"Non più reticolati nel mondo" Lo studio dell' Internamento come strumento per contrastare la violenza e la violenza bellica, in ogni tipo di società del secolo breve e del secolo in corso.. Come base di studio per affrontare il problema delle migrazioni e dello spostamento di massa delle popolazioni. E' spazio di ricerca su questi temi del CESVAM - Istituto Nastro Azzurro ( Massimo Coltrinari) info:centrostudicescam@istitutonastroazzurro.org
Traduzione
giovedì 21 dicembre 2023
mercoledì 20 dicembre 2023
La Giornata della Memoria
27 gennaio di ogni anno
La Giornata della
Memoria è stata istituita per ricordare a tutti che la tolleranza,
l’accettazione del “diverso” la comprensione e l’apertura verso gli altri, che devono
essere e rimanere le costanti della nostra vita di relazione.
L’affermazione
all’inizio del secolo scorso di regimi totalitari in Europa, espressione
diretta e continuazione della violenza impositiva che insensatamente si scatenò
senza motivazioni reali con la Prima Guerra Mondiale, guerra fu il frutto della
degenerazione del nazionalismo esasperato.
Regimi che fecero del
terrore verso i propri cittadini, e con la Seconda Guerra mondiale, verso i propri
nemici una delle costanti della loro politica. Furono bandite tolleranza,
comprensione e apertura verso le idee e le istanze degli altri e, soprattutto,
vi fu un rifiuto esasperato del “diverso”. Chi non si allineava ai propri
principi, chi veniva messo d’autorità nella categoria “diverso” per ragioni
etniche, razziali, religiose e politiche, veniva emarginato, prima e poi
perseguitato. Con lo scoppio della guerra si fece un ulteriore passo: veniva
eliminato fisicamente. Un vertice di violenza collettiva che portò popoli a
commettere orrori e stragi contro se stessi e verso gli altri popoli, che
ricordano le stragi del passato (come la Guerra dei Trent’anni in Europa
combattuta sulla base del terrore, che fece oltre 3 milioni di morti), stragi,
con il corollario di crudeltà ed efferatezza che superano abbondantemente ogni
immaginazione.
La Giornata della
Memoria ha questo preciso scopo: ricordare affinchè non più accada. Machiavelli
ha ragione quando sostiene che “passano
li tempi ma l’homini sono sempre gli stessi”. Quindi simili crudeltà,
efferatezze, stragi e tragedie possono riaccadere in un futuro e, dati i tempi
in cui viviamo, anche non troppo lontani.
Per evitare che tutto
ciò accada ai nostri figlie ed ai nostri nipoti, occorre un impegno diurno
affinchè non si ricreino le condizioni in cui si trovarono certi popoli
all’inizio del secolo scorso.
La Giornata della Memoria, oltre a rivendicare
questo impegno delle persone di buona volontà, serve anche a ricordare le
vittime di questa follia collettiva che ridusse il pianeta in un cumulo di
rovine, materiali e morali, come era stato ridotto nel 1945.
Il “diverso” è facile
crealo. Abbiamo sotto gli occhi tante derive che oggi portano a vedere in
“questo” o in “quello” un “diverso” che deve essere emarginato, prima,
imprigionato, poi, e quindi, eliminato fisicamente. Il processo è sempre lo
stesso ed oggi vediamo che è ben avviato: prima il “diverso” deve essere
“marcato” con un segno distintivo (chi non ricorda la gialla Stella di David o
i Triangoli di vari colori sulla casacca dell’internato a strisce bianche e blu),
poi si assisterà al fiorire dei campi di concentramento per la “sicurezza di
tutti” ed infine il passo finale della sua eliminazione, nel più totale segreto.
Un processo sempre in
essere, che va fermato e la Giornata della Memoria serve a questo. Una presa di
coscienza collettiva per impedire nuovi orrori. Bloccare questo meccanismo
perverso è dovere di tutti e evitare nuove vittime, anche perché quelle che si
ricordano sono già abbastanza.
Gli Ebrei, frutto della
giudeofobia che da secoli alligna nelle nostre collettività che è assurta ad
Olocausto, a genocidio sistematico insieme ad altri popoli come quello Armeno
in cui l’obiettivo finale è quello di cancellare i popoli presi di mira,
“diversi” dalla faccia della terra. Ma anche altri “diversi” sono nella lista
oltre ad ebrei ed armeni. I diversamente abili (programma tedesco T4), i Rom,
che volgarmente vengono chiamati “gitani” o “zingari” e già nel nome vi è una
condanna, ed ancora gli omosessuali, gli oppositori politici, i propri correligionari
che non si allineano integralmente o che si ravvedono, e tutti coloro che “de
facto” vengono definiti “diversi”.
La Giornata della
Memoria non è esclusiva di nessuno, o di una parte (e ben occorre ricordare che
quanto una parte si impossessa del tutto, il tutto scompare) ma è di tutti, è
la giornata della umanità, degli esseri umani, di tutti noi per ribadire una
scelta di vita, un impegno che deve contraddistinguere il nostro tempo che non
deve essere ricordato per le gesta e la crudeltà ed efferatezza di bande di
assassini di Stato, che ancora oggi qualcuno ricorda con nostalgia.
Una Giornata delle
Memoria nel ricordo di ciò che è stato, di chi ha subito ogni male possibile,
per un impegno, nei fatti, di un futuro migliore del passato.
domenica 10 dicembre 2023
Elisa Bonacini. Addio ad Aldo Boccabella
ERA TRA GLI ULTIMI INTERNATI MILITARI NEI
LAGER NAZISTI DOPO L’ ARMISTIZIO DELL’ ITALIA
IL CORDOGLIO
DELL’ASSOCIAZIONE “UN RICORDO PER LA PACE”
Ci ha lasciato due anni fa Aldo Boccabella, il 7
dicembre 2021. Era tra gli ultimi internati militari nel lager nazisti dopo
l’armistizio dell’Italia l’8 settembre 1943.
Trasferitosi a Roma dopo la morte della moglie Liliana se ne erano perse le tracce. Ma in una visita di Elisa Bonacini presidente di “Un ricordo per la pace” presso il Cimitero Comunale di Aprilia in occasione della commemorazione dei Defunti lo sguardo viene attratto da un loculo ai piani alti su una foto che aveva scattato proprio lei. La foto lo ritrae con la moglie, scomparsa un paio d’anni prima.
Aldo Boccabella, insignito nel 2013 di medaglia
d’onore IMI, era nato a Roma nel novembre 1923 in una palazzina nei pressi
dall’Altare della Patria. Per molti anni è stato residente ad Aprilia.
Pur essendo orfano di padre e con fratelli
ancora piccoli Boccabella venne chiamato a svolgere il dover patrio nella Regia
Marina, l'Arma navale del Regno d'Italia, e partì per la guerra nell'aprile
1943. Catturato l'8 settembre 1943 a Patrasso in Grecia, venne trasportato
tramite tradotta ferroviaria fino a Belgrado e da lì via Danubio sino in
Austria nello Stammlager XVII B di Krems; successivamente in un campo di
concentramento nelle vicinanze di Linz.
Esprime cordoglio Elisa Bonacini che ne fece
emergere la storia divulgandola in numerosi eventi culturali ed in alcuni
incontri con i ragazzi dell’IIS “Carlo e Nello Rosselli”di Aprilia. Le
vicissitudini di guerra e prigionia di Boccabella raccolte dall’Associazione
“Un ricordo per la pace” in un video a futura memoria.
Bonacini: “Nell’ambito del nostro progetto ultra
decennale “MEMORIA AGLI IMI” conserviamo con orgoglio la testimonianza degli
ultimi Internati Militari residenti ad Aprilia. Di Aldo abbiamo una lunga
video-intervista, realizzata nel 2013. Oltre 2 ore di filmato in cui aveva
raccontato la guerra e la prigionia subita all’età di soli vent’anni.
Voglio ricordarlo con un piccolo stralcio della
sua testimonianza che forse più lo rappresenta. La speranza è che il suo diario
di guerra ed il libro inedito “Sofferenze dimenticate” possano essere
valorizzati e divulgati dagli eredi, per non dimenticare. Ciao Aldo!”
“La vita da internato aveva due visioni
differenti: la fabbrica, con la disciplina inerente al lavoro da svolgere,
sotto il comando di un civile; il lager, dove si era trattati come galeotti,
senza dignità, offesi e derisi. Il vitto scarso era composto da una brodaglia
di carote e quattro patate. (…..)
Volli imparare il tedesco per far valere la mia
dignità di uomo, per dire loro che non ero una bestia e che la guerra non
l'avevo voluta io. Una ragazza tedesca che conobbi durante il lavoro in
fabbrica, mi diede di nascosto un vocabolario ed un libro di grammatica.
Studiai la lingua tedesca dalle 6 alle 11 di sera, solo con me stesso.
Programmai un piano per arrivare a comunicare con il comandante del campo.
All'appello non mi presentai. Un soldato delle SS venne mandato a cercarmi in
baracca e mi prese a calci violentemente. Era un uomo sui cinquanta anni. Gli
chiesi in tedesco cosa avrebbe provato se suo figlio fosse stato trattato in
quel modo. Lui, sorpreso di vedermi parlare nella sua lingua, mi diede un colpo
di moschetto nella schiena trascinandomi dal comandante del lager. Era quello
che volevo. Era un tenente delle SS. Mi domandò in italiano di dove fossi.
Risposi in tedesco che ero di Roma, e lo invitai ad andare un giorno ai
Castelli Romani per bere del buon vino. Lui rispose di non fare dell'ironia, ma
trasformò il “tu” in “Lei”. Avevo riconquistato una parte della dignità persa.
Mi obbligò poi ad avere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise
di aiutare i compagni, portavoce delle loro necessità ”. (Aldo Boccabella, 8
settembre 2013)
(su Aldo Boccabella da
https://unricordoperlapace.blogspot.com/)