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venerdì 28 febbraio 2025

Il Campo di Concentramento: a che serve ?

 


 

Nel nostro sistema giuridico il principio vigente è il seguente “meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in prigione”. Questo assioma discende da una Costituzione che mira a garantire il cittadino al massimo della  legalità in tema di sanzione e di pena. Tale principio è rovesciato in quelle Costituzioni o leggi fondamentali in cui si privilegia le peculiarità della sicurezza dello Stato che fanno premio sulle libertà individuali. Ad esempio nella Germania Hitleriana si adottò il principio “meglio mettere degli innocenti in prigione che rischiare di lasciarsi fuggire un nemico”. Nella Unione Sovietica ci si preoccupava di più nel prevenire la impunità di un colpevole che la condanna di un innocente.

 

Il Campo di concentramento serve ad isolare un individuo o un gruppo di individui che lo Stato considera, in via amministrativa, pericolosi alla sua sicurezza, o potenzialmente pericolosi o nemici. Questo non a seguito di una pronuncia della Magistratura ma sulla base di semplici indizi di polizia, in certi casi a prescindere o meno dallo stato di guerra.

 

Negli Stati che adottano principi garantistici, il campo di concentramento, in tempo di pace, non serve; ad esso si ricorre in tempo di guerra per isolare i cittadini dello stato nemici siano essi militari o civili. Nello Stato totalitario a forte connotazione ideologica il campo di concentramento serve ad isolare dal resto della società quegli individui o gruppi di individui che non mostrano di aver completamente accettato l’ideologia; nel contempo il ricorso al campo di concentramento terrorizza, con la semplice esistenza, la popolazione civile; nel contempo si ha la possibilità di utilizzare manodopera a bassissimo costo, che viene impiegata in brandi opere del regime oppure inserita in uno sforzo globale economico. Nello stato ideologico totalitario, e nel corso della Storia, abbiamo avuto solo l’esperienza nazista, il campo di concentramento è stato utilizzato come strumento per l’epurazione sociale e razziale, o di gruppi ritenuti dannosi alla società, come malati mentali, cronici e terminali.

 

Queste funzioni il campo di concentramento le può svolgere tutte assieme o in parte, o in combinazione tra loro. A secnda delle epoche storiche e degli Stati.

 

Sulla base di queste funzionisi può avanzare una classificazione del campo di concentramento. Come primo approccio, sulla base di quanto detto sopra, si possono individuare tre tipi di campo di concentramento, che sviluppa la  seguente classificazione:

 

- campo di concentramento di detenzione temporanea

- campo di concentramento vero e proprio

- campo di concentramento di sterminio

 

Campo di concentramento di detenzione temporanea

 

Il Campo di concentramento di detenzione temporanea è il campo ove si raccolgono cittadini in via temporanea, per esigenze particolari, contingenti. Questo tipo di campo ha una funzione transitoria per determinate circostanze. Tipico di questa categoria è il campo di concentramento per prigionieri di guerra; questo campo, infatti, ha una funzione riferita alla sola durata del conflitto; a fianco di questo campo vi è il campo di concentramento per internamento per civili, che ivi vi sono internati solo per la durata del conflitto; i soggetti sono cittadini dello Stato o della coalizione nemica, in cui si è in guerra; accanto ad essi vi possono essere cittadini dello Stato che sono in disaccordo con lo Stato ( es. contrari alla guerra, pacifisti, obbiettori di coscienza,  o altre categorie di cittadini di varia natura eversiva).

In questo tipo di campi di concentramento non viene praticato il lavoro forzato. Il lavoro è quello previsto dalla Convenzioni Internazionali ed è regolato e retribuito. La funzione che essi svolgono è solo preventiva e detentiva in via provvisoria. Sono aperti al controllo delle Organizzazioni Umanitarie Internazionali. Questo tipo di campo è utilizzato da tutti gli Stati, a prescindere dalla loro struttura, siano essi liberali, democratici, , dittatoriali, autoritari totalitari ecc.

 

Campo di concentramento vero e proprio 

 

Questo è il tipo di campo di concentramento che ha una funzione precisa nell’esercizio del controllo delle masse. Ha carattere permanente ed è aperto, a prescindere o meno dalla presenza dello stato di guerra. Per lo più vi accoglie “nemici” interni dello Stato o come tali vengono indicate determinate categorie di cittadini. In questo tipo di campo vige la logica dell’abbruttimento, materiale e morale, della rieducazione, del lavoro forzato e dell’annientamento. E’ uno strumento di repressione e di terrore per lo Stato che lo adotta, per lo più autoritario, totalitario e dittatoriale e rappresenta l’ultimo segmento del progetto politico che lo stato rappresenta.

Si può dire che la individuazione della esistenza di questo tipo di campo di concentramento rileva se uno Stato ha fondamenti totalitari o meno.

Esempi nella Storia di questo tipo di campi di concentramento sono stati i KZ hitleriani per il periodo 1933 -1939; quelli del GULAG sovietico o quello del periodo di fine secolo del comunismo cinese, il laogai.

 

Campo di concentramento di sterminio

 

Il campo di concentramento di sterminio ha solo l’apparenza di un campo di concentramento. A rigore questo tipo di campo di concentramento non dovrebbe essere incluso nella classificazione che stiamo analizzando. Mentre il campo di concentramento di detenzione temporanea ha una sua funzione in relazione allo stato di guerra e limitata nel tempo e il campo di concentramento di internamento vero e proprio rappresenta uno strumento di politica  di uno Stato totalitario, ed in questa ottica le due tipologie sono consequenziali alla definizione adottata, il campo di concentramento di sterminio è una cosa a se stante, staccata da ogni nozione di “concentrare” e controllare un gruppo di individui in un determinato luogo.

Il campo di concentramento di sterminio è istituito per eliminare quei gruppi di individui a cui è stata decretata per via amministrativa la morte. Questo tipo di campo è un semplice terminale ( in base a quelli che sono esistiti terminali ferroviari) ove chi vi giunge non ha diritto di sopravvivere ed è destinato solo ad essere sterminato. In apparenza vi sono baracche e filo spinato, ma la funzione di questo tipo di campo è quella di eliminare coloro che dovrebbe ospitare. Nel corso della Storia questo tipo di campo di concentramento è stato aperto solo sotto il regime nazista, nel periodo 1939-1945. i Nazisti aprirono 4 campo di concentramento di sterminio: Belzec, Chelmo, Sobibor e  Treblinka; accanto a questo aprirono altri due campi, che sono in parte campi di concentramento veri e propri e campi di concentramento di sterminio: Auschwitz-Birkenau e Majdanek. Chi giungeva in questi due campi subiva una selezione: a destra chi era in grado di lavorare e doveva essere sterminato con sfinimento da lavoro; a sinistra donne, vecchi, bambini e non abili al lavoro che doveva essere sterminato immediatamente.

 

Questa classificazione permette di individuare tutti i campi di concentramento che gli Stati hanno aperto. Come già accennato, gli Stati che si definiscono liberali o democratici, coinvolti in un conflitto, hanno aperto campi di concentramento di detenzione temporanea. Vedremo più avanti che sono stati aperti campi di concentramento di detenzione temporanea al di fuori del conflitto da parte di Stati che si definiscono liberali e democratici. Esempi possono essere fatti riferendoci alla Gran Bretagna ed ai campi di concentramento aperti in Palestina prima e dopo il 1939-1945. [1] Altro esempio si può fare con il campo di concentramento di detenzione temporanea  alla base di Guantanamo Bey[2]

Gli Stati  autoritari, dittatoriali o totalitari fanno ricorso al campo di concentramento vero e proprio che utilizzano come strumento di azione politica per il raggiungimento dei loro fini, e in caso di conflitto anche loro ricorrono, integrandoli con quelli esistenti, a campi di concentramento di detenzione temporanea. Solo il regime nazista, in Germania, dal 1939-1945 ha prodotto il campo di concentramento di sterminio; nemmeno il sistema concentrazionario sovietico nella sua massima espressione arrivò a questa tipologia.

 

Definiti questi tre tipi di campo di concentramento che rappresentano la classificazione superiore, vi sono allo stato pratico sottotipi di campi di concentramento, che però si rifanno sempre a questa classificazione.

 

In una visione empirica ed osservando la fenomenologia, possiamo elencare come sottotipi di campo di concentramento i seguenti campi:

- speditivi

- occasionali

- di raccolta

- di transito

- di smistamento

- di assegnazione

- di lavoro

- di punizione

 

Occorre introdurre il concetto, nella classificazione dei sottotipi di campo di concentramento, che per campo di concentramento si deve superare lo stereotipo baracca –altana recinto di filo spinato. Infatti è un campo di concentramento anche una villa in aperta campagna ove sono raccolte delle persone che non possono lasciare la villa e che devono seguire un determinato regolamento, fatto rispettare da agenti dello Stato. E’ il caso dell’Italia del periodo 1938 -1943 in cui molti gruppi di cittadini di origine ebrea furono relegati in case di campagna, ville, strutture semipermanenti. Ancora rifacendosi all’Italia a cittadini di Stati nemici, sempre nel periodo 1940-1943, che furono “internati” in luoghi scelti a seconda delle circostanze. In questo caso si parla di campi di concentramento occasionali.

Nella prigionia di guerra, nel momento in cui termina il combattimento e inizia, sotto il profilo operativo, lo sfruttamento del successo, si attua la fase della raccolta e invio “all’indietro” dei prigionieri. In questo caso, questi sono raccolti in luoghi organizzati “sul tamburo”: in questo caso si parla di campi di concentramento speditivi.

L’organizzazione poi è tale che da questi campi speditivi, la cui permanenza e breve si passa a campi di concentramento di raccolta, e via via, di transito, e di smistamento, i cui termini già indicano la funzione, per giungere al campo di concentramento definitivo, che è quello di assegnazione.

Poi a seconda delle funzioni possiamo avere i campi di concentramento di lavoro[3] e di punizione, ove in questi sono raccolti elementi che non rispettano i regolamenti o sono ritenuti più pericolosi degli altri e meritano un trattamento più severo.

 

Una classificazione che si basa sulla violenza che uno Stato intende esercitare nei confronti dei propri cittadini o dei cittadini nemici o comunque stranieri che considera nemici è quella dovuta ad Hannah Arendt, che prende a paragone quello che attende, secondo la concezione cristiana, l’uomo dopo la sua morte fisica. Una classficazione che adotta il principio che per certe categorie di uomini quello che lo attende nell’aldilà già lo sperimenta su questa terra.



[1] Vedere il secolo dei campi

[2] Vedere nota

[3] In questo caso il campo del Canale Bar Baltico Mar Bianco

giovedì 20 febbraio 2025

Internamento e Prigionia di Guerra. Bibliografia

 


 

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[1] Si tratta della raccolta dei rapporti segreti del servizio di Sicurezza della SS sulla situazione del Reich, in cui si può trovare descritto l’odio verso gli italiani e il desiderio di vendetta sugli internati da parte della popolazione tedesca. Nel volume XV si afferma che il popolo italiano per quello che ha fatto deve essere considerato “feccia dell’umanità”.

 

[2] Il volume, realizzato in collaborazione con l'ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati Politici nei campi nazisti) consta di 623 voci, ognuna riportante una breve scheda informativa. In Appendice è riportata la Legge 24.9.1977 della Repubblica Federale Tedesca nella quale è riportato l'elenco ufficiale dei lager nazisti.

[3] Si segnala il I Volume contenente l’atto d’accusa e la sentenza importanti per l’interpretazione del genere di guerra condotta dalla Germania e la genesi dei crimini di guerra, il vol IV con riferimento specifico agli internati italiani; nel vol V la circolare di Bormann del 28 settembre 1943 per l’impiego contro le leggi di guerra degli internati italiani nell’industria bellica tedesca.

[4] In particolare Volume I: Vichy-Auschwitz; Volume II: Le calendier de la persecution des Juif de France, juliet 1940-aout 1942; volume III Le calendier de la persecution des Juif de France septembre 1942- aout 1944, Volume IV: Le memorial des enfant juifs deportes de France;

 

[5] Bibliografia ragionata contenete n. 1001 voci compilata da Susani L. e Longo V., comprendente opere relative alla seconda guerra mondiale non solo nei suoi aspetti militare, politico ed economico ma anche minori, compresi quelli della deportazione, della prigionia, della guerra partigiana ecc. È preceduto da un indice per materia

[6] Questo volume aggiorna a tutto il 1955 le precedenti pubblicazioni dell'Ufficio Storico dello SME. Questa edizione include 2486 titoli di opere per ordine alfabetico d'autore. Sotto ogni titolo una breve scheda informativa. Una ripartizione per matria, "a chiave numerica" agevola la consultazione.

 

[7] Bibliografia contenete 483 voci, compilata da Suani L., compilata con gli stessi criteri del volume del 1949.

Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell'esercito, Ufficio Storico, Saggio bibliografico sulla seconda guerra mondiale, Roma, Tipografia Regionale, 1949. Bibliografia ragionata contenete n. 1001 voci compilata da Susani L. e Longo V., comprendente opere relative alla seconda guerra mondiale non solo nei suoi aspetti militare, politico ed economico ma anche minori, compresi quelli della deportazione, della prigionia, della guerra partigiana ecc. È preceduto da un indice per materia. Da questa opera si è partiti per articolare la presente bibliografia.

[8] Questo volume aggiorna a tutto il 1955 le precedenti pubblicazioni dell'Ufficio Storico dello SME. Questa edizione include 2486 titoli di opere per ordine alfabetico d'autore. Sotto ogni titolo una breve scheda informativa. Una ripartizione per materia, "a chiave numerica" agevola la consultazione.

[9] È citato in modo indiretto l'accordo di Eldoret e l'attività del gen. Nasi a favore dei prigionieri.

[10] Opera di carattere generale sulla prigionia militare italiana nella seconda guerra mondiale. Divisa in due parti: la prima tratta della prigionia in Africa e dei campi inglesi in Sud Africa, Palestina India e della prigionia statunitense. Nella seconda la prigiona dopo l’armistizio, con una panoramica sui campi di prigiona in Urss, nei Balcani, negli Stati Uniti, India, Germania e Polonia. La bibliografia, molto accurata, riporta con elenco e scheda riassuntiva i volumi citati.

[11] Il volume narra la storia della Croce Rossa Internazionale con riferimenti analitici al testo della Convenzione del 1929 sui prigionieri di guerra. Utile per comprendere quello che avrebbe dovuto essere il trattamento giuridico umanitario e militare dei prigionieri di guerra