di Alessia Biasiolo La questione della resistenza tedesca al nazismo è controversa. Infatti, molti personaggi anche illustri si sono affrettati, a guerra finita, a definirsi artefici di movimenti di spionaggio o di resistenza, fondatori della “Rosa Bianca” stessa, eccetera, forse per sfuggire a lunghe pene detentive dopo essersi trovati agli arresti per sospetta collusione con il regime dittatoriale. Non per tutti coloro sono state trovate prove certe, pertanto ancora oggi la Storia nutre dei dubbi che non può, in mancanza di documentazione, sfatare. Opporsi al regime nazista non fu semplice. Per sintetizzare la posizione tedesca, di più strati sociali in vari anni dalla proclamazione di Hitler a capo del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, si pensava che il programma politico così abilmente ostentato si sarebbe poi ridimensionato una volta raggiunto il potere. Quando, però, alcuni si resero conto che tutto si stava, invece, realizzando proprio come Hitler aveva pianificato, era troppo tardi per organizzare una qualche forma efficace di protesta. Eletto cancelliere ed entrato nei pieni poteri nel 1933, Hitler dispose immediatamente l’eliminazione di ogni forma di opposizione, soprattutto interna al partito (vedasi la tristemente famosa Notte dei Lunghi Coltelli).
I dati degli arresti a seguito dei controlli della Gestapo testimoniano che prese di posizione ci sono state. In meno di sei anni, circa un milione di tedeschi furono inviati nei campi di concentramento, il primo dei quali era stato aperto nel 1934. Attività antinazista è stata imputata a oltre duecentomila persone condannate a pene detentive in carcere; a circa due anni dalla salita a ruolo di cancelliere di Hitler, pare esistessero migliaia di centri clandestini di diffusione di volantini antinazisti. Molti oppositori erano appartenenti a partiti di sinistra, altri erano oppositori cattolici. Quella rete antinazista può spiegare la serie di attentati ai quali il Führer sfuggì durante la dittatura.
Neppure si deve dimenticare che il grande nemico del Terzo Reich, assieme agli ebrei, erano i comunisti, pertanto anche verso di loro si era concentrata l’azione repressiva e, di fatto, eliminatoria sin dai primi tempi del regime, a cominciare dall’incendio del Reichstag.
“Il vasto incendio del Parlamento segna l’ultimo conato del comunismo in Germania mentre il trionfo elettorale di Hitler apre un nuovo periodo della storia tedesca”, recitava il testo introduttivo al filmato Luce che documentava, in Italia, la vastità dell’incendio stesso, avvenuto il 27 febbraio 1933 per mano nazista per incolpare comunisti, ed eventualmente ebrei, del danno alla Germania. Nei pressi del Parlamento venne trovato il definito agitatore comunista Marinus Van der Lubbe, un muratore olandese ventiquattrenne che aveva fallito il progetto di trasferirsi in Unione Sovietica. Sotto tortura, ammise di essere stato lui a dare fuoco al Parlamento e l’episodio diede spazio ai nazisti per chiedere all’anziano presidente tedesco di firmare il Decreto dell’Incendio del Reichstag che aboliva la maggior parte dei diritti della Repubblica di Weimar, reintroducendo la pena di morte. A seguito di questo, fu possibile condannare a morte Van der Lubbe nel 1934. Il colpo di mano si rivelava di fatto utile per smorzare la possibilità di non avere un plebiscito alle elezioni federali del 5 marzo 1933, le ultime in Germania ad essere pluripartitiche prima della dittatura. Il partito di Hitler ottenere una percentuale intorno al 45%, ma il Partito Socialdemocratico e il Partito Comunista insieme ottennero comunque circa il 30% dei voti, addirittura sopravanzando il Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori in due casi, tra cui Berlino, dove ottennero addirittura oltre il 50% dei voti. A quel punto non fu più ostacolata la strada al totalitarismo hitleriano che si stava componendo in fretta, approvando leggi che mettessero subito in pratica il progetto politico. In occasione delle elezioni, per dichiarati motivi di sicurezza, molti esponenti comunisti vennero arrestati e incarcerati, così come sindacalisti e antinazisti in genere. Nel nuovo insediamento venne definito finito lo Stato di diritto e finite le garanzie civili per i cittadini. Già con il Decreto di incendio del Reichstag erano finiti la libera associazione, il diritto di riservatezza della posta, ad esempio. Ora si optava per esautorare il Parlamento dei suoi poteri, che di fatto non aveva più, mentre a breve verrà creata la Gestapo, la polizia politica. Locali pubblici come le mitiche birrerie tedesche, vennero messe sotto stretto controllo delle SA e delle SS. Proprio le birrerie, forse sapendo Hitler quanto potessero diventare pericolose! (continua con post in data 5 ottobre 2020)
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