"Non più reticolati nel mondo" Lo studio dell' Internamento come strumento per contrastare la violenza e la violenza bellica, in ogni tipo di società del secolo breve e del secolo in corso.. Come base di studio per affrontare il problema delle migrazioni e dello spostamento di massa delle popolazioni. E' spazio di ricerca su questi temi del CESVAM - Istituto Nastro Azzurro ( Massimo Coltrinari) info:centrostudicescam@istitutonastroazzurro.org
Traduzione
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lunedì 23 dicembre 2019
sabato 21 dicembre 2019
Una propaganda irreale.
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
L'APPELLO DI KESSERLING AI SOLDATI ITALIANI
E’
interessante notare che in nella prospettiva di invogliare i soldati italiani ad entrare nelle fila tedescheKesserling rivolge un appello ai
soldati italiani nel quale, oltre a stigmatizzare il comportamento del governo
italiano, demonizzava le truppe anglo-americane, le quali non si sarebbero
fermate davanti a niente né di fronte al patrimonio artistico-culturale
dell’Italia né davanti alle famiglie, alle mogli ed alle figlie degli italiani
e quindi occorreva aiutare i tedeschi a fermarle. Kesserling non esitò a
parlare di nausea e ripugnanza verso il governo dei traditori dell’alleanza
italo-tedesca, e sottolineò che in conseguenza i soldati non erano più
vincolati al giuramento prestato al Re e quindi avrebbero potuto combattere con
i tedeschi che avevano le armi più efficaci e belle del mondo, tutto per una
Italia libera e bella. Un tedesco che parla in questi termini può solo lui
sperare di essere seguito e, come ben noto, questo tipo di propaganda non ebbe
alcun effetto sugli italiani che ne rimasero completamente indifferenti, anche
se in molte coscienze vi erano molti dubbi.
sabato 14 dicembre 2019
Il disarmo nell'Italia settentrionale: 415.682 soldati disarmati su 480.000
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Il
14 settembre 1943 le operazioni di disarmo nell’Italia settentrionale si può
dire che erano giunte al termine.
Il Gruppo di Armate B aveva catturato 8790
ufficiali, 339.1000 sottufficiali e militari di truppa, dei quali 96500 erano
già stati trasportati nel Reich tedesco,.
Nella relazione conclusiva il Gruppo
di Armate B indica nel dettaglio e con la massima precisione il numero degli
soldati del Regio Esercito disarmati nell’arco di tempo che va dall’8 al 21 settembre 1943.
Erano stati disarmati
82 generali, 13.000 sottufficiali e 402600 sottufficiali e militari di truppa
per un totale di 415.682. Secondo i calcoli tedeschi nel nord Italia e nella
Francia meridionale erano stanziate 20 divisioni italiane per un totale di
480.000 uomini.
Quindi erano sfuggiti alla cattura oltre 65.000 soldati, per la
maggior parte intenti a raggiungere le loro case, mentre una piccolissima
minoranza a nascondersi oppure a raggiungere posti sicuri. Certamente non a
raggiungere formazioni di ribelli in montagna perché nel mese di settembre
queste non esistevano oppure erano solo nelle intenzioni di pochissimi capi.
martedì 10 dicembre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO N. 1 DEL 2019 SOMMARIO E NOTA REDAZINALE
SOMMARIO
Anno
LXXX, Supplemento XI, 2019, n. 1,
11°
della Rivista “Quaderni”
indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
Editoriale
del Presidente. Carlo Maria Magnani: …………………………………………………
….Pag.5
In
vista della Giornata del decorato. Torino 5-6 aprile 2019……………………………………………………Pag.5
IL MONDO DA
CUI VENIAMO: LA MEMORIA
APPROFONDIMENTI
Alessia Biasolo, La causa
dello sfacelo secondo Mussolini………………………………………………..…..Pag. 11
Massimo Coltrinari, La battaglia di Caporetto e la promessa
del Re. La questione agraria
Una storia
italiana…………………………………………………………………………..…………....
Pag.15
DIBATTI
Marco Gioacchini, Considerazioni sul contributo degli I.M.I. all’industria
tedesca:1943-1945 ……….... Pag.23
Giovanni Cecini, Il
militare Alberto Sordi di celluloide. ”La Grande Guerra e “Tutti a casa”……………. Pag.49
ARCHIVIO
Massimo Baldoni, Manfredo Fanti, dalla congiura conto il Duca
a fondatore del Regio Esercito Italiano.. Pag.61
MUSEI, ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Chiara Mastrantonio, Il sacrario delle Fosse Ardeatine. Una
lettera interessante.……………………….... Pag.73
Posteditoriale: Antonio Daniele, Il
…………………………………..…………………………………………….Pag. 91
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’
DI OGGI
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
Antonio Trogu, Civil-military cooperation: Definition. Purpose ad
Situation…………………………………….……Pag. 95
SCENARI, REGIONI, QUADRANTI
Federico Salvati, Chi ha paura dell’orso Russo? (parte I)………………………...................................………………Pag. 103
Segnalazioni Librarie. ……………………………..…………………………………….……………...………... Pag.111
Autori. Hanno collaborato a questo
numero.…………....…………………………………………………………..Pag.112
Articoli di Prossima
Pubblicazione…………………..……………………………………………….…………… Pag.112
•
CESVAM NOTIZIE
Centro Studi sul Valore
Militare……………………………………………..…………………………..………………….Pag. 113
•
I “Quaderni on Line”, Supplemento on
Line, Anno 6°, VIII, 2018, Settembre 2018, n. 33……………………… Pag.117
I “Quaderni on Line”, Supplemento on
Line, Anno 6°, IX, 2018, Ottobre 2019,
n. 34…………………….………..Pag.118
I “Quaderni on Line”, Supplemento on
Line, Anno 6°, X, 2018, Novembre 2019, n. 35………………………….. Pag.121
PER FINIRE
Massimo Coltrinari, Il Valore Militare attraverso le
Cartoline Militari ed oltre…...
Nota redazionale
L’inizio di
ogni anno è sempre utile per tracciare un programma preventivo di quanto si
vuole fare in merito alle attività editoriali del CESVAM. Iniziamo con la
Rivista, questa rivista, QUADERNI del Nastro Azzurro che sta attraversando un
momento di crescita tanto interessante quanto difficile. Si è adottata per lei
una linea editoriale basata sui contributi dei frequentatori del Master di 1°
Liv. in Storia Militare Contemporanea 1796 -1960. Il Master ha preso avvio in
questi mesi e promette bene, ma ancora i frequentatori sono nella impossibilità
di collaborare con la rivista. Si pensa che lo saranno al memento della
richiesta della Tesi, che presumibilmente avverrà dopo l’estate prossima in
quanto la sessione autunnale di discussione sarà a novembre. Per quella data
forse avremo i primi contributi. Quindi fino al n. 4 del 2019 è difficilmente
prevedibile contributi dei frequentatori. Quindi la line editoriale sarà quella
fin qui adottata, volta a focalizzare alcuni aspetti del Valore Militare come
fattore immateriale di ogni strategia. Nel frattempo è in pieno approntamento
il n. 3 del 2019 che sarà dedicato completamente alla presentazione delle
attività del CESVAM, che attualmente attivano quindici comparti.
Altra
indicazione che si vuole fare è la partecipazione del CESVAM a due principali
attività che la Presidenza del Nastro Azzurro ha in animo di attuare: La
Giornata del Decorato a Torino il prossimo 5 aprile e il 6° Incontro “Avversari
ieri, amici oggi” che si terrà in Italia nel mese di giugno. Il CESVAM vi
parteciperà, a concorso delle attività con un convegno, come prassi, per la
Giornata del decorato, che sarà la continuazione come tema scientifico di
quello della Giornata del Decorato 2018, ovvero sarà dedicato allo studio del
valore militare e la crisi armistiziale del settembre 1943. Per l’incontro con
gli amici della Croce Nera d’Austria è in programma una conferenza dedicata
all’opera di ricostruzione del Regio Esercito all’indomani della fine della
grande guerra per il ripristino degli argini dei fiumi e delle strade e dei
ponti, sia ordinari che ferroviari per riportare alla regolarità la viabilità
sconvolta dalle operazioni di guerra.
Sotto il
profilo della pubblicazione di volumi, in questa primavera dovrebbero vedere la
luce il volume dedicato al 1866, dal titolo “Quattro Battaglie per il Veneto”,
dedicato alla Storia del Risorgimento, il primo volume dedicato alle operazioni
sul litorale laziale, ovvero allo sbarco di Anzio, e ai volumi dedicati alle
leggi raziali del 1938, oltre al completamento del Dizionario minimo della
Grande Guerra.
Una
prospettiva, quella descritta, estremamente impegnativa, che vede il CESVAM
impegnato in tutte le sue risorse. E’ un aspetto, questo, di interpretazione
operativa dell’Istituto del Nastro Azzurro come ente morale, ovvero come quel
soggetto che si adopera per diffondere nella società i valori raccolti nello
Statuto. Rimane sullo sfondo l’altro aspetto, quello
associativo-combattentistico, che viene lasciato completamente in mano alle
attività delle altre componenti dell’Istituto, prime fra tutte le Federazioni
Regionali.
lunedì 9 dicembre 2019
giovedì 5 dicembre 2019
La triste sorte dei prigioni inviati all'est
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
La disposizione di Hitler del 12 settembre volta a punire i militari italiani che avevano consegnato armi ai ribelli coinvolse almeno 10.000 soldati italiani che furono inviati come “schiavi
militari” all’est, che non furono internati in Germania ma messi a disposizione
dei Comandi tedeschi operanti nel fronte orientale La loro sorte è praticamente sconosciuta, ma si ha il dato che questi militari furono travolti dalla avanzata dell'Armata Rossa che che più della metà non ebbero salva la vita o non rientrarono in Italia
Approfondimento su Gerard Schreiber, I Militari Italiani Internati nei campi di concentramento del Terzo reich 1943-1945. pag. 424-427.
sabato 30 novembre 2019
9 settembre 1943: catturati 100.000 soldati italiani
La crisi armistiziale del 1943
Il piano “Asche” ben studiato e ben
preparato, fu così ben attuato, in Italia, che già alla sera del 9 settembre
erano stati catturati e disarmati oltre 100.000 soldati italiani. Secondo un
dispaccio del Gruppo Armate B al comando del gen. Rommel, l’azione tedesca sull’asse
Bologna- Brennero e valli laterali aveva portato alla cattura di oltre 40000
militari italiani, oltre a garantire la sicurezza della percorribilità della
via principale per la Germania. Nell’area Tarvisio-Gemona-Trieste-Lubiana.[1]
In cui si verificarono azioni di una certa resistenza da parte delle truppe
italiane, i prigionieri catturati furono 10.500.
Nelle provincie di Bologna,
Reggio Emilia, Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e
catturate da unità del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, Nelle provincie di Bologna, Reggio Emilia,
Parma Cremona e Mantova le truppe italiane furono disarmate e catturate da unità
del II Corpo d’Armata tedesco e, con Verona, una delle piazzeforti più
importanti del nord Italia, il numero dei prigionieri italiani si può far
risalire a 40.000. Le azioni svolte in Liguria e soprattutto per il controllo
del porto di Genova e del suo retroterra porto alla cattura di altri 3000
prigionieri italiani. In tantissime località si ebbero la cattura ed il disarmo
di soldati italiani, e, come detto, il primo giorno, si ebbero circa 100.000
soldati catturati e già avviati verso la Germania.
[1]
Lubiana, dal maggio 1941, con il suo territorio circostante, era stata
incorporata al Regno d’Italia ed era diventata una provincia italiana. La sua
sigla automobilistica era LB.
giovedì 28 novembre 2019
Un altro ordine criminale
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Berlino
apprende che vari comandanti italiani hanno fatto accordi con le forze ribelli
del luogo; inoltre stanno consegnando armi e munizioni oltre ad equipaggiamenti
a queste forze ribellistiche, che si stanno rafforzando approfittando della
resa italiana. Hitler, preoccupato di questo andamento della situazione,
impartisce un secondo ordine, firmato dal feldmaresciallo Keitel, anche questo
definito “criminale”, emanato nella giornat del 12 settembre del seguente
tenore
“Per ordine del Fuhrer tutti i
reparti italiani che abbiano fatto cadere le loro armi nelle mani dei rivoltosi
od abbiano fatto questi causa comune, saranno trattati dopo la cattura nel
seguente modo:
-
Gli
ufficiali secondo la legge marziale dovranno essere fucilati
-
I
Sottufficiali ed i militari di truppa dovranno essere trasferiti ad est, a cura
della Direzione Affari generali della Wehrmacht/Capo reparto prigionieri di
guerra evitando se possibile il transito attraverso il Reich, per essere
impiegati come lavoratori a disposizione dello Stato Maggiore dell’Esercito/ Intendente
Generale”[1]
giovedì 21 novembre 2019
La Guarnigione di Pola si arrende: un episodio emblematico
lacrisi armistiziale del 1943
A Pola la guarnigione era di circa 18.000
uomini ma nel settembre 1943 per la presenza di militari della 2a Armata i
militari italiani presenti erano circa 33.000. Una forza più che sufficiente per
fronteggiare ogni situazione, anche perché la truppa era alla mano e pronta a
combattere, anche contro i tedeschi, presenti in pochissimo numero, non più di
160 uomini. L’Ammiraglio comandante cade nella rete ben tesa delle promesse,
delle minacce e della risolutezza tedesca e si lascia irretire, accettando la
resa di tutte le truppe italiane. L’episodio di Pola è da approfondire e
studiare in quanto 33.000 uomini non si possono arrendere a 160 tedeschi: sono
sicuramente intervenuti altri fattori, per lo più di carattere psichico e
motivazionale che genereranno inconfessabili sensi di colpa e una traccia leggere
di vergogna e umiliazione.
giovedì 14 novembre 2019
giovedì 7 novembre 2019
Un ordine criminale
LA CRISI ARMISTIZIALE DEL 1943
Il piano Asche ebbe contrasti e nel corso delle
operazioni si manifestò anche una certa resistenza all’azione tedesca da parte
di Comandanti italiani più risoluti. In virtù di questa reazione il Comandi
supremo della Wehrmacht alla sera del 9 settembre 1943 decise di emanare
disposizioni che assunsero i contorni
della criminalità e della violazione di ogni diritto ed uso di guerra. Il
messaggio, inviato al Comandante Superiore Ovest, al Comandante Superiore Sud,
al Gruppo di Armate B, ed al Comandante Superiore Sud-Est prescriveva
“ In
quelle località dove truppe italiane o altri armati oppongono ancora
resistenza, si deve porre loro un ultimatum a breve scadenza, chiarendo che i
comandanti italiani responsabili della resistenza stessa saranno fucilati come
franchi tiratori se, entro il termine stabilito, non avranno ordinato alle
proprie truppe di consegnare le armi alle unità tedesche”[1]
Come era da prevedere questo ordine fu
eseguito ed ebbe conseguenze veramente cruente, in special modo nel Balcani,
nelle isole greche, ovvero Cefalonia e nella zona sotto comando del maresciallo
Kesserling. L’attuazione di questo ordine fu più mitigata nella zona del gruppo
Armate B, ovvero nel nord Italia
[1]
Schreiber, G., I militari italiani
internati nei campi di concentramento del Terzo Reich 1943-1945, Roma.
Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito Ufficio Storico, 1993. Pag.
139. Secono Schreiber questo ordine è un ordine “criminale”
venerdì 25 ottobre 2019
Il Piano Achse
La crisi armistiziale del 1943
La foto è quanto mai emblematica. Mentre si discute della resa delle truppe italiane
una donna con sopra la testa la cesta dei panni da lavare si avvia tranquillamente verso casa
Certamente non si è verificato alcun combattimento o azioni violente di resistenza
Il piano “Achse” ebbe
attuazione dalle Alpi alla Calabria e s sviluppo in tre fasi: a) aggressione
immediata delle concentrazioni di truppe italiane; b) azioni di annientamento e
rastrellamento in zone circoscritte; c) assunzione progressiva di tutti i
poteri sia militari che civili in tutta l’area occupata dalle singole Grandi Unità.
La esecuzione di tale piano fu lineare da
parte delle truppe germaniche che si attennero alle disposizioni in modo
restrittivo, tranne alcune differenze in base alle aree geografiche di impiego:
ad esempio le truppe tedesche del generale Witthoff che operavano in sud
tirolo, grazie alla collaborazione della popolazione, ebbero il compito più
agevole rispetto a quelle del XIV Corpo d’Armata che agivano a sud di Roma.
sabato 19 ottobre 2019
Il III Fronte della Guerra di Liberazione: L'internamento
La crisi armistiziale del 1943
Il III Fronte della Guerra di Liberazione
nasce sostanzialmente dalla reazione tedesca conseguente alla inaccettabilità
da parte di Berlino dell’uscita dalla guerra dell’alleato Italiano. Questa
inaccettabilità fa si che la Germania hitleriana vede nell’Italia non solo un
alleato traditore, che non vuole seguire la Germania fino in fondo nella
condotta della guerra, ma anche con un nemico da combattere in ogni modo, con
più il tradizionale rancore ed odio tedesco nei confronti dell’elemento latino,
in generale, ed italiano in particolare. Questo approccio della Germania, che
poi è l’architettura portante di tutta la Guerra di Liberazione, darà origine,
come vedremo anche al IV Fronte, ovvero la resistenza dei militari italiani all’estero,
e quindi, come naturale conseguenza al fronte avversario della predetta Guerra
di Liberazione.
Con la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943
e la conseguente liquefazione ed evaporazione del fascismo sia come regime sia
come movimento, la Germania hitleriano dovette fare buon viso a cattivo gioco
ed accettare il nuovo governo Badoglio. Nessun a Berlino si faceva illusione
che questo Governo, date le condizioni dell’Italia, l’invasione del suo
territorio metropolitano, poteva intraprendere azioni per giungere a qualche
compromesso con gli Alleati ed uscire dalla guerra. Questo avrebbe significato
una minaccia seria ai confini meridionali del III Reich.[1]
La conseguenza immediata fu la predisposizione del piano “Achse”, ovvero tutte
quelle misure necessarie per annientare l’Italia come potenziale nemico, e
cercare di portare il più a sud il fronte meridionale tedesco contro gli
Alleati. Uno dei cardini di questo piano era “il disarmo a sorpresa con ogni
mezzo e senza il minimo scrupolo delle truppe italiane.” Fu un principio che in
modo sistematico fu applicato ovunque vi erano truppe italiane, a dimostrazione
che tutti i Comandi tedeschi erano stati ampiamente orientati su questo tema.
Era anche previsto che, in caso di reazione efficace delle truppe italiane,
queste dovevano essere solate, e attaccarle in una seconda fase con una offensiva
ben organizzata con adeguate forze.
[1]
Indirettamente si può notare che la Germania dal 1939, inizio della guerra,
aveva questa certezza. L’Italia garantiva la frontiera meridionale della Germania
e soprattutto teneva lontana la minaccia aerea, che fino al settembre 1943,
poteva venire solo dalla Gran Bretagna.
sabato 12 ottobre 2019
La Crisi Armistiziale 1943 Le fonti
Il volume di Gerhard Schreiber,
ufficiale della Marina della germania
basato sulle fonti erchivisticge tedesche
è uno dei volumi di riferimento per avere dati e notie
sulla azione delle forze armate tedesche durante la crisi armistiziale
sia in Italia che all'estero
E' edito dal Ministero della Difesa
Stato Maggior dell'Esercito - Ufficio Storico
1992
domenica 6 ottobre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO n. 4 del 2018 Copertina
ANNO LXXX, Supplemento IX, 2018, n. 4
In Copertina
Medaglia della Vittoria coniata e firmata da Luciano Zaniella
prodotta in tiratura limitata
67 mm di diametro e pesa 140 grammi
Disponibile in bronzo similoro
E' possibile richiederla alla Presidenza dell'Istituto del Nastro Azzurro
(segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org)
giovedì 19 settembre 2019
QUADERNI DEL NASTRO AZZURRO Sommario e Nota Redazionale
SOMMARIO
Anno LXXIX, Supplemento IX, 2018, n. 4, 10° della Rivista “Quaderni” www.istitutodelnastroazzurro.it indirizzo:centrostudicesvam@istitutonastroaz zurro.org
Editoriale del Presidente. Carlo Maria Magnani:
APPROFONDIMENTI
AA.VV, La Battaglia di Vittorio Veneto. Ricostruzione ed Analisi.
Luigi Marsibilio, La Battaglia di Vittorio Veneto
Osvaldo Biribicchi, Comando Supremo Regio Esercito. Le truppe italiane negli altri campi della Grande Guerra
Massimo Coltrinari, Un elenco Glorioso. Le Armate Italiane a Vittorio Veneto nella versione del Comando Supremo.
Alessia Biasiolo, L’Impero italiano in epoca fascista
DIBATTITI
Giovan Battista Birotti, Soldati e contadini. L’Esercito giapponese nel periodo Meiji (1868-1912)
ARCHIVIO
Redazionale, Chiara Mastroantonio, Lo Statuto della Legione AzzurraPag.00
MUSEI,ARCHIVI E BIBLIOTECHE
Alessio Pecce, Giulio Moresi, aspirante ufficiale, bersagliere, caduto il 17 agosto 1917 sull’Hermada, sul Carso. Il Ricordo
Posteditoriale: Antonio Daniele, Il Calendario azzurro per il 2019
IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA’ DI OGGI
UNA FINESTRA SUL MONDO Sandra Milani, L’uso delle sostanze stupefacenti come strategia nella guerra e nel terrorismo islamico
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE Luca Bordini, Riflessioni sulla comunicazione digitale delle Forze Armate
Autori. Hanno collaborato a questo numero.
Articoli di Prossima Pubblicazione
Segnalazioni Librarie.
CESVAM NOTIZIE Centro Studi sul Valore Militare
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, V, 2018, Maggio 2018, n. 30
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VI, 2018 Giugno 2018, n.31.
I “Quaderni on Line”, Supplemento on Line, Anno 5°, VII, 2018, Luglio 2018, n. 32
“Quaderni” on line sono su: www.valoremilitare.blogspot.com
PER FINIRE Massimo Coltrinari, Il Valore Militare attraverso le Cartoline Militari ed oltre
Nota redazionale: Il seguito di riflessioni in questo fine anno non può portare che ad aggiustamenti sulla attività del CESVAM. Si dovrà porre maggiore attenzione alle attività esterne del CESVAM stesso e porre delle pregiudiziali di collaborazione che siano allineate al livello di ambizione del CESVAM. Il dibattito che necessariamente deve esistere all’interno deve passare attraverso una distinzione. L’Istituto del Nastro Azzurro ha due componenti che lo distinguono dalle altre Associazioni
Combattentistiche. La prima. È quella dell’associazionismo combattentistico” in cui è necessario porre alla base la componente militare, quella di chi ha mostrato il proprio valore militare e gli è stato riconosciuto, quella associativa e in parte reducistica. Tutti elementi che fanno capo, almeno per i militari, alla legge dei Principi del 1977 che deve animare ogni militare della Repubblica se si vuole definire tale. In pratica è una funzione verso l’interno dell’Istituto, nelle sue componenti ed articolazioni. La seconda. Quella di Ente Morale, che deve ispirare l’azione dell’Istituto del Nastro Azzurro al pari dei suoi similari (Istituto della Previdenza Sociale, Istituto per la Storia del Risorgimento, Croce Rossa, ecc.) in cui la componente militare è sempre presente, in cui emerge quella di chi ha mostrato il proprio valore militare, ma non gli è stato riconosciuto ufficialmente con le previste decorazioni e modalità, in cui emergono in oltre misura la disponibilità, l’altruismo, il senso di appartenenza, le tradizione militari dei Corpi e delle Unità, il senso del servizio, e soprattutto la volontà di portare i principi statutari anche verso l’esterno, verso le componenti della società civile, le nuove e le vecchie generazioni, nelle forme più efficaci. In pratica è una funzione verso l’esterno dell’Istituto. Fra le due componenti vi deve essere sinergia, armonia, collaborazione. Occorre in tutti i modi che non emergano contrasti, invidie, contrapposizioni, prese di posizioni imposte, intolleranza. Qualora queste emergessero sarebbe un gravissimo errore quello di affrontarle di petto, con ”fieri ed animati accenti”; più opportuno ed intelligente sarebbe la soluzione che adotti pazienza, silenzio, comprensione e soprattutto mettere spazio e tempo per spegnere ogni fuoco o fuocarello. A questo proposito viene in aiuto Italo Calvino, il quale scrive in “Le città invisibili”
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se n’è uno, è quelle che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne: il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in merito all’inferno, non è l’inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
martedì 10 settembre 2019
Medaglia d'Onore per gli IMI
MEDAGLIA D’ONORE IMI
: L’APPELLO DI “UN RICORDO PER LA PACE”
Nuovo appello dell’Associazione
“Un ricordo per la pace” agli aventi diritto ed ai loro eredi per richiedere la
Medaglia d’Onore IMI.
Ultima settimana questa per
provvedere all’invio della richieste che potrebbero essere valutate già ai
primi di aprile in una riunione del Comitato istituito presso la Presidenza del
Consiglio dei Ministri per la prossima consegna delle onorificenze il 2 giugno
Festa della Repubblica.
La Medaglia d’Onore viene
consegnata presso le Prefetture italiane generalmente due volte l’anno: il 27
gennaio Giorno della Memoria ed il 2 giugno ed è concessa con Decreto del
Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili che dopo
l’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutarono di aderire alle formazioni
naziste e pertanto vennero catturati dai tedeschi e internati nei lager,
destinati a lavoro coatto per l’economia di guerra della Germania.
Si stimano oltre 616.000 i
soldati italiani che dopo l’armistizio dell’Italia, rifiutando di continuare la
collaborazione con i nazisti,
furono catturati e deportati nei campi di concentramento. Il loro status non fu
quello di prigionieri di guerra, bensì di “internati militari”, abile
stratagemma di Hitler per sottrarli alla tutela della Croce Rossa
Internazionale. Considerati dai tedeschi “traditori” furono obbligati a
svolgere lavori particolarmente pesanti e pericolosi ed esposti al rischio dei
frequenti bombardamenti. A costo della propria vita gli Internati Militari
Italiani mantennero fede al giuramento fatto alla Patria, allora Regno
d’Italia. Solo una piccolissima percentuale, spinta dagli stenti e dalle
continue vessazioni, optò a favore dei tedeschi. Più di 50.000 soldati italiani
morirono in quei campi, per lo più di fame e malattie contratte a causa delle
gravi carenze nutrizionali ed igieniche. Migliaia di loro morirono poco dopo il
rientro in Italia.
Per richiedere la Medaglia
d’Onore è necessario compilare e spedire, tramite raccomandata, una modulistica
scaricabile dal sito internet del Governo Italiano – Medaglia d’Onore I.M.I.
allegando le documentazioni di cui si è in possesso( foglio matricolare,
lettere dal lager etc) che testimonino l’internamento nei campi di
concentramento nazisti dopo l’8 settembre 1943.
Per informazioni ed assistenza
rivolgersi all’Associazione “Un ricordo per la pace”che dal 2011 è attiva nel
progetto divulgativo “MEMORIA AGLI I.M.I”.
cell. 3280751587 ; e-mail
el.bonacini@gmail.com
martedì 3 settembre 2019
giovedì 29 agosto 2019
Famiglia Filipponi. Una storia
Camilla Filipponi, studentessa della V F all’Istituto “Colomba
Antonietti” di Roma, durante la Giornata della Memoria” ha portato alla
attenzione dei suoi compagni questa breve nota che traccia le vicende di una
famiglia, ebrea, in fuga durante la guerra.
Come una ragazza di 18 anni percepisce e vive quei avvenimenti emerge
dalle righe sotto riportate. Noi siamo
sempre convinti che, andando al di là del valore letterario, di ricostruzione
storico-scientifico, il dato da sottolineare che una giovane della quarta
generazione successiva a quella dei protagonisti “vive” quei avvenimenti e vi
partecipa. Crediamo che sia un esempio di come la Memoria venga preservata ed
alimentata. Con gli anni Camilla, e tante ragazze e ragazzi come lei, elaboreranno
in modo più articolato questa Memoria e
saranno testimoni nel tempo partecipi e consapevoli di quello che è stato.
(n.d.r.)
Breve Storia di una
famiglia in guerra
di Camilla Filipponi
Si chiama Angelo Di Cave ed è di religione
ebraica, all’epoca dei fatti la famiglia
era composta da padre, madre e tre sorella più grandi.
Vivevano a
Velletri ( in provincia di Roma, nell’area dei Castelli Romani), dove il padre,
insieme al fratello, avevano avviato due grandi negozi di tessuti e
abbigliamento, una fabbrica di mobili con 3 grandi magazzini e una fabbrica di
reti per letti.
Erano quindi una famiglia molto
agiata, pur facendo una vita molto semplice a causa naturalmente della guerra.
Quando furono promulgate le leggi
razziali, le sue
sorelle furono espulse dalla scuola statale, nonostante avessero ottimi voti,
mentre lui iniziò privatamente la prima elementare.
Il Fascio (inteso
qui come l’Autorità politico amministrativa, n.d.r.) concesse al padre
alcune piccole deroghe in quanto più volte ferito nella guerra del 1915/1918.
Rinunciò alla pensione di invalidità, in
quanto sosteneva che dopo la guerra, la
Patria aveva più bisogno di lui, che lui
dei loro soldi ed è per questo che rinunciò
ad ogni piccolo privilegio che veniva concesso dallo Stato perché non
voleva servirsi dei loro favori, l’unica cosa che avrebbe voluto era la
libertà.
A Giugno del
1943 si trasferirono tutti insieme presso la
famiglia dello zio, nella villa in campagna sempre fuori Velletri,
perché l’aviazione Inglese bombardava incessantemente il centro del
paese in quanto la cittadina era un’importante stazione ferroviaria, usata dai
tedeschi per lo scambio delle truppe.
I primi giorni
del mese di settembre dello stesso anno,
il commando tedesco di Roma stabilì che la Comunità Ebraica doveva
versare 50 kg di oro in cambio della non persecuzione e deportazione degli ebrei
romani. Grazie anche alle offerte di
molti cattolici riuscirono in tre giorni a raccogliere i 50 kg di oro e consegnarli ai Tedeschi, i quali riconfermavano quanto da
loro promesso.
Dopo circa un
mese da questi fatti, alle ore 5,00 della mattina del 16 Ottobre, anche gli ebrei romani furono
strappati dalle loro case e dai loro parenti senza distinzione tra uomini,
donne, bambini, neonati e anziani. Durante questo triste rastrellamento, furono presi i suoi nonni materni ( la nonna
morì prima di arrivare in Germania,
mentre in nonno di professione giornalista, riuscì a sopravvivere per alcuni
mesi nel campo di sterminio di Auschwitz , dove poi fu ucciso nelle camere a gas), poi furono
prese le sorelle del padre con i mariti e quattro figli di otto,sei, quattro e
due anni. Successivamente persero il fratello sempre del papà con la moglie e
le bambine di tre e due anni, i due zii
della madre ed infine altre undici persone di famiglia. Di tutte queste persone elencate, nessuno è tornato dai campi di
concentramento.
Fortunatamente
tutta la sua famiglia si salvò,
nonostante questi lunghi e interminabili nove mesi di fughe e
persecuzioni, furono costretti a
continui spostamenti, sempre sparsi per le campagne di Velletri.
Ricorda che
trascorsero 25 giorni in una grotta
insieme con altre 40 persone di
Velletri, di cui alcune gravemente ferite,
altre molto malate, naturalmente tutto ciò senza ricevere le dovute
cure. In quei giorni vissuti al buio e
freddo, non avevano niente dove potersi
riposare, infatti la notte dovevano dormire sdraiati a terra
come bestie, nell’umidità e nella sporcizia, non potevano uscire a cercare cibo perché la grotta si trovava in un luogo situato tra le truppe tedesche, posizionate a circa 300 metri di fronte, e le truppe americane posizionate alle loro spalle a circa un chilometro, i due
schieramenti si sparavano giorno e notte
ininterrottamente, finchè un giorno,
le truppe americane riuscirono a
colpire la posizione tedesca, ma si allontanarono senza liberarli.
Durante questi 25 giorni sia lui che la sua famiglia soffrirono la
fame, è ciò che ricorda tristemente, ma
solo oggi, a distanza di anni
lo giustifica, fu il fatto che
allora, ognuno pensava solo a se stesso
. Infatti anche se alcune delle persone presenti con lui nella grotta avevano
da mangiare, queste non lo divisero con nessuno, perché
in quei terribili giorni, non si
sapeva che fine uno avrebbe fatto, non
sapevi quanto dovevi stare nascosto, non sapevi se ti avrebbero liberato gli americani o saresti stato catturato dai tedeschi,
quindi dovevano sopravvivere con quel
poco da mangiare che avevano, quindi si
viveva alla giornata.
Per concludere questa breve storia, la quale
credo sia servita ad offrire un
ulteriore testimonianza degli stati d’animo di quel periodo i quali hanno
segnato la storia Italiana e non solo, il Sig. Di Cave ricorda che
Velletri fu distrutta al 90%, e tutto
ciò che possedevano tra le aziende e le
case, fu
distrutto dai bombardamenti e saccheggiato. Loro per i primi mesi
post-guerra riuscirono a sopravvivere
grazie all’aiuto di alcuni
parenti che vivevano a Roma, e che fortunatamente erano riusciti a salvare
almeno la casa.
mercoledì 21 agosto 2019
martedì 13 agosto 2019
martedì 6 agosto 2019
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