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giovedì 22 dicembre 2016

“Brenga ime shqiptare” (Il mio magone albanese)


PRESENTAZIONE DEL VOLUME


Data: 19/01/2017
Aldo Renato Terrusi
 presenta il suo libro

 “Brenga ime shqiptare”
 (Il mio magone albanese)
Maeci

INCONTRO CON L’AUTORE -


L’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con la Biblioteca Nazionale d’Albania organizza la presentazione del libro “Brenga ime shqiptare” (Il mio magone albanese) di Aldo Renato Terrusi.

19 gennaio 2017, ore 11

Biblioteca Nazionale albanese

Sheshi Skenderbej, 1010 Tirana

Un percorso alla ricerca delle proprie origini e della propria storia: Brenga ime shqiptare racconta il viaggio di Aldo e dello zio Giacomo che tornano in Albania dopo quarantaquattro anni. Aldo era ancora un bambino quando il Regime di Enver Hoxha rinchiuse il padre nel terribile carcere di Burrel, dove morì senza poter dare l’ultimo saluto al figlio e alla moglie. Il desiderio di Aldo di riportare in patria i resti del genitore si scontra con il passato doloroso della famiglia Terrusi in Albania e di una nazione che ancora oggi porta impressi i segni laceranti della dittatura. Attraverso i ricordi della famiglia, le testimonianze, le fotografie dell’epoca e i documenti originali del processo subito dal padre nel 1945 si ripercorrono la drammatiche vicende della pagina di storia più cupa del Paese delle Aquile.

Aldo Renato Terrusi è nato a Valona, in Albania, nel 1945, da genitori italiani. Dopo gli studi in Fisica ha collaborato con i maggiori Enti di ricerca italiani (ENEA, INFN,CNR). Ha dato il suo apporto ai Progetti più importanti degli ultimi anni a livello internazionale quali: Il Progetto LHC (Large Hadron Collider) ed il Progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor). Ha ottenuto l’Eccellenza ENEA nel 2008 per l’Invenzione tecnologica nel campo della Metrologia. E consulente di alcune Società e scrive su riviste specializzate.

Ha la passione per l’Archeologia, l’Astronomia e la Fotografia. Si diletta con la poesia (è suo il libro “Riflessi di Sogno”) e la pittura, pratica il tiro con l’arco a livello agonistico.
Informazioni

Data: Gio 19 Gen 2017  Organizzato da : IIC e Biblioteca Nazionale albanese. Ingresso : Libero. 
Luogo:Biblioteca Nazionale albanese

(prigionia@libero.it)

mercoledì 21 dicembre 2016

Aldo Renato Terrusi. Una poesia dedicata alle vittime della Dittatura

 Per non dimenticare

La poesia (inedita) è stata scritta da me nel 1993 quando mi trovavo sul campo interno del Carcere di Burrel, dove si seppellivano i morti, mi sono deciso a renderla pubblica solo ora per non dimenticare le vittime della scandalosa Dittatura di Enver Hoxha che ancora giacciono sotto la terra di quel famigerato Carcere e per sollecitare la restituzione delle spoglie alle proprie famiglie.
Il testo in albanese come queste righe sono tradotte da Elvana Zaimi che ringrazio per la cortese collaborazione.


Për të mos harruar
 
Këtë poezi (të pabotuar) e kam shkruar në vitin 1993, gjatë kohës që ndodhesha në kampin e brendshëm të Burgut të Burrelit, aty ku varroseshin të vdekurit; vendosa të publikoj vetëm tani për të mos i lënë në harresë viktimat e diktaturës skandaloze të Enver Hoxhës, kur ende sot e kësaj dite dergjen nën tokën e atij burgu famëkeq, si dhe për të nxitur kthimin e eshtrave familjarëve të tyre.
Teksti në shqip dhe këto radhë janë përkthyer nga Elvana Zaimi, të cilën e falenderoj për bashkëpunimin e përzemërt. 


Aldo Renato Terrusi. Poesia. In Lingua Albanese

Shqipëria tokë e lindjes
(në kampin e Burrelit)


Tokë e lindjes,
mikpritëse e mizore.
Tokë e besës dhe e nderit.
Tokë e heronjve dhe martirëve,
plojave e gjakmarrjes.
Tokë e zaptuar, e cfilitur, tronditur, çliruar.
Tokë e hidhur, sogje njerkë e trupit të tim eti!
Tokë e bekuar dhe e mallkuar,
m'i kthe eshtrat e tij, viktimës së pafajshme të një diktature të turpshme!

O atë, me shokët e tu Angjel e Petrit*, ndave
për shtatë vjet, torturat e xhelatëve të poshtër,
mnerën e vdekjes,
shpresën e të ardhmes,
të varrosën në këtë fushë djerrë.
E di që je këtu,
në krah të qershisë, nginjur me gjakun e të vdekurve,
që të mbron në hijen e dhembshur.
Era fërshëllen përmes shkurrezave të shkreta,
sjell zërat e pështjelluar dhe rënkimet e shpirtrave endacakë.
O atë, lërmë të të dëgjoj zërin,
më trego rrugën që të të kthej në atdhe!
Në harresën vdekëtare, një britmë dhimbjeje dhe një lot,
një mendim për Aurelian dhe Aldon
ishin akti yt i fundit i jetës tokësore.
Një britmë që shpërthen në mua,
shoqëruar nga një vaj pa mbarim:
përse, përse?
Përse Zoti i njerëzve lejon që njëri syresh
Të jetë zot i jetës dhe vdekjes së të tjerëve?



Burrel, mars 1993

Aldo Renato Terrusi
* Angjel Kokoshi, Petrit Velaj

shokët e qelisë në Burrel                                                            

Aldo Renato Terrusi. Poesia

Albania terra natia
(sul campo di Burrel)


Terra natia,
accogliente e crudele.
Terra di fede e d’onore.
Terra di eroi e di martiri,
di eccidi e vendette.
Terra conquistata, straziata, sconvolta, liberata.
Terra amara, custode matrigna delle spoglie di mio padre!
Terra benedetta e maledetta,
rendimi le sue ossa, vittima innocente di una dittatura infame!

Padre, hai condiviso con i tuoi amici Angjel e Petrit *,
per sette anni, le torture dei vigliacchi carnefici,
lo sgomento della morte,
la speranza del futuro,
sei stato sepolto in questo arido campo.
Io so che sei qui,
accanto al ciliegio, saturo di sangue dei morti,
che ti protegge nella pietosa ombra.
Il vento sibila tra gli arbusti incolti,
porta le voci confuse e i lamenti delle anime erranti.
Tu padre fammi sentire la tua voce,
indicami la via per riportarti in patria!
Nell’oblio mortale, un grido di dolore ed una lacrima,
un pensiero per Aurelia ed Aldo
sono stati l’ultimo atto della tua vita terrena.
Un grido che ora esplode in me,
accompagnato da un pianto infinito:
perché, perché?
Perché il Dio degli uomini permette che uno di essi
sia padrone di vita e di morte sugli altri?



Burrel, marzo 1993

Aldo Renato Terrusi
* Angjel Kokoshi, Petrit Velai

compagni di cella a Burrel                                                             

venerdì 9 dicembre 2016

Aldo Terrusi 19 Gennaio 2017 a Tirana

Caro Massimo,
ho il piacere di informarti che in questi giorni l'Ambasciata Italiana di Tirana mi ha confermato che sarà presentato il mio libro "Brenga ime shqiptare" il 19 gennaio a Tirana.
Sarà una manifestazione di una certa importanza in collaborazione dell'Istituto Italiano di Cultura (IIC) e con la presenza dell'Ambasciatore e del Console.
Saranno invitati giornalisti e TV oltre che personaggi delle Istituzioni albanesi. E prevista la traduzione bilingue.
In allegato la bozza che ho inviato all'IIC per poterla elaborare.

Cordialmente,
Aldo

lunedì 21 novembre 2016

Aldo Terrusi.

Brenga ime shqiptare

 
















Il carcere di Burrel, il campo delle sepolture ed il ciliegio

Il giorno 19 gennaio 2017 l’Ambasciata Italiana a Tirana, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura presenterà il libro di Aldo Renato Terrusi “Brenga ime shqiptare”.


La storia

Un percorso alla ricerca delle proprie origini e della propria storia: “Brenga ime shqiptare” racconta il viaggio di Aldo e dello zio Giacomo che tornano in Albania dopo quarantaquattro anni. Aldo era ancora un bambino quando il Regime di Enver Hoxha rinchiuse il Padre nel terribile carcere di Burrel, dove morì senza poter dare l’ultimo saluto al figlio e alla moglie. Il desiderio di Aldo di riportare in patria i resti del genitore si scontra con il passato doloroso della famiglia Terrusi in Albania e di una nazione che ancora oggi porta impressi i segni laceranti della dittatura.
Attraverso i ricordi della famiglia, le testimonianze, le fotografie dell’epoca e i documenti originali del processo subito dal padre nel 1945 si ripercorrono la drammatiche vicende della pagina di storia più cupa del Paese delle Aquile.


L’Autore

Aldo Renato Terrusi è nato a Valona, in Albania, nel 1945, da genitori italiani.
Dopo gli studi in Fisica ha collaborato con i maggiori Enti di ricerca italiani (ENEA,INFN,CNR). Ha dato il suo apporto ai Progetti più importanti degli ultimi anni a livello internazionale quali: Il Progetto LHC (Large Hadron Collider) ed il Progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor). Ha ottenuto l’Eccellenza ENEA nel 2008 per l’Invenzione tecnologica nel campo della Metrologia. E consulente di alcune Società e scrive su riviste specializzate.
Ha la passione per l’Archeologia, l’Astronomia e la Fotografia. Si diletta con la poesia ( è suo il libro “Riflessi di Sogno”) e la pittura, pratica il tiro con l’arco a livello agonistico.




mercoledì 26 ottobre 2016

Siria: battaglie in corso

Siria
La battaglia di Aleppo e lo scontro Russia-Usa
Roberto Iannuzzi
12/10/2016
 più piccolopiù grande
L’ultima crisi nei rapporti fra Washington e Mosca è conseguenza del fallimento, alla fine di settembre, del tentativo di cessate il fuoco in Siria. Punto chiave dell’intesa era la città di Aleppo, attorno a cui ruotavano le trattative fin dallo scorso febbraio.

L’importanza strategica di Aleppo
Aleppo ha un’importanza strategica per l’evoluzione del conflitto. Si tratta dell’ultimo grande centro urbano in cui la presenza dei ribelli non è trascurabile. Secondo stime fornite dall’inviato dell’Onu Staffan de Mistura, ve ne sono rimasti circa 9mila, asserragliati nei quartieri orientali dove risiedono anche 275mila civili. La porzione di città sotto il controllo del regime conta invece un milione e mezzo di abitanti.

Le sorti di Aleppo, a lungo incerte, cominciarono a cambiare dopo l’intervento militare russo iniziato circa un anno fa. I quartieri in mano agli insorti vennero isolati dal confine turco a nord, e progressivamente accerchiati.

Da tempo, le formazioni armate dell’opposizione ad Aleppo e nella vicina provincia di Idlib sono dominate da Al-Nusra. Questo gruppo ha recentemente cambiato nome - ribattezzandosi Jabath Fatah al-Sham - sconfessando la propria affiliazione ad Al-Qaeda. Rimane però sostanzialmente qaedista a giudizio sia di Mosca che di Washington.

Le altre milizie ribelli, fra cui i cosiddetti gruppi “moderati” addestrati e armati dalla Cia, operano in stretto coordinamento con Al-Nusra. Vi sono però anche divisioni nel fronte degli insorti. Contrasti si sono registrati ultimamente fra Al-Nusra e Ahrar al-Sham, altra formazione dominante di ispirazione salafita-jihadista, vicina alla Turchia. Questo gruppo sembra essersi disimpegnato da Aleppo.

Il fallimento del cessate il fuoco
La proposta di cessate il fuoco, avanzata dall’amministrazione Obama fin da giugno, era basata su due punti chiave: la fine dei raid governativi, e l’allontanamento delle altre formazioni ribelli da Al-Nusra. L’aviazione di Damasco avrebbe lasciato il passo a un coordinamento militare russo-americano incaricato di colpire i due gruppi estremisti esclusi dalla tregua: Al-Nusra e Daesh, il sedicente califfato.

L’accordo avrebbe dovuto rassicurare il Cremlino, che aveva accusato Washington di usare anche i jihadisti pur di rovesciare il regime, e allo stesso tempo garantire alla Casa Bianca che i ribelli non sarebbero stati più colpiti ad eccezione di Al-Nusra.

Russia e Stati Uniti erano i garanti dell’accordo: Mosca avrebbe dovuto tenere a freno il regime e le milizie di Teheran, Washington gli insorti. Se la tregua avesse retto, si sarebbe potuto riavviare il negoziato.

Il Cremlino ha faticato a convincere i propri alleati, che ormai puntavano a una vittoria militare, a rispettare il cessate il fuoco. Ma l’amministrazione Obama è venuta a trovarsi in una posizione forse ancora più debole, per due ragioni. In primo luogo, essa ha dovuto fare i conti con il sostanziale rifiuto delle altre formazioni ribelli a separarsi da Al-Nusra. E secondariamente, si è trovata spaccata al proprio interno.

I vertici del Pentagono, dal segretario alla Difesa Ashton Carter al capo degli Stati maggiori riuniti, generale Joseph Dunford, hanno espresso grande riluttanza di fronte all’ipotesi di coordinamento militare con i russi concordata dal segretario di Stato John Kerry.

Due gravi episodi hanno affondato definitivamente la tregua: il bombardamento statunitense di una postazione dell’esercito siriano a Deirez-Zor, nella parte orientale del Paese, definito accidentale dalla Casa Bianca ma considerato intenzionale da Mosca e Damasco. E, pochi giorni dopo, il bombardamento di un convoglio umanitario vicino ad Aleppo, attribuito da Washington all’aviazione russa e siriana.

Aspettando Usa 2016
La conseguente escalation militare operata dalle forze filo-governative ad Aleppo ha portato alla rottura delle trattative fra Stati Uniti e Russia. Washington e i suoi alleati regionali hanno successivamente inviato nuove armi ai ribelli, che però difficilmente saranno sufficienti a cambiare le sorti del conflitto.

Opzioni più drastiche, come il lancio di missili cruise contro obiettivi del regime, sono state per il momento scartate dalla Casa Bianca perché i russi hanno fatto capire, schierando nuove difese missilistiche a Tartus, che si rischierebbe lo scontro diretto con Mosca. La situazione rimane però grave.

Ad Aleppo il regime offre due alternative: la resa e la deportazione degli insorti, come già è avvenuto in occasione di compromessi raggiunti fra Damasco e gruppi ribelli in altre zone, o la conquista militare della città.

La caduta di Aleppo, assieme alle recenti vittorie a Damasco e Hama, porterebbe il regime a consolidare ulteriormente il proprio controllo sulla cosiddetta Siria “utile”. Si tratta della regione occidentale che comprende i principali centri urbani e la maggior parte della popolazione del paese.

Il conflitto tuttavia proseguirà, visto che i sostenitori regionali dell’insurrezione e gli stessi Stati Uniti sembrano continuare ad appoggiarla. Fra i primi bisogna tuttavia registrare il parziale disimpegno della Turchia. Ankara in questo momento sembra anteporre la battaglia contro i curdi siriani a quella contro Damasco, e mantiene una posizione ambigua fra Washington e Mosca.

La Siria rimarrà dunque una ferita sanguinante nella regione almeno fino all’insediamento del prossimo presidente statunitense. Dagli orientamenti della nuova amministrazione dipenderà in buona parte l’evoluzione del conflitto e dello scontro con Mosca.

Roberto Iannuzzi è ricercatore presso l’Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo). È autore del libro “Geopolitica del collasso. Iran, Siria e Medio Oriente nel contesto della crisi globale (Twitter: @riannuzziGPC).

domenica 23 ottobre 2016

Il Ritorno dei Profughi e degli Emigranti

Da oggi questo blog ospiterà alcune annotazioni ed articoli riguardanti la realtà geopolitica attuale, ovvero note sulle aree di crisi, nella prospettiva che, prima o poi, dovrà trovare una soluzione in prospettiva di un peace building che dia sicurezza e prospettive a livello di sicurezza individuale.

La domanda centrale di queste corso di ricerca è: che cosa troveranno i profughi e i migranti che hanno lasciato la Siria e le altre aree di crisi come la Libia e il Centro Africa al momento el loro ritorno?

L'Esempio storico a cui si fa riferimento è quello dell'uscita dai campi di internamento in Germania, quando gli Internati credevano e sognavano in un ritorno in Patria accolti con comprensione oltre che con affetoe calore. IN realtà questa fu un'altra amara delusione, in quanto trovarono diffidenza, indifferenza, muri, cancelli e porte chiuse, oltre che scarsissima assistenza e morale e materiale.
 Per tutti a celebra scena di de Filippo al suo ritorno a casa, esempio emblematico di tutta una amara situazione che potrebbe ripetersi.

Saranno via via pubblicate note sugli avvenimenti correnti nelle aree di crisi a premessa di queste nuovo filone di ricerca.

(massimo coltrinari)

martedì 4 ottobre 2016

Ricercadi Notizie Soldato Domenico Murrone

Buongiorno,
mi chiamo Giuseppina Murrone e sto cercando informazioni e documenti su mio nonno
Domenico Murrone
 soldato della Fanteria Divisione "Venezia"
nato a Calopezzati (CS) il 15/11/1914.
 
E' stato catturato dai tedeschi dopo l'8 settembre a Podgorica e rinchiuso nel campo di concentramento di Scutari. La sua matricola era 36732. Vorrei avere notizie certe sui suoi spostamenti con la truppa, e relativi alla sua prigionia.
Non conosco il nome del campo e per questo motivo vorrei avere l'elenco di tutti i campi di concentramento presenti in Albania.
E' ben accetta qualsiasi tipo di informazione.

Spero mi possiate aiutare.
Cordiali saluti
Giuseppina Murrone
 
(per eventuali risposte: prigionia@libero.it)

lunedì 12 settembre 2016

Un LIbro sulla Colonna Gamucci Albania 1943.

l
Volevo pubblicizzare e condividere l'uscita di questo Libro scritto da me, 
Antonio Magagnino, 
che racconta l'Eccidio della Colonna Gamucci, 

Ben 111 Carabinieri caddero uccisi barbaramente dai partigiani comunisti albanesi comandati dal criminale Xhelal Staravecka. 

Questo libro intende portare alla luce i fatti di quello che, dopo Cefalonia, gli storici definiscono il più crudele “omicidio” perpetrato contro militari italiani e sui quali si è taciuto per troppi lunghi anni, rendendo onore a coloro che hanno dato la vita per la Patria. Storia dei Carabinieri Reali in Albania, 1943. 

All'interno del volume sono descritte le gesta del concittadino e carabiniere Baldo Biagio nato a Gabicce Mare nel 1919.
 La sua famiglia risiedeva a Roma.

Grazie per la disponibilità. 
http://www.heraldeditore.it/Libro-L-eccidio-della-colonna-Gamucci.html#


Il mio recapito telefonico  3387431582

Libro disponibile presso HERALD EDITORE Via Col. Masala 42 (ROMA)

Recapito telefonico HERALD EDITORE 3358019989

mercoledì 31 agosto 2016

Domenico Fusco, ci ha lasciati

comunico con amarezza la scomparsa di

 Domenico Fusco, 
internato militare in Germania durante la seconda guerra mondiale.

Se ne vanno inesorabilmente anche gli ultimi testimoni di tanto orrore.

Sta a noi il futuro della loro memoria.

Vi ringrazio anticipatamente per la diffusione della notizia.


Elisa Bonacini
pres. Ass."Un  ricordo per la pace" - 
Aprilia

lunedì 16 maggio 2016

Ricerca sui Carabinieri arrestati a MIlano il 5 agosto 1944

Riceviamo e pubblichiamo


      mi chiamo Lova Marisa e sono la nipote del maresciallo maggiore a piedi dei Carabinieri LORENZO GIGLIO TOS, nato a Chiaverano (TO) il 01-08-1900. Mi complimento con lei per il grande lavoro di ricerca e di trasmissione della memoria di ciò che è stato ai nostri giovani.
      Ho ricevuto lo scorso anno la medaglia d'onore alla memoria del nonno quale ex internato nei lager nazisti.
      Sono alla ricerca di ulteriori notizie sulla sua prigionia e sul suo rimpatrio. Venne arrestato a Milano il 05 agosto 1944, mentre era scrivano al Gruppo Interno di Milano a P. Vittoria  e deportato. 

L'unica notizia in mio possesso è che venne liberato dai militari canadesi il 01 aprile 1945 a BILK ( probabilmente a Wettringen North Rheine - Westfalia) e condotto nel Camp 2224 a Jabbeke in Belgio. Poi venne condotto in Inghilterra quale cooperante, ma soprattutto per essere curato a causa delle sue pessime condizioni di salute. Si salvò e rientrò in Italia, non so come, presentandosi al Centro Recuperi della Legione Napoli. 

Non ho alcuna notizia relativa ai campi nei quali venne deportato. Molto probabilmente il 5 agosto 1945 venne trasferito, con tutti gli altri Carabinieri dell' Alta Italia, presso il campo di San Michele Extra a Verona.

Per questo mi rivolgo a lei. Potrebbe aiutarmi nella ricerca di altri carabinieri che vennero arrestati il 5 agosto 1944 come tutti i carabinieri che si rifiutarono di mettersi al servizio delle SS?

 Gliene  sarei veramente grata. 
Le scrivo i dati di mio nonno:
Giglio Tos Lorenzo, nato a Chiaverano (TO), il 01 agosto 1900
figlio di Savino e di Moià Rosa
coniugato con Borgo Marta
matricola n. 14320
arrestato a Milano P. Vittoria il 05-08-1944
deportato e liberato da BILK il 01-04-1945
dal 20-11-1945 al centro recuperi legione Napoli e
dal 02-02-1946 alla legione di Torino.
Le ho scritto tutti i dati in mio possesso.
Spero vivamente che possa aiutarmi.
Nel frattempo la saluto caramente
                                                     dr. Marisa Lova


marisa.lova@alice.it

Lova Marisa
vicolo Flavio Gioia 4
10080 Vistrorio (TO)
tel.  0125 789537

lunedì 2 maggio 2016

Ricerche sui prigionieri. Richiesta collaborazione

Riceviamo ed  estendiamo a tutti i lettori di questo blog:


Mi chiamo Mirco Carrattieri e lavoro a Istoreco reggio emilia e all’università di modena e reggio.
Collaboro anche con l’Insmli di Milano.

Da circa 10 anni mi occupo anche, con crescente soddisfazione, di prima guerra mondiale.
In particolare qui a Reggio abbiamo fatto diverse mostre e creato un gruppo di lavoro su musica e grande guerra (musicaegrandeguerra.com/).
In quest’ambito abbiamo approfondito il tema dei prigionieri, soprattutto con una mostra e un volume sugli italiani prigionieri a Cellelager in Germania (http://www.gangemieditore.com/scheda_articolo.php?id_prodotto=6171).
Ma qui in zona avevamo a Scandiano anche un grosso campo per prigionieri austroungarici.
Ora sto collaborando su questo tema anche con la Croce Rossa, che sta scrivendo una grande opera sul periodo della guerra.

Ho visto sul suo blog alcune immagini e il riferimento ad alcune iniziative a col fiorito e altrove in tema di prigionieri.
Le chiedo se mi può dare qualche notizia o riferimento in più.

Grazie

Mirco Carrattieri

venerdì 15 aprile 2016

IL RASTRELLAMENTO DEL QUADRARO ROMA 17 APRILE 1944



Da 
Storia della Memoria Popolare
ASSOCIAZIONE NAZIONALE REDUCI DALLA PRIGIONIA

Il Rastrellamento del Quadraro Roma 17 aprile 1994

www.anrp.it







VDS

Post in data 25 aprile 2016
su
www.secondorisorgimeto.blogspot.com

Don Gioacchino Rey. Una ricerca in itinere. I

Da 
Storia della Memoria Popolare
ASSOCIAZIONE NAZIONALE REDUCI DALLA PRIGIONIA

Il Rastrellamento del Quadraro Roma 17 aprile 1994

www.anrp.it




giovedì 24 marzo 2016

Albania. Entro maggio 2016 la ristam

Il Presente volume è in corso di ristampa. Ogni informazione può essere chieste a
 coltrinari2011@libero.it


giovedì 3 marzo 2016

Progetto Albania. Articolo su battaglione Gramsci

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:


Carissimi,
vi mando per opportuna riflessione il titolo di quest'articolo.
Bova.


http://www.albanianews.it/uncategorized/2363-battaglione-gramsci-fianco-partigiani-albanesi-guerra-antifascista

Articolo dal titolo: 
Da occupatori a partigiani. La gloriosa storia del battaglione “Gramsci” nelle montagne albanesi | ALBANIA NEWS

domenica 28 febbraio 2016

Festa della Donna. Concerto al Centro Russo di Cultura

Il 4 marzo alle ore 19:00, in occasione della Festa della Donna, il
Centro russo di scienza e cultura a Roma vi invita al concerto
«L’Ambasciata della maestria», organizzato dalla Casa della Musica di
San Pietroburgo. Il vincitore di numerosi concorsi internazionali, Pavel
Miljukov (violino) eseguirà opere di Beethoven, Brahms, Paganini e
Čajkovskij.

Pavel Miljukov si è laureato presso l'Academic Music College del
Conservatorio di Mosca e, in seguito, presso il conservatorio statale di
Mosca «P.I.Čajkovskij» (classe dell’Artista del popolo russo, il
Professor Vladimir Ivanov). Nel 2012 termina il dottorato di ricerca.
Attualmente è uno studente del Conservatorio di Vienna, in Austria
(classe del Professor Boris Kushnir).

Il violinista ha viaggiato in Russia e in Europa e si è esibito sui
palcoscenici più importanti della Russia: la sala concerti
P.I.Čajkovskij, la sala Grande del Conservatorio di Mosca, la sala
concerti del Teatro Mariinskij. Collabora con direttori del calibro di
Valerij Gergiev, Vladimir Fedoseyev, Yuri Simonov, Maxim Fedotov,
Michail Pletnev, Robert Canetti, Vasily Petrenko, così come con le
orchestre più importanti della Russia: la Grande Orchestra Sinfonica
P.I.Čajkovskij, l'Orchestra sinfonica del teatro Mariinskij, l’Orchestra
Sinfonica Statale di Mosca, l’Orchestra Filarmonica di Mosca,
l'Orchestra Filarmonica di Sverdlovsk. Collabora con la Swedish Wind
Ensemble e ha suonato con l'Orchestra Giovanile del Baltico la Baltic
Youth Philharmonic.

Dal 2007 è solista permanente della Casa della Musica di San
Pietroburgo. Dal 2012 è solista della Filarmonica di Mosca.

Pavel Miljukov suona il violino del maestro Pietro Guarneri, gentilmente
concessogli dal Fondo Svizzero «Neva».




4 марта 2016 г. в 19:00 в преддверии Международного женского дня
Российский центр науки и культуры в Риме приглашает на концерт
«Посольство мастерства», организованного Санкт-Петербургским домом
музыки. Лауреат многочисленных международных конкурсов Павел Милюков
(скрипка) исполнит произведения Л. ван Бетховена, И.Брамса, Н.Паганини и
П.Чайковского.

Павел Милюков окончил Академический музыкальный колледж при Московской
консерватории, а позже - Московскую консерваторию им. П.И.Чайковского
(класс Народного артиста России, профессора Владимира Иванова). В 2012
году там же окончил аспирантуру. В настоящее время – студент Венской
консерватории, Австрия (класс профессора Бориса Кушнира).

Скрипач гастролирует в России и в Европе, выступает на крупнейших сценах
России: в Концертном зале им. П.И. Чайковского, в Большом зале
Московской Консерватории, в Концертном зале Мариинского театра.
Сотрудничает с известными дирижерами такими как: Валерий Гергиев,
Владимир Федосеев, Юрий Симонов, Максим Федотов, Михаил Плетнёв, Роберт
Канетти, Василием Петренко, а также с ведущими оркестрами России:
Большим Симфоническим оркестром им. П.И.Чайковского, Симфоническим
оркестром Мариинского театра, Московским Государственным Академическим
Симфоническим оркестром, Академическим Симфоническим оркестром
Московской филармонии, Оркестром Свердловской филармонии. Сотрудничает с
Шведским духовым оркестром, выступал с Балтийским Молодёжным оркестром
Baltic Youth Philharmonic.

С 2007 года - постоянный солист Санкт-Петербургского Дома музыки, с 2012
года – солист Московской филармонии.

Павел Милюков играет на скрипке мастера Пьетро Гварнери, любезно
предоставленной ему швейцарским фондом «Нева».

-- 
Cordiali saluti,
Polina Efimkova

Ufficio Stampa
Centro Russo di Scienza e Cultura
Piazza Benedetto Cairoli, 6
00186 Roma
tel.39 0688816333

ufficiostampa@centroculturalerusso.it
Seguici su Facebook http://www.facebook.com/centrorusso

martedì 2 febbraio 2016

Paolo Giunta La Spada in ricordo di suo Padre

Penso a che cosa mai potrei scrivere in giorni in cui era prevista la mia presenza e il mio impegno come Direttore Scientifico della Casa della Memoria di Servigliano e ho perso papà.
Eppure sento che papà ha qualcosa da dirci anche oggi, anche ora che non è più tra noi (ma in realtà lo sarà sempre).

Papà, nel giugno del 1943, era Maresciallo dei Carabinieri, di servizio ad Atene, in Grecia, forza militare occupante. Era nei servizi ed era incaricato di interrogare il presunto capo della Resistenza ellenica. Dopo 48 ore di fermo e interrogatorio papà decise di rilasciarlo, "era un buon padre di famiglia", mi ha sempre detto papà, "una persona retta e onesta". 
"Ho anche pensato", mi ha sempre detto papà, "che probabilmente era davvero un capo della Resistenza, ma io che avrei fatto al posto suo? Noi italiani avevamo aggredito, senza alcuna ragione, la Grecia, l'avevamo occupata brutalmente con l'aiuto delle truppe tedesche. Chi non avrebbe combattuto, al posto dei greci, per la libertà"?
Come è andata a finire la storia? Papà mi raccontava: l'uomo non se ne andava, aspettava sulla porta, chiedeva di parlarmi.
Dopo tanta attesa, papà lo ricevette di nuovo. Gli disse: che vuole, l'ho già interrogata per 48 ore, che cosa desidera ancora? L'uomo disse che desiderava con tutto il cuore ringraziarlo. Di questi tempi, disse, è molto facile essere torturati, sparire, non tornare a casa. 
Lei mi ha interrogato con accuratezza e severità e ha fatto per intero il suo dovere di soldato e di italiano, ma ha dato ordini precisi di non farmi toccare, non è stato torto un capello, nè a me, nè agli altri fermati da questo ufficio che lei dirige. Di questi tempi è raro. Grazie infinite.
Papà lo congedò.
Prima di andarsene il signore greco, sospettato di far parte della Resistenza, si girò verso mio padre, e disse, dandogli un biglietto da visita: ho un ristorante al porto, al Pireo, è un buon ristorante, se avesse bisogno sarei onorato di servirla...
Papà, lo ringraziò in modo sbrigativo, con tutto il rigore che competeva al suo ruolo, compenetrato fino in fondo nel suo dovere; poi, preso da altri impegni, si dimenticò di quell'incontro...

Questa storia ci insegna che, pur sottoposto agli ordini che derivavano dal suo status di militare, papà seppe assolverli, ma senza mai venir meno al suo dovere di mantenere un quoziente di umanità, di amore e rispetto per l'altro, di onestà, di coraggio, di generosità, che nessun ordine e nessuna ideologia poteva sopprimere. 
In quell'epoca furono molti, invece, che usarono la divisa per trasformarsi in carnefici e torturatori, o tanti che vendettero le persone in cambio del premio in denaro che si dava a chi denunciava ebrei e oppositori del regime; e ancora molti che facevano i soldi sulla pelle degli ebrei che non potendo lavorare e dovendo nascondersi non erano in grado di procacciarsi il cibo se non al prezzo di pagarlo sempre di più. E furono tanti quelli che si accaparravano i beni degli antifascisti o degli ebrei incuranti delle sofferenze che così procuravano.
Anche oggi mi sorprende quanti giovani paiono rassegnati alle ingiustizie, al male, ad un mondo senza sogni.
Le giovani generazioni, inoltre, sono cresciute in Europa e in Italia nella convinzione che la pace e le libertà civili siano valori acquisiti, ormai scontati, conquistati in un'epoca lontana di cui si ha un ricordo confuso, spesso retaggio di uno studio scolastico nozionistico e frettoloso. 
Molti giovani addirittura seguono, per mera ignoranza oppure per un costume di malinteso anti-conformismo, le stesse ideologie che nel passato soppressero la pace e ogni tipo di libertà.
Nell'Europa e nell'Italia di oggi si è diffusa un'acuta e drammatica perdita di memoria storica.
L'infame progetto dell'eliminazione degli ebrei venne deciso e concretizzato dalla Germania nazista nel corso della seconda guerra mondiale e, in Italia, trovò piena collaborazione nel regime fascista e nei suoi sostenitori, i fascisti. 
Se i vincitori della seconda guerra mondiale fossero stati la Germania nazista, l’Italia fascista, la Francia di Vichy, la Croazia degli ustascia, non un solo ebreo sarebbe rimasto in vita.
La storia della Shoah è una storia che parla anche di noi, esseri umani, uomini e donne, vittime o carnefici o torturatori, collaborazionisti o osservatori passivi, spie, delatori o salvatori. 
È una storia che va anche studiata, indagata, osservata per cercare di comprendere e conoscere la psicologia degli esseri umani, di tutti noi che ogni giorno costruiamo la storia con il nostro agire quotidiano. Ogni giorno la vita ci pone davanti al bene e davanti al male, davanti alla vigliaccheria e davanti al coraggio, davanti alla convenienza e all'utile, oppure davanti all'onestà e alla generosità. 
Studiare la Shoah significa inquadrare i fatti dal punto di vista storico, studiare con rigore scientifico la complessità di quei fatti; non rinunciare alle implicazioni morali, religiose, filosofiche per riuscire non solo a ricordare, ma a capire come è stata possibile una cesura della storia, un black-out dell'umanità come ad Auschwitz - Birkenau, o a Treblinka.
Il mondo di oggi è sempre più occupato dalle guerre, dai razzismi di ogni genere, dal ritorno delle ideologie totalitarie.
Abbiamo il diritto di costruire il mondo nel senso della libertà e della pace.

La storia non finì lì. Tre mesi dopo giunse la resa incondizionata dell'Italia e il 9 settembre le forze di occupazione italiane si stavano concentrando al Grand Hotel di Atene in attesa di ordini che non arrivavano.
Papà, dei tedeschi, non si fidava. 
Invece di andare al Grand Hotel come gli era stato detto, disse ai suoi sottoposti che lui sarebbe salito sul tetto dei palazzi vicini al Grand Hotel. Con lui andarono tutti i militi di quell'ufficio, vestiti in borghese, in attesa di notizie, in un silenzio sempre più gravido di pensieri. 
Quando la piazza davanti all'hotel era quasi piena di militi italiani, la gran parte non in assetto da guerra, arrivarono i mezzi corazzati e le autoblindo tedesche che, senza aspettare, spararono subito, circondarono il quartiere, mitragliarono gli italiani senza che questi potessero abbozzare una reazione di qualche efficacia. Fu una strage. Alla fine iniziò il rastrellamento e, con una lunga fila di camion, la deportazione dei soldati italiani.
Papà e il suo gruppo erano andati via ai primi spari, da un tetto all'altro, tentavano di aggirare il cerchio chiuso dai nazisti. Infine scesero un muro e si ritrovarono in strada.
Papà aveva un'idea: l'idea era il biglietto da visita ricevuto tre mesi prima, c'era il nome, l'indirizzo, il nome del ristorante.
Papà parlava perfettamente il greco. 
Aveva fatto, tra i migliori studenti della scuola, il liceo classico, e in pochi anni di occupazione del suolo greco aveva imparato il greco moderno. 
Se fossero stati fermati avrebbe parlato lui.
Il gruppo camminò per tutta la notte e giunse al porto. Le indicazioni sul biglietto da visita erano chiare.
Papà lasciò indietro il gruppo: lasciate che vada avanti da solo, se mi succede qualcosa buona fortuna.
Papà vide il ristorante. Non era ancora l'alba, ma già il cielo andava rischiarandosi.
Bussò alla porta. Venne una donna ad aprire. La sala del ristorante era grande, i tavoli avevano le sedie rovesciate sopra in ordine come quando si puliscono i pavimenti, altri tavoli avevano le tovaglie a quadretti sopra. Papà mostrò il biglietto da visita, disse che cercava l'uomo del ristorante, aggiunse di essere un italiano.
La donna richiuse la porta e si avviò alla fine della sala dove c'erano delle scale. 
Dalle scale scese poco dopo un uomo, papà lo riconobbe: era lui, l'uomo che tre mesi prima aveva fermato e interrogato personalmente.
L'uomo non disse nulla. Attraversò la grande sala e, senza una parola, abbracciò mio padre. 
Quanti siete? Sei solo? disse a papà. 
Ce ne sono undici con me. Un attimo dopo erano tutti seduti ai tavoli con le tovaglie a quadretti. 
Poche ore dopo erano su un camion nel nord ovest della Grecia. 
Papà fece 16 mesi di guerriglia per liberare la Grecia con il pensiero che la sua azione avrebbe liberato anche l'Italia e il mondo dalla barbarie nazifascista. Riuscì anche a salvare un generale dei Carabinieri e altri 4 militi, che stavano per essere uccisi dai nazisti, con un'azione spericolata, come testimoniano le certificazioni delle autorità militari e dell'A.N.P.I..
Per circa 50 anni, ogni Natale, arrivava un pacco con dei dolci. Era di quel generale e conteneva sempre un biglietto di ringraziamento a papà.

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Paolo Giunta La Spada