GINO
FORCONI: LA
STORIA DI
UN INTERNATO
MILITARE ITALIANO
di Elisa Bonacini
Il signor
Gino Forconi, nato nel 1924
ad Offagna (Ancona),
è uno dei pochi
IMI, cioè “Internati
Militari Italiani” ancora
viventi, residente
in Via dei Villini
ad Aprilia.
Il giovane Gino nelle
fertili terre delle Marche lavorava come
mezzadro, cioè contadino sotto padrone. Era giovanissimo,
appena diciottenne, quando
nell'estate del 1943,
pochi mesi prima dell'Armistizio,
partì a malincuore
dal suo paese per esser incorporato nella Regia Aeronautica.
Aveva la
convinzione, come molti
ragazzi della sua
epoca, dell'inevitabilità dell'evento,
dell'impossibilità di ribellarsi
a quel destino che
altri avevano impostato
per lui. Partì con i suggerimenti
del padre ben impressi
nella mente :nche il
papà aveva
dovuto sopportare la crudeltà
della grande guerra 1915-1918.
Dopo l'armistizio
dell'8 settembre 1943 si trovava
ad Ancona nella fase di
addestramento militare, in attesa di
essere inviato al fronte, in Sardegna. I tedeschi
che avevano già provveduto
al disarmo della sua
compagnia, lo tennero alcuni giorni chiuso nella
caserma Villarey ; diedero poi a tutti i militari la
possibilità di scegliere
se collaborare con i
nazisti oppure essere
deportati nei campi
di concentramento in
Germania. La compagnia
di Forconi in blocco non
accettò di aderire
al regime nazista, fedele al giuramento fatto al Regno d'Italia,
ed eroicamente partì per l'ignoto. Chi al
giorno d'oggi avrebbe ancora questo coraggio?
Vennero così
caricati su carri
bestiame, e dopo
un viaggio durato 5
giorni e 5 notti
quasi senza cibo ed
in condizioni igieniche
miserabili, arrivarono
a Lichterfelde, stammlager
III D, a circa 30 km da Berlino,
in Germania.
Lì vennero
subito inquadrati in squadre
di lavoro. Erano generalmente
lavori duri, massacranti,con
turni di lavoro che
superavano a volte
le 12 ore al
giorno. Manodopera a costo
quasi pari a 0,
di cui
la Germania aveva
bisogno in quel
periodo
di crisi economica,
legata al grave dispendio
di risorse utilizzate
per affrontare la guerra.
Spesso i prigionieri venivano utilizzati
nei rifacimenti di
strade, ferrovie e
campi volo, resi inagibili
dai frequenti bombardamenti
e spesso morivano sotto
le bombe .Il giovane
Forconi fortunatamente
venne inviato a svolgere
lavoro nell'industria, precisamente
presso la Siemens (prodotti
elettrici). Anche sul
posto di lavoro i
prigionieri erano sottoposti
al rigido controllo
di sentinelle armate.
Intanto i
mesi passavano, e la
Germania doveva sopportare
sempre più bombardamenti
da parte sia dei
Russi che degli Americani.
Nei pressi di Berlino,
in un edificio adibito a
“disinfezione”, Gino ed alcuni compagni erano intenti nella igiene
personale ed ancora nudi, quando vennero
sorpresi da un forte bombardamento
aereo che distrusse tutto il caseggiato. In
tre, compreso Gino, riuscirono
a fuggire dalle macerie,
mentre molti prigionieri
ai piani interrati
morirono affogati per
la rottura dei tubi
dell'acqua.
In seguito rischiò
ancora la vita: si
trovò infatti miracolosamente
illeso dopo che una
scheggia di bomba
gli aveva sfiorato il
capo. Ne aveva avvertito
il grande calore, ma
fortunatamente non ne
era rimasto ferito.
Ricorda ancora
con commozione
quando in uno
dei rari pacchi che gli arrivarono
nel lager dai suoi familiari, in mezzo
alle sigarette tanto desiderate
ed a qualche genere
alimentare di conforto,
trovò una noce,
al cui interno c'era
un foglio contenente
le notizie di quanto avveniva
in quei giorni in
Italia. Un metodo
ingegnoso elaborato
dai genitori di Gino:
la posta infatti era
sottoposta ad un
rigido controllo e censura
da parte dei tedeschi.
La liberazione
del campo avvenne a
fine aprile 1945 attraverso
l'intervento militare dei
russi.
Non sapendo come
rientrare in Italia, date le condizioni inagibili delle ferrovie, venne
portato dai russi
come lavoratore civile in
Polonia, dove rimase
per circa sei mesi.
Ritornò quindi
nelle sue amate Marche
nell'autunno 1945. Si
emoziona ancora al
ricordo dell'abbraccio
con il padre, che
non avendo più notizie
da diverso tempo, aveva
temuto il peggio.
Di quelle
brutte esperienze Gino che oggi ha 87
anni, parla con tranquillità:
esse gli hanno insegnato
a dare il giusto
peso alle piccole controversie
cui nella vita si
va incontro.
Il signor
Forconi ad Aprilia
arrivò nel 1956. Per
più di 20 anni
ha svolto il lavoro
di operatore ecologico
nelle vie del centro
con grande impegno, tale da ottenere un riconoscimento
dal compianto Sindaco
di Aprilia Luigi Meddi.
Gino è
una persona umile e
riservata che ha
celato per tanti anni
sotto un sorriso bonario
il passato
di sofferenze e fatiche
subite nel campo di concentramento.
Abbiamo il
dovere di ricordare
con rispetto il sacrificio
della generazione di Gino Forconi, che
dal tragico periodo di
guerra trasse
le capacità di riportare
il benessere e la
democrazia nella nostra
Repubblica Italiana.
L'intervista
a Gino è compresa
nel dvd, : “La storia dimenticata degli
Internati Militari Italiani” realizzato dal
gruppo di ricerca storica
“ Un ricordo per la
pace” in un progetto
che ha come obiettivo
la produzione di una
serie di dvd contenenti
le testimonianze dei
protagonisti ancora viventi
della nostra storia contemporanea.
Nessun commento:
Posta un commento