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martedì 6 dicembre 2011

Albania Il caso Terrusi 8 La Presentazione del Libro


Ritorno nel Paese delle Aquile
Presentazione in Albania
26-28/10/2011


        - Devo esprimere un sentito ringraziamento all’Ambasciata d’Italia ed in particolar modo all’Istituto di Cultura Italiano per avermi invitato per “la settimana della Cultura Italiana” in coincidenza con il 150° anno dell’Unità d’Italia.
        -  Un grazie di cuore va a Gezim Peshkepia Membro dell’Istituto per i Crimini del Comunismo, nel quale ho riscoperto un vero e sincero amico.
        -  Devo anche sottolineare l’amicizia, il rispetto, e l’ospitalità di tutti coloro che mi hanno circondato in questi giorni e nel mio viaggio del 1993 ai quali devo immensa gratitudine.
Mi scuso per la forte emozione che sento, dato l’argomento che tratteremo, e che certamente traspare dalle mie parole.

Premetto che ciò che è scritto nel Libro “Ritorno al Paese delle Aquile” è tutto assolutamente vero: dalla storia, alle foto originali e inedite, alle interviste ai protagonisti.

Perché tornare in Albania?
Ciascuno di noi ha la necessità (direi l’esigenza) di avere memoria del proprio passato perché quel ricordo è la base fondamentale dell’esistenza futura di un individuo.
Senza memoria del passato è come vivere sulla sabbia anziché sulla terra ferma. Ti senti instabile, insicuro.
Ti manca un riferimento. C’è un vuoto che non riuscivo a colmare.
Questo provavo prima di affrontare il viaggio in Albania.

I primi anni di vita mi erano stati racconti dai familiari, densi di vicissitudini e incredibili avvenimenti.
Quei racconti avevano eccitato la mia fantasia e la curiosità suscitando in me un irresistibile desiderio di ritornare nei luoghi dove ero nato e che erano stati tanto rievocati dai miei familiari ma che in effetti non riuscivo a concretizzare.
Era come avere un Libro chiuso in un cassetto senza averlo mai letto.
Nonni e Zii avevano fatto del Loro meglio nel raccontare, solo mia madre sembrava non voler rievocare il passato: troppo forte era stato il suo dolore per quelle vicende.
Quegli anni li avevo vissuti anch’io e, nel mio piccolo, ne ero stato protagonista ma nella mia memoria rimaneva dei fotogrammi ma il resto era un vuoto. Soprattutto c’era un periodo, lungo 4 anni (dal 49 al 52), che purtroppo nemmeno i famigliari (eravamo rientrati come profughi in Italia nel ’49), se non i testimoni diretti, avrebbero potuto raccontare.
Poi c’erano le straordinarie vicende di mio padre e di mio zio.
Il Primo Direttore di banca, il secondo portiere della Nazionale albanese.

La mia ricerca del passato, la voglia di  mio zio di rivedere gli amici di allora ebbero il sopravento.
Quando alcune condizioni e particolari circostanze lo permisero: la caduta della dittatura di Enver Hoxha, la nascita di uno Stato democratico, l’apertura delle frontiere e la Cooperazione italiana in Albania, fu possibile organizzare un viaggio.

Quando in Europa cadde il muro di Berlino e cominciarono a spirare venti di Libertà anche in Albania ci fu un risveglio, si aprirono le frontiere…

Lo Zio Giacomo ed io cominciamo a pensare ad un viaggio in Albania…
La Cooperazione italiana, l’Ambasciata…1993

I luoghi (Tirana,Valona, Burrel), gli amici della Cooperazione Piergiorgio Ramundo, Toli Arapi, , l’ospitalità di Spartak Topollaj…le interviste incrociate…ad Angelo Kokoshi, Petrit Velai, i giocatori vincitori delle Balcaniadi del 1946…Javit Demneri e tutti gli altri.

Stavo leggendo per la prima volta le pagine di quel libro che era rimasto chiuso nel cassetto…

Perché scrivere un libro?
In verità non avevo l’idea di scrivere un libro.
Come spesso accade vicissitudini e circostanze determinano i tempi e modi dei nostri progetti.
Tornati dall’Albania avevo preso alcuni appunti solo per ricordarmi i nomi delle persone che avevo incontrato e gli avvenimenti del viaggio. Avevo riordinato le fotografie con particolare attenzione per comparare quelle del mio viaggio con quelle di 50 anni prima.
Le condizioni politiche in Albania del 1996, la salute di Angelo Kokoshi avevano bloccato le mie speranze di riportare in patria le spoglie di mio padre.
Le mie attenzioni si erano rivolte al mio lavoro, allo sport attivo e la cosa sembrava finita nel dimenticatoio.

Passano gli anni e arriva una telefonata (2006) da Spartak Topollaj (il direttore del Dajti, citato nel Libro). “Sono Console a Milano, vienimi a trovare”.
Così si sono riaperti i ricordi…
Poi la malattia di mia madre (2003)…dello Zio (2008)…
Qualcosa si stava perdendo, interrompendo ed io ero la sola persona che avrebbe potuto riallacciare il passato al futuro. La voglia di non dimenticare…Ritrovare, riepilogare, sintetizzare la nostra storia.
Come in un puzle era necessario riordinare le schede…ritrovare una logica temporale e storica e così era iniziata la ricerca e quindi le prime pagine scritte di quella che sarebbe stata la bozza  del mio libro.
La rilettura e la composizione degli avvenimenti, le interviste, i documenti originali, le lettere, hanno ricomposto la storia rispondendo a molte domande ma hanno lasciato aperti altrettanti interrogativi ai quali solo gli archivi delle istituzioni italiane e albanesi potranno rispondere.
Dovevo scrivere, mettere nero su bianco:
Per raccontare una storia vera che sembrava un romanzo.
Per lasciare ai giovani della nostra famiglia  il ricordo delle proprie origini.
Perché i fatti descritti e certificati trattavano di episodi singolari che avevano coinvolto la famiglia in un periodo storico molto travagliato per l’Albania.
Per un doveroso omaggio a chi aveva sempre lottato per la libertà, la democrazia, per una vita dignitosa e perfino eroica.

La stampa del Libro nel 2011
Anche qui le circostanze hanno determinato gli avvenimenti.
Nell’Estate del 2010 in vacanza  a Gallipoli. Mi sono informato presso un’amica, data la vicinanza con l’Albania, se conoscesse qualche editore…mi presenta Livio Muci, proprietario della casa Editrice BESA che rimane sorpreso dalla Bozza  giudicandola molto interessante.
Da lì la stampa…
Poi le presentazioni, le interviste, la diffusione, internet…
Inatteso scalpore del Libro: curiosità della gente, interesse dei media, attenzione delle autorità politiche.
E’ stato come se un forte vento avesse sollevato lo strato di terra e polvere dalle pagine di un vecchio Libro scoprendo una vicenda dimenticata dal tempo…la verità.

I documenti del  processo di Valona nel 1945 a mio padre, ritrovati presso gli Archivi del Ministero degli Interni di Tirana ad opera di Gezim Peshkepia, Membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto per i Crimini Comunisti e le sue Conseguenze, hanno aperto un’altra pagina di storia…Dimostrando come quel processo fosse stato una farsa mettendo in luce l’innocenza di mio padre.

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