’uscio della nostra aula magna, rimasi colpita dal silenzio
che tutto ad un tratto si diffuse nella sala. Questa piccola e grande donna,
così l’ho definita, una volta pronta e seduta al suo posto, ha cominciato a
raccontarci con estrema naturalezza tutte le vicende e gli episodi tragici che
ha vissuto suo marito. Inizialmente Marika ci ha descritto l’infanzia e
l’adolescenza di Shlomo dicendo che all’età di 19 anni viveva con la sua
famiglia a Salonicco, in Grecia. Dico questo poiché purtroppo ragazzo non ha
potuto vivere tranquillamente gli anni della sua gioventù con un normalissimo
adolescente. All’età di 20 anni infatti fu deportato insieme alla sua famiglia
e viaggiò per 11 giorni all’interno di un vagone di un treno in condizioni
veramente misere e penose che Marika ci ha descritto con estrema precisione
dicendoci che tutte quelle persone viaggiarono ammassate avendo in un angolino
solo due bidoni: uno che conteneva l’acqua e l’altro che veniva utilizzato per
i bisogni. Mentre ascoltavo queste dichiarazioni quasi non riuscivo a crederci!
All’improvviso la stessa tristezza che si poteva percepire negli occhi di
Marika mi avvolse completamente e risultò quasi impossibile immedesimarmi in
quella povera gente. Successivamente, questa signora ci ha descritto il campo
di concentramento in cui Shlomo giunse dopo il lunghissimo viaggio. La mamma e
le sorelline furono subito uccise mentre Shlomo e i suoi fratello furono
lasciati in una baracca, nella quale dormivano e mangiavano quel poco di cibo
che veniva dato loro. La parte che più mi ha colpito è stata quando Marika ha
raccontato che suo marito era stato uno dei prescelti per un settore molto
particolare: il Sonderkommando. Chi ne faceva parte era destinato prima o poi
alla morte ma la tanta fame e la disperazione lo portarono ad accettare questo
incarico. Lui fu incaricato di tagliare i capelli alle persone morte nelle
camere a gas. Il modo, in cui questa grande donna, raccontava lo stato d’animo
di suo marito nell’eseguire questo lavoro, ci ha lasciato per un momento senza
fiato. Sono moltissime le parti e le dichiarazioni che più mi hanno colpito ma
se le dovessi descrivere tutte, il mio tema sarebbe infinito! Io e le mie
compagne abbiamo ascoltato per circa due ore quella donna in modo attento e
preciso. Sembravamo quasi soggiogate dalla sua voce, a volte spezzata e triste
nel raccontare quelle atrocità. Non avevo mai ascoltato cosi ininterrottamente
una persona senza distrarmi o pensare,anche per un secondo, ad altro! Inoltre,
abbiamo avuto l’onore di leggere alcune parti del libro di Shlomo in cui egli
raccontava proprio la sua esperienza all’interno del campo. Mi ha colpito il
fatto che più volte nel suo libro ha dichiarato di aver descritto solo ed
esclusivamente vicende che aveva vissuto in prima persona e non quelle che gli
erano state raccontate dagli altri suoi compagni. Ritengo fermamente che lui
sia un vero e proprio esempio di uomo da seguire poiché, anche dopo tutte le
difficoltà sia fisiche che psicologiche, pur avendo vissuto un’esperienza
tale,ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco, sposare una donna con la “D”
maiuscola che gli è sempre stata accanto anche nei momenti più difficili, di
dichiarare pubblicamente le sue testimonianze, accompagnare diverse volte gli
studenti a visitare quei luoghi di sterminio. Ancora più coraggiosa è stata sua
moglie, che per amore di suo marito, ha continuato anche dopo la sua morte a
recarsi nelle varie scuole per raccontare l’atroce esperienza vissuta da
Shlomo. Concludo dicendo che sono veramente felice di aver avuto la possibilità
di conoscere e ascoltare una persona così stupenda,piena di coraggio e credo
proprio che quella di ieri sia stata l’esperienza più intensa e costruttiva di
tutta la mia vita!
"Non più reticolati nel mondo" Lo studio dell' Internamento come strumento per contrastare la violenza e la violenza bellica, in ogni tipo di società del secolo breve e del secolo in corso.. Come base di studio per affrontare il problema delle migrazioni e dello spostamento di massa delle popolazioni. E' spazio di ricerca su questi temi del CESVAM - Istituto Nastro Azzurro ( Massimo Coltrinari) info:centrostudicescam@istitutonastroazzurro.org
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