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martedì 20 ottobre 2020

Sukkot 5781

 Questa sera gli ebrei si accingono a festeggiare per sette giorni Sukkot, la festa delle capanne contraddistinta da quelle dimore precarie il cui tetto è ricoperto da semplici frasche ricche di simbolismo.

Il testo del Levitico è chiaro rispetto a chi è invitato a risiedere in queste residenze così frugali, segno di sottomissione alla provvidenza: “ogni cittadino di Israele siederà nelle capanne”.

La parola ezrach, cittadino, ci dice chiaramente che alla base devono esistere principi condivisi, leggi in cui tutta la comunità si riconosce, valori intorno ai quali sviluppare la convivenza e la crescita. Chi li fa propri, ha diritto a stare sotto la sukkà, chi in modo sfacciato e insolente, senza riguardo per un sistema che offre garanzie e benefici non li accetta, non può ritenersi pronto ad entrarvi a pieno titolo.

Ma esiste un secondo aspetto di Sukkot, meno conosciuto. Quello di prendere ogni giorno della festa 4 essenze vegetali, unirle insieme, agitarle verso i punti cardinali, augurandosi un anno di benedizione, pregando perché che non si debba soffrire siccità e carestia.

Il Talmud, come di consueto, offre una chiave di lettura apparentemente elementare ma estremamente stimolante e ci invita a riflettere rispetto a questo precetto.

Il cedro, la palma, i rami di salice e di mirto che si stringono fra le mani, non rappresentano che tipi di persone.

Il cedro, bello e profumato, coloro che si attengono alla legge e fanno anche buone opere, la palma e il mirto, la prima, maestosa ma non profumata e l’altro essenzialmente semplici foglie ma dall’odore gradevole, rappresentano chi ha solo una delle due virtù. E poi ci sono rami di salice, senza odore né bellezza.

Saremmo tentati ad escludere questo ultimo tipo di umanità. Ed invece il precetto sta proprio nel unire insieme queste 4 essenze, le une non rifiutano le altre, si integrano, imparano le une dalle altre, si migliorano, si perfezionano fino a costituire quella unità che è necessaria e imprescindibile.

La terra che li ha generati è madre gelosa di ogni sua creatura.

 

Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS

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