Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

martedì 12 novembre 2013

Giornata della Memoria 2013: una ragazza scrive le sue impressioni




Ieri, con grande onore, ho assistito ad una testimonianza speciale di una signora sposata da moltissimi anni con uno dei pochissimi superstiti delle deportazioni ebree,morto circa un anno fa all’età di 88 anni. Egli si chiamava Shlomo Venezia. Non avevo mai assistito ad una testimonianza del genere e a dir la verità ero molto emozionata,preoccupata ma allo stesso tempo curiosa. Una volta entrati tutti nella sala, ci siamo seduti aspettando ansiosamente l’arrivo della testimone e quando essa varcò l’uscio della nostra aula magna, rimasi colpita dal silenzio che tutto ad un tratto si diffuse nella sala. Questa piccola e grande donna, così l’ho definita, una volta pronta e seduta al suo posto, ha cominciato a raccontarci con estrema naturalezza tutte le vicende e gli episodi tragici che ha vissuto suo marito. Inizialmente Marika ci ha descritto l’infanzia e l’adolescenza di Shlomo dicendo che all’età di 19 anni viveva con la sua famiglia a Salonicco, in Grecia. Dico questo poiché purtroppo ragazzo non ha potuto vivere tranquillamente gli anni della sua gioventù con un normalissimo adolescente. All’età di 20 anni infatti fu deportato insieme alla sua famiglia e viaggiò per 11 giorni all’interno di un vagone di un treno in condizioni veramente misere e penose che Marika ci ha descritto con estrema precisione dicendoci che tutte quelle persone viaggiarono ammassate avendo in un angolino solo due bidoni: uno che conteneva l’acqua e l’altro che veniva utilizzato per i bisogni. Mentre ascoltavo queste dichiarazioni quasi non riuscivo a crederci! All’improvviso la stessa tristezza che si poteva percepire negli occhi di Marika mi avvolse completamente e risultò quasi impossibile immedesimarmi in quella povera gente. Successivamente, questa signora ci ha descritto il campo di concentramento in cui Shlomo giunse dopo il lunghissimo viaggio. La mamma e le sorelline furono subito uccise mentre Shlomo e i suoi fratello furono lasciati in una baracca, nella quale dormivano e mangiavano quel poco di cibo che veniva dato loro. La parte che più mi ha colpito è stata quando Marika ha raccontato che suo marito era stato uno dei prescelti per un settore molto particolare: il Sonderkommando. Chi ne faceva parte era destinato prima o poi alla morte ma la tanta fame e la disperazione lo portarono ad accettare questo incarico. Lui fu incaricato di tagliare i capelli alle persone morte nelle camere a gas. Il modo, in cui questa grande donna, raccontava lo stato d’animo di suo marito nell’eseguire questo lavoro, ci ha lasciato per un momento senza fiato. Sono moltissime le parti e le dichiarazioni che più mi hanno colpito ma se le dovessi descrivere tutte, il mio tema sarebbe infinito! Io e le mie compagne abbiamo ascoltato per circa due ore quella donna in modo attento e preciso. Sembravamo quasi soggiogate dalla sua voce, a volte spezzata e triste nel raccontare quelle atrocità. Non avevo mai ascoltato cosi ininterrottamente una persona senza distrarmi o pensare,anche per un secondo, ad altro! Inoltre, abbiamo avuto l’onore di leggere alcune parti del libro di Shlomo in cui egli raccontava proprio la sua esperienza all’interno del campo. Mi ha colpito il fatto che più volte nel suo libro ha dichiarato di aver descritto solo ed esclusivamente vicende che aveva vissuto in prima persona e non quelle che gli erano state raccontate dagli altri suoi compagni. Ritengo fermamente che lui sia un vero e proprio esempio di uomo da seguire poiché, anche dopo tutte le difficoltà sia fisiche che psicologiche, pur avendo vissuto un’esperienza tale,ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco, sposare una donna con la “D” maiuscola che gli è sempre stata accanto anche nei momenti più difficili, di dichiarare pubblicamente le sue testimonianze, accompagnare diverse volte gli studenti a visitare quei luoghi di sterminio. Ancora più coraggiosa è stata sua moglie, che per amore di suo marito, ha continuato anche dopo la sua morte a recarsi nelle varie scuole per raccontare l’atroce esperienza vissuta da Shlomo. Concludo dicendo che sono veramente felice di aver avuto la possibilità di conoscere e ascoltare una persona così stupenda,piena di coraggio e credo proprio che quella di ieri sia stata l’esperienza più intensa e costruttiva di tutta la mia vita!

Nessun commento:

Posta un commento