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martedì 6 dicembre 2011

Albania Il Caso Terrusi 6

Quotidiano Mapo
Venerdì, 28 ottobre 2011
Aida Tuci

Aldo Terrusi ritorna in Albania dopo 18 anni a raccontare la storia di un amore trasformato in odio e che giurò vendetta. Si tratta della biografia della famiglia dell'autore del libro "Ritorno al Paese delle aquile", che è stato presentato ieri,  presso la Biblioteca Nazionale di Tirana.


Un libro con una dedica
Testimonianza dell’amore di Enver Hoxha per l’italiana Aurelia

Aldo Terrusi ritorna in Albania dopo 18 anni. Nel '93 rientra con lo zio  Giacomo Poselli, ex portiere della squadra di "Flamurtari" e della nazionale albanese vincitore delle Olimpiadi Balcanici del 1946. E’ tornato per trovare i resti di suo padre, morto nel famigerato carcere di Burrel nel 1952. Viaggiando da Tirana a Valona e poi a Burrel, ha trovato pezzi della storia raccontata da amici, colleghi e compagni di carcere di suo padre, Giuseppe Terrusi. Così ha conosciuto la triste storia di suo padre e sua madre,  Aurelia, la cui bellezza ha portato alla più grande tragedia della sua vita, la morte del coniuge Giuseppe Terrusi, nella prigione comunista albanese. Un amore trasformato in odio e che giurò vendetta. Si tratta della biografia della famiglia dell'autore del libro "Ritorno al Paese delle aquile", che è stato presentato ieri, presso la Biblioteca Nazionale di Tirana.
 Il libro è stato presentato in italiano, ma presto sarà anche in albanese.

La storia della famiglia Terrusi è una storia di quelle famiglie italiane, che, in cerca di una vita migliore, migrarono dal loro paese, nella seconda metà del XIX secolo, in altri paesi. Dopo un ricco percorso, i predecessori di questa famiglia arrivarono in Albania. Giuseppe, il padre Aldo, diventa un personaggio famoso nel settore bancario, principalmente nel sud, ad Argirocastro e a Valona, ​​con le funzioni del Vicedirettore e poi del Direttore della Banca italo-albanese di Valona.
In questo cammino, il destino e l'origine ha messo insieme i genitori di Terrusi, Giuseppe ed Aurelia. Ma prima di conoscere il suo compatriota Giuseppe, Aurelia, bellissima ragazza italiana, di solo 17 anni , crea amicizia con un giovane, vicino di casa ad Argirocastro, dove la sua famiglia si trasferì  durante la guerra italo-greca. Questo giovane a soli 22 anni, di nome Enver Hoxha, si affascinò dalla bellezza della nuova vicina di casa, l’italiana di nome Aurelia. Da  qui iniziano le sofferenze e le disgrazie della famiglia descritta nel libro di Aldo Terrusi. Mentre il futuro leader comunista di Albania, a 22 anni, studiava a Parigi, nutriva ancora simpatia per la bella italiana. Dalla capitale francese, inviava dediche, attraverso sua sorella, alla 17-enne, ma non veniva mai ricambiato. Era il 1930. Nel 1936, Aurelia conosce Giuseppe Terrusi, che sarebbe diventato suo marito. I due passeranno diversi anni a Valona, ​​dove Giuseppe è stato nominato Direttore della Banca italo-albanese, che si trovava nell'edificio dell’attuale Banca Commerciale nella piazza “Sheshi i Flamurit”.  Proprio in questo edificio a Valona verrà messo al mondo Aldo Terrusi, che nel suo passaporto porta come luogo di nascita, Valona. Le disgrazie di questa famiglia iniziano quando i comunisti salgono al potere. Giuseppe Terrusi inizialmente fu arrestato e imprigionato nel carcere di Valona, ​​poi trasferito in  quello di Burrel, dove morì il 3 marzo 1952, in circostanze che rimangono un mistero. Lui aveva 52 anni. Ancora oggi, suo figlio, Aldo Terrusi cerca le ossa di suo padre. "Non mi fermo finché non trovo i resti di mio padre. Voglio che almeno mio padre e mia madre siano vicini nell'altro mondo " - esprime il suo dolore Aldo Terrusi in una intervista al Quotidiano Mapo.

Come ha conosciuto il giovane Enver Hoxha, Sua madre? Che cosa Le ha raccontato?
Mia madre non ha mai voluto raccontarmi la storia della sua vita. Tutto ciò che ho imparato del passato della mia famiglia me l’hanno raccontato i miei nonni e lo zio, Giacomo Poselli. Lei (la madre) non ha mai voluto parlarne, perché per lei era una storia molto triste. Aveva perso il marito, l'unico amore della sua vita. Quando sono arrivato in Albania nel 1993 per cercare i resti di mio padre e di imparare quello che era successo, lei quasi si rifiutò di conoscere ciò che avevo scoperto in Albania. Non reagiva quando io raccontavo. E 'stato molto, molto doloroso per lei. Quindi l'unica cosa rimasta come reliquie del passato è un libro che Enver Hoxha aveva regalato a mia madre mentre lei viveva ad Argirocasto. Un libro dove Enver Hoxha scrisse una dedica: "Come ricordo di amicizia". Hoxha diede il libro a mia madre dopo essere tornato da Parigi, nel 1930. Un libro dal titolo "100 immagini da Parigi."

Solo questo libro è rimasto come prova di amicizia tra loro?
Anche alcuni messaggi che Enver Hoxha inviava a mia madre tramite la sorella, quest'ultima li consegnava alla sorella minore di mia madre. Questo era il modo di comunicazione tra loro.

Questi messaggi sono scritti o verbali?
I messaggi sono stati scritti su pezzi di carta. E questo che so, perché in realtà nessuno di questi pezzi di carta non furono salvati. Dai miei parenti ho saputo che mia madre ha strappato tutto per vari motivi. L'unica cosa che è rimasta è questo libro, che è certamente un ricordo.

Erano messaggi d'amore?
Erano messaggi di richiesta di appuntamento, dove Enver Hoxha chiedeva di incontrare mia madre. Come ho saputo dai miei nonni e i miei zii, Enver Hoxha aveva chiesto a mia madre di sposarla. Un fatto che si conosceva anche dai suoi familiari. Ma quando tornò da Parigi e raccontò a mia madre le sue idee che erano lontani anni luce da quello che pensava mia madre, allora la loro amicizia si ruppe.

Quanti anni aveva Sua madre in quel periodo?
Mia madre aveva 17 anni e Enver Hoxha 22 anni.  Si può ben comprendere il desiderio di questo giovane, che cercava amicizia e affinità con una ragazza giovane e bella. È normale. Era chiaro che quando le idee politiche erano troppo forti per Enver, non ci sperava in un’amicizia tra loro.

Questa corrispondenza tra Enver Hoxha e Sua madre, quando ha avuto luogo e dove?
Ad Argirocastro, dove ha vissuto con la sua famiglia. A quel tempo non conosceva ancora mio padre. Si tratta degli anni 1927-1930. Il libro dove Enver "Come ricordo di amicizia" porta la data  1930. Nel 1936, mia madre si sposò con Giuseppe Terrusi, mio ​​padre e vissero Valona, ​​dove poi nacqui io. Sono cose accadute prima che mia madre conoscesse mio padre.

Cosa rappresenta  questo libro per Sua madre, che l’ha tenuto come unico ricordo dal suo vicino di casa?
Questo libro è certamente la prova di un'amicizia finita.

Come descriveva Sua madre Enver Hoxha?
E' successo solo una volta, quando lei molto brevemente e in pochi secondi mi ha fatto una descrizione di lui: "E' stato un ragazzo bello e affascinante"

Tua madre si è sposata dopo la morte del padre Giuseppe Terrusi nel carcere di Burrel?
No, assolutamente. Mia madre non si è mai sposata, è rimasta vedova per tutta la sua vita. Ma vi assicuro che era una donna molto bella e che ci sono stati in tanti che l’amavano, ma l'amore per mio padre era assoluto, era un amore ideale.

Il diario trasformato in biografia
Aldo Terrusi non aveva mai pensato di scrivere un libro, per di più biografico. "Tutto ciò che ho messo nero su bianco era solo un semplice diario. Le foto e gli indirizzi che io avevo notato in questo diario erano solo contatti di persone che avevo conosciuto in Albania per poter poi comunicare con loro, ma non ho mai avuto l'intenzione di scrivere un libro. In alcuni casi, ho avuto l’impressione di scrivere  più di quello che conoscevo. Ho sentito la necessità di mettere in carta il mio passato. Con la morte di mia madre e poi dello zio ho capito che ero rimasto solo io, ultimo anello della catena di quello che era accaduto in passato alla mia famiglia. Per questo motivo ho ritenuto necessario scrivere la storia della mia famiglia " - spiega Aldo Terrusi.

L’arresto e gli ultimi momenti di Giuseppe Terrusi a Burrel ...
Il mandato di arresto portava la firma di Enver Hoxha. Due membri del Movimento di Liberazione Nazionale sono entrati in banca e hanno messo le manette al Direttore della Banca italo-albanese di Valona, ​​Giuseppe Terrusi, accusandolo di essere un fascista. Per prima nella prigione di Valona e poi a Burrel. "Ci davano da mangiare una volta al giorno, sempre fagioli e patate, così tanto da soffrire ancora di ulcera" – racconta Angelo Kokoshi (morto), che aveva conosciuto il padre di Aldo nel carcere di Burrel. Un altro testimone presente al momento della morte di Giuseppe Terrusi è anche Petrit Velaj (vivo). ““Per tuo padre sono stato un vero amico. Abbiamo diviso il boccone e le sofferenze. Avevo 21 anni quando mi condannarono a morte. Per 77 giorni mi tennero legati mani e piedi. Per costringermi a denunciare i miei compagni, mi fecero scavare per tre volte la mia fossa davanti a un plotone di esecuzione. Ma io non reagii. Quando commutarono la mia condanna a morte in ergastolo, conobbi tuo padre. Due giorni prima di morire, fu trasferito nella cella destinata a coloro che erano in punto di morte. Soffriva molto, non riusciva a respirare. Ebbe un forte dolore al petto e poi cominciò a sanguinare dalla bocca. L’abbiamo sepolto vicino ad un ciliegio, da qualche parte della prigione" descrive gli ultimi momenti della vita di Giuseppe Terrusi, Petrit Velaj, un testimone oculare.

Un telegramma che annuncia ad Aurelia la morte del coniuge
Aldo Terrusi era piccolo quando è stato rimpatriato insieme alla madre in Italia. Dopo l'arresto, l’ultima volta che vide suo padre è stato quando fu trasferito dal carcere di Valona a quello di Burrel. Aldo Terrusi aveva solo 4 anni, ma ricorda ancora il giorno quando annunciarono la morte del padre. "Abbiamo sempre sperato che mio padre sarebbe tornato un giorno a casa. Mia madre sperava tanto, anche lo zio, ma un giorno bussa alla porta mia zia, la sorella minore di mia madre, che teneva in mano un telegramma. E 'stato l’orribile telegramma che annunciava la morte di mio padre nella prigione di Burrel, mia madre scoppio in lacrime"- racconta Aldo Terrusi.

I resti del padre persi in Albania
L’obbiettivo principale della prima visita di Aldo Terrusi in Albania nel 1993 era di trovare i resti di suo padre, rimasti in Albania. Dalle prove raccolte durante il primo viaggio nel 1993, da due ex detenuti che erano stati in una cella con suo padre, seppe che fu sepolto nei pressi di un ciliegio nelle parti della prigione di Burrel. E’ partito per Burrel con la speranza di trovare i resti di suo padre. Ma il ciliegio non c’era più e il posto che ricordavano i due testimoni non era più come nel 1952, quando suo padre morì.



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