16 ottobre 1943: 77 anni fa il rastrellamento degli
ebrei di Roma
“Un ricordo per la pace”: “Grazie a chi, sopravvissuto,
ha avuto la forza di raccontare. Ora spetta alle giovani generazioni perpetuare
la memoria della Shoah”
77 anni fa il rastrellamento del Ghetto di Roma. Erano le 5 e 30
del mattino del 16 ottobre 1943 quando le truppe della Gestapo invasero le strade
del quartiere ebraico catturando 1259 persone: 689 donne, 363 uomini e 207
bambini. Radunati sotto il Portico d’Ottavia vennero condotti nei pressi del
Vaticano; due giorni dopo per 1023 di loro la partenza dalla stazione
Tiburtina, destinazione il campo di Auschwitz, in Polonia.
Alle famiglie quella mattina venne distribuito un biglietto con le
indicazioni dei tedeschi che raccomandavano entro 20 minuti di chiudere la
porta di casa portando con sé viveri, documenti ed indumenti personali. Anche
malati gravissimi non vennero risparmiati dalla cattura adducendo quale
giustificazione ci fosse “un’ infermeria nel campo”.
Solo in 16, Settimia Spizzichino unica donna, sopravviveranno;
nessun bambino farà più ritorno.
Nell’anniversario della “razzia” degli ebrei romani l’associazione
“Un ricordo per la pace” ribadisce il progetto di “Museo per la pace” ad
Aprilia, per la cui realizzazione da anni l’associazione si sta battendo. Il
progetto prevede uno spazio dedicato alla Shoah e ad Anne Frank, il cui diario
è icona della deportazione ebraica. Un’altra sezione, come noto, sarebbe
riservata all’internamento degli IMI nei campi nazisti dopo l’8 settembre 1943,
i soldati italiani che dissero No al nazismo preferendo la prigionia nei lager alla
collaborazione con i tedeschi.
La presidente di “Un ricordo per la Pace” Elisa Bonacini: “A
ricordarci tutto il male perpetuato dai nazisti durante la seconda guerra
mondiale, a monito di quanto mai più dovrebbe riproporsi è stata finora la voce
dei sopravvissuti, testimoni diretti dell’Olocausto. A tutti loro, a quelli che
ci hanno lasciato falcidiati dal trascorrere inesorabile del tempo, ai
rarissimi ancora viventi, abbiamo il dovere di dire grazie. Grazie a tutti per aver
trovato il coraggio di raccontare dopo anni di silenzio cosa è stata la Shoah, vissuta
sulla propria pelle e su quella dei propri familiari. Grazie per aver trovato
la forza di combattere incredulità e negazionismo, seppur struggendosi per il
senso di colpa di avercela fatta. Vorrei in questa occasione rivolgere un
saluto ed abbraccio virtuale alla Senatrice Liliana Segre e a Sami Modiano,
entrambi deportati ad Auschwitz, cui il Comune di Aprilia, città ove ha sede la
mia associazione, ha conferito la cittadinanza onoraria.
Nata a Milano nel 1930 Liliana è stata instancabile testimonial
dello sterminio degli ebrei con un significativo messaggio di riconciliazione e
di pace. Lo scorso 9 ottobre alla presenza delle più alte cariche dello Stato e
del Governo ha deciso di rendere l’ultima testimonianza pubblica “alle scuole
italiane e ai giovani del mondo” dalla “Cittadella della Pace” di Rondine
(Arezzo).
A Liliana, Sami, difficile vederlo senza l’inseparabile amico Piero
Terracina scomparso nel dicembre dello scorso anno, e a tutti gli altri
dobbiamo dire ancora un infinito grazie. Grazie per averci insegnato che l’odio
ed il male si possono vincere con la cultura della pace. Sta a noi ora, figli,
nipoti di chi subì la deportazione nei lager nazisti ed alle generazioni che
seguiranno mantenere la memoria di una delle pagine più buie della nostra
storia, impegnandoci per contrastare ogni nuova forma di razzismo, violenza e
discriminazione.
Grazie Liliana, grazie Sami! Sarebbe bellissimo avervi con noi il
giorno in cui si realizzerà, se mai si realizzerà, il progetto del “Museo per
la Pace” qui ad Aprilia.”