Sergio Benedetto Sabetta
La memoria
elettronica se rappresenta una vera e propria rivoluzione, dove si affiancano
spettacolarizzazione e precisione illimitata nel registrare i fatti, non è che
un elemento della costruzione di una memoria storica, alla durata “illimitata”
e facilmente evocativa della prima si contrappone la particolare instabilità e
malleabilità della memoria umana, ma la memoria sociale è qualcosa di più di
una semplice registrazione, è la capacità di una condivisione identitaria
costruita nel tempo attraverso la lettura di particolari fatti che diventano
eventi fondanti (J. Le Goff).
Bergson parla di “immagine” come memoria
profonda che viene a staccarsi dalla memoria superficiale propria della
semplice abitudine, parole, gesti e rituali trasformano i singoli eventi nei
tempi lunghi propri di una memoria collettiva, in cui si inseriscono i “mercanti
della memoria” che ulteriormente la trasformano in un oggetto di consumo
consolatorio, nella “bella epoque” del proprio vissuto, così che la memoria
collettiva venga ad opporsi alla memoria storica, come la memoria affettiva
alla memoria intellettuale (Pierre Nora).
Le grandi
mitologie collettive, già formatesi nell’Ottocento, nella modernità della
comunicazione di massa si evolvono verso la creazione di una serie di memorie
collettive sotto pressione di una storia immediata e simultanea, vi è quindi la
necessità di collegare queste memorie collettive alla storia scientifica,
storie individuali che rifluiscono nel collettivo e quindi nel sociale,
superando la manipolazione che sempre il valore economico e politico della
memoria ha comportato.
Leroi-Gourhan sottolinea l’importanza
che ha la tradizione per la specie umana nel condizionarne la condotta, la
sopravvivenza etnica avviene attraverso la routine ed il progresso deve agire
in equilibrio con essa se si vuole che
l’innovazione non sia etnicamente disgregante, in quanto nell’identità
individuale o collettiva la memoria ne è elemento essenziale tanto che la
formazione di una memoria sociale diventa l’elemento dominante dell’evoluzione
umana, essa pertanto diventa strumento di potenza, quindi di lotta e
manipolazione per la legittimazione del potere attraverso la memoria stessa.
Con il
cessare della memoria si ha la perdita della coscienza del proprio passato, la
comunità smarrisce se stessa, l’eterno presente non ha più un progetto
sostenibile nella comunità, essa diventa una creta malleabile secondo interessi
costruiti, la perdita delle tradizioni conduce pertanto alla cessazione della
coscienza di una autonoma esistenza (Mansuelli),
tanto che per tutta la storia romana nonostante i numerosi mutamenti
istituzionali, economici e sociali, dalla repubblica al principato, fino al
dominato, la “res pubblica” rimase
concettualmente tale contrapposta alla “res
privata” e l’imperatore doveva mantenere coscienza di tale distinzione se
voleva legittimare il proprio potere.
La forza del
persistere di una memoria collettiva è al centro della riflessione di Pallottino , il quale rileva che le
radici di quel forte regionalismo che si è manifestato in tutte le vicende
storiche del territorio italiano, affondano nelle unità etnico-storiche
preesistenti all’unificazione romana della penisola, tanto che le stesse regioni
e città richiamano nella denominazione le varie vicissitudini storiche della
penisola italiana.
L’informazione decade secondo un
fenomeno “entropico” (Wiener) ma
viene continuamente rigenerata, ricostruita, riadattata alle esigenze,
incertezze del momento e in questa ricostruzione l’informazione contenuta nella
memoria sociale diventa strumento di lotta, manipolazione e legittimazione del
potere.
La teoria
degli scarti conoscitivi (Knowledge gaps),
propria dei moderni mezzi di comunicazione di massa, influisce anche nella
moderna ricostruzione della memoria, dove mitologie si formano e si affermano
più velocemente che nel passato rielaborando la memoria collettiva o
addirittura sostituendola, il potere della memoria si è allargato dal rapporto
Stato/élite ad organizzazioni private attraverso l’uso sempre più esteso
dell’elettronica.
Nasce sempre più prepotente la
necessità di una ricostruzione storica scientifica della memoria collettiva,
anche attraverso la catalogazione della singola memoria orale, sovrastata dalle
immagini, nella necessità di una veridicità, in questo lo stesso diritto è
elemento e specchio di una ricostruzione della memoria sociale, esso nel
normare è frutto della memoria e nei comportamenti sociali che provoca diventa elemento costitutivo di
una futura memoria sociale, ma in esso vengono ad influire le ricostruzioni che
la comunicazione crea, ecco l’importanza dei depositi della memoria, ma anche
della necessità di una loro corretta diffusione garantita dall’autorevolezza
della fonte.
Bibliografia
· Bergson H., Materia e memoria,
Laterza 1996;
· Leroi – Gourban A., Ambiente e
tecnica, Jaca – Book 1994;
· Le Goff J., Il tempo continuo della
Storia, Laterza 2014;
· Wiener N., Introduzione alla
cibernetica – L’uso umano degli esseri umani, Bollati – Beringhieri 2008.
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