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mercoledì 8 marzo 2017

"Il Mio magone albanese" di Aldo Terrusi La Sentenza di Condanna

La corte, dopo aver analizzato la difesa dell'imputato e dell'avvocato difensore afferma che: l'avvocato cerca di far apparire l'imputato come apolitico e non avverso alla Guerra Nazionale per la Liberazione. La corte afferma che la difesa non rispecchia la realtà sopradescritta.
          La posizione dell'imputato, la sua missione, lo stretto legame con il fascismo sono fatti inconfutabili.
          Per quanto riguarda una quantità di dichiarazioni rilasciate da persone fidate, esse dicono del comportamento personale dell'imputato dal punto di vista sociale e non del suo passato politico. Così che non possono assolvere l'imputato dalla responsabilità delle opere.
          Dato che la colpa di cui viene accusato è prevista dall'articolo 14,15 della Legge nr.41 14/1/45
La Corte
          Per tutte le ragioni di cui sopra
Dichiara
          Colpevole l'imputato Giuseppe Terrusi e gli infligge 10 anni di carcere e la perdita dei diritti civili e politici per il tempo della detenzione. 


(27*) Nonostante tutte le testimonianze a favore,  il 28 novembre 1946, in nome del popolo Albanese, il Consiglio del Tribunale Militare di Valona emette la sentenza e infligge a Giuseppe, considerato colpevole, una pena di 10 anni di carcere basandosi sull’unico testimone d’accusa, già citato (App. 9), Shefik Muharemi, quel vecchio dipendente ubriacone, spergiuro e prezzolato, licenziato, anni prima, dalla Banca di Valona.

Alla carcerazione di Giuseppe e dei suoi impiegati seguì lo sfratto dalla banca di tutta la famiglia che fu costretta a vivere in ristrettezze nella casa dei nonni a Valona. Nel 1946 la famiglia fu trasferita a Tirana. Nel 1949 tutti i componenti della famiglia furono imbarcati, come  profughi, per il trasferimento in Italia.
Dopo 7 anni di carcere duro, Giuseppe morì a Burrel il 2 marzo 1952.


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