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sabato 10 ottobre 2020

Istruzione e resistenza in epoca nazista 3

di Alessia Biasiolo                                                                                                                  La resistenza a tutto quanto stava accadendo non era semplice, dal momento che si veniva privati di ogni supporto possibile, ma sindacalisti e partiti di opposizione organizzarono azioni di volantinaggio e di protesta che vennero ben presto tacitate. Alcune organizzazioni rimasero segrete anche fino a guerra inoltrata, ma l’azione capillare di smantellamento da parte soprattutto della Gestapo non si interruppe mai, nemmeno durante le fasi catastrofiche della guerra europea.
La Chiesa cattolica ebbe sempre oppositori al nazismo, come lo stesso caso della “Rosa Bianca” testimonia, ma anche le Chiese protestanti ebbero simboli di illuminata opposizione. La linea di condotta generale, infatti, era quella di non contrapporsi alla linea di governo, qualunque esso fosse, pertanto la non ingerenza nelle questioni politiche era d’uso. Preti o pastori che vollero opporsi alle leggi razziali non riuscirono per questo a creare una vera e propria rete di aiuti, rimanendo perlopiù casi isolati e senza appoggio da parte delle proprie organizzazioni ecclesiastiche. Soprattutto l’Operazione Eutanasia fu quella più a rischio per il regime, e Hitler ne era consapevole al punto che, iniziata in sordina, si fermò all’eliminazione delle persone considerate più evidentemente compromesse, ma senza “esagerazioni” che potessero insospettire soprattutto la Chiesa cattolica. Anche la sterilizzazione forzata non era accettata dalla Chiesa, quindi il regime operava con oculatezza, perché l’opinione pubblica cattolica era importante e, soprattutto in alcune aree, molto ricca, capace di influenzare proteste che potevano rivelarsi troppo difficili da gestire anche per il regime nazista che, nel 1940, non si poteva permettere scontri aperti con coloro che, invece, dovevano fungere, almeno sulla carta, da sostenitori.
Lo stesso dicasi per altre forme di “resistenza” al nazismo in Germania, da parte di disillusi o delusi, per mancata carriera, per mancata realizzazione di parti di programma della prima ora. È stato il caso di alcuni militari, soprattutto della Wehrmacht, che già dagli anni Trenta non vedevano di buon occhio la politica espansionistica tedesca verso i Sudeti e l’Austria. Diventava nei mesi evidente che la mira espansionistica tedesca avrebbe portato la Germania di nuovo in guerra. E se molti erano contenti perché questo metteva in risalto le carriere militari appunto, ai militari più avveduti diventò da subito chiaro che quel modo di agire poteva soltanto diventare devastante sul lungo periodo. Di fronte alla Notte dei Lunghi Coltelli alcuni militari avevano mantenuto le proprie riserve, tessendo una blanda rete eterogenea che avrebbe avuto lo scopo di rovesciare il regime a modo e tempo debito. Si attendeva, ad esempio, la presa di posizione finalmente di Francia e Gran Bretagna che avrebbe dato fiato alle perplessità all’interno dello Stato Maggiore dell’Esercito, ma saranno proprio i tentennamenti dei Paesi liberi da gioghi dittatoriali a impedire un’azione decisa dall’interno.  (continua con post in data 10 novembre 2020)

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