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lunedì 15 giugno 2015

Gino Forconi un IMI ancora vivente




GINO FORCONI: LA STORIA DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO

 di Elisa Bonacini

Il signor Gino Forconi, nato nel 1924 ad Offagna (Ancona), è uno dei pochi IMI, cioè “Internati Militari Italiani” ancora viventi, residente in Via dei Villini ad Aprilia.
Il giovane Gino nelle fertili terre delle Marche  lavorava come mezzadro, cioè contadino sotto padrone. Era giovanissimo, appena  diciottenne, quando nell'estate del 1943, pochi mesi prima dell'Armistizio, partì a malincuore dal suo paese  per esser incorporato  nella Regia Aeronautica.
Aveva la convinzione, come molti ragazzi della sua epoca, dell'inevitabilità dell'evento, dell'impossibilità di ribellarsi a quel destino che altri avevano impostato per lui. Partì con  i suggerimenti del padre ben impressi nella mente :nche il papà  aveva dovuto sopportare la crudeltà della grande guerra 1915-1918.
 Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava ad Ancona nella  fase di addestramento militare,  in attesa di essere inviato al fronte, in Sardegna. I tedeschi che avevano già provveduto al disarmo della sua compagnia, lo tennero alcuni giorni chiuso nella caserma Villarey ; diedero poi a tutti i militari la possibilità di scegliere se collaborare con i nazisti oppure essere deportati nei campi di concentramento in Germania. La compagnia di Forconi in blocco non accettò di aderire al regime nazista,  fedele al giuramento fatto al Regno d'Italia, ed eroicamente partì per l'ignoto.  Chi al giorno d'oggi avrebbe  ancora questo coraggio?
Vennero così caricati su carri bestiame, e dopo un viaggio durato 5 giorni e 5 notti quasi senza cibo ed in condizioni igieniche miserabili, arrivarono a Lichterfelde, stammlager III D, a circa 30 km da Berlino, in Germania.
Lì vennero subito inquadrati in squadre di lavoro. Erano generalmente lavori duri, massacranti,con turni di lavoro che superavano a volte le 12 ore al giorno. Manodopera a costo quasi pari a 0, di cui  la Germania aveva bisogno in quel periodo  di crisi economica, legata al grave dispendio di risorse utilizzate per affrontare la guerra. Spesso i prigionieri  venivano utilizzati nei rifacimenti di strade, ferrovie e campi volo, resi inagibili dai frequenti bombardamenti e spesso morivano sotto le bombe .Il giovane Forconi fortunatamente venne inviato a svolgere lavoro nell'industria, precisamente presso la Siemens (prodotti elettrici). Anche sul posto di lavoro i prigionieri erano sottoposti al rigido controllo di sentinelle armate.
Intanto i mesi passavano, e la Germania doveva sopportare sempre più bombardamenti da parte sia dei Russi che degli Americani. Nei pressi di Berlino, in un edificio adibito a “disinfezione”, Gino ed alcuni compagni erano  intenti nella igiene personale ed ancora nudi, quando  vennero sorpresi da un forte bombardamento aereo che distrusse tutto il caseggiato. In tre, compreso Gino, riuscirono a fuggire dalle macerie, mentre molti prigionieri ai piani interrati morirono affogati per la rottura dei tubi dell'acqua.  In seguito rischiò ancora la vita: si trovò infatti miracolosamente illeso dopo che una scheggia di bomba gli aveva sfiorato il capo. Ne aveva avvertito il grande calore, ma fortunatamente non ne era rimasto ferito.
Ricorda ancora con commozione  quando in uno dei rari pacchi che gli arrivarono nel lager dai    suoi familiari,  in mezzo alle sigarette tanto desiderate ed a qualche genere alimentare di conforto, trovò una noce, al cui interno c'era un foglio contenente le notizie di quanto avveniva in quei giorni in Italia. Un metodo ingegnoso elaborato dai genitori di Gino: la posta infatti era sottoposta ad un rigido controllo e censura da parte dei tedeschi.
La liberazione del campo avvenne a fine aprile 1945 attraverso l'intervento militare dei russi.
Non sapendo come rientrare in Italia, date le condizioni inagibili delle ferrovie, venne portato dai russi come lavoratore civile in Polonia, dove rimase per circa sei mesi.
Ritornò quindi nelle sue amate Marche nell'autunno 1945. Si emoziona ancora al ricordo dell'abbraccio con il padre, che non avendo più notizie da diverso tempo, aveva temuto il peggio.
Di quelle brutte esperienze Gino che oggi ha 87 anni, parla con tranquillità: esse gli hanno insegnato a dare il giusto peso alle piccole controversie cui nella vita si va incontro.

Il signor Forconi ad Aprilia arrivò nel 1956. Per più di 20 anni ha svolto il lavoro di operatore ecologico nelle vie del centro con grande impegno, tale da ottenere  un riconoscimento dal  compianto Sindaco di Aprilia Luigi Meddi.
 Gino è una persona umile e riservata che ha celato per tanti anni sotto un sorriso bonario il  passato di sofferenze e fatiche subite nel campo di concentramento.
Abbiamo il dovere di ricordare con rispetto il sacrificio della generazione di  Gino Forconi, che dal tragico periodo di guerra  trasse le capacità di riportare il benessere e la democrazia nella nostra Repubblica Italiana.

L'intervista a Gino è compresa nel dvd, : “La storia dimenticata degli Internati Militari Italiani” realizzato dal gruppo di ricerca storica “ Un ricordo per la pace” in un progetto che ha come obiettivo la produzione di una serie di dvd contenenti le testimonianze dei protagonisti ancora viventi della nostra storia contemporanea.






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