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lunedì 22 giugno 2015

Ricerche. I Guerra Mondiale.

La lettura dei giornali e taglio della barba in un momento di relax della Grande Guerra.

La bellissima foto é stata scattata da mio prozio, Adelmo Lolli di Bastia Umbra, capitano della Brigata Casale, morto nel 1919 per malattia contratta in guerra.

Fonte Pierluigi Franz

lunedì 15 giugno 2015

Un doveroso riconoscimento

MEDAGLIA D'ONORE A DUE EX INTERNATI MILITARI DI APRILIA
Il riconoscimento del Governo Italiano per il NO dei nostri soldati alla collaborazione con i nazisti

di Elisa Bonacini

Si è svolta presso la Sala Cambellotti della Prefettura a Latina lo scorso 31 ottobre, nella vicinanza alla Festa Nazionale del 4 novembre, la cerimonia che ha visto la consegna da parte del Prefetto D'Acunto delle medaglie d'onore a 9 cittadini della provincia di Latina deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per leconomia di guerra della Germania.
Nel corso della cerimonia sono state consegnate anche 13 onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, di cui tre ai cittadini di Aprilia : Cavaliere Goffredo Cento, Cavaliere Elio Merler , Commendatore Edmond Galasso.
La medaglia donore è un'onorificenza che viene concessa dal Governo Italiano a partire dal 2007 a tutti i cittadini italianicivili e militari- e ove deceduti ai loro familiari che, dopo larmistizio dell'8 settembre 1943, furono catturati e detenuti dai tedeschi nei lager nazisti, non accettando mai ladesione alla R.S.I. o alle formazioni delle SS.
Le medaglie d'onore sono state conferite ai cittadini di Aprilia Aldo Boccabella e Gino Forconi. tra gli ultimi Internati Militari Italiani (I.M.I.) ancora viventi. Considerati dai tedeschi “traditori, furono obbligati a svolgere lavori particolarmente pericolosi, esposti al rischio dei frequenti bombardamenti alleati, con turni massacranti che spesso superavano le 12 ore al giorno, nonostante la scarsissima alimentazione consistente in 3-4 piccole patate lesse , una brodaglia di rape e carote (chiamata sbobba) e non più di 300 grammi al giorno di pane nero. Molti di loro, a causa delle gravi carenze nutrizionali ed igieniche, contrassero gravi malattie, prima tra tutte la tubercolosi . Circa 50.000  militari internati non sopravvissero.
 Gli I.M.I. rifiutarono  sempre la collaborazione con i nazisti; solo una piccolissima percentuale di essi, spinta dagli stenti, optò a favore dei  tedeschi. Gli I.M.I. quindi a costo della propria vita, mantennero fede  al giuramento fatto alla Patria, allora Regno d'Italia. La loro fu quindi una delle prime forme diresistenzaal nazismo. Che sarebbe stato dell'Italia se i Militari Italiani avessero aderito in blocco alla neo Repubblica Sociale o alle SS ?
 Aldo Boccabella, nato a Roma nel 1923, risiede da qualche anno ad Aprilia con l'amatissima moglie Liliana, artista eclettica, ex soprano di canto lirico. Pur essendo orfano di padre e con fratelli ancora piccoli, venne chiamato alle armi nell'aprile 1943. Catturato 1'8 settembre 1943 a Patrasso in Grecia, venne trasportato tramite tradotta ferroviaria fino a Belgrado e poi via Danubio sino in Austria nel Stamlager 17b di Krems. Successivamente venne trasferito in un campo di concentramento nelle vicinanze di Linz. Volli imparare il tedesco per far valere la mia dignità, per dire loro che non ero una bestia e che la guerra non l'avevo voluta io.- racconta con orgoglio il signor Boccabella- I tedeschi poi mi obbligarono a svolgere il compito di interprete nel campo, incarico che mi permise di aiutare i miei compagni, quale portavoce delle loro necessità.
Gino Forconi, nato nel 1924 ad Offagna (Ancona), venne catturato dai tedeschi quando si trovava ad Ancona ancora nella fase di addestramento militare per la Regia Aeronautica. La compagnia di Forconi in blocco non accettò di aderire al regime nazista. Forconi venne così caricato con i suoi compagni su carri bestiame, ed internato a Lichterfelde, stammlager III D, a circa 40 km da Berlino. In Germania fu obbligato a lavorare nell'industria, precisamente presso la Siemens. Anche sul posto di lavorogli schiavi di Hitlererano sottoposti al rigido controllo di sentinelle armate. Forconi rimase nel campo di Lichterfelde fino alla fine di aprile del 1945, quando il campo venne liberato per l'intervento militare dei russi. Per il suo trascorso militare nella Regia Aeronautica, da qualche mese Gino Forconi è stato nominato Presidente Onorario dell'Associazione Arma Aeronautica, sezione di Aprilia.


L'Associazione un ricordo per la pace”, nel 2011 ha raccolto le video- testimonianze di Boccabella e Forconi ed ha prodotto un dvd per esclusivo uso didattico e culturale dal titolo “La storia degli Internati Militari Italiani” che su richiesta è disponibile gratuitamente per la visione nelle scuole di Aprilia. Tale video è stato proiettato nel Palazzo del Governo a Latina il 27 gennaio scorso durante la cerimonia della consegna delle medaglie d' onore,  cui parteciparono anche il Sindaco di Aprilia il compianto Domenico D'Alessio, ed Ennio Borgia di Aprilia, che fece un toccante intervento in cui raccontò la sua prigionia a Dachau all'età di soli 16 anni.
In quell'occasione vennero assegnate le prime medaglie d'onore a cittadini di Aprilia: Alfio Fiorini ed Ernesto Bonacini. Entrambi erano militari : vennero catturati dai tedeschi in Grecia ed internati in campi di concentramento in Germania. Le medaglie erano state ritirate dagli eredi : il fratello Armando Fiorini e la figlia Elisa Bonacini (autrice di questo articolo).
Nel corso della cerimonia recente del 31 ottobre alla Prefettura di Latina anche la signora Antonietta Luciani, residente a Casalazzara (Aprilia) ha ritirato la medaglia in qualità di erede per il padre Amedeo Luciani, nato nel 1922 a Roma (dove ebbe residenza) e deceduto nel 1991. Luciani venne catturato nel settembre 1943 in Albania ed internato a Dachau fino alla liberazione del campo, avvenuta il 29 aprile 1945 grazie all'intervento degli americani.
Luciani al rientro in Italia scrisse le sue memorie, che sono conservate gelosamente dalla figlia. Così descrive l'arrivo al campo di concentramento : “...Il 19 novembre 1944 scesi dal camion ci portarono a Dachau. Da quel momento cessammo di essere persone umane: eravamo solo dei numeri...”.

Per potere ricevere la medaglia d'onore, anche in qualità di erede, è sufficiente compilare e spedire ( tramite raccomandata all'indirizzo indicato nel sito) una modulistica scaricabile dal sito internet del Governo Italiano, allegando le documentazioni di cui si è in possesso (foglio matricolare del soldato, lettere dal lager, etc), che testimonino l'internamento nei campi di concentramento nazisti dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943.

Gino Forconi un IMI ancora vivente




GINO FORCONI: LA STORIA DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO

 di Elisa Bonacini

Il signor Gino Forconi, nato nel 1924 ad Offagna (Ancona), è uno dei pochi IMI, cioè “Internati Militari Italiani” ancora viventi, residente in Via dei Villini ad Aprilia.
Il giovane Gino nelle fertili terre delle Marche  lavorava come mezzadro, cioè contadino sotto padrone. Era giovanissimo, appena  diciottenne, quando nell'estate del 1943, pochi mesi prima dell'Armistizio, partì a malincuore dal suo paese  per esser incorporato  nella Regia Aeronautica.
Aveva la convinzione, come molti ragazzi della sua epoca, dell'inevitabilità dell'evento, dell'impossibilità di ribellarsi a quel destino che altri avevano impostato per lui. Partì con  i suggerimenti del padre ben impressi nella mente :nche il papà  aveva dovuto sopportare la crudeltà della grande guerra 1915-1918.
 Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava ad Ancona nella  fase di addestramento militare,  in attesa di essere inviato al fronte, in Sardegna. I tedeschi che avevano già provveduto al disarmo della sua compagnia, lo tennero alcuni giorni chiuso nella caserma Villarey ; diedero poi a tutti i militari la possibilità di scegliere se collaborare con i nazisti oppure essere deportati nei campi di concentramento in Germania. La compagnia di Forconi in blocco non accettò di aderire al regime nazista,  fedele al giuramento fatto al Regno d'Italia, ed eroicamente partì per l'ignoto.  Chi al giorno d'oggi avrebbe  ancora questo coraggio?
Vennero così caricati su carri bestiame, e dopo un viaggio durato 5 giorni e 5 notti quasi senza cibo ed in condizioni igieniche miserabili, arrivarono a Lichterfelde, stammlager III D, a circa 30 km da Berlino, in Germania.
Lì vennero subito inquadrati in squadre di lavoro. Erano generalmente lavori duri, massacranti,con turni di lavoro che superavano a volte le 12 ore al giorno. Manodopera a costo quasi pari a 0, di cui  la Germania aveva bisogno in quel periodo  di crisi economica, legata al grave dispendio di risorse utilizzate per affrontare la guerra. Spesso i prigionieri  venivano utilizzati nei rifacimenti di strade, ferrovie e campi volo, resi inagibili dai frequenti bombardamenti e spesso morivano sotto le bombe .Il giovane Forconi fortunatamente venne inviato a svolgere lavoro nell'industria, precisamente presso la Siemens (prodotti elettrici). Anche sul posto di lavoro i prigionieri erano sottoposti al rigido controllo di sentinelle armate.
Intanto i mesi passavano, e la Germania doveva sopportare sempre più bombardamenti da parte sia dei Russi che degli Americani. Nei pressi di Berlino, in un edificio adibito a “disinfezione”, Gino ed alcuni compagni erano  intenti nella igiene personale ed ancora nudi, quando  vennero sorpresi da un forte bombardamento aereo che distrusse tutto il caseggiato. In tre, compreso Gino, riuscirono a fuggire dalle macerie, mentre molti prigionieri ai piani interrati morirono affogati per la rottura dei tubi dell'acqua.  In seguito rischiò ancora la vita: si trovò infatti miracolosamente illeso dopo che una scheggia di bomba gli aveva sfiorato il capo. Ne aveva avvertito il grande calore, ma fortunatamente non ne era rimasto ferito.
Ricorda ancora con commozione  quando in uno dei rari pacchi che gli arrivarono nel lager dai    suoi familiari,  in mezzo alle sigarette tanto desiderate ed a qualche genere alimentare di conforto, trovò una noce, al cui interno c'era un foglio contenente le notizie di quanto avveniva in quei giorni in Italia. Un metodo ingegnoso elaborato dai genitori di Gino: la posta infatti era sottoposta ad un rigido controllo e censura da parte dei tedeschi.
La liberazione del campo avvenne a fine aprile 1945 attraverso l'intervento militare dei russi.
Non sapendo come rientrare in Italia, date le condizioni inagibili delle ferrovie, venne portato dai russi come lavoratore civile in Polonia, dove rimase per circa sei mesi.
Ritornò quindi nelle sue amate Marche nell'autunno 1945. Si emoziona ancora al ricordo dell'abbraccio con il padre, che non avendo più notizie da diverso tempo, aveva temuto il peggio.
Di quelle brutte esperienze Gino che oggi ha 87 anni, parla con tranquillità: esse gli hanno insegnato a dare il giusto peso alle piccole controversie cui nella vita si va incontro.

Il signor Forconi ad Aprilia arrivò nel 1956. Per più di 20 anni ha svolto il lavoro di operatore ecologico nelle vie del centro con grande impegno, tale da ottenere  un riconoscimento dal  compianto Sindaco di Aprilia Luigi Meddi.
 Gino è una persona umile e riservata che ha celato per tanti anni sotto un sorriso bonario il  passato di sofferenze e fatiche subite nel campo di concentramento.
Abbiamo il dovere di ricordare con rispetto il sacrificio della generazione di  Gino Forconi, che dal tragico periodo di guerra  trasse le capacità di riportare il benessere e la democrazia nella nostra Repubblica Italiana.

L'intervista a Gino è compresa nel dvd, : “La storia dimenticata degli Internati Militari Italiani” realizzato dal gruppo di ricerca storica “ Un ricordo per la pace” in un progetto che ha come obiettivo la produzione di una serie di dvd contenenti le testimonianze dei protagonisti ancora viventi della nostra storia contemporanea.






domenica 7 giugno 2015

DIARIO DI GUERRA E PRIGIONIA DI ERNESTO BONACINI

(Testo ricevuto da Elisa Bonacini)


Tra le testimonianze degli Internati Militari Italiani emerge inedita quella contenuta nel diario di guerra e prigionia di Ernesto Bonacini.  Nato a Reggio Emilia nel 1923, si trasferì con  la famiglia ad Aprilia (LT) nel 1967, nella fase del suo sviluppo industriale, dove è deceduto nel 1999.
Partito nel marzo 1943 da Forlì per la Grecia non ancora ventenne, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, rifiutando di optare per la collaborazione con i nazisti venne catturato dai tedeschi presso Atene ed internato nello Stalag IV B di Zeithain in Germania.
Ernesto aveva contratto in Grecia la malaria, a causa di un accampamento strategico del suo battaglione descritto nel diario  in un terreno paludoso , infestato dalla temibile zanzara anofele. Non erano state sufficienti le zanzariere  avvolte strette lungo tutto il corpo a proteggere i militari, consiglio dato loro dai superiori. Le zanzare attaccarono pesantemente  e nei giorni seguenti in moltissimi  subentrarono i sintomi inequivocabili della malattia. Venne quindi ricoverato in un ospedale militare ad Agrinion, dove la malaria regredì dalla fase acuta. Ancora convalescente, apprese in quel contesto la notizia dell'armistizio arrivata via radio alle ore 20 dell'8 settembre attraverso il messaggio del maresciallo Badoglio.
Nel diario di Ernesto sono descritti “in diretta” anche quei momenti determinanti per la sorte dell'Italia .
”Che avverrà di noi, che non siamo che una massa amorfa?”: ecco l'angosciante interrogativo che subito  si pose Ernesto dopo la notizia dell'armistizio.
Infatti, nonostante l'incosciente primo momento di felicità per quella che si riteneva la fine del  conflitto, si apriva  una delle fasi più dolorose della storia della nostra Italia.
Ernesto continuò la scrittura del diario nel lager fino alla fine della guerra.  Riuscì a nasconderlo, sottraendolo con abilità alle numerose ispezioni del suo zaino che avvenivano soprattutto nei trasferimenti di campo e nelle frequenti ispezioni delle baracche.
Il diario é ora un insieme di fogli ingialliti, rilegati dallo stesso Ernesto in quei momenti alla bene meglio con un cordino, ma ancora leggibili abbastanza chiaramente. Lo conservò gelosamente nel proprio comodino a fianco del letto, avvolto in fogli di un vecchio giornale, non permettendo  a nessuno di leggere quali sofferenze  avesse provato nella sua esperienza di guerra e  prigionia.
Solo dopo la sua morte la figlia, con grande emozione,  ne ha potuto leggere il contenuto.
Sono pagine toccanti, che rivelano quelli che furono i sentimenti dei giovani del suo tempo ,che partirono per il fronte intrisi di quei valori di Patria che con l'evolvere della guerra si trasformarono amaramente  nella consapevolezza di essere stati solamente pedine innocenti in folli strategie di guerra.
Il diario di Ernesto è stato recentemente trascritto integralmente dalla figlia Elisa, che sta valutando
la possibilità di una sua prossima pubblicazione.
La figlia Elisa spiega: “È banale descrivere quale emozione ho provato nel leggere quei fogli di carta sbiadita. Giorno per giorno ho vissuto con lui quei momenti. Non immaginavo quanto dolore e sofferenza fisica e psicologica avesse dovuto subire a Zeithain: il dolore per la morte dei compagni, la malattia, il lager, la fame, gli stenti, la fatica per il duro lavoro, la paura di morire ed anche i tradimenti di coloro in cui aveva riposto la sua fiducia.
È quest'ultimo forse il dolore più grande, quello che vede, a causa degli stenti, la degenerazione morale  dell'essere umano, il fratello contro il fratello.
Sempre più emerge dal diario questa amarezza, che si intreccia dolorosamente con l'infrangersi di quei valori, di quegli ideali che a suo tempo gli erano stati trasmessi”. 


(seguono alcune pagine del diario, relative all'8 settembre ed ai primi giorni successivi)